"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Terra laboratorio

collettivo

Le motivazioni della mia adesione all'associazione "territoriali#europei"

di Giuseppe Ferrandi

(3 marzo 2015) Cresce la disponibilità a reagire alla crisi della politica e delle sue “forme”. Cresce e si diffonde la volontà di riempire gli spazi lasciati vuoti dai partiti, dai governi locali, dalle rappresentanze economiche e sociali. Questa disponibilità non si articola e si sviluppa contro qualcuno o per miseri calcoli di convenienza elettorale, ma perché è andata maturando la consapevolezza che tale crisi, sul medio periodo, può manifestarsi in modo ancor più aggressivo e nefasto sulla nostra specifica realtà territoriale e comunitaria. Una realtà che ha potuto contare su di una forte ed originale vocazione ad essere “laboratorio”, che ha capitalizzato un patrimonio di esperienze di autogoverno, che ha contato sulla presenza di tradizioni e culture politiche fortemente radicate e nel contempo capaci di guardare oltre e di assumere un proprio ruolo nella dimensione nazionale ed europea.

L’importanza di rianimare la politica e le sue progettualità, di non accettare la sua riduzione alla mera gestione del potere e alla dimensione amministrativa, stanno ispirando molti percorsi collettivi, molti tentativi tra loro diversi che comunque si intrecciano e potrebbero rappresentare qualcosa di rilevante e di decisivo. I partiti e i loro gruppi dirigenti stanno facendo i conti con questo “movimento”. Vi sono reazioni positive, disponibilità al dialogo e alla capacità di ridefinire il proprio ruolo, ma vi sono anche atteggiamenti di chiusura, che portano a negare lo stesso diritto di cittadinanza e di agibilità. Questi atteggiamenti, assolutamente trasversali, sono il frutto di una naturale tendenza a conservare il proprio status, la propria condizione di monopolisti della rappresentanza politica, ma sono miopi e non adeguati alla situazione e alle nuove esigenze.

Personalmente continuo a credere nei partiti. Sono sempre stato iscritto e ho mantenuto nel tempo la convinzione gramsciana che gli stessi siano degli “intellettuali collettivi”, dei luoghi di condivisione, elaborazione, formazione e azione. Non solo comitati elettorali e luoghi di decisione sulle candidature o sui regolamenti interni. Sono convinto, pena il loro esaurimento, che gli stessi dovranno cambiare e per cambiare, positivamente, dovranno far circolare maggiormente le idee, valorizzando l’apporto di culture politiche anche diverse, tentando nuove sintesi e ristrutturandosi radicalmente.

Non è quindi contro i partiti che ci si sta muovendo, come non vi è alcuna immaginaria “opa”. Vi è solo ricerca e costruzione di spazi di riflessione e di elaborazione affinché la politica riesca a reagire, ritrovi la propria funzione essenziale per la democrazia e per il bene comune.

Così motivo la mia adesione ad un’Associazione che coniuga il valore e le pratiche della territorialità, concepita in modo radicalmente diverso dal localismo, con una visione europea, con la capacità di rileggere e di ripensare le nostre culture politiche, le nostre appartenenze, facendo leva su di esse per nuove progettualità.

Perché siamo sempre meno “ex” qualcosa, ma ancora non siamo capaci di esprimere e produrre nuovi approcci. Mi sembra che specialmente il Trentino, per il futuro di questa “terra laboratorio”, abbia bisogno di questi ragionamenti e di questi tentativi. La creazione di spazio di discussione e di elaborazione che si struttura in una forma associativa è un passaggio che va considerato positivamente e non demonizzato.

 

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