"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Diario

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giovedì, 4 febbraio 2016Luoghi ideali

La pianura padana è immersa nella foschia. Nell'attraversarla alla volta di Parma sembra di essere immersi, come ci ricordava Paolo Conte molti anni fa, in un bicchiere di acqua e anice1, che pure fatica a nascondere il degrado di un modello di sviluppo che non concede nulla alla bellezza. Anche quel che rimane della campagna, oggi ha lo stesso colore grigio dei capannoni dismessi, come se l'autostrada che stiamo velocemente percorrendo fosse un tunnel a cielo aperto di una metropolitana a-territoriale.

Contrariamente alle apparenze siamo in missione, alla ricerca della politica-che-non-c'è. Sappiamo quanto la politica negli ultimi anni si sia inaridita e nessuno di noi si fa particolari illusioni, ma la speranza è dura a morire e penso non ci si debba mai stancare nel cercare strade nuove. Ed è con questa curiosità che in un sabato invernale siamo a Parma, dove si svolge il seminario dei “Luoghi ideali” ispirati da Fabrizio Barca.

Sempre per non farci troppe illusioni, prima dell'incontro cerchiamo un "luogo ideale" per pranzare, consapevoli che Parma, almeno sotto questo profilo, non è una città banale. Ci potremmo anche accontentare di una cosetta, ma il Ristorante Leon D'Oro si rivela oltre ogni aspettativa.

Non sarà così nel pomeriggio e Federico ha ben sintetizzato nel pezzo che trovate nella home page lo scarto fra aspettativa e realtà. Mi guardo intorno, nella sala affollata. Un vecchio compagno di antiche frequentazioni mi viene incontro per salutarmi e per dirmi che proprio nei giorni precedenti aveva visitato questo blog. Vecchie storie di vita, che significativamente tornano ad intrecciarsi. Tanto è vero che questo mio spazio di pensiero e parola scritta è visitato ogni mese da circa duemila persone di città italiane diverse da quella in cui vivo.

Nella sala del Workout Pasubio mi rendo conto di quanti incontri in luoghi simili ai quali ho partecipato nella mia vita e di quanto ora sia allergico ai rituali e al vuoto di idee. Mi impongo attenzione. Ascolto gli interventi di persone giovani che raccontano dell'esperienza del loro circolo, attività non dico banali ma che dovrebbero rappresentare la normalità di un impegno sociale nel territorio. Utili, positive certamente...

Ma se questi sono “luoghi ideali”, viene da chiedersi di che cosa cavolo discutano i circoli del PD, ovvero la struttura fondante del radicamento sociale del PD. In realtà l'emergenza è diventata la quotidianità, di volta in volta nei panni delle scadenze elettorali, del tormentone delle primarie, dei capovolgimenti interni raccontati ad un popolo per troppo tempo immerso nell'incubo “Berlusconi” per non aggrapparsi al giovane uomo vincente... Terminali dell'agire politico dove il “pensare da sé” non è di casa. Come, per la verità, non lo è anche negli altri corpi intermedi, dove imperversa l'autoreferenzialità, le piccole dinamiche di potere, il tirare a campare... E' una crisi di sguardo che investe ogni segmento dell'organizzazione sociale e politica di cui fatichiamo a comprenderne l'origine rifugiandoci nel metodo. Che avrà pure importanza, ma che rischia di poratarci fuori strada, nell'incapacità di capire il presente.

Ce ne torniamo verso casa, forse se possibile ancora più consapevoli della necessità di riprendere il filo di una narrazione che possa diventare progettualità politica. Difficile però scrollarsi di dosso la sensazione della solitudine.

1Paolo Conte, La fisarmonica di Stradella