"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Noi non vogliamo il libero mercato: noi vogliamo il mercato libero. Il mercato non è un fine, è un mezzo

I protagonisti di Terra madre giovani

 

Duemilacinquecento giovani agricoltori provenienti da 120 paesi del mondo a Terra Madre giovani, quattro giorni di informazione, esperienze, proposte a confronto nella cornice di Expo 2015. Quello che segue è il saluto di Carlo Petrini ai partecipanti.

di Carlo Petrini

(3 ottobre 2015) Entrando in questa sala provo la sensazione straordinaria che mi viene nel vedere come le nostre idee, i nostri progetti, il nostro futuro è in buone mani. In buone mani. Nelle vostre mani, nei vostri volti, nelle vostre persone… Quando è nata l’idea di Terra Madre molti di voi erano bambini. Anno per anno si è sviluppata in ogni angolo del pianeta. E se è stato possibile We feed the planet in così poco tempo, è perché la rete funziona, il cuore della rete esprime questa intelligenza affettiva. E voi siete la testimonianza che questa idea andrà avanti per tanto, tanto tempo. Grazie per essere arrivati a Milano.

Oggi Milano è molto felice. E’ felice perché vede, sul finale di questa Expo, l’unico vero motivo per cui ha senso riunirsi, confrontarsi: costruire una diversa cultura alimentare, un diverso sistema di produzione e distribuzione del cibo. Questo è possibile solo se uniamo le nostre forze. Qui ci sono persone dal colore della pelle diverso, idee politiche e religioni diverse, eppure sono qui chiamate al confronto, al dialogo, a rivoluzionare un sistema alimentare che non funziona. Non funziona perché distrugge l’ambiente, i suoli, l’acqua. Bisogna produrre, produrre per consumare. E se vengono distrutti i suoli o se manca l’acqua, non importa. Siamo in un sistema che chiede più di quello che da, e di più di quello che la terra può dare. Mai come oggi si parla di cibo, e mai come oggi c’è ignoranza e disattenzione sul cibo. Tutto il mondo mediatico punta al cibo. Martedì vedrete l’Expo dove i governi si sono messi in bella mostra: ma l’unica componente del sistema produttivo che soffre per il cibo ovunque nel mondo sono i contadini. Nel mio paese, qui, in Italia, si paga il latte 35 centesimi di euro al litro. Niente. 7 centesimi al kg le carote. E i contadini devono accettare la logica del libero mercato. Non interessa da dove viene o com’è stato prodotto, magari è frutto di sfruttamento, come succede ai nostri fratelli di colore che lavorano nelle campagne italiane. Non interessa. Interessa che il cibo costi poco. Noi non siamo per il libero mercato: noi vogliamo il mercato libero. Il mercato non è un fine, è un mezzo.

Il mercato virtuoso calcola anche il benessere animale, la difesa della biodiversità, pone al centro le comunità che producono: questo è il valore, questa è la scommessa che dovete vincere. Ci riuscirete se metterete davanti alle vostre idee la politica buona.

La mia generazione ha messo sull’altare la finanza, anche davanti ai sentimenti, alla felicità, al paesaggio, alla bellezza. E che cosa ci troviamo… La casa comune, la terra, che soffre! Che non siamo in armonia con noi stessi, non abbiamo prospettive solidali, siamo chiusi, e non riusciamo a vedere che quei migranti che arrivano in Europa sono il frutto della nostra politica scellerata. Chiunque di voi sa benissimo che cosa significa l’accaparramento delle terre in Africa: 80 mln di ettari presi ai contadini, ai pastori, per produzioni intensive. Come degli stupidi non capiamo che questa umanità fugge dai luoghi dove la terra non hanno più speranza!

Che cosa c’è di più vero del cibo, dell’agricoltura, di coloro che producono il nostro cibo? Cesare Pavese ha dato la più bella definizione dei contadini e di chi produce il cibo, diceva: “Voi contadini siete coloro che vestite la terra. La vostra missione è che la terra sia ben vestita, che abbia un abito senza cuciture, perfetto”.

La difesa della biodiversità è l’obiettivo principale. Chiunque accetta di perdere una varietà di animali, di piante, di erbe, diventa complice di questa cosa. Vi diranno che siete utopisti, che siete fuori dal mondo. No: fuori dal mondo sono quelli che vogliono uccidere la biodiversità o brevettarla. Nel momento in cui voi, a casa vostra, difenderete una verdura o un frutto farete un atto politico enorme. Difendete la biodiversità, perché voi siete la biodiversità. Non è vero che per fare politica bisogna fare grandi cose! La politica comincia con le piccole cose. Voi potete cambiare il mondo cambiando la realtà di casa vostra.

Godete questi 4 giorni. Parlate, dialogate, capite le istanze diverse, mettete in discussione le vostre certezze: questa è l’occasione buona, perché a Terra Madre si può crescere, si può partecipare.

Questa idea di terra madre continuerà ancora per tanti anni, e non è un partito politico, non è una associazione, non è un sindacato, è una rete e nella rete c’è la libertà, e anche un po’ di anarchia… Nella rete sapete che non siete soli, sapete che questa fraternità anche qui in Italia si esprime in questa umanità. E’ questa la forza che dovete avere in voi e trasmettere al vostro ritorno anche agli altri.

Concludo con lo scrittore Thomas Merton “Il tempo galoppa, la vita sfugge tra le mani. Ma può sfuggire come sabbia oppure come una semente […] si può, infatti, sfar sfuggire dalle mani ore e giorni come se fossero aridi granelli di sabbia, simili a quelle che sono nelle clessidre, espressione solo di un vuoto, di un non senso, di rassegnazione. Oppure si può rendere quegli istanti come un seme che si deposita nel terreno della storia e, anche se tanti chicchi sono annientati da sassi e rovi, ce ne sono molti che attecchiscono, crescono e fruttificano.

 

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