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giovedì, 5 settembre 2024 ore 17:00

Incontro del Collettivo di scrittura
Un anno fa a Marettimo

Si svolgerà dal 5 all'8 settembre 2024 il secondo incontro in presenza del Collettivo di pensiero e di scrittra nato attorno a «Inverno liquido». Dopo quello di Marettimo (Isole Egadi) dell'ottobre scorso, quest'anno l'appuntamento è sulle Alpi Occidentali, in Valle Varaita, nel Borgo di Puy de Champanesio (CN). 

Le modalità di svolgimento, come si può vedere dalla proposta di programma allegato, sono quelle sperimentate lo scorso anno, una prima giornata per arrivare a destinazione e per la sistemazione nelle antico borgo occitano, il secondo e il terzo giorno per affrontare gli argomenti proposti, alternando la parola con la conoscenza del territorio (siamo a 1680 metri slm e le escursioni non possono mancare), e l'ultimo giorno per un po' di relax prima del ritorno.

Non mancheranno gli incontri con alcuni ospiti di eccezione, così da rendere piene le nostre giornate di confronto.

A Puy di Champanesio non ci sono né alberghi, né trattorie. Quindi il vitto e l'alloggio saranno autogestiti. L'alloggio nelle antiche case di pietra e legno messe a disposizione dalla famiglia Dematteis e il vitto con la valorizzazione delle produzioni locali e con l'apporto volontario dei partecipanti.

Il programma di massima

Borgata Puy de Champanesio, Val Varaita (CN)

Qualche domanda sull'autonomia differenziata. E la proposta di un duplice movimento.
Paul Klee

di Federico Zappini

E' difficile avvicinarsi al tema autonomia differenziata senza farsi cogliere da un doppio pregiudizio. Il primo riguarda il Ministro Roberto Calderoli, già noto per aver nominato la legge elettorale da lui stesso ideata Porcellum. Nomen omen. Il secondo invece deriva dalla storia della Lega Nord, che affonda le sue radici in un progetto politico apertamente secessionista. In crisi l'opzione nazionalista di Matteo Salvini si torna alle origini, con il nord (il lombardo-veneto come ambito geografico di riferimento) a rivendicare il proprio primato sul resto del Paese. Prima noi, giusto?

Due pregiudizi non bastano però se si analizza la questione con gli occhi di un territorio autonomo come il Trentino-Alto Adige. Non si possono scrollare le spalle dicendo che la riforma non ci riguarda direttamente o che per preservare il nostro status sarà sufficiente occuparsi della cosiddetta clausola dell'intesa, oggi alle prese con le fibrillazioni della compagine di Governo, a Roma come nelle due giunte provinciali. Autonomia non può significare mai, per nessuno, disinteresse per ciò che ci circonda. Questo approccio, per così dire difensivo, rischia di perdere di vista le implicazioni più ampie e strutturali dell'impianto proposto dalla norma in oggetto che riguarda l’intero assetto dello Stato, colpendo nel vivo il suo già fragile equilibrio istituzionale e socio-economico.

 

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venerdì, 19 luglio 2024 ore 16:00

L'ecosistema dolomitico e la regione che non c'è
Il monte Peralba, incrocio di regioni nelle Dolomiti

Dosoledo (BL), 19 – 20 luglio 2024

 

Nuove geografie per descrivere il nostro tempo

L'ecosistema dolomitico e la regione che non c'è.

 

Un incontro informale per confrontarsi su nuovi scenari e nuove relazioni fra territori che hanno in comune un ecosistema.

 

Dosoledo (Belluno), Hotel Bellavista

Contro la legge Calderoli, oltre il centralismo*
Sardegna

Il testo che oggi pubblichiamo - tratto dalla rivista Jacobin - offre une una chiave di lettura interessante sulla questione della cosiddetta "autonomia differenziata" che incrocia due sguardi provenienti da altrettante aree ai "margini", la Sardegna e la Venezia Giulia.

 

di Danilo Lampis e Riccardo Laterza**

Il regionalismo differenziato del governo va fermato perché rafforza i poteri economici esistenti. Ma la campagna referendaria non va condotta a difesa dello Stato Nazione: bisogna riappropriarsi da sinistra dei concetti di autodeterminazione e autogoverno.

