"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Una tela senza margine

Paul Klee

I passi conclusivi del “Viaggio nella solitudine della politica”

di Michele Nardelli

Due anni fa la proposta di un viaggio che indagasse la solitudine – ovvero la fatica e l'urgenza – della politica. Ne sono venuti sin qui un un prologo trentino che ci ha mostrato con un anno e mezzo di anticipo lo sfarinarsi del blocco sociale che aveva resa possibile l'anomalia politica di questa terra, dieci itinerari in altrettanti limes cruciali per mettere a fuoco l'interminabile transizione verso un “non ancora” che stenta a prendere corpo, occasioni di incontro nelle forme più svariate e non meno di quattrocento persone coinvolte, ma soprattutto immagini e pensieri che quotidianamente ci aiutano a fare i conti con una cassetta degli attrezzi sempre più inservibile e con inediti scenari nei quali urgono nuovi paradigmi.

La stessa presentazione di un libro come “Sicurezza” – sin qui più di trenta incontri con oltre ottocento partecipanti e una prima ristampa – che indaga uno dei tratti più complessi ed insidiosi del presente, è diventata parte di questo viaggio nel nostro tempo.

All'inizio del “viaggio” ci eravamo dati un programma piuttosto definito, ma che in realtà ci è servito solo come canovaccio perché, cammin facendo, il viaggio ha preso strade imprevedibili lungo itinerari che si andavano componendo e che hanno messo in relazione le istanze di autogoverno fra diverse regioni europee (particolarmente interessanti i materiali relativi all'incontro di Pieve di Soligo e al viaggio in Cataluña), i luoghi di un'elaborazione sempre più ineludibile del Novecento, il dramma che si consuma nel Mediterraneo, i tragici effetti del cambiamento climatico e della nostra insostenibilità.

Nuovi itinerari si sono andati componendo lungo altre faglie che sono all'origine degli ingorghi in cui si dibatte l'umanità e con essa una politica incapace di uscire dalla logica dell'emergenza con cui si affrontano questioni in realtà di natura strutturale e culturale. Itinerari che andranno a completare un puzzle che pure non potrà essere definitivo e che consegneremo così com'è – consapevoli della parzialità di ciascuno – a chi vorrà farne qualcosa. Ci siamo detti che ne sarebbe venuto un libro e forse un documentario dove cercare di condensare parole e immagini.

Avvicinandoci dunque all'epilogo di questo viaggio, abbiamo immaginato nei prossimi mesi cinque itinerari che vorremmo realizzare entro la prossima primavera: nelle fratture della storia, fra Roma e Bisanzio (27 settembre – 8 ottobre); sulle macerie del delirio fabbricato e del mito prometeico del lavoro, fra le ciminiere di Auschwitz e i capannoni abbandonati; nelle ibridazioni culturali del Mediterraneo (in autunno e in primavera) e infine un viaggio in Andalusia, sulle strade del Don Quijote (aprile 2020). Senza escludere, perché no?, di prendere a prestito altri tratti di ricerca di persone che come noi provano a comporre quella «tela senza margine» di cui parla Simone Casalini1 nel descrivere un nuovo spazio di elaborazione e progettazione politica.

Nell'allegato potete trovare il programma di questo ultima parte del “Viaggio”, con la descrizione ancora approssimativa degli itinerari previsti e la sintesi di quelli sin qui realizzati nonché delle persone che vi hanno partecipato.

1Simone Casalini, Lo spazio ibrido. Meltemi editore, 2019

Gli itinerari svolti, i partecipanti, quelli in divenire

 

1 commenti all'articolo - torna indietro

  1. inviato da rossoantico il 06 agosto 2019 09:44
    Mi è di conforto e speranza vedere che qualcuno caparbiamente,ostinatamente e lucidamente continua a tessere e tenere aperto il confronto è il dibattito politico per render la politica stessa meno solitaria. Grazie Michele e compagni per esserci e continuare la missione che vi siete dati. Un abbraccio fraterno rino
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