Migrazioni

giovedì, 26 novembre 2015 ore 15:00

Modena, stazione di Modena
Il manifesto dell\'evento

MODENA, STAZIONE DI MODENA

per il futuro si cambia

 

Testimonianze, approfondimenti e dialoghi per orientarci sui fenomeni migratori ed elaborare una nuova cultura dell’accoglienza

 

26 novembre 2015 dalle 15.00 alle 20.00

presso Teatro della Fondazione Collegio San Carlo

via San Carlo, 5 - Modena

 

Modena, Sala Fondazione Teatro San Carlo, Via San Carlo 5

L\'invito all\'incontro

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La settimana dell'accoglienza
Il logo dell\'iniziativa
"La Settimana dell’Accoglienza: insieme per generare valore sociale" si terrà dal 10 al 18 ottobre 2015. Promossa dalla Federazione regionale del Trentino-Alto Adige/Südtirol del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (CNCA), l'iniziativa propone una “settimana” speciale, un primo grande evento informativo e di sensibilizzazione a livello regionale sul tema dell'accoglienza inteso in tutte le sue declinazioni.

Al seguente link trovate il ricco programma:
http://www.cnca.it/images/stories/segreteria/Settimana_accoglienza.pdf

Lo scopo è far crescere nella nostra comunità la cultura dell’accoglienza, in tutti i suoi aspetti. Non mancheranno sia momenti culturali e di intrattenimento artistico, aperti alla cittadinanza, con esperti di livello nazionale sul tema del welfare e delle politiche di accoglienza, sia occasioni formative e di scambio di esperienze professionali e di volontariato.

I vari eventi sono promossi dalle associazioni e cooperative del Cnca del Trentino-Alto Adige: A.M.A., Apas, Volontarinstrada, Volontarius, Cooperativa Arcobaleno, Cooperativa Arianna, Cooperativa La Rete, Cooperativa Progetto 92, Cooperativa Punto d’Incontro, Cooperativa Samuele, Cooperativa Villa S. Ignazio.

INFO: segreteria.taa@cnca.it | 388 802 9445 Lisa | 0461 239640 Sandra | #settimanadellaccoglienza

 

Memoria per una città accogliente
Istanbul, mercato spezie

di Adel Jabbar

(13 ottobre 2015) Nello scorrere del tempo l'intreccio di saperi, di conoscenze e di esperienze ha spesso costituito lo sfondo alla nascita delle città. Le città rappresentano la prova delle tante storie che le hanno plasmate, lasciando tracce nello stile urbanistico, nell’arredo urbano, nel patrimonio artistico, nella gastronomia, nell’uso dei tessuti, nelle lingue e nelle credenze.

Tramite la conoscenza sedimentata nello spazio urbano è possibile indagare il passaggio e i lasciti del tempo. Le città sono come dei cantastorie narranti le vicende delle genti che le hanno abitate, attraverso i segni visibili di innumerevoli cimeli e di vaste eredità. Segni che compongono quella che viene chiamata memoria, anche se spesso tale memoria viene presentata e letta secondo interpretazioni parziali, in cui prevalgono visioni ideologiche a edificare un ben precisa coscienza collettiva, più funzionale alla congettura del presente che alla vera conoscenza della complessità della storia.

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sabato, 3 ottobre 2015 ore 12:00

Bolzano frontiera d'Europa. Profughi, migranti, confini spinati
barche

  

Il 3 ottobre 2013 morivano al largo dell'isola di Lampedusa 366 persone, a due anni da questa tragedia e di fronte al flusso ininterrotto e sempre crescente di profughi verso l'Europa, la Commissione diritti umani del Senato, in collaborazione con il Comune e la Provincia di Bolzano, realizzano una giornata dedicata alla memoria delle vittime.