Scriviamo, mentre il referendum contro ha superato di slancio il mezzo milione di firme raccolte online, da due punti di vista segnati dai contesti in cui viviamo: la Sardegna e una terra di confine, il Litorale meglio conosciuto in Italia con il nome di Venezia Giulia.

Abbiamo sottoscritto il referendum per una ragione su tutte: il combinato disposto tra la possibilità di trattenere parte del gettito fiscale generato sul territorio per il finanziamento dei servizi e delle funzioni di cui si chiede il trasferimento attraverso le intese, e la definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni sulla base di una ricognizione della spesa storica dello Stato in ogni Regione nell’ultimo triennio. In sintesi, chi si è arricchito in questi decenni tratterrà maggiori risorse, chi è rimasto senza investimenti infrastrutturali e sui servizi, con una base produttiva debole e arretrata, resterà inchiodato alla sua condizione perché storicamente ha speso meno. In questo modo si cristallizzano sul piano legislativo le disuguaglianze territoriali sulle quali si è fondata e costruita nei decenni l’Italia unita, rafforzando il processo storico di addensamento di infrastrutture, capitale umano e sociale, capacità istituzionale, sistemi produttivi e reti di imprese nel cuore del Nord Italia. Un processo permesso dal centralismo statale e da dispositivi di colonialismo «interno» funzionali a uno sviluppo diseguale tra – pochi – centri e – molte e diverse – periferie, che hanno visto nella Sardegna sabauda un laboratorio anticipatore di ciò che in seguito sarebbe stato confermato con la «rivoluzione passiva» risorgimentale di gramsciana memoria.

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La disfida in perdita.
C'era una volta... Centro sociale per l'autonomia

Dopo la riflessione di Roberto Pinter sulla riforma Calderoli e la scelta referendaria, prosegue il confronto con l'intervento di Lorenzo Dellai.

 

di Lorenzo Dellai

Condivido pienamente le riflessioni di Roberto Pinter pubblicate sul quotidiano “Il T” nei giorni scorsi. Per come si sta sviluppando, la disfida sulla “Autonomia Differenziata” per le Regioni Ordinarie rappresenta uno dei segni più evidenti – certo non l’unico – del degrado della Politica italiana.

Il Governo di Destra (che si fonda in larga parte su una istanza nazionalista e statalista) ha fatto muro in Parlamento attorno ad una Legge che attua l’art. 116, terzo comma, della Costituzione. L’opposizione di Sinistra (che quella previsione costituzionale aveva voluto e votato, ancora nel 2001) raccoglie invece le firme per un Referendum popolare abrogativo di tale Legge, evocando lo spettro della “divisione” del Paese e della dissoluzione della sua “unità”.

Il Governo di Destra difende la sua proposta in forza di un patto interno fra le sue tre componenti attorno ai loro rispettivi “totem” (alla Lega l’Autonomia Differenziata; a Fratelli d’Italia il Premierato; a Forza Italia la riforma della Giustizia con la separazione delle carriere dei Magistrati). L’opposizione, dal canto suo, trova nella proposta referendaria abrogativa un terreno di intesa (tra i pochi) per il cosiddetto “campo largo”.

Si possono affrontare in questo modo le grandi e delicate questioni delle “Riforme” costituzionali ed istituzionali?

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Autonomia differenziata: il dibattito che non c’è.
Rovereto, Mescolanze

Prosegue il dibattito sulla riforma Calderoli e sul referendum contro l'autonomia differenziata. Oggi l'intervento di Roberto Pinter, pubblicato nei giorni scorsi dal quotidiano "Il T".

 

di Roberto Pinter

La legge Calderoli per l’Autonomia differenziata non è una buona legge, e anche se il primo passo è stato fatto con la riforma costituzionale voluta dal centrosinistra, nasce più per dividere che per cambiare, oggetto di compensazione rispetto al premierato e di difficile attuazione. E’ giusto provare ad affossarla con un’alleanza ampia che coglie l’occasione per mettere in difficoltà il governo Meloni.

In Trentino, più per partito preso che per convinzione, le destre difendono la legge Calderoli, e le sinistre sostengono il referendum abrogativo. Nessun dibattito, nessun confronto e così l’Autonomia speciale, a quanto pare, non ha nulla da dire o non vuol dire nulla rispetto alla riforma che comunque chiama in causa le Autonomie speciali.

