"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Schede bianche?

Macchina da scrivere
Lunedì scorso abbiamo finalmente votato e preso delle decisioni. Dovremmo farlo più spesso, cercando di superare il timore che dividendoci nel voto finiamo per spaccare il partito. Spero che le idee e le prospettive che ci uniscono siano anche in questo caso di gran lunga maggori e più forti rispetto ai punti di dissenso.

Sento però girare voci di intenzioni di schede bianche o di ritiro dalla candidatura per dissenso rispetto alla decisione di votazione unica nell'Assemblea o di tentazioni di cadidature "provocatorie". Pur nel rispetto delle decisioni di ciascuno, mi sento di invitare tutti alla riflessione nell'auspicio che il voto di lunedì prossimo divenga un'occasione di confronto positivo e il più sereno possibile, evitando drammatizzazioni eccessive o la ricerca di "colpi di scena" che riuscirebbero solo ad avvelenare il clima interno e risulterebbero poco comprensibili o controproducenti all'esterno.

 

Naturalmente non mi nascondo l'importanza della scelta ma invito a pensare che il confronto interno dovrà continuare, spero costruttivamente, per le scelte della squadra, per la precisazione di punti programmatici, per l'individuazione di persone da indicare (speriamo) per ruoli nell'esecutivo. E poi non trovo giusto rallegrarsi perchè siamo arrivati a decidere votando e subito pensare al modo, per così dire, di togliere legittimazione o di ridicolizzare la decisione presa. Se invece le voci che mi sono giunte non sono fondate, scusatemi per i cattivi pensieri e per questo pistolotto.

Lunedì ho votato favorevolmente a tutte le decisioni prese, tranne che a quella sulla candidatura unica. Come avevo già detto non mi piace l'idea di un candidato per partito che corre alle primarie con la bandierina in mano facendo sembrare questa scelta già il misurarsi delle liste, uno scontro tra partiti, invece che la scelta della persona ritenuta più adatta a rappresentare tutti. Anche qui la decisione è presa e va rispettata, ma vorrei che l'atteggiamento con cui procederemo non sia quello di un "richiamo alle truppe" o di un "ordine di scuderia" per un compattamento dietro il candidato con la nostra casacca. Pur conoscendone storia e provenienza, vorrei che i candidati, anche quello che sarà proposto da noi, corressero senza simbolo, cercando un consenso trasversale a tutto l'elettorato, anche a quello tendenzialmente non nostro, senza stupori o reprimende se, allo stesso modo, qualcuno della nostra area troverà più convincente come possibile presidente di giunta, un'altra persona rispetto a quella indicata dalla nostra assemblea. Mi pare che questo dovrebbe essere il vero spirito delle primarie, lo abbiamo sperimentato anche nel 2009 per il sindaco di Trento. Ricordando che il fine ultimo del nostro agire non è il PD in sè o la sua vittoria, ma la realizzazione di passi avanti verso uno sviluppo più equo, giusto e solidale delle nostre comunità.

A presto

Maurizio Agostini

 

1 commenti all'articolo - torna indietro

  1. inviato da Fabiano Lorandi il 31 maggio 2013 11:47
    Condivido quanto scritto da Maurizio Agostini sulla necessità che il nostro Partito esca, dall'Assemblea provinciale di lunedì, più forte e legittimato di prima.
    Oggi stare nel mondo della politica e dei partiti significa entrare in territori paludosi e desolati dove le intelligenze e le energie vanno disperse e negate, omologate e omogeneizzate, addirittura utilizzate per la salvaguardia e la perpetuazione delle rendite di poteri e interessi personali.
    Al contrario, la mission del PD, dovrebbe essere quella di ridare dignità e autorevolezza alla politica, espandere gli orizzonti valoriali, generare e tessere appartenenze, definire e ridefinire i codici delle geometrie esistenziali di ciascuno di noi, affermare il diritto a ipotizzare mondi altri, diversi, migliori di quelli che abitiamo.

    Il PDT può essere un soggetto politico forte che una volta definito e sottoscritto il patto di fiducia, stima e rispetto tra le persone che lo compongono, riesce a fare sintesi progettuale e operativa della diversità delle opinioni e delle proposte, con la consapevolezza che prima di tutto viene il bene della Provincia e del Paese?

    Penso sia dovere dei dirigenti, dei candidati alla presidenza della giunta provinciale, di tutti noi provare ad esprimere tale sintesi in questa occasione di rilevanza strategica per il Trentino di domani.

    A lunedì
    Fabiano Lorandi
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