"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Economia

Il digitale innesca la crisi kazaka
carta geografica Kazakistan

Quello che non poté la condizione sociale poté la sete di criptovalute

di Sergio Bellucci *

Che la situazione sociale del Kazakistan fosse precaria era una informazione nota da tempo. Che precipitasse per gli equilibri digitali del nuovo mondo globale digitale legato alla Blockchain non era prevedibile (almeno negli schemi del passato).

Nei mesi scorsi, infatti, la Cina aveva assunto la decisione di eliminare i sistemi di criptovalute ad eccezione di quella statale. Nel provvedimento era incluso il divieto di effettuare il cosiddetto “mining” delle blockchain sottostanti (la tecnologia su cui si basano le criptovalute e che per le transazioni necessita di una forte capacità di calcolo informatico – chiamato mining – reso disponibile da veri e propri centri di calcolo che vivono attraverso queste funzioni). La Cina, fino a quel momento, era il primo territorio per capacità di mining nel mondo. Il Kazakistan il secondo.

Aumentare il PIL o fermare il cambiamento climatico?
Giorgio Parisi

Questo è il discorso che Giorgio Parisi, premio Nobel per la Fisica 2021, ha pronunciato l'8 ottobre 2021, alla Camera dei Deputati in occasione del Pre-COP26 Parliamentary Meeting, la riunione dei parlamenti in vista della Cop26, la Conferenza sui cambiamenti climatici che si terra a Glasgow dall'1 al 12 novembre.

di Giorgio Parisi *

L’umanità deve fare delle scelte essenziali, deve contrastare con forza il cambiamento climatico. Sono decenni che la scienza ci ha avvertiti che i comportamenti umani stanno mettendo le basi per un aumento vertiginoso della temperatura del nostro pianeta. Sfortunatamente, le azioni intraprese dai governi non sono state all’altezza di questa sfida e i risultati finora sono stati assolutamente modesti. Negli ultimi anni gli effetti del cambiamento climatico sono sotto gli occhi di tutti: le inondazioni, gli uragani, le ondate di calore e gli incendi devastanti, di cui siamo stati spettatori attoniti, sono un timidissimo assaggio di quello che avverrà nel futuro su una scala enormemente più grande. Adesso, comincia a esserci una reazione forse più risoluta ma abbiamo bisogno di misure decisamente più incisive.

 

 

Accesso al credito e Casse Rurali
Falegnameria

 

di Alex Faggioni

(novembre 2021) Da un anno e mezzo l'apertura dei TG, dei giornali, l'argomento più dibattuto nei talk show televisivi, è l'andamento della pandemia e le reazioni dell'opinione pubblica alle direttive emanate dal governo per il suo contrasto. Il dibattito pubblico si è cristallizzato attorno a questo anche se nel frattempo il mondo continua a scorrere ed il processo di erosione dei sistemi che per decenni hanno contribuito a garantire la tenuta sociale continua inesorabile.

La revisione di tutto l'impianto del terzo settore, cui le realtà trentine non sono esenti, procede spedito verso forme di privatizzazione ed accentramento di stampo marcatamente neoliberista. Processi in atto da tempo e denunciati vent'anni fa dai movimenti di protesta di Genova oggi non sono più semplici proiezioni teoriche di prospettiva ma sono piuttosto una realtà concreta che incide sulla vita di tutti noi.

Accanto alla messa in discussione quotidiana dei diritti dei lavoratori portata avanti con parole d'ordine come flessibilità e attraverso una trasformazione nell'ingaggio delle maestranze in forme sempre più liquide e precarie, stiamo vivendo in maniera del tutto inconsapevole all'opinione pubblica, un gravissimo processo di restringimento della possibilità di accedere al credito da parte di artigiani e realtà produttive. Posso testimoniare rispetto a questo un’esperienza diretta che mette a nudo un sistema territoriale che ha dei tratti inquietanti.

 

 

 

La ripulitura reputazionale del nucleare e il Grande Fratello
Chernobyl

di Alessandro Mengoli *

In questa estate calda anche alcuni temi sembrano aver risentito del clima. Si torna a parlare con insistenza delle scelte energetiche e come queste influenzino non soltanto le politiche degli stati ma anche le scelte individuali.

Traggo spunto da un articolo apparso sul Foglio, oramai diventato per me fonte di ispirazione. Si parla della bislacca idea di creare una APP personale per calcolare le proprie emissioni di CO2: sono queste proposte che portano la gente ad odiare qualsiasi politica di contrasto ai cambiamenti climatici. E aggiunge, rincarando la dose, come se non bastassero gli aumenti delle bollette.

