"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Diario

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sabato, 3 settembre 2016I preparativi della festa dello SPI

Credo di conoscere abbastanza bene il Trentino fin da quando, già negli anni '70, lo giravo in lungo e in largo nelle mie prime campagne elettorali. Da Borghetto a Penia, da Storo a Sagron Mis, erano pochi gli spazi elettorali – quando ancora erano tracciati su impossibili muri che richiedevano secchiate di colla per affiggervi i manifesti – che non conoscessi. Fra le sezioni più importanti di DP ci spartivamo le zone di “attacchinaggio” e quindi c'erano valli che si conoscevano meglio e altre meno, ma c'erano circostanze nelle quali i tempi erano stretti e allora le squadre partivano direttamente dal capoluogo. E così ho cominciato a scoprire le frazioni più sperdute e con esse le fontane per preparare la colla, una vera e propria arte che doveva tener conto della natura degli spazi di affissione, del clima stagionale, della grammatura della carta dei manifesti.

Ma a Baitoni di Bondone, lo confesso, non c'ero mai stato. Per arrivarci da Trento, quasi un'ora e mezza d'auto, praticamente come andare a Venezia. In un improbabile struttura realizzata qualche anno fa sulla propaggine trentina del lago d'Idro, segno di un'idea insana di sviluppo turistico, si è svolta mercoledì 31 agosto la festa del tesseramento dello SPI, il sindacato pensionati della CGIL. Una bella giornata di sole, un grande prato in riva al lago e tante persone arrivate da ogni parte del Trentino per trascorrere una giornata fra l'impegno e lo svago. Molte le facce conosciute, alcune che fai fatica a riconoscere visto il peso degli anni, un po' di vecchi amici. E, in questa circostanza, oltre al saluto del segretario nazionale dello SPI Ivan Pedretti, al pranzo e al pomeriggio danzante, la segreteria provinciale dello SPI ha previsto anche un incontro attorno ai temi scottanti del presente, fra guerre e immigrazione, paure e accoglienza. Temi sui quali anche fra gli iscritti al sindacato sappiamo fare breccia i luoghi comuni, i pregiudizi, il rancore.

A parlarne insieme a me sono stati chiamati il presidente del CNCA regionale Vincenzo Passerini e il teologo Paul Renner, stimolati dal giornalista Francesco Marcovecchio. Mi aspetto che il ballo attiri l'attenzione dei più lasciando il confronto a poche persone e invece la sala esterna di Idroland è gremita e attenta alle parole dei relatori, fra testimonianze, immagini, dati che possano aiutare i presenti ad uscire dagli stereotipi dei talk show televisivi che su questi argomenti giocano sulle paure e sugli istinti peggiori.

Qui invece poniamo l'attenzione sulla terza guerra mondiale a pezzetti che – malgrado papa Francesco – in pochi prendono sul serio, di guerre fatte in nome della democrazia e delle tragiche eredità che hanno lasciato nel vicino Oriente e non solo, di risorse limitate e stili di vita da cambiare, di conoscenza e di incontri di civiltà, di politiche capaci di guardare lontano e di emergenze che potrebbero essere affrontate (se solo ci fosse la volontà di farlo) senza perdite di vite e senza foraggiare i traffici criminali.

Temi complessi. Qua e là c'è qualcuno rumoreggia, a testimoniare l'utilità di inserire un confronto di questo tipo in un momento pure festoso, ma la grande parte dei presenti ci segue e applaude ripetutamente. E' questo l'ultimo atto della giornata e qualcuno dei presenti viene pure a scusarsi per dover andar via prima della conclusione dell'incontro. Partono infatti i primi pullman per chi viene da lontano. Il confronto si conclude con un segno di corale approvazione e penso fra me che venire fin qui non sia stato affatto inutile.

Il tempo per un caffè e prendiamo la strada del ritorno. Ci mettiamo alle spalle la Valle del Chiese, un Trentino che ci appare marginale nel quale si avvertono le tracce di una industrializzazione senza qualità e la sensazione che anni di spaesamento della vicina Lombardia abbiano in qualche modo lasciato il segno. Scegliamo un percorso alternativo rispetto all'andata, questa volta attraverso la Val d'Ampola per arrivare in Valle di Ledro. Quasi un altro mondo, qui gli effetti dell'autonomia si vedono, eccome. Ma quando usciamo dalle gallerie e ci si presenta davanti uno dei tratti più belli (ma anche più compromessi) del Trentino - parlo dell'alto Garda - mi prende la rabbia per come la mancanza di cultura del limite abbia reso quasi irriconoscibile la Busa, fra capannoni, centri commerciali e strade per uno sviluppo omologato al modello del nord est. E svilito la nostra autonomia.

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