Un'occasione per riflettere su forme idonee di solidarietà, come componente sostanziale dell'identità europea, alla luce del trasferimento nel nostro continente di migliaia di donne, uomini, bambini in cerca di sicurezza e protezione, promossa in uno dei luoghi simbolo di questi mesi, la stazione di Bolzano, da cui le persone in fuga continuano a transitare, trovando ristoro e conforto grazie al contributo delle istituzioni e delle associazioni di volontariato.

Locandina e programma dell'evento

Bolzano, Officine FS, via Macello 24

Migranti, profughi, guerre... la marcia delle donne e degli uomini scalzi
Foto di Luigi Ottani

di Massimiliano Pilati *

“Non è pensabile fermare chi scappa dalle ingiustizie, al contrario aiutarli significa lottare contro quelle ingiustizie. Dare asilo a chi scappa dalle guerre, significa ripudiare la guerra e costruire la pace. Dare rifugio a chi scappa dalle discriminazioni religiose, etniche o di genere, significa lottare per i diritti e le libertà di tutte e tutti. Dare accoglienza a chi fugge dalla povertà, significa non accettare le sempre crescenti disuguaglianze economiche e promuovere una maggiore redistribuzione di ricchezze.”

La frase riportata sopra fa parte del manifesto di convocazione della marcia delle donne e degli uomini scalzi che si terrà venerdì 11 settembre a Venezia e, in contemporanea, in molte altre città italiane. Il Consiglio del Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani riunitosi lunedì 7 settembre ha deciso di fare proprio l’appello lanciato da Venezia e di partecipare alla marcia che si terrà anche a Trento venerdì 11 settembre alle ore 18 con partenza in Piazza Duomo. Con noi sfileranno altre realtà trentine tra cui l’Arci, i sindacati, l’unione degli studenti universitari, l’Associazione nazionale educatori professionali, i gruppi trentini di Emergency e di Amnesty international, il Coordinamento Nazionale delle Comunità di accoglienza del Trentino Alto Adige, l’associazione Ya Basta e molte altre realtà e singoli cittadini sensibili al dramma che stanno vivendo migliaia di persone in fuga da guerra e povertà in tutto il mondo.

 

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Indignazione e spaesamento. Impotenza e azione. 1% vs 99%. Paradigmi da cambiare radicalmente. Confini inutili.
joshadamski.jpg

 

di Federico Zappini

(6 settembre 2015) Non mi va di passare per cinico perché non condivido convintamente la foto del piccolo Aylan Kurdi, morto a tre anni naufragando sulla spiaggia di Bodrum, in Turchia. Non riesco ad appassionarmi alla discussione sulla correttezza (deontologica, politica, ecc.) della scelta di pubblicare quell’immagine sulle prime pagine dei quotidiani e non mi sogno nemmeno di giudicare chi ha deciso di contribuire a rendere virale online postandola sulle proprie bacheche Facebook e Twitter. Indignarsi è legittimo, addirittura vitale laddove significa non accettare il fluire, spesso tragico, degli eventi che ci circondano.

Mi chiedo però se vale questo metro di valutazione. Se solo una persona in più dopo la tragica fine di Aylan – e la sua trasmissione a media unificati – si dirà sensibilizzata allora aver affondato quel pugno comunicativo sarà giustificato? Non sono del tutto convinto di questa interpretazione, o meglio la trovo gravemente insufficiente. Se solo gli scatti che hanno fermato su pellicola le immani tragedie del Novecento avessero davvero agito in questa maniera (da catalizzatori di attenzione e riflessione, da pungoli accuminati per coscienze dormienti, da monito di fronte al ripetersi ciclico della storia) oggi probabilmente non ci troveremo nella condizione di aver iniziato un nuovo “secolo degli assassini” subito dopo esserci detti che quello precedente sarebbe stato l’ultimo, irripetibile. Altro che “restiamo umani”… Quest’incapacità conclamata di imparare dal passato ci dice che si è ampliata a dismisura la platea dei (dis)umani o forse — è questa l’ipotesi che io sostengo — abbiamo sottovalutato la violenza potenziale che pulsa dentro ognuno di noi, che ci definiamo orgogliosamente umani, o più semplicemente buoni.

