"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Diario

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giovedì, 25 ottobre 2018Mas del Gnac, 25 ottobre 2018

S'intitola “Il cibo ha un (è un) valore” ed è un ciclo di tre serate promosso dalla Condotta di Slow Food della Vallagarina – Alto Garda. Il primo di questi incontri si svolge al Mas del Gnac, nei pressi di Isera.

Un luogo che mi riporta indietro nel tempo, negli anni '80 quando grazie alla Cooperativa Gruppo '78 di Volano, si diede vita a questa esperienza di produzione biologica e laboratorio di trasformazione. Una cosa che oggi sembra piuttosto normale ma che in quegli anni rappresentava una sperimentazione del tutto nuova che associava comunità e condivisione, lavoro e integrazione, amore per la terra e salubrità del cibo.

La serata – dedicata al tema di quanto influiscono le nostre scelte sull'ambiente in cui viviamo – vede una partecipazione che esaurisce tutti i posti della sala. Dopo gli interventi di saluto e di presentazione del Mas del Gnac, tocca a Silvio Barbero dell'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (e fra i fondatori di Slow Food) il compito di indicare l'orizzonte di questo primo incontro, percorrendo l'evoluzione dell'associazione e della sua elaborazione attorno ai grandi temi che l'umanità ha di fronte, fra tutela ambientale e giustizia sociale, difesa delle biodiversità e scelte gastronomiche.

Poi tocca a me. Nel venire ad Isera mi sono messo nello zaino due libri di persone fra loro tanto diverse e attraverso i quali mi approccio al tema che Sergio Valentini, portavoce regionale di Slow Food, mi propone di trattare, quello del limite. I libri sono “In questo progresso scorsoio” (Garzanti), l'ampia intervista che Marzio Breda fece ad Andrea Zanzotto due anni prima della sua scomparsa, il 18 ottobre del 2011, e “Laudato sì” (Ancora), l'enciclica sulla “Cura della casa comune” di Papa Francesco del maggio 2015. Il poeta di Pieve di Soligo che meglio di ogni altro ha saputo raccontare lo spaesamento del nord est italiano, il papa venuto da lontano ed il suo appello a difesa della Madre Terra.

Voci alte ma largamente inascoltate. Quella di un poeta che, malgrado la sua autorevolezza internazionale, in Italia è ancora uno sconosciuto, molto probabilmente anche fra le persone che affollano questa sala e che pure, se sono qui, una certa sensibilità ce l'hanno. Quella di un uomo conosciuto invece in tutto il mondo ma non di meno inascoltato, dai potenti come dagli ultimi, quasi che la sfera di un magistero papale non riguardasse le scelte pubbliche come quelle private.

Cerco di ricondurre il filo che unisce queste due riflessioni attraverso parole come “limite”, “impronta ecologica”, “esclusione”. Perché il progresso senza limite è diventato scorsoio, perché la nostra impronta richiederebbe già oggi a livello globale 1,7 pianeti per far fronte ai consumi annui di risorse (e 3,4 “Italie” per corrispondere all'insostenibilità del nostro paese), perché – infine – la terza guerra mondiale di cui parla Francesco si sta svolgendo per l'esclusione di una parte importante dell'umanità.

Parole che riguardano anche la terra in cui viviamo, il Trentino, incapace di essre protagonista di un cambiamento all'insegna del fare meglio con meno. E che, forse anche per questo, ha scelto – più o meno consapevolmente – di imboccare sul piano politico la strada del prima noi.

Il significato dell'incontro è quello di orientarci nella consapevolezza che anche le nostre scelte quotidiane apartire dal cibo non sono estranee a tutto questo. Perché nelle nostre scelte, sempre riprendendo l'iperbole di Andrea Zanzotto, ognuno di noi viene ingoiato ed ingoia, in altre parole è insieme vittima e carnefice.

Una parte della serata sarebbe dedicata alla presentazione dei prodotti dell'azienda agricola Castelli di Zambana e di una fra le prime Cantine che hanno scelto il biologico in Alto Adige - Sud Tirolo, la Lieselehof di Caldaro. Ciò nonostante il confronto e le domande si susseguono fino a tardi, senza infine disdegnare gli assaggi proposti. Davvero meritevoli di attenzione.

Così, in questa piccola ed ormai storica realtà a pochi minuti da Isera, l'utopia del buono, pulito e giusto (e per tutti), malgrado tutto, sembra un po' meno lontana.

PS. I prossimi appuntamenti saranno il 7 novembre (ore 20.30) alle Formichine di Rovereto (recuperi e riusi in cucina) e il 25 novembre (ore 18.30) al Buonissimo di Rovereto (viaggio nel mondo dei prezzi).

venerdì, 19 ottobre 2018La sala della presentazione a Civezzano

Una bella serata quella che si è svolta qualche giorno fa a Civezzano per la presentazione di “Sicurezza”, il nuovo libro di Mauro Cereghini e Michele Nardelli. La cornice era quella della Fondazione “Nuova Società” che mensilmente offre un'opportunità di dialogo e confronto sul tempo presente e sul pensiero. Incontri sempre molto partecipati e intensi, come quello di venerdì scorso su un tema – quello della “sicurezza” – tanto controverso come di grande attualità.

Significativo che l'incontro avvenisse il venerdì precedente una domenica elettorale tanto importante per la nostra terra come quella per il rinnovo del Consiglio provinciale, nella quale proprio sul tema “sicurezza” abbiamo respirato un clima pesante e di divisione, colpevolmente lasciato alla propaganda della paura.

Perché c'era un modo diverso di affrontare questo tema, quello del “prendersi cura”, niente affatto estraneo alle domande di futuro che le persone si pongono, trovando però quasi esclusivamente, anche nel campo del centrosinistra, risposte di tipo securitario.

Il fatto è che la paura non può essere esorcizzata, va affrontata invece. Perché di come va il mondo c'è da avere grande preoccupazione, dalla crisi ecologica all'insostenibilità del modello di sviluppo dominante che porta questo pianeta a consumare ben più di quanto gli ecosistemi terrestri riescono a produrre. Il problema è che alla domanda di futuro non si può rispondere riproponendo quegli stessi paradigmi che di questa insostenibilità sono all'origine. E proprio qui – a ben vedere – abita la crisi della politica.

Dopo la presentazione dell'incontro da parte di Pasquale Bazzoli che della Fondazione “Nuova Società” è stato in questi anni l'anima, Mauro Cereghini e Michele Nardelli hanno dapprima esposto le ragioni che sono state alla base di questo lavoro editoriale e poi interloquito con i numerosi presenti, le loro domande e le loro osservazioni. Una su tutte, quella di che cosa può fare ciascuno di noi per contribuire in maniera responsabile ad uscire da questa situazione.

Domande alle quali il libro “Sicurezza” prova a dare risposte, in primo luogo nell'aver consapevolezza di quel che accade in un mondo sempre più interdipendente; nel descrivere l'inefficacia delle risposte sin qui date laddove muri, filo spinato e telecamere altro non fanno che alimentare la paura; nella capacità di elaborare i conflitti e di far tesoro di quanto la storia ci consegna; ed infine nell'esercizio del “prendersi cura” di ogni sofferenza che si manifesti dentro le nostre vite come lontano da noi.

Un confronto stimolante che è proseguito fino a tarda serata, conclusasi con un momento conviviale. Se avessimo affrontato per tempo questa tematica senza reticenze e ammiccamenti, forse anche l'esito del voto di domenica scorsa avrebbe potuto essere diverso.