"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Krugman: 'Una mostruosa follia aver spinto Tsipras fino a questo punto'

Immagine di Edoardo Baraldi

Secondo l’economista statunitense il premier Tsipras non poteva fare altro che ricorrere agli elettori: “La troika sperava che il governo greco avrebbe ceduto o in alternativa si sarebbe dimesso. Non posso biasimare il premier ellenico per aver rimesso tutta la questione nelle mani degli elettori”.

di Paul Krugman, da Repubblica, 29 giugno 2015

Ad oggi ogni monito riguardo a un’imminente frattura dell’euro si è dimostrato infondato. A dispetto di quanto affermato in fase di campagna elettorale, i governi cedono alle richieste della troika, e parallelamente la Bce interviene per calmare i mercati. Tale dinamica ha permesso di tenere insieme la moneta unica, ma ha al tempo stesso perpetuato un’austerità profondamente distruttiva: non lasciate che qualche trimestre di modesta crescita metta in ombra l’immenso costo di cinque anni di disoccupazione di massa.

Da un punto di vista politico, i grandi perdenti di questa dinamica sono stati i partiti di centro-sinistra, la cui acquiescenza in fase di rigorosa austerità — e il conseguente abbandono di quei valori per i quali avrebbero presumibilmente dovuto battersi — produce danni ben più gravi di quelli che politiche analoghe mietono nel centro-destra.

Ho l’impressione che la troika (credo sia ora di smettere di fingere che qualcosa sia cambiato, e tornare a chiamarla con il vecchio nome) si aspettasse, o quanto meno si augurasse, che nel caso della Grecia la storia si sarebbe ripetuta: o Tsipras avrebbe preso come al solito le distanze dalla maggior parte della propria coalizione, trovandosi probabilmente obbligato a stringere un’alleanza con il centro- destra, o il governo Syriza sarebbe caduto. Cosa che infatti potrebbe ancora accadere.

Tuttavia Tsipras non sembra per ora disposto a lasciarsi cadere sulla propria spada. Anzi: di fronte all’ultimatum posto dalla troika ha indetto un referendum sull’opportunità di accettarlo o meno. La sua scelta produrrà certo grande preoccupazione e numerose dichiarazioni sul suo scarso senso di responsabilità, ma in realtà egli sta facendo la cosa giusta, e per due motivi.

Per cominciare, una vittoria del referendum rafforzerà il governo, conferendogli una legittimità democratica — cosa che in Europa credo conti ancora (e se non contasse occorre saperlo).

In secondo luogo Syriza si è trovato sino ad oggi, politicamente parlando, in una posizione maldestra, con gli elettori furiosi a causa delle crescenti richieste di austerità ma al tempo stesso riluttanti ad abbandonare l’euro. Conciliare queste due tendenze è sempre difficile, è lo è a maggior ragione oggi. Il referendum di fatto chiederà agli elettori di stabilire le proprie priorità, e di conferire a Tsipras il mandato per fare ciò che deve nel caso in cui la troika lo porti a un gesto estremo.

Ritengo che spingerlo sino a questo punto sia stato, da parte dei governi e degli istituti creditori, un atto di mostruosa follia. Eppure lo hanno fatto, e non posso assolutamente biasimare Tsipras per aver rimesso la questione nelle mani degli elettori anziché voltar loro le spalle.

©New York Times 2015 Traduzione di Marzia Porta

 

2 commenti all'articolo - torna indietro

  1. inviato da stefano fait il 30 giugno 2015 00:09
    "Non escludo che ci sia uno schieramento idelogico diciamo liberal-conservatore in Europa che vuole liberarsi di Syriza, e quale miglior occasione? È uno scenario plausibile"
    Robert Shiller (Nobel 2013), Parola al popolo unica via o mercati nel caos, Repubblica, 28 giugno 2015
  2. inviato da stefano fait il 29 giugno 2015 23:34
    Krugman è uno sveglio, voglio augurarmi che per "follia" intendesse "sciaguratezza".
    Non hanno accettato il risultato delle elezioni greche, hanno deciso che questo governo dava un cattivo esempio agli altri PIIGS e andava umiliato e rispedito a casa, hanno fatto di tutto per metterlo all'angolo, illudendolo, pretendendo ulteriori concessioni, dichiarandosi insoddisfatti, accusandolo di non collaborare, mentre la maggioranza parlamentare ad Atene cominciava a lamentarsi e sospettare che stesse tradendo il mandato degli elettori. Alla fine sapeva che il parlamento non avrebbe ratificato l'ultima proposta e non gli è rimasto altro da fare che chiedere il parere della popolazione, con tutti i rischi del caso (campagna di terrorismo mediatico).
    Una volta la si sarebbe chiamata congiura, una congiura sciagurata che potrebbe condannare a morte non solo l'eurozona.
    Non è dato di sapere se l'Europa sopravvivrà al morbo neoilberista.
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