"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Palestina

Contro le tensioni mondiali, la pace sia utopia concreta
Gaza. Immagine da il manifesto

di Federico Zappini *


Sono passati sei mesi dai feroci attacchi condotti da Hamas in alcuni kibbutz israeliani posti a nord della Striscia di Gaza. Le immagini di quelle ore, testimonianza di violenze efferate, ci hanno raggiunto lasciandoci sgomenti.

Un tale carico di violenza non ha impiegato molto ad attivare i suoi effetti nefasti. Nei centottanta giorni successivi, e anche ieri nella giornata in cui anche a Gaza terminava il periodo di Ramadan, davanti ai nostri occhi si è dispiegata la reazione militare dello Stato d’Israele su di un fazzoletto di terra (360 kmq di estensione, venti volte meno della provincia di Trento) nella forma di una sproporzionata azione militare che anche in questo caso ha visto come vittime ampiamente maggioritarie – tra le oltre 30.000 che contiamo fino ad ora – uomini, donne e bambini con nessuna altra “responsabilità” oltre a quella di essere nati e cresciuti in uno spicchio sbagliato del Mondo, tormentato da indicibili sofferenze senza un impegno sufficiente per cambiarne il destino e per intraprendere un percorso credibile di pacificazione e giustizia.

Oggi ci sono tristemente familiari – dopo anni di sguardo colpevolmente rivolto altrove – il posizionamento dei valichi di ingresso a Gaza (Erez a nord e Rafah verso l’Egitto), i nomi delle città che compongono la Striscia (le martoriate Gaza City e Khan Yunis su tutte) e degli ospedali bombardati (Al-Shifa), le storie delle organizzazione che più si sono spese in un contesto così difficile, come nel caso di World Central Kitchen che ha perso recentemente in un raid sette dei suoi operatori sul campo.

 

Mai indifferenti. Voci ebraiche per la pace
Crepax, Dialogo

 

Un appello intorno al Giorno della memoria

 

Siamo un gruppo di ebree ed ebrei italiani che, nell’avvicinarsi del Giorno della Memoria e nel vivere il tempo della guerra in Medio Oriente, si sono riuniti e hanno condiviso diversi sentimenti: angoscia, disagio, disperazione, senso d’isolamento.

Il 7 ottobre, non solo gli israeliani ma anche noi che viviamo qui siamo stati scioccati dall’attacco terroristico di Hamas e abbiamo provato dolore, rabbia e sconcerto.

E la risposta del governo israeliano ci ha sconvolti: Netanyahu, pur di restare al potere, ha iniziato un’azione militare che ha già ucciso oltre 25.000 palestinesi e molti soldati israeliani, mentre a tutt’oggi non ha un piano per uscire dalla guerra e la sorte della maggior parte degli ostaggi è ancora incerta.

Purtroppo sembra che una parte della popolazione israeliana e molti ebrei della diaspora non riescano a cogliere la drammaticità del presente e le sue conseguenze per il futuro.

I massacri di civili perpetrati a Gaza dall’esercito israeliano sono sicuramente crimini di guerra: sono inaccettabili e ci fanno inorridire. Si può ragionare per ore sul significato della parola “genocidio”, ma non sembra che questo dibattito serva a interrompere il massacro in corso e la sofferenza di tutte le vittime, compresi gli ostaggi e le loro famiglie.

L'Italia revochi immediatamente la sospensione dei fondi all'UNRWA
Il logo dell'iniziativa

( 5 febbraio 2024) A poche ore dalla decisione della #CorteInternazionalediGiustizia, che il 26 gennaio ha messo sotto inchiesta Israele per genocidio, gli Stati Uniti - e poi Regno Unito, Canada, Australia, Germania, Italia, Paesi Bassi e Finlandia - hanno sospeso i fondi per l’#Unrwa, l’agenzia Onu per l rifugiat palestinesi.

Non è una coincidenza. È una vergognosa ritorsione, un’ulteriore punizione collettiva inflitta alla già martoriata popolazione palestinese, che ora più che mai ha bisogno urgente di cibo, medicine, alloggi e altri aiuti - e solo l’Unrwa è in grado di assicurarli, per la capillarità della sua presenza e per il suo mandato.

La decisione di sospendere i finanziamenti all’Unrwa arriva dopo l’accusa che Israele ha rivolto ai 12 dipendenti dell'agenzia, che sarebbero stati coinvolti negli attacchi di Hamas del 7 ottobre.

Indipendentemente dalla veridicità di questa affermazione, 12 individui - peraltro già sospesi dal lavoro - su un totale di 30mila dipendenti (lo 0,04% del totale) dell'agenzia non costituiscono certo una valida ragione per sospendere i fondi all’agenzia. Volendo applicare la stessa logica, sarebbe come decidere di sciogliere un comune italiano, chiudendo anche trasporti pubblici e scuole, a seguito dell'arresto di qualche dipendente comunale.

Per una pace ingiusta
Ombre

di Raniero La Valle

 

Credo che dobbiamo alzare il livello di coscienza riguardo alla tragedia in atto a Gaza. La guerra di Gaza è di fatto una radiografia della situazione mondiale, è una confessione sullo stato del mondo.

