Migrazioni

Lutto universale per i morti in mare
La nave naufragata

#luttouniversale

Da stamani sono listati a nero i profili social delle Ong impegnate con navi di soccorso nel mar Mediterraneo: Sea-Watch, Open Arms, Medici Senza Frontiere, Emergency, Mediterranea Saving Humans, ResQ, Sos Mediterranee. Tutte hanno proclamato “Lutto universale per i morti in mare”.

L’iniziativa giunge dopo l’ultimo, tragico naufragio di migranti nei pressi di pylos, a poche miglia dalla Grecia, dove le morti accertate sono 78 ma i dispersi potrebbero persino superare i 500.

La richiesta di una missione europea

In una nota congiunta, le ong scrivono: “La tragedia avvenuta pochi giorni fa a poche miglia dalla Grecia è una dellepiù gravi della storia recente delle migrazioni. Per noi questi sono giorni di #luttouniversale. Mettiamo a lutto i nostri profili e vi invitiamo a fare lo stesso. Lo facciamo per chiedere una missione europea di ricerca e soccorso nel Mediterraneo. Per fermare le morti sulla frontiera più letale del mondo”.

 

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Aiutiamoli a morire a casa loro
da Avvenire

di Tonino Perna *

L’ennesima tragedia dei migranti che muoiono davanti alle nostre coste, che potevano tranquillamente essere salvati prima, ha provocato una reazione unanime nel governo italiano che è stato ben espresso dalla premier addoloratissima per questo ennesimo naufragio: “Basta. Dobbiamo impedire le partenze”. Le ha fatto da megafono il ministro Piantedosi: “Non dovevano partire”.

Giusto, logico e pragmatico, non fa una grinza. Se nessuno parte su un barcone, gommone o altro mezzo, nessuno muore. Per questa intuizione dovrebbe essere conferito alla presidente del Consiglio, unitamente al suo Ministro degli Interni, uno speciale premio Nobel per la pace, magari con una piccola specificazione: “per la pace eterna”.

Cosa significa “dobbiamo bloccare le partenze”? Significa che milioni di profughi che fuggono dalle guerre, dalla fame, dalla miseria, dalla siccità, dalle inondazioni, devono restare a morire nella propria terra. Ma, stia tranquilla, signora presidente del Consiglio: il 94% dei rifugiati, dei cosiddetti “diplaced people” si spostano all’interno dei loro paesi o in paesi confinanti, come il Niger, il Congo, il Sud Sudan, ecc. Solo il 6% emigra verso altri continenti, non necessariamente in Europa. Quelli che s’imbarcano per raggiungere le coste del Sud Europa sono quelli che non hanno più niente da perdere.

Sono una piccola parte dei 1,3 milioni di siriani rimasti intrappolati in Libano in una spaventosa crisi economica che ha generato una forte pressione per rimandarli in Siria dove li attende a braccia aperte Bashar Assad, per dargli l’estrema unzione. Sono curdi bombardati quotidianamente dal grande mediatore pacifista, il presidente Erdogan, che ricatta persino la Nato per poter giustiziare i leader curdi che si sono rifugiati politici nei paesi scandinavi. Sono tunisini che fuggono dalla miseria che dilaga in questo paese dove le grandi speranze accese dalla “primavera araba” stanno definitivamente tramontando. Chi sale, pagando, su un barcone sovraffollato per venire in Italia, sa perfettamente che rischia la vita, ma non ha alternative, non ha una prospettiva diversa, una piccola fiammella di speranza.

 

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giovedì, 22 settembre 2022 ore 11:00

Casamondo
Foto Luigi Ottani

Evento nazionale d’area (Area Migrazioni, tratta e cooperazione internazionale), promosso dal Cnca, Coordinamento nazionale comunità di accoglienza

Firenze 22 e 23 settembre 2022

Presso Istituto Salesiano, via del Ghirlandaio, 40, 50121 Firenze

 

L’immigrazione non si è fermata. Lo sapevamo, ce lo siamo detti più volte. In questi anni in cui “L’Esodo”, citando l’intervento di Ivo Lizzola al nostro seminario del 2016, è continuato anche nel periodo della pandemia, e continua oggi durante la guerra in Ucraina, la società civile non ha perso la barra dell’umanità e anche nel nostro paese, come altrove fortunatamente, ha costruito percorsi di prossimità dove l’accoglienza, il rapporto tra diversi si è fatto oggettività. Ma quanto questa oggettività è capace oggi per domani di costruire una nuova visione e missione delle nostre società?  La tanto decantata “integrazione”, ha fatto uno scatto emancipandosi da una logica di assimilazione o presunto “comunitarismo” oppure è solo ancora un rapporto di dominio? In questi anni o forse nel prossimo futuro, sarà possibile costruire nella ricca Europa, nei Balcani, in America Latina o in Africa degli spazi di “convergenza” tra diversi che costruiscono una nuova narrazione umanitaria? Le società sono diventate più porose o più impermeabili?

