"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Tutto cambia. Nuove alleanze per una transizione politica appena iniziata.

dal sito https://pontidivista.wordpress.com/

di Federico Zappini

C’è stato un tempo nel quale la Lega Nord rivendicava il suo ancoraggio territoriale. “Roma ladrona” gridava, già scommettendo sul rancore. Proponeva riforme, alimentando però l’egoismo e non il mutualismo. Parlava di Europa delle regioni, immaginandole però chiuse e impermeabili.

Poi è sparito il Nord dal nome. Il rancore è diventata cattiveria, esibita. Il partito si è fatto nazionale e nazionalista praticando negli enti locali (Lombardia, Veneto e Piemonte ci raccontano questa storia, non da ieri) forme radicali e radicate di centralismo e clientelismo.

Tutto cambia insomma.

Dal 2018 anche la Provincia di Trento è governata dalla Lega. Poco per volta abbiamo scoperto come al conflitto tra città e valli – proposto in campagna elettorale – non corrisponda una reale attenzione per la prossimità ma un mix di gestione raffazzonata della cosa pubblica e brama crescente di accentramento di potere.

Due fattori che accelerano l’involuzione del confronto dentro le istituzioni e lo sfarinamento degli assetti comunitari. Ben prima dell’arrivo del governo leghista, a essere sinceri, si erano già incrinati alcuni dei fondamentali dell’autogoverno territoriale garantito dall’Autonomia speciale.

Il progressivo smantellamento delle Comunità di Valle, pensate come riforma della Provincia sulla base di un crescente decentramento amministrativo e politico. La crisi di governance e di ricambio generazionale, oltre che di vocazione, della Federazione Trentina della Cooperazione. L’emergere, anche in Trentino, del civismo come ipotesi di presunta possibile neutralità della politica, senza differenze da dimostrare e decisioni da assumere.

Tutto cambia. E cambierà.

Tra poco più di un mese non si voterà solo a Trento. Si eleggeranno i Sindaci – e le Sindache – in 157 comuni (sui 166 scaturiti dalle fusioni). Saranno quindi elezioni a tutti gli effetti provinciale, pur se frammentate. Si confermeranno o sostituiranno le istituzioni più vicine e riconoscibili alla cittadinanza. Da Avio a Vermiglio, da Vallarsa a Sagron Mis.

Dalla piazza dei nostri paesi guardiamo al Mondo.

Moltissime delle sfide che la Politica è chiamata a raccogliere (vivibilità e transizione ecologica; mobilità e cura del territorio; sanità, salute e benessere; crisi demografica e ibridazione tra culture, invecchiamento della popolazione e welfare; innovazione economica e sociale; scuola, università, formazione continua e accesso alla cultura) non si possono risolvere dentro una scala troppo piccola, ma richiedono di allargare lo sguardo cercando collaborazioni, visioni e percorsi comuni.

Futura nel suo programma per la città di Trento fa riferimento a più riprese alla necessità di ricomporre reti di coinvolgimento culturale, sociale e politico. Questo può avvenire rifacendosi alle teorie e alle pratiche municipaliste e deve avvenire attivando e intrecciando le migliori capacità con le energie e i desideri esistenti.

Riconoscendosi, incontrandosi e parlandosi.

E’ in queste intersezioni che può nascere la classe dirigente del presente e del futuro. L’Associazione Nazionale Comuni Italiana ci dice che in Italia già oggi ci sono 76 Sindaci “under 30”, 1600 assessori, più di 10mila consiglieri. Un primo segnale importante, da raccogliere e rinforzare.
E’ nelle stesse intersezioni che si riscopre il piacere di sentirsi comunità politica e si riesce – oltre l’urgenza elettorale – a intendersi sugli orizzonti a cui si vuole guardare e sulle strade da intraprendere, accettando la sfida – ricordataci nei giorni scorsi da Simone Casalini – di “sostituire al messaggio semplificato, partigiano e fuorviante la complessità della realtà”.

Trento non può fare da sola.

Il capoluogo non può fare a meno delle valli che la circondano e reciprocamente la città non può sottrarsi al proprio impegno nei confronti delle aree interne che dal fondovalle risalgono le pendici montane. La Trento capoluogo – così come la immaginiamo – è parte di un ecosistema alpino che è potenziale crocevia tra Mediterraneo ed Europa. Questa terra tornerebbe “piccola e sola” senza le specificità e le ricchezze che la compongono, agendo in maniera sinergica e complementare, allo stesso tempo concreta e visionaria.

Trento – il candidato Sindaco Franco Ianeselli e noi candidate e candidati consiglieri – deve farsi attivatrice e federatrice di un dialogo con l’intero territorio provinciale. L’obiettivo dovrà essere quello di coinvolgere chi ne avrà voglia in un percorso che attraversi la scadenza elettorale del prossimo settembre, dandosi l’obiettivo di guidare una transizione politica che – oltre i confini comunali – costruisca alleanze politiche solide e ambiziose per il futuro dell’intero Trentino.

Tutto cambia. Se lo vogliamo davvero.

 

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