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Derive
Migranti al confine fra Grecia e Macedonia. Foto di Luigi Ottani

Si rincorrono le emergenze senza capire che queste sono l'esito drammatico del vuoto della politica. Forse varrebbe la pena occuparsene, della politica intendo, imparando dalla storia (e dunque conoscendola) ed interrogandosi sulla nostra capacità di leggere il presente.

(Ringrazio Luigi Ottani per aver ripreso con Roberta Biagiarelli queste mie parole su fb e per la fotografia)

Sul sito di Osservatorio Balcani Caucaso potete trovare un ampio dossier sulla "Rotta balcanica" http://www.balcanicaucaso.org/Dossier/Migrazioni-la-rotta-balcanica

Cosa stiamo diventando? Dai muri della vergogna alla guerra.
Lo sbarco della nave Vlora, 8 agosto 1992

«Tempi interessanti» (23)

(5 agosto 2015) Quanto piccolo è diventato il pianeta, da mettere in discussione uno dei tratti salienti della natura umana? Eppure è così. In un mondo che si è costruito attraverso grandi processi migratori si ergono muri di ogni tipo, materiali ed immateriali...

... Per questo siamo (e cominciamo a sentirci) in guerra. L’acqua, la terra (ovvero il cibo), le fonti energetiche fossili hanno carattere limitato. In prossimità dei 9 miliardi di esseri umani sul pianeta (2030) e di fronte all’insostenibilità dell’attuale livello di consumi (l’overshoot day nel 2014 è stato il 19 agosto), possiamo imboccare due strade: la prima è quella della sobrietà, riducendo la nostra impronta ecologica e facendo nostra la cultura del limite; la seconda è quella di rivendicare che qualcuno ha più diritti di altri, la divisione del mondo fra inclusi ed esclusi, in altre parole la guerra...

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A piedi scalzi, ma con sguardo lucido
Il muro ungherese

di Mauro Cereghini *

(19 settembre 2015) Finalmente. Ci sono voluti ventiquattro anni dai primi sbarchi in massa sulle coste italiane, quando in un solo giorno del 1991 arrivarono a Bari oltre ventimila albanesi in fuga dalla dittatura. E ci sono voluti almeno 21.439 cadaveri - tanti ne ha contati il giornalista Gabriele Del Grande fino al 2014, affogati nel Mediterraneo oppure morti alle frontiere terrestri dell'Unione Europea. Ma oggi finalmente si comincia a guardare l'arrivo di profughi e migranti con altri occhi.

Quelli della compassione, anzitutto, che permette di vedere e accogliere persone, uomini e donne in cerca di aiuto, anziché "clandestini" o "richiedenti asilo". Le carovane di cittadini austriaci andati volontariamente a prenderli in Ungheria sono l'esempio più eclatante, ma anche nel nostro Trentino l'umanità si è mostrata più della paura. Finalmente la maggioranza dell'opinione pubblica europea condanna il filo spinato steso ai suoi confini, dopo che per anni lo ha accettato in silenzio attorno alle enclavi spagnole in Marocco o sul confine tra Grecia e Turchia.

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Accoglienza. Il ritiro del dovere pubblico
L\'arrivo a Bari della nave Vlora (agosto 1991)

Riprendo l'editoriale di Simone Casalini apparso sul Corriere del Trentino di oggi

di Simone Casalini

(3 settembre 2015) L’odissea dei profughi è una pellicola senza tempo dove Itaca è spesso un chimera, un sogno impraticabile. Da Erodoto in poi la Storia è colma di racconti di guerra e di gente in marcia. Se non è un conflitto è la miseria, se non è la miseria è la persecuzione, se non è la persecuzione è il desiderio di rovesciare il destino. Qualunque generazione ha osservato questi sfortunati Ulisse partire, perdersi, sperare, naufragare, salvarsi o morire.