Visto che l’articolo si appella alla logica, nel proporre soluzioni efficaci, non si capisce quale nesso logico accomuna la APP, che vuole spiare i nostri comportamenti, al costo dell’energia elettrica o del gas. L’unico nesso che vedo è la produzione di CO2, rispetto la quale si mostra il fastidio nei confronti dei tentativi di limitarla in qualsiasi modo, o con la APP o con l’aumento tariffario.

 

Incagliati
Il traffico navale nel mondo

«Tempi interessanti» (112)

C'è un'immagine satellitare che descrive meglio di ogni considerazione la follia di un modello di sviluppo e di consumi nel quale ci siamo incagliati. Quell'immagine ci descrive l'ingorgo che la signoria del mercato e del profitto ha prodotto nella circolazione globale delle merci e più in generale nel nostro modo di vivere. E di cui spesso nemmeno ci accorgiamo, tanto consideriamo naturale l'artificialità del mondo che abbiamo costruito in questa infinitesima frazione della storia del nostro pianeta.

Poi accade che una nave portacontainer lunga 399,94 metri e alta come un condominio, che a pieno carico ha una stazza di 220.940 tonnellate, sia investita da una tempesta di sabbia peraltro piuttosto normale nella regione e s'incagli nel Canale di Suez con il suo carico di 18.500 container. L'ingorgo blocca quattrocento navi nel Mar Rosso, nel Canale di Suez e nel Mediterraneo per almeno una settimana (un'altra settimana servirà a ripristinare il corso “normale”). Nel frattempo un numero ancor più considerevole di navi mercantili vengono dirottate verso la circumnavigazione dell'Africa...

Ammodernare l'insostenibilità?
Lentezza

Questo Pnrr è un piano di ammodernamento di un modello di sviluppo insostenibile, non promuove la transizione ecologica e non affronta alla radice le cause delle crisi che stiamo vivendo

Comunicato di Slow Food Italia

(27 aprile 2021) Si addensano molte nubi nel cielo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. C’era da aspettarselo, tale è la posta in palio (complessivamente il Presidente Draghi parla di 248 miliardi di euro investimenti) e tali sono gli interessi solleticati da questa enorme quantità di denaro.

Pnrr, Slow Food: «Non è una strategia per la transizione ecologica»

«Quella che emerge dalla lettura del Pnrr non è una strategia per la transizione ecologica ma piuttosto un programma per l’ammodernamento del Paese. Come se all’origine delle crisi che stiamo vivendo ci fosse principalmente una condizione di arretratezza dell’Italia rispetto al contesto globale e non, invece, un problema di modello di sviluppo. La transizione dovrebbe essere un passaggio da un modello all’altro e non un aggiustamento, pur se profondo, di un modello che si vuole perpetuare. Per fare un esempio: nei capitoli dedicati all’agricoltura si propone il rinnovo del parco macchine, che può anche non voler dire nulla in termini di transizione ecologica o, addirittura, può avere effetti negativi, se dovesse tradursi nel passaggio a mezzi sempre più pesanti che compattano sempre più i suoli», afferma Francesco Sottile, a nome del Comitato esecutivo di Slow Food Italia.

 

L'urgenza del cambiamento
Ringraziamento

Idee e proposte attorno al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

 

a cura di Slow Food Italia Aps


(25 febbraio 2021) La pandemia è stata insieme un evidenziatore e un acceleratore delle crisi sistemiche che attraversano questo tempo: crisi ambientale, climatica, alimentare, demografica, migratoria, economica e sociale, finanziaria e, infine, culturale e politica. Per questo sarebbe giusto parlare di sindemia, di fronte alla quale viene in luce tutta l'inadeguatezza degli strumenti interpretativi, di visione e di governance da parte delle istituzioni nazionali ed internazionali, tanto nell'affrontare l'emergenza sanitaria, quanto nell'andare alle cause che ne sono all'origine.

Appare improcrastinabile l'assunzione di un nuovo approccio, quello della complessità. Del nostro essere parte, come genere umano, della natura di cui siamo un frammento e del nostro rapporto di co-evoluzione con essa. Del carattere limitato della nostra conoscenza e delle risorse di cui dovremmo disporre, avendo consapevolezza della nostra impronta ecologica. Di un presente dove tutto si tiene, dove l'interdipendenza annulla le distanze e nel quale ogni nostra scelta, individuale o collettiva, ricade ed influenza il destino di tutti e della nostra madre Terra.

Occorre, in altre parole, cambiare rotta. E di questo cambiamento Slow Food intende essere parte attiva e interlocutore autorevole e affidabile. A partire dalla sua natura peculiare di movimento insieme globale e territoriale per il diritto a un cibo buono, pulito, giusto per tutti, capace in oltre trent’anni di battaglie di dimostrare che nutrirsi e fare la spesa sono anche atti politici.

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