"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Manifesto per la Carnia dopo la pandemia. Ricostruire una Comunità

Borgo abbandonato

Il manifesto che segue sarà al centro del confronto sui temi della montagna che si svolgerà online sulla pagina facebook del Patto per l'Autonomia giovedì 4 giugno 2020 alle ore 21.00 

di Franco Corleone e Luigi Cortolezzis *

La diffusione del virus sconosciuto non ha salvato nessuno. La Costituzione ha subito strappi insopportabili, la libertà personale inviolabile è stata limitata da strumenti giuridici impropri, il Parlamento è diventato realmente un’aula sorda e grigia. Che fare? Molti che temono le conseguenze economiche e sociali del prolungarsi della chiusura delle attività commerciali e produttive invocano il ritorno alla normalità.

La tragedia che si sta ancora vivendo deve invece far pensare a come cambiare le cose sbagliate che hanno aggravato le conseguenze di una aggressione alla salute pubblica inimmaginabile e come ricucire le ferite sociali e morali inferte a tante persone che si sono viste impedire perfino la cerimonia di commiato dalle persone amate. Dunque non semplicemente il ritorno alla impossibile normalità, come il ritorno all’età dell’oro, ma piuttosto una fase di impegno costituente.

Molte questioni riguardano l’Italia e l’Europa. Ma un contributo per una ragionevole rivoluzione di stili di vita, abitudini, comportamenti può e deve nascere dal basso.

La Carnia, questa storica regione delle Alpi, deve rialzare la testa e rivendicare l’autogoverno per il suo popolo, felicemente definito il popolo duro che resisteva alla miseria, all’emigrazione, alle tante servitù, preservando l’identità a cominciare dalla lingua e tutelando la memoria.

Nel secolo scorso la Carnia ha subito la esperienza di violenza della Prima Guerra mondiale, ha conosciuto nella seconda guerra mondiale la presenza dei nazisti e l’occupazione dei Cosacchi, ha vissuto il cataclisma del terremoto nel 1976, l’anno scorso la devastazione dei boschi con la tempesta Vaia. Ogni volta ha reagito con forza, dignità e impegno.

Il benessere conquistato negli ultimi decenni non ha dato certezza di un futuro condiviso. Occorre anche dire subito che la Carnia era destinata alla scomparsa, a diventare nel giro di venti anni una pura espressione geografica, come indicano le proiezioni demografiche. La pandemia potrebbe rappresentare il colpo di grazia, con lo sterminio dei vecchi, l’accelerazione della fuga dei giovani, la crisi economica sociale irrimediabile e l’azzeramento del turismo. Oppure, se nasce e si radica un movimento per la salvezza, questa potrebbe essere l’occasione per la rinascita e il risorgimento. O usando una parola impegnativa, per la resurrezione.

1) Eliminare il 730 per i residenti. E’ la misura risolutiva per far tornare i carnici che hanno abbandonato i loro paesi e richiamare nuove energie che diano impulso alle attività più innovative.

2) Garantire la fibra a più alta capacità per tutti. Questo favorirebbe anche il telelavoro e le modalità di riunioni on line, risparmiando risorse e annullando l’emarginazione.

3) Una politica dell’immigrazione intelligente per ripopolare i borghi disabitati e coprire le necessità dei lavori di tutela del paesaggio e di valorizzazione delle risorse naturali, dai boschi alle malghe. Una particolare cura e attenzione va riservata all’economia del legname.

4) Diritto alla salute. Occorre ripensare un modello di sanità legato al territorio. Garantire servizi alla persona in prossimità, costruendo case della salute come sede di distretto sanitario a cui facciano capo i medici di base all’interno del servizio sanitario dotati delle attrezzature necessarie per affrontare le emergenze prossime venture. Abbandonare il modello della aziendalizzazione per mettere al centro la persona e non i costi e i pretesi risparmi, tutelando le necessità della montagna. Occorre dare priorità alla ricerca scientifica pubblica aumentando l’accessibilità ai farmaci limitando i profitti dell’industria farmaceutica. La tragedia avvenuta nelle case di riposo deve fare ripensare il senso di queste istituzioni. Vanno istituite case di vita, con un sostegno attivo per garantire il massimo di integrazione; Paluzza colpita al cuore dalla morte di tanti ospiti deve sperimentare l’alternativa.

