"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

19/10/2010 -
Il diario di Michele Nardelli
Dopoguerra. Trento, Piazza Venezia.
Inizia la sessione di ottobre del Consiglio provinciale. All'ordine del giorno quattro argomenti corrispondenti ad altrettanti provvedimenti legislativi. Iniziamo con quello relativo alle disposizioni in ordine alle conseguenze dell'alluvione che ha colpito il Trentino il 15 agosto scorso.

Il fatto stesso che sia già arrivata in aula una disposizione relativa all'emergenza che ha coinvolto l'altipiano di Piné ci dice dell'attenzione con cui si è mosso l'esecutivo in questo frangente, tant'è vero che durante l'evento la Protezione Civile era già sul posto monitorando in tempo reale la situazione e limitando i danni.

Il provvedimento che discutiamo non è un intervento organico sulla protezione da eventi eccezionali, ma un'iniziativa puntuale per risarcire almeno parzialmente le persone che hanno subito danni materiali in seguito all'alluvione di agosto. Quindi dovrebbe trovare una rapida approvazione, ma non è così. Per due ordini di ragioni: da una parte perché l'opposizione rivendica la copertura del 100% dei danni subiti, ivi comprese le seconde case; dall'altra perché il tema offre l'occasione per una discussione più generale sull'attività di prevenzione della PAT.

Entrambi gli argomenti effettivamente meritano qualche osservazione. Il DDL è oltre tutto passato dalla mia Commissione Legislativa e dunque decido di portare un mio contributo alla discussione. Partendo da una semplice considerazione, ovvero che gli eventi fino ad oggi considerati straordinari dovremmo iniziare a considerarli  nell'ordinarietà. I cambiamenti climatici, l'effetto serra, la tropicalizzazione del clima nelle aree un tempo temperate, sono percepibili ad occhio nudo ed espongono un territorio fragile grazie alla progressiva antropizzazione a maggiori  ad una maggiore vulnerabilità.

Occorre quindi attrezzarsi ad una condizione mutata, che trasformerà piccoli corsi d'acqua in potenziali  collettori alluvionali. Che rendono insufficienti gli interventi sin qui adottati, nella direzione di una riduzione della nostra impronta ecologica. Ciò significa una più attenta gestione del territorio, più oculate scelte urbanistiche, interventi a sostegno dell'economia di montagna per evitare processi di abbandono, interrogarsi sulla sostenibilità delle opere.

Questo non significa non riconoscere che le politiche attivate in questi anni dopo la "lezione di Stava" non abbiano avuto effetti positivi. E se in Trentino un evento alluvionale come quello di agosto non ha provocato conseguenze gravi  come quelle registrate altrove in Italia lo si deve esattamente agli interventi dei Bacini Montani, alle politiche di tutela del territorio, alle leggi urbanistiche che hanno iniziato a mettere mano alla questione delle seconde case, e infine alla professionalità della Protezione civile e alla rete capillare di volontariato che presidia il nostro territorio.

Non dovremmo davvero scordarci che in quelle stesse ore agostane interi paesi come il Pakistan e l'India settentrionale sono stati  colpiti da tragedie immani che hanno faticato a trovare risposte anche solo sul piano degli interventi di prima emergenza. Tanto che l'appello di Ban ki-moon è rimasto in larga parte disatteso.

Come non dovremmo scordarci ciò che è accaduto in Liguria o sulla Costiera Amalfitana. E che le comunità colpite da dissesto idrogeologico nei mesi e anni scorsi (da Giampilieri a Soverato, da Sarno a Quindici) lamentano gravi situazioni di abbandono.

In questo quadro dobbiamo dire in tutta onestà che gli interventi previsti nella legge in discussione e quelli già realizzati nell'immediata fase successiva all'alluvione rappresentano una condizione di maggior favore. Risulta davvero insopportabile la demagogia della Lega nel suo rincorrere ogni rivendicazione pur di catturare segmenti di facile consenso. Quando sento loro dire che prima di pensare all'Abruzzo dovremmo rispondere alla nostra gente, come se non si fosse data risposta e come se le cose fossero in contrapposizione, mi chiedo con che gente abbiamo a che fare, fin dove possa arrivare l'ottusità, la cattiveria e la piccineria. Come non capire poi che la rinascita di un territorio non è solo materiale e che un teatro può essere uno straordinario strumento di coesione, fattore decisivo in una comunità che cerca di ritrovare se stessa.

Le ho già sentite queste cose. Ricordo che qualche anno fa avvenne la stessa discussione anche nel Progetto Prijedor, di fronte alla scelta di stanziare risorse per una galleria d'arte contemporanea. Miopia che fa il paio con l'aridità dell'animo e del pensiero.

In realtà si dicono le stesse cose per l'orso. O per gli zingari. I lavori del Consiglio vengono sospesi alle 17.30 per permettere ai consiglieri di partecipare alla campagna elettorale per le Comunità di Valle. Ne approfitto per buttarmi a capofitto nella scrittura del piccolo saggio per l'Atlante delle Guerre dimenticate. Frammenti di storia, per capire il presente. Finisco verso le due del mattino.

 

 

0 commenti all'articolo - torna indietro

il tuo nick name*
url la tua email (non verrà pubblicata)*

Link ad altri siti

  • link al sito Sifr - la solitudine della politica
  • osservatorio balcani
  • viaggiare i Balcani
  • link al sito Forum trentino per la pace e i diritti umani
  • Sito nazionale della associazione Sloow Food
  • link al sito dislivelli.eu
  • link al sito volerelaluna.it
  • ambiente trentino
  • pontidivista
  • Sito ufficiale della Comunità Europea