Nel 1991, con l’implosione dei sistemi socialisti, dall’Albania esondò un fiume umano. Le navi mercantili erano sature di uomini e donne, molti di più attendevano sulle banchine. Altri galleggiavano in mare sperando nelle onde. In un giorno solo, il 7 marzo, arrivarono a Brindisi 27.000 persone che si erano cibate del mito illusorio divulgato dalla televisione italiana. Solo l’Adriatico li separava dai lustrini dell’Occidente. L’8 agosto a Bari giunse la nave “Vlora” con oltre 20.000 disperati. Gianni Amelio riassunse gli sbarchi nel film “Lamerica”, con quelle prue puntellate di teste che apparivano quasi metafisiche. La rotta proseguì per settimane.

 

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giovedì, 28 maggio 2015 ore 18:00

Dalla storia dell’immigrazione al futuro dell’integrazione
Migrante
Giovedì 28 maggio 2015 • 18.00 - 20.30
Le Gallerie di Piedicastello, Trento
 
Presentazione documentario sugli ultimi 25 anni di immigrazione
a cura di Federico Zappini, Francesca Bottari, Stefano Rubini
 
Dall’accoglienza all’integrazione • Massimiliano Tarozzi, Università di Bologna
Vulnerabilità oggi e domani, non solo immigrazione • Giuseppe Sciortino, Università di Trento
25 più 25: passaggi di Atas • Francesco Colato, Presidente ATAS onlus
 
Conduce Raffaele Crocco, giornalista RAI
 
Il tutto accompagnato da aperitivo e buffet.
 
L'incontro è proposto quale evento finale del progetto Intrecci di Comunità, in occasione dei 25 anni di ATAS onlus. Il progetto è realizzato grazie al contributo della Fondazione Caritro da ATAS onlus in partenariato con Il Gioco degli Specchi, Kaleidoscopio, ACLI, Caritas, Trentini nel mondo onlus, Fondazione Museo Storico del Trentino.

Trento, Gallerie Piedicastello

Bauman: che errore sovrapporre il terrorismo all’immigrazione
Zygmunt Bauman

Lo studioso e filosofo polacco spiega che le prime armi dell’Occidente per sconfiggere Isis sono inclusione sociale e integrazione: «Solo la società nel suo insieme può farlo»

Intervista a cura di Maria Serena Natale*

(25 marzo 2016) Professor Bauman, nel dibattito europeo terrorismo e immigrazione si sovrappongono in una distorsione ottica che fa il gioco dei populisti e ostacola la percezione dei profughi come «vittime». Un meccanismo che sposta il discorso sul piano della sicurezza e legittima i governi a sbarrare le porte, come ha annunciato Varsavia subito dopo gli attentati di Bruxelles. Quali sono i rischi di questa operazione?

«Identificare il “problema immigrazione” con quello della sicurezza nazionale e personale, subordinando il primo al secondo e infine fondendoli nella prassi come nel linguaggio, significa aiutare i terroristi a raggiungere i loro obiettivi. Prima di tutto, secondo la logica della profezia che si auto-avvera, infiammare sentimenti anti-islamici in Europa, facendo sì che siano gli stessi europei a convincere i giovani musulmani dell’esistenza di una distanza insormontabile tra loro. Questo rende molto più facile convogliare i conflitti connaturati alle relazioni sociali nell’idea di una guerra santa tra due modi di vivere inconciliabili, tra la sola vera fede e un insieme di false credenze. In Francia, per esempio, malgrado non siano più di un migliaio i giovani musulmani sospettati di legami con il terrorismo, per l’opinione pubblica tutti i musulmani, e in particolare i giovani, sono “complici”, colpevoli ancor prima che il crimine sia stato commesso. Così una comunità diventa la comoda valvola di sfogo per il risentimento della società, a prescindere dai valori dei singoli, da quanto impegno e onestà questi mettano in gioco per diventare cittadini».

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