"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

31/07/2012 -
Il diario di Michele Nardelli
Dolomiti

Due giorni di Consiglio Provinciale per discutere il DDL 315 della Giunta provinciale sulle opere pubbliche. Una legge di riordino delle normative sugli appalti, niente di particolare tanto è vero che in Commissione non c'erano state opposizioni significative. Quello che accade in aula non ha invece sostanzialmente nulla a che fare con i contenuti, molto con l'avvicinarsi della scadenza del mandato consiliare. E' davvero insopportabile che ciò avvenga ad un anno e tre mesi dalle elezioni (novembre 2013), come se la legislatura durasse quattro anni anziché cinque. Una parte dell'opposizione fa una sorta di ostruzionismo non dichiarato, su un provvedimento che sostanzialmente condividono, solo per prendersi uno spazio di diretta televisiva gratuito. Così gli interventi spaziano su argomenti generali, una tribuna libera sulla crisi economica e sul governo del Trentino. Stare al gioco significherebbe stare in aula per giorni e giorni, e così siamo costretti a non replicare alle scemenze che vengono dette a proposito di un Trentino sull'orlo della bancarotta, in preda alle mafie, dove si sperpera il patrimonio pubblico e così via.

Che si sia già in campagna elettorale lo si evince anche dalle cronache dei giornali, abili nel raccogliere i movimenti in corso (e il chiacchericcio) sul dopo Dellai. E questo, invece, non riguarda l'opposizione bensì la nostra maggioranza. E più in generale la degenerazione della politica, dove prevale l'attenzione ai destini personali piuttosto che la capacità di leggere il presente e di immaginare il futuro.

Non vorrei contribuire a questa deriva, ma è inutile nascondere la proliferazione di autocandidature (e di ambizioni) che s'aggirano per la poltrona, invero impegnativa e scomoda, dell'inquilino di Piazza Dante. Ieri il "Trentino" indicava l'emergere della candidatura di Luca Zeni, il nostro giovane capogruppo, accanto a quella "naturale" del vicepresidente Alberto Pacher e quella non nascosta dell'assessore Alessandro Olivi. Tutti del PD, naturalmente. Senza dimenticare, sempre di area democratica, quella di Donata Borgonovo Re, candidatura che si sta costruendo attraverso una fitta ragnatela di contatti sul territorio. Se il senatore Claudio Molinari non avesse aderito ad un altro gruppo parlamentare (il che peraltro non significa che non ci pensi) i possibili candidati di area democratica salirebbero a cinque e non è detto che il quadro sia ancora completo.

Ci sono poi le candidature che emergono dagli altri partiti della coalizione, quella dell'assessore alla sanità Ugo Rossi per un PATT che si sente con il vento in poppa, oppure quella seppure ancora in sordina dell'assessore Mauro Gilmozzi, candidato di maggior spicco - almeno per il momento - dell'UpT, in attesa che da quest'area non emerga qualche altra figura, l'outsider dell'ultima ora per evitare di finire come Diego Schelfi, il potente presidente della cooperazione trentina stroncato nelle sue velleità politiche prima ancora che la sua candidatura a successore di Dellai venisse in qualche modo ufficializzata.

Come sapremo districarci in questa matassa, se con le primarie e con quali primarie (di coalizione o di partito?), sarà motivo di accesa discussione nei prossimi mesi. In realtà lo è già, il tema è stato posto dall'intervento del direttore de "L'Adige" Pierangelo Giovanetti  indicando la necessità di una forte discontinuità nella guida dell'autonomia trentina. Ed è esattamente questo il tema che sotto traccia segna il confronto (e l'atteggiamento politico verso l'esecutivo Dellai) nell'azione del gruppo consiliare del PD del Trentino e del quale parlavo nella precedente puntata di questo diario.

Come vado dicendo da tempo, fra noi c'è un diverso giudizio sull'anomalia trentina, resa possibile - oltre  all'autonomia, ad un diverso assetto proprietario e alla straordinaria rete partecipativa - anche grazie ad una sperimentazione politica originale che questa terra ha saputo esprimere nello smarcarsi dal panorama politico nazionale.

Chiudo questa parentesi, inutile del resto dar finta che di questo non si parli, ritornando ai nostri due giorni di seduta consiliare. Sottraendomi ad una discussione che non esiste, rivolgo altrove la mia attenzione. Nell'intervallo del lunedì la Commissione Europa vara un documento nell'ambito della consultazione dell'Unione Europea sulle procedure in merito alla questione della diffusione della banda larga (lo trovate nella home page). Il Trentino è all'avanguardia nell'aver investito in questi anni sulle autostrade informatiche e quindi abbiamo le carte in regola per dire la nostra. O no?

