"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Vassalli e il Sudtirolo difficile

La copertina del libro

venerdì, 16 dicembre 2016

Per cercare le chiavi del presente, e per capirlo, bisogna uscire dal rumore:

andare in fondo alla notte o in fondo al nulla."

Sebastiano Vassalli



Inchiesta sul Novecento | 3


Vassalli e il Sudtirolo difficile

Venerdì 16 dicembre 2016, ore 18.00
Cafè de la Paix, Passaggio Teatro Osele

Ne parlano
Giancarlo Riccio, autore del libro
Enrico Franco, direttore del Corriere del Trentino e dell'Alto Adige
Francesco Palermo, senatore eletto nel collegio uninominale Bolzano-Bassa Atesina

Conduce la conversazione
Stefano Fait

Organizza associazione territoriali#europei

Trent’anni dopo "Sangue e suolo. Viaggio fra gli italiani trasparenti", poco prima della sua scomparsa, Sebastiano Vassalli è tornato sul tema del Sud Tirolo con un nuovo libro, Il confine. I cento anni del Sudtirolo in Italia.

La tematica sudtirolese ha accompagnato Sebastiano Vassalli in tutti questi decenni e anche il dibattito sui suoi libri non si è mai spento. Questo volume, nato da un dibattito pubblico – l’unico fino ad ora – sull’opera di Vassalli proposto dalla Biblioteca provinciale Claudia Augusta di Bolzano, tenta di darne conto, offrendo però anche nuovi spunti e inedite esplorazioni della sua opera.

Sebastiano Vassalli è uno scrittore, invaso dalle storie e propulsore di racconti, è un narratore. E in questo senso affronta anche il tema del confine, dei confini. I suoi due racconti dedicati all’Alto AdigeSüdtirol e ai suoi abitanti - multilingui ma non poliglotti - ne sono una testimonianza.

Trento, Café de la Paix, Passaggio Teatro Osele

 

1 commenti all'articolo - torna indietro

  1. inviato da Vincenzo Calì il 13 dicembre 2016 09:19
    A proposito di Sudtirolo difficile e di Vassalli, riprendo alcune riflessioni dalle "Storie dal mondo nuovo" di Daniele Rielli che ho avanzato sul "Trentino" e che credo utili in vista dell'interessante iniziativa del 16 dicembre. Aggiungo, come suggerimento per il dibattito, di porre attenzione ad un aspetto: la rivalutazione di "Sangue e suolo" nel lavoro di Rielli rispetto a "Confine".

    Dalle risposte del Presidente della giunta provinciale bolzanina alla lunga serie di domande postegli dal direttore di questo giornale pare di poter sperare che in futuro, delle due possibilità indicate da Daniele Rielli (Storie del mondo nuovo, Adelphi), a realizzarsi sia la seconda (che l’Alto Adige diventi un pò più simile al resto d’Europa) piuttosto che la prima (che sia il resto d’Europa assediato da flussi di migranti, attentati e nuovi populismi, a riscoprire il sangue e il suolo, a somigliare sempre di più all’Alto Adige). L’apertura al mondo esterno, e al Trentino in particolare, dichiarata dal massimo rappresentante della comunità sudtirolese alla viglilia per Austria e Italia del duplice appuntamento del 4 dicembre, è un segnale che da parte italiana va valutato d’importanza primaria: da quel segnale deriva che le due istanze preposte a disegnare il futuro percorso dell’autonomia, il Convent e la Consulta, non sono affatto delegittimate e possono continuare il loro lavoro. Innanzi tutto mettendo a punto un preambolo che sia rispondente alla peculiarità della regione alpina, alle storie dei diversi gruppi linguistici che in essa convivono, alla sua vocazione alla solidarietà verso gli esclusi. Le linee che Arno Kompatscher indica vanno nella direzione della convergenza delle due comunità, la trentina e la tirolese, nelle modalità con cui affrontare i nodi nei settori strategici: una sorta di “convergenze parallele” per riprendere la terminologia di un grande statista come Aldo Moro, che tanto contribuì alla pacificazione degli animi durante il Bombenjare, tempo che sempre Daniele Rielli richiama nel suo libro con rapide pennellate. Qualunque sia l’esito del prossimo referendum e delle successive adempienze statutarie a cui dovrà por mano la Regione, il bene più prezioso da preservare sarà il clima collaborativo che, pur a piccoli passi, si è andato affermando negliultimi anni, clima di cui l’intervista di ieri è fuor di ogni dubbio una prova, come una prova ne è la pronta risposta del presidente trentino Rossi: ”due case sotto lo stesso tetto”, come immaginava il pusterese Claus Gatterer, per ripararsi dalla grandine. Non possiamo infatti ignorare le nere nubi che fanno capolino al di là del Brennero, nè sottovalutare l’organica debolezza del nostro assetto istituzionale. Come ha sottolineato Paolo Mantovan, nel mentre ci accingiamo ad apportare modifiche profonde alla Costituzione dobbiamo amaramente prendere atto del fatto che i principi fondamentali della stessa attendono ancora di essere pienamente applicati, in primis per quanto riguarda la piena realizzazione del regionalismo. Non si illudano, i leader politici trentini e tirolesi, di veder salvaguardata l’autonomia grazie alla norma transitoria: come ammonisce Salvatore Settis, fatto salvo il principio dell’unità nazionale, le autonomie regionali o insieme si tutelano o insieme periscono. La tentazione infine di tirarsi fuori da una contesa che sempre più si carica di contenuti impropri (si o no alla liquidazione del governo Renzi) è molto forte, come verificatosi ogni qual volta gli italiani sono stati posti di fronte a scelte cruciali. Andare al voto, difendere la Costituzione, applicarla senza se e senza ma, sono imperativi categorici a cui dobbiamo attenerci, se ci sta veramente a cuore l’autogoverno della comunità.
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