"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Dal meriggio alla mezzanotte

La mappa del quattordicesimo itinerario

mercoledì, 6 settembre 2023

Il 14° itinerario del "Viaggio nella solitudine della politica"

6 - 14 settembre 2023

 

La fine degli imperi e il delirio degli Stati nazionali.

Fra gli splendori e le macerie del Novecento

L'ultimo degli itinerari del “Viaggio nella solitudine della politica” – quando la pandemia sembrava essere archiviata – ha avuto come teatro l'Andalusia. Una meta pensata da tempo come un'immersione in quel tratto di Europa che fu protagonista nel Medio Evo di un movimento di cultura e di pensiero che, a guardar bene, fu alle radici del Rinascimento europeo.

All'attraversamento mediterraneo dobbiamo infatti gran parte delle conoscenze e dei saperi che venivano da Oriente, quando l'età dell'oro aveva come epicentro grandi città come Damasco e Baghdad. Una verità rimossa o cancellata insieme ai roghi dell'immenso patrimonio di biblioteche e di volumi della tradizione amanuense che ornavano città come Siviglia, Granada, Toledo e Cordoba, quest'ultima (definita l'ornamento del mondo) – con i suoi 450 mila abitanti nell'anno 1000 – la più grande città europea (e a livello mondiale, seconda solo ad Angkor in Cambogia).

Quello in Andalusia, sulle orme del Califfato di al-Andalus e del Don Chisciotte, grazie anche alla colonna sonora del libro di Maria Rosa Menocal “Principi, poeti e visir” che ci ha accompagnati, ha rappresentato un momento cruciale del viaggio iniziato nell'aprile del 2017 attraverso l'impatto delle crisi sugli ecosistemi e alcuni dei limes che segnano la modernità. Un itinerario per molti versi ineludibile, se vogliamo comprendere la storia contemporanea, le sue radici, le connessioni, i deliri, le derive che hanno segnato il nostro tempo. Parliamo dell'insorgere dei nazionalismi, della tragedia delle guerre mondiali, della fine degli imperi e dell'imporsi degli stati-nazione, ma anche dell'immenso cimitero che segna quotidianamente il Mediterraneo, dell'infelicità araba e del vivere in sottrazione pur in un mondo sempre più interdipendente. Ed è proprio questo l'elemento che ispira il nuovo itinerario – il quattordicesimo dall'inizio di questa avventura – che ci proponiamo di realizzare nel mese di settembre.

Un anno fa concludemmo il viaggio in Andalusia con una visita al borgo provenzale di Lourmarin, dove riposano le spoglie di Albert Camus, uno dei più grandi e fervidi tragitti umani e di pensiero del Novecento, portando un fiore sulla sua ultima dimora. Nelle ultime pagine de “L'uomo in rivolta” – l'opera con cui sancì la rottura definitiva con lo stalinismo, con Sartre e la sinistra francese – Camus ci propone un capitolo intitolato “Il pensiero meridiano” nel quale descrive il conflitto fra l'ideologia tedesca e lo spirito mediterraneo con queste parole:

«L'Europa non è mai stata altrimenti che in questa lotta fra meriggio e mezzanotte»1.

Vorremmo ripartire da qui, dal pensiero solare dove «la natura è sempre stata equilibrata al divenire» nel confronto con l'ideologia che incarna «venti secoli di vana lotta contro la natura». In un viaggio attraverso la caduta degli imperi e l'affermarsi dei nazionalismi, quel delirio che – malgrado il secolo degli assassini e degli orrori (andremo a visitare Auschwitz e i luoghi del fronte orientale delle due guerre mondiali dove persero la vita intere generazioni di giovani europei) – ancora trova nuovo vigore nel vento sovranista che attraversa l'Europa.

La non elaborazione del passato e l'incertezza verso un futuro nel quale vengono al pettine crisi strutturali e interconnesse (policrisi), fa sì che questo nostro tempo sia segnato da un lato dalla paura che ci chiude in noi stessi e che ci rende aggressivi e, dall'altro, dal venir meno delle istituzioni politiche sovranazionali di cui avremmo oggi più che mai bisogno ma che si rivelano sempre più incapaci e inadeguate a fornire risposte. Fra queste l'Europa, schiacciata fra l'insorgere dei nazionalismi e la chiamata alle armi nella disputa fra Oriente e Occidente, con l'effetto di costringere il dibattito politico fra neoliberismo e totalitarismo.

Tornare sui luoghi cruciali che hanno segnato il Novecento ha dunque il significato di allargare lo sguardo, di prendere la distanza che ci possa aiutare a mettere a fuoco il presente, di rileggere Musil, Matvejevic, Kafka, Eco, Levi, Camus... ma anche di annusare l'aria e ascoltare il vento per le strade delle città di questa nostra Europa.

Trento, Ratisbona, Praga, Auschwitz, Cracovia, Przemysl, Budapest, Gyor, Bratislava, Vienna, Salisburgo

 

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