Non sono temi nuovi, l'umanità è piena di traiettorie, di viaggi, di illusioni e di sofferenze. A “Casamondo” vorremmo solo avere l’ambizione di ritornarci sopra, di capire cosa sta accadendo per provare ad “alzare lo sguardo” tornando poi velocemente, da bravi operatori, all’emergenza del quotidiano, alla relazione tra il territorio e le persone che affianchiamo nei loro difficili percorsi migratori. Proveremo a tracciare delle mappe a cui daremo i nomi con delle parole che ci accompagnano. In fondo cerchiamo novità che ci diano respiro e spinta per non sentirci soli e schiacciati tra chi va e chi non vuole far arrivare.

 

Firenze, Istituto Salesiano, via del Ghirlandaio 40

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Quel che resta
La prima di copertina del libro

Vito Teti

Quel che resta

L'Italia dei paesi, tra abbandoni e ritorni

Donzelli Editore, 2017

 

«Mentre scrivo queste righe, il campanile di Amatrice cade sotto la forza del terzo terremoto che ha colpito, in meno di sei mesi, i paesi dell’Italia centrale. L’immagine del campanile viene riproposta ossessivamente. È una sequenza che angoscia e che però chiede di essere guardata e riguardata. Le immagini delle rovine, le visioni dei vuoti, delle assenze, dei luoghi a cui è stata sottratta la vita sono immagini perturbanti di cui abbiamo bisogno».

Scrive così Vito Teti, nell’incipit di questo libro che riannoda il filo di una riflessione iniziata quindici anni fa con Il senso dei luoghi, un saggio che ha dato vita a un vero e proprio filone a cavallo tra antropologia, reportage, letteratura e fotografia. Nell’immagine del campanile di Amatrice, Teti scorge un mondo ben più vasto, che va anch’esso inesorabilmente franando. Mentre i grandi agglomerati urbani si preparano a ospitare la gran parte della popolazione mondiale, interi territori si spopolano. E lo spopolamento è la cifra delle aree interne di numerose regioni d’Italia e d’Europa.

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giovedì, 9 dicembre 2021 ore 17:00

#1 Sguardi dal Mediterraneo
Astrolabio

Incontri del CNCA (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza)

Cooperazione internazionale e Pace

 

Giovedì 9 dicembre 2021, dalle ore 17.00 alle ore 19.30 si svolgerà in streaming un interessante momento di confronto

#1 SGUARDI DAL MEDITERRANEO

Interventi di Caterina Pozzi, Lea Nocera, Michele Nardelli, Marco Vincenzi, Inma Gala, Stefano Trovato. Introduzioni di Emiliano Bertoldi e Gigi Nardetto.

 

Per partecipare occorre registrarsi a questo link: https://tinyurl.com/SguardiDalMediterraneo1 

 

 

Collegamento in streaming

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sabato, 27 novembre 2021 ore 09:00

Esodo e confini
Esodo e confini

Rassegna di film e dibattito – 5ª edizione

Africa: Cooperazione, Sviluppo e Migrazione

Bolzano, sabato 27 novembre 2021 - Merano, venerdì 3 dicembre 2021

La rassegna “Esodo e Confini” prevede proiezioni di film africani e dibattiti con qualificati esperti nell’ambito della cooperazione internazionale e nell’arte del cinema dell’Africa. La rassegna vuole, inoltre, offrire alla cittadinanza un'opportunità volta a promuovere maggiore conoscenza relativa ai cambiamenti economici e socio-culturali nei paesi africani. La cinematografia in Africa negli ultimi decenni ha registrato un significativo sviluppo dando un importante contributo sia per fare conoscere i problemi che attraversano le società africane che per acquisire maggiore consapevolezza rispetto a questioni come le disuguaglianze sociali, gli impatti ambientali, i conflitti politici, il ruolo della società civile e movimenti migratori. L’iniziativa vuole evidenziare l’impegno sociale dei cineasti africani e il ruolo che può avere il cinema come strumento di trasformazione socio-culturale. Per approfondire i temi della rassegna verrà anche allestita un’esposizione di libri e video presso la Biblioteca Culture del Mondo (a cura di Adel Jabbar)

