"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

30/10/2010 -
Il diario di Michele Nardelli
discarica Ischia Podetti
Fine settimana piuttosto intenso, come del resto quello precedente. Siamo all'epilogo di Terra Madre Trentino, decine di produttori venuti da ventidue paesi con i quali la nostra comunità ha avviato relazioni di cooperazione ad incontrare analoghe esperienze della nostra terra. Volti diversi, storie diverse. Anche le lingue sono diverse ma il linguaggio è comune e ci s'intende facilmente. E' così anche sabato mattina, quando le delegazioni s'incontrano per raccontarsi dei loro incontri in Primiero, nelle valli del Noce, in Vallagarina, in Val di Fiemme e a Trento. Hanno raccolto immagini, esperienze, saperi: esattamente quel che dovrebbe fare la cooperazione internazionale e che molto spesso non fa, schiacciata com'è nella logica del donatore e del beneficiario, del paese ricco e di quello povero. Hanno colto l'orgoglio verso il proprio lavoro e quel che ne viene. E dunque il senso profondo della relazione e dello scambio.

Provo a dire nel mio intervento che è esattamente questa cooperazione, invasiva e insostenibile, che abbiamo cercato in questi anni di mettere in discussione. E rendere permanente questa rete di relazioni è proprio il tema su cui s'interroga Terra Madre Trentino.

E poi un'altra cosa. Che la Terra non è solo la madre della vita, è anche il messaggio simbolico che si contrappone ad un'economia in preda alla finanziarizzazione. Parlo della perversità della finanza globale, dei titoli derivati che per bocca di Tremonti rappresentano una massa di denaro pari a 12,5 volte il PIL mondiale, del condizionamento che ne viene sulle economie dei territori: la partita del nostro tempo è proprio quella che si gioca fra economia vera ed economia virtuale. Fra responsabilità e "non nel mio giardino".

Qualcuno dei presenti viene dalla manifestazione contro l'inceneritore che in mattinata ha portato in piazza a Trento qualche centinaio di persone, tanti trattori e l'opposizione di centrodestra al completo. Nell'intervallo dell'incontro di Terra Madre si accende così una discussione alla quale non intendo affatto sottrarmi. Perché sono anni che ne parliamo e non sopporto l'ipocrisia.

Metto le mani avanti e chiedo a queste persone, in realtà vecchi amici, se sono s'accordo con il dire che non un chilogrammo di rifiuto deve essere mandato altrove e che non un chilogrammo di rifiuto dev'essere importato. Se sì (e in questa direzione andava l'ordine del giorno approvato su mia proposta lo scorso anno in Consiglio Provinciale) allora mi si deve spiegare come risolvere il pregresso, cioè le migliaia di tonnellate di rifiuti ammucchiati in discariche ormai esauste e altre migliaia semplicemente ricoperte di terra. E come affrontiamo quel 50% abbondante di rifiuti che ancora oggi non rientrano nella differenziata, fatto salvo che se è vero che abbiamo superato il 60% quel che in realtà accade è che una parte della differenziata finisce di nuovo in discarica perché mal raccolta. Cosa che nella migliore delle ipotesi accadrà ancora per un po' di anni, consapevoli che al 100% non ci arriveremo mai.

Fin quando non avremo comportamenti così virtuosi da non aver bisogno di un sebbene piccolo inceneritore, cosa faremo? Siamo ricchi e dunque diamoli ai paesi da dove provengono i nostri amici con i quali vogliamo costruire reti virtuose di economia solidale?

Considero la realizzazione dell'inceneritore una sconfitta, prodotto di un approccio irresponsabile ed emergenziale per cui si affrontano i problemi solo quando l'acqua arriva alla gola. Ma al tempo stesso dobbiamo farci carico del problema e mentre creiamo le condizioni, culturali in primo luogo, per risolvere alla radice il problema dobbiamo farcene carico. Consapevoli, peraltro, che nel mondo l'incenerimento avviene nelle discariche a cielo aperto o nei cassonetti. O questi nostri amici con i quali oggi sappiamo commuoverci hanno meno diritto alla salute di noi?

Ipocrisia e furbizia. Come quella dei contadini che temono che la loro campagna valga un po' meno a seguito della realizzazione dell'inceneritore, di un piccolo inceneritore a tempo che inquina un ventesimo dell'autobrennero.

Se la logica sarà quella del "non nel mio giardino" continueremo ad ingannare questa gente che abbiamo invitato qui in Trentino, magari come fa certa cooperazione internazionale e cioè riempiendoli di aiuti che li impoveriscono ancora di più. Come si capisce, sono davvero molto incazzato. Ma non per qualche centinaio di persone che scendono in piazza, bensì per il fatto che questa assenza di cultura della responsabilità la vedo diffondersi a macchia d'olio e la ritengo il vero ostacolo al cambiamento.

 

 

0 commenti all'articolo - torna indietro

il tuo nick name*
url la tua email (non verrà pubblicata)*

Link ad altri siti

  • link al sito Sifr - la solitudine della politica
  • osservatorio balcani
  • viaggiare i Balcani
  • link al sito Forum trentino per la pace e i diritti umani
  • Sito nazionale della associazione Sloow Food
  • link al sito dislivelli.eu
  • link al sito volerelaluna.it
  • ambiente trentino
  • pontidivista
  • Sito ufficiale della Comunità Europea