Il problema non è il rischio immediato per la nostra Autonomia, ma quanto si sta registrando nel dibattito o meglio nello scontro in atto in Italia. Perché dalla opposizione al disegno di legge Calderoli si è ben presto passati all’opposizione all’Autonomia differenziata e oggi, a forza di semplificazioni, sono sempre di più gli slogan contro l’Autonomia punto e a capo.

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L'alchimia dei luoghi e delle persone
La baita di Puy de Champanesio dove si è svolto l'incontro del Collettivo

 

Collettivo di scrittura

Puy de Champanesio (CN), 5 - 8 settembre 2024


A quasi un anno dall'incontro di Marettimo, nel magnifico scenario di Puy de Champanesio, si è svolto nei primi giorni di settembre un nuovo incontro in presenza del Collettivo di scrittura nato intorno alla realizzazione e alle presentazioni del libro “Inverno liquido”.

La biodiversità delle terre alte alpine, i piccoli borghi abbandonati che stanno con fatica rinascendo, memoria materiale di saperi e di ingegno antichi, oggi coniugati con la sensibilità di conservare un patrimonio altrimenti destinato all'incuria e al degrado: questo sono Puy de Champanesio e gli altri insediamenti sui monti della Valle Varaita, in provincia di Cuneo.

Quindi un grande ringraziamento a Maurizio Dematteis per averci proposto questa scenografia, per la deliziosa ospitalità e per averci dato l'opportunità di incontrare tante belle persone impegnate nella rinascita di quei luoghi.

Sarà stata la magia del luogo o l'alchimia che talvolta si crea fra il pensiero e il vissuto delle persone, ma l'incontro del Collettivo di scrittura – malgrado la pioggia e le difficoltà di partecipazione – è stato molto proficuo. Tanto è vero che anche le persone che mano a mano ci hanno raggiunto (e che del Collettivo non conoscevano nemmeno l'esistenza), si connettevano con naturalezza alla nostra discussione, che ruotava nella mattinata del venerdì attorno ai temi dell'energia come bene comune e del futuro delle comunità delle terre alte e dei nuovi montanari.

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Una legge civetta e l'autogol del referendum
Il Monte Peralba, visto dalla Val Visdende. Un monte simbolico delle geografie ecosistemiche

A fine luglio si è svolto a Dosoledo (BL) l'incontro di un folto gruppo di persone provenienti dal Trentino, dall'Alto Adige Südtirol, dal Friuli, dalla provincia di Belluno e da altre aree marginali del Veneto per riflettere sulla Regione che non c'è, la regione ecosistemica delle Dolomiti (https://www.michelenardelli.it/diario-di-bordo/2024/07/). Fra le varie questioni ci si è confrontati anche sul tema della riforma Calderoli e sulla proposta di referendum abrogativo che ne è seguita, proponendoci di avviare una discussione per uscire dalla dimensione propagandistica e manichea con cui si sta affrontando questo delicatissimo tema. Con l'intervento dell'amico Giorgio prende dunque il via la pubblicazione su questo blog di una serie di interventi intorno alla questione.

 

di Giorgio Cavallo*

Quale sia il progetto politico a breve-medio termine dell’attuale maggioranza politica che governa l’Italia appare evidente. L’approvazione della legge sulla autonomia differenziata spalanca le porte al più rapido possibile percorso parlamentare per la modifica costituzionale relativa al Premierato e quindi alla definitiva trasformazione della Repubblica. Il progetto Renziano di accentramento del potere governativo troverà così una ben più radicale soluzione e, con molte probabilità il corpo elettorale in un referendum avrà perso molti degli anticorpi di difesa democratica che hanno portato al risultato del 2016 e tutto sommato potrebbe non disdegnare di identificarsi nella semplificazione del “capo”. D’altronde è dagli anni 90 del secolo scorso che abbiamo imparato a votare il leader o la persona (Sindaco, Governatore, preferenza unica, collegi uninominali) e non una proposta politica o amministrativa.