La rassegna è promossa da Cedos - Educazione permanente


Bolzano, sabato 27 novembre 2021

Sala Parrocchia dei Tre Santi, Via Amedeo Duca D’Aosta, 25

Ore 9:00 - 11:00

Attualità e prospettive delle politiche della cooperazione allo sviluppo

Mario Raffaelli, presidente di Amref Health Africa Italia, esperto della cooperazione internazionale

Cécile Kyenge, già Ministra per l'integrazione e già eurodeputata

Michele Nardelli, studioso di cooperazione internazionale e di tematiche ambientali

Judith Hafner, collaboratrice Caritas Mondialità e coordinatrice della Rete per la sostenibilità

Bolzano, Sala Parrocchia dei Tre Santi, Via Amedeo Duca D’Aosta, 25

La locandina del programma

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venerdì, 15 ottobre 2021 ore 18:00

Trento con Mimmo Lucano
Riace, paese dell'accoglienza

 

Complici di umanità

in piazza per i diritti e l'accoglienza

Venerdì 15 ottobre alle ore 18.00 in Piazza Duomo a Trento

 

Non c'è giustizia nella sentenza politica che ha colpito Domenico Lucano. Non è possibile restare in silenzio.

Sabato 2 ottobre ci siamo riuniti una prima volta - in più di 150 persone, di ogni età e appartenenza - in largo Pigarelli a Trento per rendere visibile la solidarietà e la vicinanza a Lucano. Ai presenti si sono uniti i rappresentanti di alcune organizzazioni solidali che per il loro operato subiscono quotidiani attacchi e vengono addirittura criminalizzate dalle stesse istituzioni che dovrebbero sostenerle. Mimmo Lucano viene colpito quale simbolo di un discorso sulle migrazioni e sull’accoglienza che è evidentemente e diametralmente opposto a quello della maggior parte delle forze politiche.

 

Trento, Piazza Duomo

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Prima che sia troppo tardi.
foto di Luigi Ottani

di Michele Nardelli

(28 settembre 2021) Che il mondo della società civile e del volontariato s'interroghi sul proprio tempo e sul senso del proprio agire non è affatto scontato, anzi. Lo dovrebbe essere, certo, ma nel rincorrere le situazioni di emergenza sulle quali tende ad essere piegata una parte importante dell'associazionismo prevale la tendenza a dare risposte immediate e una progettualità funzionale ad intercettare bandi (finanziamenti) tendenzialmente corrispondenti all'orientamento dei decisori politico-istituzionali.

Nel delirio del fare, nel pragmatismo senza pensiero, nel prendersi cura senza andare alle radici dei conflitti e dell'esclusione, possiamo leggere uno degli effetti del malessere che investe la nostra società.

Andare alla radice significa mettere in discussione poteri consolidati che dalle diseguaglianze e dall'utilizzo irresponsabile delle risorse traggono profitti e privilegi. Insomma bisogna cambiare ed essere visionari, perché quello che abbiamo non è affatto il migliore dei mondi possibili.

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Da comunità che sostengono a comunità sostenibili
desertificazione

Settima edizione della Settimana dell’Accoglienza (25 settembre - 3 ottobre 2021)

"Da comunità che sostengono a comunità sostenibili"

di Claudio Bassetti *

Una nuova Settimana, la settima.

Un appuntamento significativo, per le realtà che lo promuovono, lo animano, lo frequentano, e per la comunità regionale stessa. Che ne viene investita e alla quale vengono rinviate le domande che noi ci poniamo e presentate le risposte che tentiamo di dare.

Perché la Settimana è questo: una occasione per ri-tessere fili, relazioni, legami, connessioni, quanto mai importanti ora, in momento di ripartenza ma anche di smarrimento; come re-iniziare, portandoci la lezione della pandemia, per un nuovo cammino, per un nuovo modo di stare insieme, per mettere al centro le persone “come soggetti portatori di diritti inalienabili e non come consumatori, come cittadini responsabili e non come individui alla ricerca del proprio particolare”. Non è facile pensare a come ridefinire oggi relazioni, spazi di vita, rapporto con l’ambiente, ma ci proviamo, sia sul piano della elaborazione che su quello della pratica quotidiana, dentro le nostre realtà, dentro le comunità grandi e piccole della nostra regione.

In questa settima edizione al centro vogliamo porre la questione ambientale. E la vogliamo affrontare puntando, con una prospettiva particolare, oggi, crediamo, ineludibile. Una prospettiva che mette l’attenzione sugli aspetti legati all’inquinamento, al consumo delle risorse, alle distruzioni ambientali, al riscaldamento globale, ma che si connette fortemente con le questioni legate alla giustizia sociale, alle povertà, alle esclusioni per arrivare alla questione nodale, quella del modello economico ed alla sfida dell’economia solidale circolare.

