"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

L’ignoranza non può essere chiamata libertà di opinione

Astrolabio

La lotta all'Isis si fa riconoscendo l'apporto culturale della civiltà araba

 

di Francesco Prezzi

 

(20 novembre 2015) Dopo i fatti accaduti venerdì 13 novembre a Parigi con le stragi indiscriminate contro la gente, invece di sviluppare un dibattito intelligente basato sullo studio, la conoscenza, il principio di distinzione, ci si è basati esclusivamente su un vuoto culturale, che il giornalismo servile sta diffondendo a larghe mani.

Lasciamo perdere le sciocchezze del conduttore di Porta a Porta, o la sub cultura di Matteo Salvini che non sa che nella battaglia di Legnano contro il Barbarossa c’era sicuramente un esercito di saraceni mandato da Guglielmo II di Altavilla re di Sicilia, visto che ha finanziato la Lega Lombarda; o le sciocchezze dette dal capogruppo della Lega alla Camera il quale ha inventato gli Sciiti Wahhabiti. Chiediamoci perché gli organi d’informazione continuano a diffondere una specifica interpretazione dell’idea di jiahd. Il termine non vuol dire Guerra Santa, ma Sforzo.

L’idea odierna del Califfato nasce da una carta geografica che comprendeva Persia, Mesopotamia, Siria, Africa Settentrionale e Spagna, cioè l’area dei Califfati storici. Vorrei richiamare l’attenzione su una semplice domanda: potevano delle tribù arabe, per altro dissimili tra loro conquistare territori di due Grandi imperi, quello Sassanide e l’Impero Romano d’Oriente? Un attento studio della storia ci fa comprendere che ciò è dipeso dalla complicità di gran parte della popolazione cristiana, perseguitata dal Cristianesimo Ortodosso imperiale bizantino, che ha preferito al dominio di Costantinopoli, la dominazione araba che lasciava la libertà religiosa a cristiani nelle sue varie forme e agli ebrei, cioè la Gente del libro. Questo è accaduto in Siria, Palestina, Egitto, Magreb e Spagna. La stessa cosa è accaduta in gran parte della Persia dove venne riconosciuto lo Zoroastrismo, fatto che ha permesso la decadenza dei Sassanidi in Persia e l’espansione araba. Da ciò ebbero origine i Califfati storici fino a quando Bagdad non fu conquistata da parte dei Mongoli.

Durante i Califfati ogni comunità si autogovernava pur con alcune limitazioni. Intanto, negli stessi secoli, l’Occidente era segnato soprattutto da violenza, repressione e l’intolleranza. Paragonando le due situazioni non si può certo dire che il cosiddetto Occidente fosse superiore per “civiltà”: in proposito potrebbe essere citata la crociata contro i Catari.

Ora se si vuole togliere il brodo di cultura all’Isis bisogna intervenire nel dibattito politico cambiando completamente il linguaggio: ad esempio non si dovrebbero commettere errori madornali come quelli sentiti in servizi delle trasmissioni di Fabio Fazio o quelle di Massimo Bernardini.

Fabio Fazio sabato 14 novembre nella sua trasmissione ha fatto un collegamento con Torino dove si è illuminata la Mole Antonelliana con i colori della Francia in segno di solidarietà con la strage di Parigi, ma si è illuminata anche la Sequenza di Fibonacci di Mario Merz ed è stato detto che si tratta di una grande “espressione della cultura Occidentale” 1,1,2,3,5,8,13, ecc. . Eppure la sequenza di Fibonacci è frutto del sapere del mondo arabo.

Infatti Leonardo Pisano detto il Fibonacci (1175-1235), con suoi viaggi nel Magreb al seguito del padre, mercante della Repubblica di Pisa, portò in Italia e in Europa gli strumenti matematici di calcolo elaborati dalla scienza araba. Possiamo dunque definire la sequenza di Fibonacci “cultura Occidentale”?

