"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

23/07/2012 -
Il diario di Michele Nardelli
Bekim Fehmiu nell\'Ulisse

Inizio la settimana a Milano dove mi incontro con un gruppo di persone di diverse città (oltre a Milano, Genova, Reggio Emilia, Mantova... Trento) per discutere di un programma di iniziative per dare voce alle espressioni più significative della cultura della città di Sarajevo, in occasione del ventennale del suo martirio.

Con Piero Del Giudice, che di questo incontro è l'animatore, abbiamo in comune l'amore per quella città e la passione per le vicende balcaniche. Anche idee molto diverse, ma nel rispetto reciproco. In particolare Piero ha lavorato in questi anni per dare voce alle espressioni culturali di quella città, della sua storia come dei suoi artisti, scrittori, poeti, drammaturghi.

Non lo ammette, ma è un nostalgico della vecchia Jugoslavia, di quell'esperimento politico e sociale certamente interessante che si è infranto - come lui dice - nel riaffermarsi della proprietà. Personalmente ho un'idea piuttosto diversa, che fa risalire quel che è accaduto in primo luogo al fallimento di quell'esperimento, che pure rappresentava un tentativo originale di declinare il comunismo. Non è questa la sede per parlarne in maniera approfondita, ma se qualcuno è interessato... a disposizione.

Ma questo non mi impedisce di lavorare insieme a Piero per dare voce alla cultura, a quegli intellettuali che forse rappresentano l'unica via d'uscita. Da tempo vado dicendo che tutti i nostri sforzi di attenzione e di sostegno dovrebbero indirizzarsi verso la cultura, per contribuire a formare una nuova classe dirigente di persone per bene, senza la quale a farla da padroni - nei Balcani come altrove - saranno i nuovi ricchi, in questo caso i signori della guerra che si sono rapidamente riposizionati come uomini d'affari (del resto per loro la guerra era esattamente questo) e che, guarda caso, erano anche gli esponenti dell'apparato comunista che la guerra l'hanno voluta come opportunità per succedere a loro stessi.

In particolare stiamo lavorando alla realizzazione di una mostra dell'assedio, una raccolta di opere realizzate durante la "blokada" da rappresentare insieme ad alcune delle espressioni culturali che rappresentano la storia di quella città e che l'assedio ha cercato di cancellare colpendo, fino a distruggerli, l'Istituto orientale e la Biblioteca nazionale, altrove i ponti e i simboli di quella koiné che fa della Bosnia Erzegovina una piccola Europa.

So di toccare tasti delicati quando dico che le celebrazioni non servono, che rischiano l'autoreferenzialità. E che come non si è riflettuto su quel che è accaduto nel cuore dell'Europa negli anni '90, ora non si riflette affatto su quel rumore fondo che sale da questa regione e che la porta ad essere il ventre fragile di un'Europa che ancora non c'è e che appare più fragile che mai.

Non si può non interrogarsi sul senso delle cose. Ne parliamo il giorno successivo a Trento con Antonio, Samuela, Federico a proposito di un altro evento che stiamo preparando e che va nella stessa direzione, quello di riprendere la matassa di un percorso culturale che considero la vera risposta al rumore. Nell'ambito del percorso sul limite del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani vorremmo parlare dell'Ulisse che, non dovremmo scordarlo, era un uomo di queste terre. Come di queste terre era il suo più grande interprete cinematografico, quel Bekim Fehmiu il cui nome si è perso nel tempo. Chi di noi ha qualche anno in più non può non ricordare l'attore accanto a Irene Papas, anche lei donna balcanica, nei panni del protagonista dell'Odissea. Per la mia generazione, la voce di Giuseppe Ungaretti che recita Omero nell'introdurre quel film trasmesso a puntate sulla Rai in bianco e nero, è un tratto indelebile di quel passaggio di tempo.

Bekim Fehmiu non ha retto alla tragedia jugoslava e il 15 giugno 2010 ha deciso di porre fine alla sua esistenza, un po' seguendo la sorte del suo paese. Il Tavolo trentino con i Balcani ha deciso di dedicargli una mostra realizzata con il concorso dei giovani coinvolti nei progetti di cooperazione di comunità in Kosovo, Serbia e Bosnia Erzegovina, un lavoro del tutto inedito presentato in prima mondiale a Pristina (Fehmiu era nato a Sarajevo da una famiglia di origine albanese) con un grande successo di pubblico e di risonanza mediatica. E' stato l'inizio di un tour che sta toccando le capitali jugoslave e che arriverà in Italia nel mese di ottobre.

L'Ulisse, nel suo viaggiare alla ricerca dell'ignoto, rappresenta il moderno paradigma del limite. Tanto da portare un artista sensibile come Vinicio Capossela a dedicare proprio a Bekim Fehmiu il suo ultimo straordinario lavoro. Sarà la cornice del Teatro Sociale di Trento nel mese di ottobre ad ospitare - in occasione della presentazione della mostra - un evento dedicato all'Ulisse di Bekim Fehmiu con una serie di ospiti di eccezione di cui ancora non posso dire.

Potete anche non crederci, ma mi emoziono a scriverne. Voglio dire che proprio questo modo di pensare la pace voleva essere il timbro che immaginavo nel momento in cui ho assunto la presidenza del Forum. Non la pace dell'ignoranza, ma il tentativo di dare una risposta al tragico amore per la guerra.

Quando esco dalla stazione, al mio ritorno da Milano, incontro Annalisa, Giuliano, Luciana e Roberta nei giardini di Piazza Dante. Insieme parliamo di quel che è accaduto il giorno precedente e intorno a noi si scorge un'umanità perduta. Nonostante gli arresti c'è un via vai di ragazzotti, un mix di bullismo e di piccoli spacciatori. Giri lo sguardo e attorno ad una panchina un gruppo di persone non più giovani, forse russi dall'accento, testimoniano di una marginalità i cui confini con il degrado quasi si confonde. Delle lattine e delle cartacce per terra probabilmente nemmeno si accorgono, tanto il disordine è nelle loro esistenze.

Il problema è che, in questo mondo, questa è la normalità. Non lo dico per giustificare un bel niente. Penso solo che dovremmo rifletterci.

 

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