 

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L'abisso.
aprile 2021

«Tempi interessanti» (113)

Un tragico paradosso. E' quel che accade in queste ore lungo il limes spazio temporale che attraversa l'Europa e il Mediterraneo. O, se si vuole, attorno alla faglia dell'indifferenza e dell'ipocrisia. Perché mentre nel Parlamento Italiano si discute sul Next Generation EU e più precisamente sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, centinaia di persone affondano le loro speranze di futuro nel Mediterraneo. ... 

Ma che cosa c'entra questa ennesima tragedia del mare con la Next Generation EU? E' forse l'Europa fortezza quella che immaginiamo per le generazioni a venire? Il diritto al futuro è solo quello di chi vive nella parte settentrionale del Mediterraneo? Come non capire che nell'interdipendenza i crimini che si consumano dall'altra parte del mare (e dei quali siamo spesso responsabili) ci ricadranno addosso, come del resto già avviene anche se ancora in minima parte? E, infine, come si può essere così miopi da non comprendere che le crisi di cui la sindemia è l'esito non si affrontano, e tanto meno risolvono, dentro i confini dei vecchi stati nazionali? ...

La testimonianza di Alessandro Porro

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Dal libro dell'esodo
La prima di copertina

AA.VV.

Dal libro dell'esodo

Piemme edizioni, 2016

 

Un esodo dei nostri giorni: quello dei migranti. Che avviene quotidianamente, sotto le telecamere di tutto il continente. Una fuga da guerre e povertà di centinaia di migliaia di persone che, però, trova il passo sbarrato da un'Europa impreparata, intimorita, pronta ad innalzare muri e fili spinati. Un viaggio che porta la guerra e il dolore fin dentro il cuore d'Europa e che l'artista multidisciplinare Roberta Biagiarelli, con la sensibilità e l’attenzione acquisite attraverso l’esperienza del teatro storico sociale, e il fotografo Luigi Ottani, con lo sguardo empatico e penetrante di chi cattura attimi di storia, hanno documentato in un reportage intenso ed emozionante, una pubblicazione, in uscita il 27 settembre, dal titolo "Dal libro dell'esodo" (Piemme Edizioni, pp. 256, € 17,50).

Il volume, progetto sostenuto fin dall'inizio dal Comune di Modena, nasce dall'esperienza del viaggio che Biagiarelli e Ottani hanno realizzato, nell'agosto 2015, sul confine greco-macedone: una settimana di cammino, fianco a fianco con i migranti, lungo i binari tra Gevgelija, in Macedonia, e Idomeni, in Grecia. Il libro si arricchisce dei testi della parlamentare europea Cécile Kyenge, del giornalista e scrittore Paolo Rumiz, del ricercatore e saggista Michele Nardelli, dello studioso del Novecento e regista Carlo Saletti e del giovane storico italo-siriano Ismail Fayad. Donne e uomini di confine che sono stati coinvolti nel progetto editoriale così da fornire maggiori strumenti di comprensione e chiavi di lettura del fenomeno.

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Naufraghi nella neve. Una nuova disfatta europea?
File di profughi nell'inverno di Bihac

«Tempi interessanti» (111)

C'è una tragedia che da mesi si consuma al confine con l'Unione Europea. Almeno duemila persone vagano nella neve, fra boschi e ruderi di vecchi combinat industriali nei dintorni delle città di Bihac e di Velika Kladusa, in Bosnia Erzegovina, alla ricerca di un varco per entrare in Croazia e da lì andarsene il prima possibile verso una nuova speranza di vita. In realtà si tratta di un frammento di quell'esodo che da anni viene chiamato “rotta balcanica”, a sua volta una delle tante rotte che percorrono i migranti nel cercare scampo da guerre, crisi climatiche, povertà estreme, regimi totalitari o semplicemente rispondendo all'istinto umano di cercare di migliorare la propria esistenza... 

... In situazioni normali la società civile avrebbe messo in moto carovane, come già avvenne in questi stessi luoghi negli anni '90. Ma in queste ore l'unico soggetto che può sbloccare questa situazione è quel che resta di un'Europa politica che ha l'obbligo morale prima ancora che politico di costringere la Croazia ad una moratoria per riaprire le frontiere e i paesi dell'Unione a porre fine alla pratica insopportabile dei respingimenti che con ipocrisia chiamano “riammissioni”...

