"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Il cappello, semmai, in testa...

Spaesamenti

di Michele Nardelli

(13 aprile 2015) Un bel confronto quello di sabato pomeriggio al Marinaio di Trento sud. In preparazione della serata che il 23 aprile (ore 20.00 sede degli Alpini in Piazza Duomo a Trento) vedrà l'associazione “territoriali#europei” articolare un proprio contributo di idee nella campagna elettorale per il rinnovo dei consigli comunali, in 180 minuti fitti di pensieri e di parole è emerso il significato profondo di questa nostra associazione, quello di essere un ambito di elaborazione trasversale ed oltre gli attuali confini della politica, per riprendersi il piacere del conversare scevro da dinamiche di potere.

Se in queste settimane la concomitanza della nascita di “territoriali#europei” e l'approssimarsi delle elezioni amministrative non ci ha di certo aiutati nel rendere chiare le motivazioni e gli obiettivi dell'associazione, credo che la strada da percorrere sia proprio quella che va nel senso dell'investire sulle idee, senza farsi distrarre dalle malevole interpretazioni di un'informazione corrotta dal pettegolezzo e da partiti sempre più impauriti dall'esercizio del pensiero (specie se critico).

Non voglio qui anticipare le riflessioni che i lettori potranno trovare nei prossimi giorni su questo sito (come in quello di “territoriali#europei”), ma il nodo attorno al quale si è sviluppata una parte significativa del confronto è stato il quadro d'insieme, ovvero l'interdipendenza fra le scelte di indirizzo provinciali e il ruolo dei comuni, laddove il passaggio verso l'autonomia integrale richiede una maggiore capacità nel valorizzare le unicità del territorio trentino e un rinnovato sistema di autogoverno.

Nei giorni scorsi è stato presentato il programma con il quale il sindaco di Trento Alessandro Andreatta si presenta agli elettori per un secondo mandato. Scritto bene e in larga misura condivisibile, ma dalle cinquantacinque cartelle del programma si fa fatica a comprendere l'idea di città che si immagina per il futuro proprio perché non sono chiare funzioni e vocazioni in rapporto con l'insieme del territorio trentino.

Come non vedere infatti che il neo centralismo provinciale (che ha portato al ridimensionamento e alla delegittimazione delle Comunità di Valle) ha come esito non solo il venir meno di una riforma della Provincia che ridislocava poteri e funzioni sul territorio, ma anche una crescita insensata della città di Trento, condizionandone la qualità del vivere, alimentando un mercato immobiliare che finanziarizza l'economia (e le nostre Casse rurali sanno bene che la bolla sta già per scoppiare), sottraendo quote crescenti di terreno agricolo (che dovrebbe rappresentare uno dei tratti identitari del più grande comune agricolo del Trentino), omologando il territorio ai rituali del consumo.

Non si tratta di istituire un tavolo di confronto fra il capoluogo e la PAT dove farsi valere, ma di pensare ad una Comunità autonoma nella quale i centri urbani e le valli siano parte dello stesso disegno, un acquarello dove le funzioni siano diffuse nel territorio a partire dalla loro natura, dalle vocazioni antiche ma anche da quelle che la creatività riesce a produrre, ed insieme capaci di interrogarsi su come cambiano le identità sociali, i codici aggregativi, le forme partecipative. Per tutti occorre dunque alzare lo sguardo, avviando un dialogo (e, perché no?, un conflitto) con le scelte di fondo della Provincia, il cappello semmai in testa e non in mano.

La necessità di questa visione riguarda indifferentemente i centri urbani e i borghi delle nostre valli: credo sia questa la vera partita che hanno di fronte i Comuni ed appare stravagante che invece, nella deriva politicista con cui leggiamo questo passaggio elettorale, tutto si misuri nella contesa muscolare fra i partiti del centrosinistra autonomista. Il dito e la luna, si diceva un tempo.

C'è davvero l'urgenza di rimettere al centro del confronto le idee, nel racconto del passato, nel mettere a fuoco il presente, nell'immaginare il futuro. Quel che i corpi intermedi hanno smesso di fare, che poi è il piacere di trascorrere un pomeriggio incrociando sguardi e pensieri.

 

0 commenti all'articolo - torna indietro

il tuo nick name*
url la tua email (non verrà pubblicata)*