5) Carcere, Tribunale e giustizia. Il carcere di Tolmezzo non può essere un corpo estraneo alla città, gestito dall’Amministrazione Penitenziaria senza alcun controllo. Il Comune deve nominare subito un Garante dei diritti. La Carnia ha conosciuto le servitù militari al tempo della guerra fredda e non può accettare una nuova forma di limitazione. Occorre ridiscutere la soppressione del tribunale e prevedere almeno la istituzione di una sezione distaccata.

6) Agricoltura e animali. Il rilancio di una agricoltura di montagna, specialmente quella biologica incentivando le produzioni autoctone è una priorità: mele, miele, piccoli frutti, fagioli e molti altri prodotti devono avere un marchio di qualità. I formaggi devono diventare prodotti di eccellenza, in malga e in latteria. Per questo occorre incentivare fortemente lo sviluppo dell’allevamento e dell’alpeggio. Non ci può essere montagna viva senza incrementare il numero di vacche, capre, pecore e maiali con una rivisitazione delle esperienze delle stalle sociali e la pratica dell’adozione di un animale.

7) Cucina, artigianato e turismo. Gianni Cosetti trasformò una alimentazione semplice in una cucina raffinata e di prestigio. Bisogna sviluppare quella intuizione con una ricerca continua. Il turismo deve offrire opportunità legate a eventi culturali legati al mondo contemporaneo e non solo alla tradizione e non deve essere consumato ma vissuto. Finita l’illusione dei poli sciistici, soprattutto a causa del cambiamento climatico, vanno salvaguardate le realtà più consolidate; la Carnia vanta caratteristiche uniche per la valorizzazione di un turismo slow abbinato ad attività sportive compatibili, come il cicloturismo nei fondovalle, il mountain biking e le varie forme di escursionismo anche a cavallo e non ultimo l’alpinismo. A tal fine va sviluppata la viabilità ciclabile recuperando le sedi delle ferrovie dismesse. L’artigianato va recuperato come occasione di lavoro non secondario. I sentieri di montagna devono essere valorizzati con determinazione.

8) Ambiente, acque, energia. Le vallate vanno salvaguardate dalla speculazione. L’acqua è una risorsa pubblica ed una componente vitale del paesaggio e degli equilibri alpini. Va messa fine ad un utilizzo senza limiti di questa risorsa e vanno salvaguardati i deflussi minimi vitali ai corsi d’acqua. Per la produzione di energia oltre all’idroelettrico si devono prevedere altre fonti con la trasformazione dei rifiuti che si accompagni al riciclo e al riuso. Va rivalorizzato il modello cooperativo.

9) Bellezza e cultura. Non è rinviabile un piano della bellezza per i paesi. Colori, materiali e infissi coerenti devono essere alla base del lavoro di una architettura intesa come arte. L’obiettivo deve essere la vivibilità e la costruzione di una società ricca di relazioni sociali basata sulla solidarietà e non sull’egoismo e sull’individualismo. Musei, biblioteche, librerie, centri di aggregazione per giovani, rete per il teatro e la musica devono essere i presidi per battere la solitudine. La distanza antisociale è il nemico da battere prima e dopo il covid.

10) Democrazia e autogoverno. Occorre ricostruire una Comunità rivalutando il pensiero di Adriano Olivetti e la Carnia può essere un laboratorio. Bisogna ripartire dai Comuni come centri di autogoverno e di responsabilità del cittadino. Occorre una legge elettorale che garantisca la rappresentanza e la partecipazione. I Sindaci devono avere gli strumenti e le risorse per garantire servizi e attività, a cominciare da segretari comunali a tempo pieno e al servizio dell’amministrazione.

* da www.societadellaragione.it

 

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