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Migranti, rappresentazione e partecipazione
Foto di Luigi Ottani

di Adel Jabbar

Migranti identità e altrove

L’abbandono del luogo d’origine da parte dell’immigrato non è soltanto fisico, giacché egli è anche costretto ad allontanarsi dal suo vissuto quotidiano, e quindi a decodificare il bagaglio di conoscenze, pratiche e consuetudini interiorizzate e adatte a vivere nel proprio paese, per rimpiazzarle, il più velocemente possibile, con nuovi codici di riferimento funzionali all’inserimento nel paese di arrivo. D’altra parte il distanziamento dalle origini rimane parziale, poiché permane l’attaccamento affettivo, emotivo, che induce nostalgia, tanto da amplificare l’estraneità rispetto alla realtà in cui si inserisce. Né d’altra parte sono facilmente e immediatamente acquisibili le nuove conoscenze, le nuove regole, le nuove abitudini e tale difficoltà di inserimento comporta una condizione di marginalità che si delinea sostanzialmente secondo tre caratteristiche. Si tratta infatti di un individuo che:

a) viene da altrove, un altrove geografico, culturale, politico e linguistico;

b) viene dal basso ovvero da una condizione di debolezza socio-economica che rappresenta di per sé un ostacolo all’inserimento e alla partecipazione, anche in ragione del venir meno di una rete di relazioni sociali;

c) non possiede una titolarità formale dei diritti di cittadinanza, condizione che limita fortemente la capacità di negoziare i propri bisogni o anche di contare su qualche forma di rappresentanza, diversamente da altri soggetti deboli ma appartenenti per nascita a questa società.

Tuttavia questa condizione di doppia appartenenza innesca nell’immigrato un particolare processo identitario. Dal continuo rapporto dialettico fra la sfera della memoria, che rappresenta il vissuto passato e quindi il punto fermo di un percorso, e la sfera progettuale, ovvero la dimensione del divenire legata al ‘fare’, al movimento, si genera una peculiare esperienza, un tentativo di coniugazione fra due possibili modi di essere, che induce una continua alternanza identitaria. Si tratta di un delicato e sempre precario equilibrio, entro il quale incidono profondamente determinati fattori, che possono accelerare o rallentare il processo di inserimento. Questi fattori sono riconducibili sia a variabili ‘indipendenti’, come il genere, la provenienza geografico-culturale, il grado di istruzione, sia a condizioni acquisite, come l’inserimento nel mondo del lavoro, la qualità e il tipo di accoglienza. 

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Un appello per regolarizzare il lavoro dei migranti nell'agricoltura
Migranti al lavoro

LETTERA - APPELLO APERTA

 

al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella -

al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte

ai Ministri dell’Agricoltura, del Lavoro, dell’Interno, della Salute e del Sud



Agire subito per tutelare la salute dei migranti costretti negli insediamenti rurali informali e nei ghetti”


L'Italia è alle prese con una grave emergenza sanitaria. La pandemia di Covid-19 mette a dura prova il Paese, l’Europa e il pianeta nel suo complesso. Una drammatica situazione che richiede un impegno straordinario ad ogni livello della società, dalle istituzioni ai singoli. Oggi abbiamo più che mai bisogno tutti di fare riferimento ai principi di giustizia sociale e solidarietà insiti nella Costituzione per fare fronte a una minaccia inedita.

Come rappresentanti dei sindacati, organizzazioni del terzo settore impegnate nel campo dell'ecologia, della tutela dei diritti umani, sociali e civili, esprimiamo profonda inquietudine e sentimenti di estrema preoccupazione per le migliaia di lavoratori stranieri che abitano nei tanti ghetti e accampamenti di fortuna sorti nel nostro Paese. Molti di loro sono impiegati nel settore agricolo, più che mai indispensabile per la sicurezza alimentare della cittadinanza e la tenuta collettiva.

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L'empatia in Europa
da www.balcanicaucaso.org

 

La crisi europea, che si sta svolgendo al confine tra Grecia e Turchia, vista dagli occhi di chi, in passato, si è trovato ad essere rifugiato. 

di Aleksandar Brezar *

(marzo 2020) Non è facile parlare di un trauma profondo, che cambia la vita. C'è sicuramente bisogno di tempo. Hai bisogno di processarlo, di passare attraverso un apparente ciclo senza fine di impotenza, repressione, dolore, negazione, colpevolezza e di fronteggiarlo se eventualmente torna alla luce.

C'è bisogno di tempo per accettare che non andrà veramente mai via. Diventa semplicemente più facile conviverci. Se sei fortunato. Persino allora, non puoi prepararti per quando deciderà di colpirti in faccia o di pugnalare il tuo cuore, non molto diversamente da un capriccio.

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