"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

14/09/2011 -
Il diario di Michele Nardelli
la guerra dell\'acqua
 

Mi lascio dietro le miserie della politica italiana, ancor più inguardabile se vista da fuori, tanto che scorgo come un sorriso di bonaria comprensione nello sguardo di Zaeem, amico che ha studiato a Trento per un decennio e che ci viene a prendere all'aeroporto di Tel Aviv. Del resto che l'Italia sia alla frutta lo si capisce anche dal dover prendere atto appena giunti nella capitale israeliana che la mia borsa da viaggio è rimasta a Roma, senza nemmeno uno straccio di scuse da parte dell'Alitalia.

Per la verità cerco anche di scrollarmi di dosso un clima che non mi piace affatto e che da qualche mese si respira anche in Trentino, territorio nel quale nonostante la qualità della vita è nettamente superiore a quella delle regioni circostanti (non parliamo del mondo) cresce l'antipolitica, la paura, la logica del "non nel mio giardino".

Sono in Palestina, in primo luogo per partecipare con Micaela Bertoldi alla "Carovana per il diritto all'acqua" promossa da diverse realtà della società civile italiana in collaborazione con i comitati popolari che in Palestina organizzano le comunità locali per difendere il diritto all'acqua, che poi è il diritto alla salute, all'agricoltura, all'ambiente, in una parola alla dignità.

E poi per dare continuità alle relazioni che sono state avviate dalla PAT sull'agricoltura e il credito e che hanno portato nei mesi scorsi alla firma del patto di amicizia e collaborazione fra il Trentino e la Palestina.

Che tali relazioni siano importanti lo si evince anche dal fatto che la sera stessa del nostro arrivo a Gerusalemme viene a farci visita il ministro dell'agricoltura dell'Autorità Nazionale Palestinese, Ismail Daiq. Che in questo momento vive un particolare momento di difficoltà per effetto di uno scontro di potere all'interno dell'ANP che lo vede come capro espiatorio. Anche qui davvero niente male il clima politico, senza contare che come risposta alla richiesta rivolta all'Assemblea generale delle Nazioni Unite di riconoscimento dello Stato di Palestina, il governo israeliano ha intensificato la sua sistematica politica di espansione e di nuovi insediamenti illegali nella Cisgiordania e di isolamento di Gaza.

Ciò nonostante parliamo di agricoltura e della prossima visita in Palestina di una delegazione di soggetti economici per dare concretezza agli impegni di collaborazione assunti nei mesi scorsi. Parliamo anche della Carovana sull'acqua e così lo invitiamo a parlare a tutti i partecipanti della situazione idrica in relazione al presente e al futuro dell'agricoltura palestinese.

Fra i partecipanti italiani, qualche vecchia conoscenza per misurare quanto siamo cambiati, fisicamente ma non solo. E poi altri amici con i quali abbiamo condiviso percorsi di lavoro lungo altre latitudini oppure la più recente iniziativa referendaria che ha portato all'abrogazione delle norme che obbligavano gli enti locali alla privatizzazione del servizio. Rivedo dopo qualche anno Luisa Morgantini, già responsabile delle relazioni internazionali per il sindacato metalmeccanici e parlamentare europea, che a questa terra ha dedicato più di vent'anni della propria vita. E poi Antonio Lupo, Marco Job, Rosario Lembo... Rivedo dopo qualche mese anche Tareq, amico palestinese di Gerusalemme che accompagna come volontario le nostre relazioni di cooperazione.

La Carovana è in viaggio già da alcuni giorni e sono molto contenti degli incontri sin qui realizzati nel cercare di comprendere la portata del conflitto sull'acqua come parte del conflitto più generale nella regione.  L'acque viene usata dal governo israeliano come un'arma vera e propria per sfiancare i nemici, per rendere arida la terra, per persuaderli ad andarsene. Un conflitto estenuante, odioso perché tocca nell'intimità la vita delle persone.

Così, con questa importante testimonianza del responsabile dell'agricoltura palestinese che snocciola dati sulle potenzialità, sul fabbisogno e sull'amara realtà dell'acqua in Palestina, si conclude la prima giornata di questo nuovo viaggio in "terrasanta". Il giorno seguente toccheremo con mano questa realtà, attraverso villaggi e città dei territori palestinesi trasformati in un incredibile guazzabuglio di zone a sovranità variabile, ma sempre più limitata. Espropriate non solo della terra ma anche dell'acqua. Vedere le piantagioni rinsecchite, le cisterne vuote, le fonti d'acqua inquinate dalle acque nere degli insediamenti israeliani e dai reflui industriali di aree chimiche e metallurgiche che secondo la legalità internazionale dovrebbero essere spazio vitale per il futuro stato palestinese, fa proprio male.

Non so quale sia l'impatto di questa iniziativa che immagino più di denuncia che altro. Fra noi partecipanti ci sono approcci così diversi che è davvero difficile dare un senso comune a quel che qui stiamo facendo. E ammetto di fare un po' di fatica a sintonizzarmi con il ritmo incalzante di visite che richiederebbero continuità di relazione. Ma tutti ci ringraziano per averli coinvolti nell'iniziativa. Del resto il cammino delle carovane è sempre incerto, ma non per questo è inutile partire.

 

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