di Federico Zappini
(15 novembre 2015) Non ho soluzioni da proporre. Parto da questo basilare e non consolatorio grado di consapevolezza. Altrimenti lavorerei come titolista dentro qualche redazione che ha scelto, non è una novità, di interpretare il ruolo di strillone sguaiato dello scontro di civiltà. Oppure mi sarei scatenato, via Twitter, in quella che è stata per ore la sfida a chi la sparava più grossa. Chi rilanciando l’ipotesi di un false flag, chi quella di una nascente resistenza antifascista che dalla città curda di Kobane si allarghi all’Europa intera, chi immaginando di ridurre “la Siria ad un parcheggio” (quasi cit. della serie tv Homeland) in nome della difesa della nostra civiltà sotto attacco.