Massimo Bernardini ha mandato in onda un servizio in cui si parlava della Rivolta Araba contro l’Impero Ottomano nella Prima Guerra Mondiale. Secondo quel servizio a guidare la rivolta araba c’erano i Sauditi Wahhabiti. L’informazione è inesatta: la rivolta araba fu guidata dallo Sceriffo della Mecca Ḥusayn e dai suoi figli Fayṣal, Abdallah, Alì della famiglia degli Hashemiti. Gli Hashemiti erano gli appartenenti, in ogni tempo e in ogni contrada islamica, alla famiglia ristretta del profeta Maometto. I Wahhabiti Sauditi erano allora una semplice tribù del deserto, che era riuscita all’inizio del XX secolo a conquistare la città di Riyāḍ. Dei figli dello sceriffo della Mecca, Fayṣal divenne sovrano dell’Iraq, Abdallah signore della Transgiordania e Alì sovrano dell’Hegiaz. L’Hegiaz comprendeva la costa orientale del Mar Rosso con i luoghi santi dell’Islam Mecca, Medina e Ta'if. Nel 1925 i Sauditi Wahhabiti conquistarono Hegiaz imponendo la l’interpretazione Wahhabita del Corano, letta in una chiave che non trova riscontro nella millenaria storia dell’Islam, nonostante i conflitti interni tra i vari califfati ed emirati.

C’è poi da chiedersi: come può proclamarsi Califfo Abu Bakr al-Baghdadi e quale legittimità possa avere. Ogni volta che un giornalista usa la parola Califfato e Califfo gli riconosce legittimità e ciò incrementa la confusione. Perfino il Califfato Ottomano era per sua natura illegittimo, dato che non poteva vantare ascendenti legittimi.

Per contrastare efficacemente l’Isis non si deve più parlare di Califfato, accreditandogli false attribuzioni di autorevolezza, bensì si deve esplicitamente parlare di terrorismo nero. Solo gli Hashemiti potrebbero rivendicare un Califfato Legittimo e questa potrebbe essere un’ipotesi da prendere in considerazione, continuando un dibattito che aveva coinvolto a suo tempo perfino Ghandi e il suo partito.

Quando si continua a confondere e ad usare indiscriminatamente i termini sunniti, sciiti, alawiti, salafiti, ecc. come se fossero sinonimi, non si fa un buon servizio di informazione, dato che anche all’interno del mondo arabo musulmano ci sono grandi differenze.

Altra cosa sorprendente è che esista chi pensa di esportare in quelle regioni il metodo USA di democrazia con elezioni presidenziali dirette, come se fosse l’unica forma di democrazia, dimenticando che il sistema presidenziale americano è basato su uno scrutinio di secondo grado.

E’ invece necessario riconoscere e attribuire valore alla cultura alta delle masse arabe, quella cultura che ha visto grandissimi scienziati e filosofi che hanno conservato e trasmesso a tutta Europa i nuclei fondamentali del pensiero e delle scoperte scientifiche avanzate. Tanto per fare qualche esempio: noi usiamo parole di origine araba per indicare lo zero con il valore posizionale dei numeri, o termini quali algebra, chimica, seno, zenit, nadir, algoritmo. Dimenticare questo è pura follia! Araba era la medicina, arabe la musica e la poesia d’amore. Tutto al contrario delle predicazioni oscurantiste di al-Baghdadi e dei Wahhabiti del golfo.

Alla base della democrazia e della convivenza pacifica sta il riconoscimento dei positivi apporti dei popoli e il rispetto reciproco delle culture specifiche. Musulmani, cristiani, ebrei, non credenti hanno il compito storico di contrastare insieme la non-cultura della violenza e del terrorismo. Solo insieme si può scalfire e battere la logica del terrore.

 

2 commenti all'articolo - torna indietro

  1. inviato da Michele il 22 novembre 2015 10:58
    Grazie Stefano per questa tua segnalazione. Jim Al-Khalili ha scritto su questo un libro molto importante che fa parte dei "consigli di lettura" di questo blog. S'intitola "La casa della Saggezza" (Bollati Boringhieri, 2013) che in arabo è Bayt al-Hikma, dedicato all'epoca d'oro della scienza araba.
  2. inviato da stefano fait il 21 novembre 2015 13:13
    Qualche anno fa la BBC aveva mandato in onda un documentario sui contributi arabi alla scienza "occidentale". Il conduttore-scienziato anglo-iracheno Jim Al-Khalili, nel realizzarlo, finì per scoprire (con sua immensa sorpresa) un immenso tesoro di ricerca scientifica islamica completamente misconosciuto a noi contemporanei, ma non certo agli studiosi europei dell'epoca, che erano a stretto contatto coi partner arabi e assorbivano tutto quel che potevano
    https://www.youtube.com/watch?v=qL41gX0fJng

    Per certi versi stiamo evolvendo, per altri versi stiamo regredendo, purtroppo.
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