"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

26/03/2012 -
Il diario di Michele Nardelli
Il teatro Petruzzelli distrutto dal fuoco
Scrivo il diario di bordo dal sud. Sono a Bari dove martedì mattina, nell'ambito del Bari International Film Festival, parteciperò alla presentazione dell'anteprima nazionale del film documentario sulla Sacra Corona Unita e sui suoi legami con l'altra sponda del mare Adriatico. Se non ricordo male, manco da questa città da almeno vent'anni. Era probabilmente la seconda metà degli anni '80, riunioni toste nelle sedi più scalcinate di un piccolo partito che si voleva delle grandi ragioni. E che avrei voluto portatore di una cultura politica originale che non trovò cittadinanza.

Ho il ricordo di una città segnata dall'incuria e dal caos del traffico. Trovo invece una delle capitali del nostro Mezzogiorno che conosce un suo rinascimento, con la città vecchia in spolvero e con i vigili che danno le multe alle automobili in seconda fila. Ricca di manifestazioni culturali annunciate da vistosi cartelli pubblicitari e con lo stesso Bif&st che fa capolino in ogni angolo del centro cittadino.

La giornata è piena di sole ma non fa caldo, o meglio fa meno caldo qui che stamane in Trentino. Le città di mare hanno per me sempre un grande fascino e così nel tardo pomeriggio, dopo aver dato una sistemata agli appunti per la manifestazione del giorno dopo, mi metto a girovagare con il naso all'insù per Bari Vecchia. A differenza del centro, qui i negozi di grido praticamente non ci sono. Qualche osteria, vecchi laboratori che sopravvivono con i loro artigiani, ragazzi che giocano al pallone nelle strade sottratte alle automobili, crocchi di uomini anziani che nel loro conversare sulle cose di questo mondo ancora presidiano le piazze.

In serata incontro Aldo Zappalà, il regista del film documentario che l'indomani andiamo a presentare al teatro Petruzzelli. Gli dico di quel che vorrei parlare, perché non si possono capire i traffici criminali che attraversano l'Adriatico se non si ha la percezione di ciò che è accaduto negli anni '90 nella regione balcanica. Da dove saltano fuori gli affari, che cos'è stata la guerra, chi sono i criminali, qual è stata la cifra della cosiddetta transizione...

Racconto ad Aldo il mio rammarico nel prendere atto, ogni giorno sempre di più, che di quel che è accaduto di là del mare non si è compreso un accidente. Chi ha capito benissimo sono stati quelli che hanno vinto. Non un paese, né una nazione. Ma le vecchie nomenclature, già ampiamente corrotte ai tempi dei regimi, che hanno messo con disinvoltura i panni dei signori della guerra agitando oggetti sacri e paure, e che con la stessa disinvoltura hanno poi indossato il doppiopetto degli uomini d'affari. Che peraltro non avevano smesso per un solo attimo, lucrando sulla fame, sugli assedi, sul dolore e sulla vita di tante persone. E perfino sugli aiuti internazionali.

Gli parlo di quel che facciamo come Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani, di come è nato e dello straordinario lavoro di Osservatorio Balcani Caucaso...  mi chiede perché di tutto questo non si trovi traccia nei grandi mezzi di informazione. La Rai dovrebbe darne cronaca, investendo sul sapere diffuso, ma cosi non accade. Eppure nel caso di OBC i numeri degli accessi dicono pure qualcosa.

Ci lasciamo che è notte inoltrata. Con la speranza in cuor mio che le relazioni producano suggestioni e che queste a loro volta smuovano anche i mostri sacri della televisione. Al teatro Petruzzelli, ricostruito meravigliosamente dopo il rogo doloso che lo distrusse nel 1991, ci proveremo. Parlando di quelle mafie che a Sarajevo bombardarono fino a bruciarla del tutto la grande biblioteca nazionale e che qui, in quegli stessi anni, non esitarono a distruggere uno dei più bei teatri italiani.

 

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