"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

28/08/2013 -
Il diario di Michele Nardelli
Lo slatko, il dolce del benvenuto

Tornato stanotte da Belgrado. La conferenza è andata bene, una mattinata nella quale il professor Jovan Teokarevic ha parlato del Danubio come grande metafora europea ma anche come progetto euroregionale, dove io ho affrontato il tema del t.erritorio come chiave per abitare i processi della globalizzazione ma anche del valore delle reti regionali europee, Sergio Valentini ha illustrato la filosofia di Slow Food e le rappresentanti delle realtà locali della Bosnia Erzegovina, della Bulgaria e della Serbia hanno presentato i loro prodotti diventati altrettanti presidi Slow Food. Una mattinata interessante per tutti i presenti, dall'addetto culturale dell'Ambasciata italiana a Belgrado, ai giornalisti, ai viaggiatori danubiani, conclusasi con la degustazione dei prodotti che, lo devo proprio dire, sono davvero di grande qualità.

Questa non è solo un'attenzione necessaria, ma una vera e propria idea di sviluppo locale che andiamo coltivando da tempo attraverso i programmi di cooperazione di comunità che il Trentino ha realizzato nel tempo. E ora il sostegno che sembra venire dall'Ambasciata è certamente un segnale positivo. Conoscono l'attenzione della nostra terra verso i Balcani e il grande lavoro di Osservatorio Balcani Caucaso da tutti considerato un punto di riferimento ineludibile. E Slow Food qualcosa di fortemente evocativo, oltre i confini. I partecipanti al viaggio sul Danubio seguono con attenzione e cominciano ad entrare nello spirito del turismo responsabile e a comprenderne la bellezza e, perché no?, anche il piacere. Le parole che mi rivolgono sono di grande compiacimento per il nostro lavoro. 

Ma la cosa che ancora più mi sembra importante è che la progettualità politica, economica e sociale di cui parliamo a Trento e a Belgrado sia in buona sostanza la stessa. Una comunità di pensiero che deve diventare politica in senso pieno nel trovare le forme di dialogo necessarie per rendere permanente il confronto e insieme per definire le iniziative per contrastare le dinamiche dell'omologazione e della distruzione delle unicità, dinamiche ben più forti di noi e che hanno a che fare con la crescita ovunque di centri commerciali, con la volgarizzazione dell'immaginario, con la criminalità economica organizzata... E' quel che vedo intorno a me seppure in una visita di ventiquattr'ore. Ma c'è anche dell'altro e i nostri partner ne sono l'espressione.

Riparto da Belgrado con un po' di tristezza, perché - non lo posso nascondere - questo sguardo incrociato fra i luoghi della mia Europa mi manca.

 

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