"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

23/09/2011 -
Il diario di Michele Nardelli
Volto di donna afgana
Negli ultimi due giorni si alternano gli impegni istituzionali e gli incontri di lavoro. Una lunga riunione della Terza commissione legislativa affronta alcune proposte di legge sulla certificazione delle caratteristiche dell'acqua che arriva nei nostri rubinetti e sul reinserimento dell'orso. Ci sono cose che potrebbero trovare risposta attraverso altri strumenti che non quello legislativo, ma il fatto è che le mozioni e gli ordini del giorno molto spesso rimangono lettera morta. Questo determina un eccessivo ricorso alla presentazione di proposte di legge che però devono seguire un preciso iter in Commissione (audizioni, discussione, pareri...) e in aula... che nei fatti rischia di intasare l'attività legislativa vera e propria.

In concreto vuol dire che i DDL rischiano di intasarsi, a prescindere dal loro valore a meno che nella conferenza dei capigruppo non si richieda una corsia preferenziale. Per quanto mi riguarda - dopo i due testi approvati (filiere corte e fondi rustici) - ho in ballo il disegno di legge sull'amianto, quello pronto ma non ancora presentato sul software libero, il testo in gestazione sull'apprendimento permanente, e un altro paio di testi sui quali sto lavorando. Il tutto da presentare entro la fine dell'anno per avere qualche chance di approdare all'approvazione entro la fine della legislatura.

Mi vedo con gli amici della cooperativa Computer learnig, con i quali ci confrontiamo sulle nuove sfide della PAT in ordine all'uso delle nuove tecnologie e sul progetto che ormai ha preso forma di "Docenti senza frontiere",  non solo un'associazione ma anche un sito internet che già conta migliaia di amici e una bottega equa e solidale per il materiale didattico.

Incontro Piergiorgio Cattani. Piergiorgio è un attento osservatore delle cose del mondo e della nostra terra, editorialista per il Trentino e Unimondo, esponente del coordinamento del Pd del Trentino ed altro ancora. In questo caso lo incontro nella sua veste di esponente di "Sinistra per Israele", associazione che intende promuovere a fine ottobre un momento di confronto per dare voce all'altra Israele, quella che vuole il dialogo e la pace. Gli racconto le mie impressioni dopo l'ultimo viaggio in Terrasanta ed in particolare, contrariamente a quel che sostiene Barack Obama, che una soluzione del conflitto non possa affatto essere lasciata alle trattative fra le due parti. In primo luogo perché le ragioni di questo conflitto sono il prodotto delle tragedie del Novecento e poi perché solo un salto di paradigma verso un approccio sovranazionale può costituire un orizzonte adeguato. Non vedo nella società israeliana la capacità di uscire dall'incubo in cui si è cacciata, fatto di muri e filo spinato. E faccio fatica a pensare che l'idea di uno stato etico (ed etnico) possa conciliarsi con una cittadinanza fondata sullo stato di diritto.

Nelle stesse ore Abu Mazen parla alle Nazioni Unite (vedi il suo intervento integrale nella home page), un discorso importante che riflette le ragioni del popolo palestinese e la situazione drammatica della sua gente, ma devo dire che non trovo nelle sue parole quel profilo che a mio avviso sarebbe necessario.  A dire che la primavera araba dovrebbe investire anche la rappresentazione politica dei palestinesi.

Ci troviamo al Forum con Razi, Sohelia, Fabio e Martina per parlare della presentazione del programma "Afghanistan 2014", che faremo il prossimo 7 ottobre, a vent'anni dall'inizio dei bombardamenti occidentali su quel paese. In quella data presenteremo ufficialmente l'apertura di un "cantiere di lavoro", perché questo vuole essere "Afghanistan 2014", un cantiere dove possa prendere corpo una "carta" per il futuro istituzionale e politico della regione, una piattaforma globale, un film e tante altre cose. In quella occasione sarà con noi anche Mohammad Dauod, giornalista afgano responsabile dell'edizione in lingua persiana della BBC che verrà per questo da Londra. Decidiamo di verificare la possibilità di replicare il giorno successivo a Venezia, dove numerosa è la comunità afgana e anche per il suo valore simbolico, visto che "la via della seta" passava di qui. Ne parlerò nei prossimi giorni con Gianfranco Bettin.

Al gruppo consiliare del PD del Trentino c'è la fila di persone che vengono a firmare per il referendum abrogativo del "porcellum", la legge elettorale che affida alle segreterie dei partiti il potere di scegliere gli eletti. Mettere fine alla "porcata" è sacrosanto, ma non sono sicuro dell'efficacia dello strumento referendario. In ogni caso si tratta di un segnale politico che si invia al Parlamento affinché metta mano a questa pessima legge.  Che tanti cittadini si sentano in dovere di venire a firmare in una sede politico istituzionale è di per sé un fatto rilevante.

Devo registrare un'intervista sul libro di Samir Kassir "L'infelicità araba" (Einaudi). Un testo del quale ho parlato più volte in questo blog, il testamento politico del portavoce della primavera di Beirut fatto saltare in aria il 2 giugno 2005. Kassir descriveva un mondo arabo diviso fra una modernità importata dall'occidente e un richiamo all'antico splendore, dilaniato dal rancore verso un occidente che si presenta con i cacciabombardieri e un fondamentalismo che lo rende prigioniero di se stesso. Di qui l'immagine dell'infelicità araba, indicando la necessità di uscire dalla nostalgia per ritrovare una propria strada. Quando sono nello studio di via Belenzani, a Trento, mi dicono che il tempo è un minuto. Avrei voglia di dirgli che in un minuto non si può presentare un libro e mandare questi amici che stanno realizzando un video sulla primavera araba a quel paese. E invece mi dimostrano che in un minuto si possono dire cose intelligenti ed efficaci. Mah...

In attesa di partire per Perugia, dove domenica mattina prende il via la marcia per la pace,  mi prendo qualche ora di libertà. Insieme alla libertà mi prende un crescente dolore al ginocchio che probabilmente fa seguito all'incidente avuto in Palestina che mi blocca a letto e che mi costringe a rinunciare alla trasferta umbra. Peccato, perché a questa edizione della marcia vi parteciperanno centinaia di migliaia di persone.

 

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