L'evento di Gaza non è una guerra, ma è un genocidio, e come tale rappresenta il punto di caduta della nuova concezione della guerra quale è stata adottata a partire dalle scelte strategiche sulla sicurezza compiute degli Stati Uniti dopo gli attentati alle Torri gemelle dell'undici settembre 2001. In quel frangente veniva affermato che non era più sufficiente la dissuasione dall'aggressione affidata alla potenza militare pronta all'uso e fornita di armi di distruzione di massa: questo non bastava più, una tale strategia veniva considerata ormai insufficiente a garantire la sicurezza. Veniva adottata invece la dottrina della prevenzione basata sul fatto che “la migliore difesa e l'offesa”, che “non si poteva permettere agli avversari di sparare per primi”, che occorreva un’azione “anticipatoria persino nell'incertezza del luogo e dell'ora dell'attacco da parte dei nemici”. Nei documenti del 12 ottobre 2022 firmati da Biden e dal capo del Pentagono, Loyd Austin, la difesa veniva fatta consistere nella “competizione strategica” per il dominio, dove l’ultimo nemico da abbattere, entro il decennio, era considerata la Cina. Ed è sulla base di questa concezione della “difesa” che ora il segretario di Stato americano Blinken offre una completa copertura ad Israele per la sua guerra ad oltranza contro Hamas.

L'infelicità araba
Samir Kassir
 
L'infelicità araba
 
Einaudi, 2006
 

Eredi di una grande civiltà che guardava al futuro, gli arabi possono riappropriarsi del proprio destino. A patto di liberarsi della cultura del vittimismo. E di fare i conti con quella modernità che molti continuaano a vivere come una minaccia.

Samir Kassir (Beirut, 1960-2005) ha animato per due decenni la vita intellettuale e politica libanese. Nel 2005 ha ispirato la “primavera di Beirut”, il movimento di massa che ha condotto alla liberazione del Libano dalle truppe di occuupzione siriane. Un impegno che ha pagato con la vita, venendo assassinato il 2 giugno 2005 in un attentato. Questo è il suo ultimo libro, il suo testamento politico.

Guerra e Pace. Assemblea dell'ANPI.
Palestina, ulivo millenario

Sabato 20 gennaio 2024, alle ore 9.30, nella sala Macondo dell'ARCI di Trento (percorso totalmente sbarrierato), adiacente alla sede ANPI in Viale degli Olmi 26

 

Assembea degli iscritti all'ANPI del Trentino

 

sui seguenti temi:

PALESTINA - UCRAINA - PRESENZA DELL'ANPI ALL'INTERNO DEL MOVIMENTO PER LA PACE

 

Ne parleremo con Michele Nardelli, promotore del Cantiere di Pace e dell'appello "USCIAMO DALLA GABBIA" sul conflitto israelo – palestinese, che riportiamo in allegato.

Digiuno per la Pace e il Cessate il fuoco
Jaffa, cent'anni fa

Staffetta trentina

Nei venerdì e lunedì dal 12 al 26 gennaio si tiene la staffetta “Digiuno per la Pace e il Cessate il fuoco!” come forma di  condanna a ogni forma di violenza e vicinanza alle vittime delle guerre. La staffetta si rivolge a tutte le persone che hanno a cuore la Pace e vuole essere uno strumento di connessione e attivazione nel segno della  mediazione, del confronto e del negoziato. La staffetta è promossa dal Cantiere di Pace del Trentino e dal Centro Pace, ecologia e diritti di Rovereto in rete con tante associazioni del Trentino.

Per aderire iscriversi al modulo https://bit.ly/41HOtK6 o scrivere all’email staffettadigiunotrentino@gmail.com per fissare il tuo giorno. Dall’11 gennaio guarda il calendario pubblico sul sito www.rovepace.org

Nel mese di novembre e dicembre la staffetta ha coinvolto un centinaio di persone con una modalità nonviolenta a partire dall’appello “Fermiamo la violenza, prendiamo per mano la pace” che chiede di fermare la violenza, la sete di vendetta, l’odio e la sfiducia per bloccare il conflitto che è già andato oltre Gaza: in Cisgiordania si muore come mai è successo prima, il confine sud di Israele con il Libano sta sperimentando una guerra a cosiddetta “bassa intensità”. Occorre riprendere per mano la Pace ricostruendo dal basso un movimento collettivo che unisca tutte le donne e gli uomini schierati contro la guerra, contro la violenza, che rifiutano la logica della negazione dei diritti dell’altro e dell’occupazione, che aspirano ad una società libera e democratica.

Nella Striscia di Gaza, oltre due milioni di persone lottano per sopravvivere a una catastrofe umanitaria con un numero di vittime civili senza precedenti. La guerra impregna anche l’aria e l’acqua della Palestina ed è esplosa con una violenza senza precedenti.

Gli attacchi diretti ai civili e gli attacchi indiscriminati contro obiettivi civili sono assolutamente vietati dal diritto internazionale umanitario e possono costituire crimini di guerra. In considerazione di cio, la societa civile e le organizzazioni per i diritti umani ribadiscono la necessita di un cessate il fuoco immediato e prolungato, come unico strumento per garantire che tutti i civili siano protetti, che gli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas e di altri gruppi armati palestinesi siano liberati e che la popolazione di Gaza possa ricevere gli aiuti umanitari di cui ha disperato bisogno.

Ribadiamo l’urgenza del cessate il fuoco, dei canali umanitari per soccorrere la popolazione, dell’azione diplomatica internazionale per l’immediato rilascio degli ostaggi... ma serve anche una visione politica su cosa avverrà dopo questa fase di guerra, perché le scelte di adesso condizioneranno il futuro.

Ora più che mai abbiamo il dovere di riflettere, comprendere e agire, senza voltare la testa dall’altra parte. Come diceva Vittorio Arrigoni, che proprio fra le strade di Gaza ha trovato la morte, “restiamo umani”.

 

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