Oggi la sinistra immagina la battaglia contro l’autonomia differenziata come il primo tempo di una partita che poi forse giocherà fino ai supplementari per poter difendere i valori base della democrazia e della Costituzione. Per fare questo però ritiene che il consenso popolare possa derivare da una accentuazione propagandistica dei limiti di una legge squilibrata e di fatto inattuabile, in contenuti e in procedure, attraverso la mitizzazione di conflitti (nord contro sud, ricchi contro poveri) e la riproposizione garantista della efficienza di un percorso di centralizzazione della amministrazione dello stato.

 

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L'Europa politica, per ridisegnare il mondo
La principessa Europa

Questa riflessione è recentemente apparsa sulla rivista altoatesina-sudtirolese "Il Cristallo"

   

di Michele Nardelli

    

Prologo

E' la sera del 22 marzo scorso. Migliaia di persone affluiscono per un concerto al Crocus City Hall di Krasnogorsk, nella moderna periferia nord occidentale di Mosca, ignare che di lì a poco in quel luogo si sarebbe scatenato l'inferno. Qualche ora più tardi, sugli schermi di tutto il mondo, appariranno le immagini di un peraltro esiguo gruppo di terroristi che – incontrastati – sparano ad ogni cosa che si muove intorno a loro, entrano nell'immenso auditorium dove si dovrebbe svolgere il concerto (e dove dieci anni prima si era esibito Joe Cocker) e vi danno fuoco. Dalle immagini non sembra un commando particolarmente addestrato, questi uomini sembrano piuttosto avere l'aspetto dimesso e improvvisato di mercenari non certo animati da fanatismo religioso, non uno slogan, non una qualche simbologia, solo armi che uccidono a casaccio. Considerazione che trova conferma anche nei video delle stesse persone che fuggono con una piccola utilitaria e poi catturate il giorno successivo. Uno di loro, secondo le informazioni ufficiali, dirà che gli erano stati promessi 500 mila rubli, il corrispettivo di 5 mila euro. Come sappiamo la Federazione Russa era stata allertata per possibili attentati che avrebbero potuto colpire luoghi affollati e, ciò nonostante, la polizia interverrà solo ad azione terroristica compiuta. Senza bisogno di cadere nel complottismo, la vicenda puzza di bruciato. Fra le macerie annerite i corpi senza vita di oltre 140 persone, moltissimi i dispersi. Diverse centinaia i feriti.

L'Angelus Novus di Paul Klee

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La Politica alla prova dello straordinario e dell’essenziale
Terre Alte

Un invito all’impegno comune

di Federico Zappini

 

“La speranza è fatta di cose

che hanno bisogno

di qualcuno che le faccia accadere”

Cecely Saunders


Questo documento è frutto di diversi sentimenti.

Ci sono la stanchezza e il senso profondo di solitudine, la preoccupazione nei confronti di ciò che ci circonda (guerre, crisi climatica, disuguaglianze, fragilità delle reti sociali, spaesamento) che pesa fin quasi a diventare un fardello insopportabile.

E poi ci sono – ancora vive, per fortuna, nonostante tutto – la speranza di poter contribuire al cambiamento necessario e l’urgenza di farlo accadere, velocemente nel tempo e nel modo giusto, ossia coinvolgendo più persone possibile nell’azione di trasformazione della realtà che, è sotto gli occhi di tutti, non volge al meglio in quasi nessun campo…

Per molte e molti di voi le argomentazioni che trovano spazio in queste pagine non suoneranno nuove perché già affrontate in mille precedenti conversazioni. Mi serviva comunque provare a riordinarle, come appunti che tentano se messi in fila a garantire una mappa sufficientemente precisa – pur se in continuo movimento, disordinata come è disordinato il Mondo – delle sfide cui dobbiamo predisporci e delle urgenze a cui dobbiamo far fronte per ridare senso e centralità, ognuno e ognuna per la propria parte, all’azione politica, amministrativa, sociale e culturale che ci vede a vario titolo coinvolti.

Le categorie dello straordinario e dell’essenziale a me sembrano propizie per confermarci il compito di far viaggiare in parallelo la costruzione di una visione adeguata al cambio d’epoca in atto e la capacità di rispondere materialmente alle esigenze primarie (che mal contate stanno sulle dita di una mano…) delle comunità di cui facciamo parte e di cui vogliamo prenderci cura.