Come Gruppo consiliare già un anno e mezzo fa avevamo chiesto lumi al presidente Dellai sul contratto con Telecom, senza ricevere risposta. Luca Zeni scrive dei suoi dubbi sul contratto Telecom che consegna al  Corriere del Trentino, io chiedo un incontro con Sergio Bettotti, il dirigente della PAT che ha seguito la partita, per capire meglio i termini del contratto e dell'approfondimento richiesto dalla Commissione Europea. Due atteggiamenti diversi, a fronte del fatto che il Trentino è il territorio europeo dove il progetto di estensione della banda larga è in stato di maggior avanzamento, dove l'accordo con i privati ha permesso di risparmiare risorse (nella zona grigia, che vede la presenza del 60% delle unità abitative) e quindi di farci carico come PAT della zona bianca (dove nessun soggetto privato è interessato ad intervenire per effetto della scarsa densità di unità abitative, per capirci 175 comuni su 217). Il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto? La considerazione che mi viene da fare è che una coalizione di governo si dovrebbe reggere su un rapporto di fiducia e di dialogo, specie dopo aver appena approvato la nuova legge sul riordino del sistema informativo elettronico trentino e il software libero. Anche questo riguarda la discontinuità...

Incontro Luca Paolazzi e Sergio Remi che si occupano di progetti di animazione territoriale nell'ambito di Trentino Sviluppo, una delle società di sistema della PAT. Che l'animazione territoriale sia una delle condizioni fondamentali per affrontare questo nuovo tempo (non uso per scelta il termine crisi) è fra noi convinzione comune. Il problema è che questo approccio non è ancora cultura politica diffusa e questo rappresenterà uno dei temi di fondo (insieme a quello in fondo non tanto diverso sull'apprendimento permanente) del mio lavoro in Consiglio Provinciale in questi ultimo segmento di legislatura e nei mesi che ci separano dalla prossima finanziaria.

In una conferenza stampa promossa dal Coordinamento del PD del Trentino viene presentato un documento in difesa della nostra autonomia rispetto agli attacchi che vengono dal Governo Monti, anche dopo le uscite del senatore Giorgio Tonini sulla necessità che il Trentino debba dare di più rispetto alla drammatica situazione in cui versa il paese. Una posizione equilibrata e di stampo europeista, quella espressa dal segretario Michele Nicoletti, che sostanzialmente condivido.

Incontriamo i rappresentanti del PD della Provincia di Belluno. Il governo Monti li ha cancellati, la provincia non esiste più, governati dalla pianura, da Venezia o Treviso che sia. Insopportabile. Proviamo a definire un'azione comune, nella prospettiva della regione delle Dolomiti. A ferragosto ci faremo sentire. Ne parlo anche con Giuseppe Ferrandi per disegnare un'azione comune sul tema alpino fra i luoghi trasversali che abbiamo cercato di costruire in questi mesi (Comunità responsabile e Politica responsabile). Il tema della Comunità delle Alpi s'impone.

Mentre in Europa si è alle prese con i tagli alle spese (ma non, o in misura insufficiente, quelle militari), in Siria la situazione diventa ogni giorno più drammatica. Il potere della famiglia Assad ancora si regge sul controllo del potere militare, sul sostegno da parte di Russia e Cina, sulla repressione del dissenso, della primavera e della rivolta. Che oggi ha assunto i caratteri della guerra civile. Al Forum organizziamo un incontro anche sollecitati dall'associazione "Un ponte per..." il cui coordinatore ad Amman nei giorni scorsi mi ha scritto per chiederci sostegno su un'emergenza profughi siriani in Giordania di spaventose proporzioni. Con le associazioni presenti decidiamo di fare la nostra parte, rivolgendo un appello alle realtà trentine che operano nel vicino oriente e mettendoci in rete con le iniziative che l'assessorato alla solidarietà internazionale della PAT sta organizzando con la Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa. Vi informerò a breve.

Arriva agosto, forse sarebbe il caso di rallentare un po'.

 

2 commenti all'articolo - torna indietro

  1. inviato da Michele il 01 agosto 2012 13:13
    Caro Stefano, hai certo ragione nel dire che la situazione è più copmplessa e condivido in buona sostanza la tua analisi circa la piega che ha trasformato la primavera in guerra civile. Ma non era mia intenzione, nella cronaca della giornata, entrare nel merito del perché l'opposizione siriana ad un certo punto abbia assunto una dimensione ben lontana dalla resistenza nonviolenta.
    In ogni caso fai bene a riportarmi al dovere di approfondire e di non dare adito alla semplificazione e alla banalizzazione della realtà. Per questo ti ringrazio.
  2. inviato da stefano fait il 01 agosto 2012 12:39
    Mi piacerebbe, almeno qui, leggere una posizione meno parziale della questione siriana, che tenesse conto del fatto che tutte le forze di opposizione ad Assad che volevano negoziare con il governo per la transizione sono state estromesse scientemente da chi voleva lo scontro, fregandose delle morti tra i civili, cosa che ha trasformato il conflitto in una questione di vita o di morte per lo stesso Assad e rendendo futile ogni sforzo di riconciliazione che pure continua ad essere tentato dal basso.
    Non si può far finta che la situazione sia più semplice e lineare di quello che è, specialmente da parte di chi ha visto quanto fosse complesse le questioni in Bosnia e Kosovo, o nei Territori Occupati.
    L'Occidente è complice di quel che sta succedendo in Siria almeno quanto lo sono Cine e Russia. Il tacito sostegno ad Al-Qaeda in Siria è solo l'ultima delle nostre infamie.
    Cerchiamo di sforzarci di andare oltre le apparenze, altrimenti finiremo per credere a qualunque "verità" che discenda dall'alto e allora addio autonomia e addio comunità responsabili.
    Un abbraccio
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