"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

21/09/2011 -
Il diario di Michele Nardelli
Il passaggio di testimone
Milletrecento persone parteciperanno dal Trentino alla Marcia Perugia Assisi di domenica prossima. E' davvero straordinario il carattere evocativo che l'evento proposto nel lontano 1961 da Aldo Capitini continua ad avere. E niente di meglio potevamo fare nella presentazione dell'edizione del cinquantenario se non invitare uno dei partecipanti trentini alla marcia di allora, Bruno Fronza, anziano medico, già presidente delle Acli trentine, che durante la conferenza stampa ha passato il testimone (la luce di Assisi) ad una giovane ragazza, Erica Bruschetti che domenica parteciperà insieme a centinaia di altri giovani alla marcia.

Alla conferenza stampa che si svolge a Palazzo Trentini molte le testimonianze, prima fra tutte quella del presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti. Provo in pochi minuti ad indicare tre spunti che fanno di questa particolare edizione della marcia un appuntamento importante.

In primo luogo la marcia Perugia Assisi compie 50 anni. Vuol dire che c'erano buone e grandi ragioni nel proporla e che queste ragioni mantengono inalterata la propria attualità. Non sono semplicemente le ragioni della pace (parola talmente abusata da essere svuotata di significato), ma il valore della  nonviolenza, un pensiero che in tutti questi anni ha faticato a trovare cittadinanza politica, che possiamo tradurre nella coerenza fra fini e mezzi, il rovesciamento del "si vis pacem, para bellum".

In secondo luogo questa marcia assume un particolare significato nel contesto della crisi finanziaria che fa tremare il mondo intero. Per affrontarla seriamente servono scelte di fondo, non espedienti. E allora dobbiamo dirci chiaro e tondo che non si possono spendere come fa l'Italia 23,5 miliardi di euro ogni anno per l'apparato e 6 miliardi di euro per missioni all'estero o investimenti nel settore degli armamenti. Complessivamente quasi 30 miliardi di euro all'anno (il corrispettivo di una manovra finanziaria). Fra i cosiddetti investimenti c'è il programma di acquisto degli F35, aerei da combattimento di ultima generazione, per una spesa prevista di 16,5 miliardi in dieci anni.

Perché non si mettono in discussione? L'idea che le spese militari facciano PIL è come augurarsi un terremoto per rimettere in moto l'economia. Perché si chiede con così forza il taglio dei costi della politica e non con altrettanta forza quello alle spese militari? O facciamo finta di non vedere che i singoli paesi europei spendono ogni anno 240 miliardi per la difesa? Che fine ha fatto l'Europa e la difesa comune?

E qui sta la terza considerazione che riguarda proprio l'Europa, tanto invocata in questi drammatici giorni di crisi ma che ancora politicamente non c'è. Oggi vorrei ricordare che quello di Aldo Capitini era un pensiero europeista, Capitini guardava all'Europa come progetto di pace (il manifesto di Ventotene), ad un progetto sovranazionale. Sarebbe bene provare a declinare questo pensiero al nostro tempo, un passaggio cruciale per l'Europa, per il Mediterraneo, per il vicino Oriente. E proprio in questa direzione si è sviluppata l'iniziativa del Forum sulla "cittadinanza euromediterranea". Lo dico dopo essere ritornato dalla Palestina dove ho partecipato alla Carovana per il diritto all'acqua e perché penso che l'unica strada per venire a capo del conflitto israelo-palestinese abiti in un orizzonte euromediterraneo.

Dopo di me intervengono Bruno Fronza e Erica Bruschetti, l'assessore Marta Dalmaso, il consigliere comunale Silvano Pedrini, Massimiliano Pilati del Movimento Nonviolento, Arrigo Dalfovo delle Acli, Franco Ianeselli della Cgil, Emiliano Bertoldidi di Atas, Sandro Schimid dell'Anpi e Roberto Debernardis dell'associazione dei profughi giuliano dalmati. C'è un pezzo di Trentino domenica ad Assisi.

 

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