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Dov'è il fascismo
Nazione

È stato fuorviante il dibattito protrattosi per giorni e giorni sul fascismo della signora Meloni. Esso non consiste nel beneplacito al saluto romano, ma nella cultura fascista che la determina nella sua azione di governo. Se ne possono fare solo alcuni esempi. Il primo è quello di riferirsi sempre all’Italia come alla “Nazione”, per marcare un’identità, non per vezzo di linguaggio. Ma l’Italia, secondo la Costituzione, è una Repubblica, non è una Nazione, ed è la Repubblica, cioè il diritto, non sono le viscere, a fare il cittadino. Altrimenti si fa lo Stato etnico, e se arrivano altri si grida alla sostituzione etnica, si sogna il blocco navale, si chiudono i porti oppure, arrivati, li si imprigiona, li si segrega e li si deporta, fuori dalla vista, fuori dai confini, in Albania o in Tunisia, magari a pagamento. È quanto accade con lo Stato di Israele, che la discriminazione etnica l’ha messa addirittura in una legge di rango costituzionale che definisce Israele come lo “Stato nazione del popolo ebraico”, e solo a questo, “esclusivamente” riserva “il diritto di esercitare l’autodeterminazione nazionale”, che vuol dire negare agli altri la partecipazione alla sovranità, i diritti politici e perfino, come pretende il generale Effi Eitam, leader del partito religioso, il porto d’armi; e questo è il fascismo che porta al genocidio, come oggi a Gaza e che i palestinesi li vuole mandare nel deserto, in Egitto, in Congo, o tenerli in prigioni a cielo aperto (lo “Stato” palestinese della soluzione a due Stati, raccomandata, ma solo ora, da Biden) ...

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AltriMo(n)di. Desiderabili. Possibili.
Paul Klee

 

Tempi interessanti (133)

 

L'intento di "Inverno liquido" era sintetizzato a pagina ventisei, un riquadro di poche righe in una pagina bianca.

Incrociare gli sguardi, condividere le conoscenze, tessere alleanze plurali, dar vita a comunità di pensiero e azione, un cambio di paradigma non più rimandabile... il primo passo per un collettivo di scrittura.

Era un intento ambizioso, ci abbiamo provato ed ora è il tempo per una prima restituzione.

Infine abbiamo cercato di riannodare ciò che un libro, il pensiero di un amico speciale e la faticosa e creativa partecipazione alla COP28 di Dubai possono generare. 

Nella comune consapevolezza che non ci si salva da soli.

 

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Transizioni giuste
Transizioni

di Federico Zappini

(29 novembre 2023) Lo scorso 4 ottobre Papa Francesco ha reso pubblico il documento Laudate Deum. In esso denuncia - di nuovo - il procedere non sufficientemente convinto della conversione ecologica di cui il nostro Pianeta (e noi essere umani con lui) ha bisogno per reagire agli effetti del cambiamento climatico in atto.

Ci stiamo muovendo, ma con eccessiva lentezza.

La sua esortazione - apostolica e politica insieme - trova riscontro in diverse evidenze scientifiche. Il bollettino Copernicus certifica che il mese di ottobre appena terminato è stato il più caldo nella storia della civiltà umana. L'Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) segnala che il livello di concentrazione di CO2 in atmosfera continua a crescere ed è il più alto degli ultimi tre milioni di anni (!!!). Il Production Gap Report ONU conferma che nel 2030 i governi produrranno il 110% in più di quanto sostenibile per un aumento di temperature di 1.5°C, limite fissato dalla COP21 di Parigi nel 2015.

Quella legata al clima non è l'unica trasformazione - di portata epocale - con cui facciamo fatica a fare i conti.

Ben lontana da venire è, ad esempio, una nuova organizzazione del Mondo caratterizzata da relazioni multipolari e maggiore cooperazione internazionale, così come immaginato da Luigi Ferrajoli nei suoi studi per dar vita a una forma di governo democratico su scala planetaria. Sarebbe la direzione giusta in campo economico e tecnologico, demografico e migratorio, sanitario e culturale e chissà in quanti altri. Si innescano invece nuovi conflitti (l'Ucraina e il Medio Oriente sono gli ultimi di una lunga serie), si moltiplicano le crisi e le fratture, si allontana la possibilità di creare le condizioni per la convinzione tra le differenze in nome di una comune attenzione per la nostra casa comune, il pianeta chiamato Terra.

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Riconoscersi finalmente terrestri
La copertina del libro

Considerazioni attorno al libro di Mauro Ceruti e Francesco Bellusci "Umanizzare la modernità"

di Ugo Morelli *

Nell’introdurre il libro di Pier Paolo Pasolini uscito nel 1971, Trasumanar e organizar [Garzanti, Milano], Franco Cordelli rivolge un invito al lettore: «Per leggere le poesie di Trasumanar e organizzar occorre prima di tutto molta pazienza…». Il proposito epistemologico e operativo che anima il lavoro di Mauro Ceruti con Francesco Bellusci si fonda su un invito alla riflessione e alla capacità umana di trascendersi che, per la sua portata, non esige meno pazienza e senso di responsabilità.

Pare di essere di fronte a uno di quegli “effetti ragguardevoli” che la ricerca scientifica ha sulla cultura e sui nostri sistemi di pensiero, ma ancor più sui nostri modi di vivere e sentire il mondo, di cui ha scritto di recente Emilia Margoni su doppiozero [Fisica superstar]. Scrive, infatti, Margoni, a proposito di alcuni percorsi di approfondimento e ricerca nella fisica contemporanea: «E mi viene da credere che questo détour nelle pendenze scoscese di un campo che pretende di dire l’ultima parola sulla realtà materiale possa avere effetti ragguardevoli sulla sua controparte culturale – proprio come accadeva negli scritti di quei mirabili esponenti della filosofia classica, insensibili alle presunte distinzioni tra cultura e natura, convinti che la trasformazione del nostro mondo interiore non potesse passare che per una conoscenza esatta di quanto ci lega intimamente a ogni altro atomo di materia sparso nel cosmo». Ecco, è forse proprio quel legame intimo che connette l’atomo al cosmo in modo circolare e inestricabile che, tra le altre ispirazioni, sembra fecondare le riflessioni di Ceruti con Bellusci in questo libro. Chi ha potuto dialogare con Ceruti nel corso del tempo sa che prima di tutto agisce, nel pensare insieme, un’atmosfera, un fondo accomunante che precede e informa la tessitura della conoscenza.

Anche questo libro contiene pensieri potenti e cruciali per tutti noi, ma sono quasi sussurrati, all’insegna del silenzio sulla cui superficie, come in bassorilievo, emergono analisi e indicazioni per uno scopo vissuto con un sentimento di obbligo. La domanda, forse difensiva rispetto all’ineluttabilità dell’analisi, è se quella “obbligatorietà” è il problema o la soluzione.

 

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giovedì, 5 ottobre 2023 ore 18:00

Primo incontro in presenza del Collettivo di scrittura nato attorno a «Inverno liquido»
Paul Klee

Dal 5 all'8 ottobre 2023 a Marettimo, nelle Isole Egadi

Chi di voi ha letto “Inverno liquido” o seguito con un po' di attenzione questo blog sa che attorno alla realizzazione del libro ha preso corpo un collettivo di pensiero/scrittura che via via si è arricchito di nuove adesioni. In "Inverno liquido", a pagina 26, lo abbiamo annunciato così:

«Non ci si salva da soli. Occorre incrociare gli sguardi, condividere le conoscenze, tessere le trame di alleanze ampie e plurali, dando vita a sempre più strutturate comunità di pensiero e azione. Per essere interpreti di un cambio di paradigma non più rimandabile. Per pensare insieme il mondo a venire. Questo libro va inteso come un numero zero, il primo passo di un collettivo di scrittura attorno ai nodi del passaggio epocale che stiamo attraversando».

Negli incontri tenutisi sin qui da remoto, abbiamo cercato di precisare i temi sui quali avrebbe potuto svilupparsi un lavoro di confronto, di ricerca e di scrittura, definendo in linea di massima una decina di “titoli” da inserire nella collana “Comunità concrete” che la casa editrice “DeriveApprodi” ci ha messo a disposizione, attivando il Collettivo in altrettanti gruppi di lavoro, a seconda delle competenze e delle sensibilità di ciascuno.

Marettimo (Isole Egadi) - Trapani

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