«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene
Cari amici,
“Dio mio, Dio mio, perché ti abbiamo abbandonato?”. Questo rovesciamento del Salmo 22 sarebbe, come ci viene suggerito, la preghiera più appropriata a questo punto della storia umana: dovrebbe essere unanime, oltre ogni distinzione tra credenti e non credenti, perché dopo Francesco l’umanità non può che essere riconosciuta come una cosa sola, amata nella sua integrità, non condannata ad essere divisa tra “benedizione” e “maledizione” secondo la sorte che ne ha preconizzato Netanyahu all’ONU.
Tanto più questa unità si impone, quando nel pieno del genocidio di Gaza, compare la bomba più grande del mondo, che non ha neanche bisogno di essere nucleare per soggiogare e mettere a repentaglio la terra; una bomba che eventualmente, bontà sua, può cancellare il Cremlino, la piazza della Pace celeste a Pechino o il “Berlaymont” di Bruxelles, mentre provoca l’ovvia ritorsione dell’Iran. Allusivamente si chiama B2 (Bibi) Spirit, ispirata al patto d’acciaio che unisce il Pio Torturatore (in preghiera al Muro del Pianto) e il grande Mentitore che assicura due settimane di attesa mentre i suoi bombardieri sono già in volo senza scalo. Non c’è pietà, mentre il diritto, più che trasgredito, è oltraggiato, e la volontà di morte, che papa Francesco nelle sue ultime parole del messaggio di Pasqua sperava si rovesciasse in una umanità risorta, dilaga nel mondo.
L'intervento andava sottoposto a Vas e Vinca. CAI Alto Adige, Dachverband für Natur-und Umweltschutz, Lipu e Mountain Wilderness: basta impianti sciistici ad alta quota in aree già estremamente sofferenti per i cambiamenti climatici
Il Tar di Bolzano, con la sentenza n. 176 del 17.06.2025, accoglie il ricorso delle associazioni ambientaliste CAI Alto Adige, Dachverband für Natur-und Umweltschutz, Lipu e Mountain Wilderness che avevano chiesto di annullare la delibera della Giunta provinciale del 5 marzo 2024, che autorizzava l’ampliamento del comprensorio sciistico della Val Senales. Questo ampliamento avrebbe provocato gravi danni ad un’area alpina caratterizzata da maestose morene, laghi e una natura ancora nella maggior parte incontaminata.
La delibera della Provincia autonoma di Bolzano aveva approvato il progetto di ampliamento in Val Senales a 3000 m di quota circa, che prevedeva la realizzazione di una seggiovia a 6 posti, per una lunghezza dell’impianto di risalita di circa 1 km, di una stazione a valle e una a monte, oltre a nuove piste di circa 2,6 ettari, in un’area tutelata dal Piano Paesaggistico del Comune di Senales classificata “zona rocciosa-ghiacciaio”. Si tratta infatti di una zona di transizione alpina - subalpina, che si trova all’interno dell’area sensibile dell’Hochjoch, in gran parte priva di vegetazione ed il cui paesaggio è caratterizzato da imponenti campi morenici.
Il Premio Nobel Giorgio Parisi, le politologhe Donatella della Porta e Nadia Urbinati, il farmacologo Silvio Garattini, lo storico dell’arte Salvatore Settis sono tra i 40 promotori di quest’appello che invita a votare per i 5 referendum su cittadinanza e lavoro dell’8 e 9 giugno 2025.
Siamo in un mondo segnato da instabilità e conflitti, siamo in un’Italia in declino, tra crisi economiche e fragilità sociale. L’incertezza sul futuro condiziona la nostra vita e colpisce in particolare le generazioni più giovani. Le regole che ci diamo, tuttavia, sono lo strumento che abbiamo per ridurre quest’insicurezza.
Negli ultimi anni le condizioni di incertezza e precarietà sono state aggravate anche da alcune politiche che regolano la nostra vita e il nostro lavoro. Diventare cittadini italiani è diventato più difficile per chi è di origine straniera. Le tutele del lavoro sono state ridotte, con effetti negativi sulla qualità dell’occupazione, sui salari, sulle disparità tra uomini e donne, sulla sicurezza sul lavoro. Politiche di questo tipo hanno alimentato la sfiducia, allontanato le persone dalla politica, aggravato la crisi della democrazia. Non è una deriva inevitabile. Le regole e le politiche possono essere cambiate per dare più protezione a chi vive e lavora in Italia.
di Tomaso Montanari *
Mio Dio, prendi tutto | e lasciaci vicino al nostro mare
qui | vicino alle tombe dei nostri cari | qui | e alle nostre case qui.
Non ci assentiamo, | rimarremo vicini.
Prendici se vuoi… lasciaci se vuoi | quando vuoi, come vuoi
non siamo lontani dall’occhio del tuo cuore |oppure…,
oh, Dio, | sii la nostra muraglia:
non sfuggiremo, quando scenderà la notte, | alla nostra morte.
Mai come in questo 2 giugno 2025 ci sente remoti da una Repubblica che dovrebbe ripudiare la guerra, ma ancora festeggia la sua Costituzione facendo sfilare i carri armati sulla via fascista dell’impero coloniale. Se il linguaggio tronfio e grottesco del potere appare di questi tempi ancora più ripugnante, è quello della poesia a restituirci dignità.
Perché, come scrive Franco Marcoaldi nella sua ultima, mirabile raccolta poetica (Una parola ancora, Einaudi): “L’unica cosa buona dell’assoluto | caos in cui siamo finiti | è la misera fine dei pigri | cliché dei tempi andati: il Bene, | il Male, la Patria, l’Occidente. | Parole passe-partout che ormai | non aprono piú niente. Parole | cieche, sorde, disossate. Buone | soltanto per tornei, marce, | caroselli, ridicole parate”. Semmai qualcosa è capace di ridare un senso a quelle parole vuote non si trova certo dalle parti della ripugnante parata del 2 giugno, no. Ma semmai a Gaza: dove il Male è visibile, a occhio nudo. E dove perfino la parola ‘patria’ può recuperare un senso.
Intervista all'europarlamentare della France Insoumise, prima palestinese a ricoprire un simile ruolo: «Antisemitismo, nazismo, colonialismo sono nati in Europa, per questo la soluzione va trovata qui. La liberazione non è uno stato, non è la Palestina nella mappa, ma è il ritorno. Non vogliamo un’altra Nakba, ma vivere con uguali diritti sulla nostra terra»
a cura di Chiara Cruciati *
Rima Hassan sta per imbarcarsi. Il primo giugno, con altri attivisti politici tra cui Greta Thunberg, salirà sulla Madleen a Catania. Destinazione Gaza, la nuova sfida della Freedom Flotilla dopo il raid israeliano che poche settimane fa ha messo fuori uso una nave della coalizione al largo di Malta. Europarlamentare eletta con la France Insoumise, prima palestinese della storia, Hassan ha alle spalle un lungo attivismo politico. L’abbiamo incontrata a Napoli.
Perché salirà a bordo?
È una questione di coerenza, la lotta per il popolo palestinese va combattuta su diversi fronti, nelle strade, in azioni come quelle della Flotilla o la Marcia globale verso Rafah, a livello politico dentro i parlamenti. Siamo chiamati in causa in quando cittadini. La nostra è una piccola barca, non porterà aiuti: si tratta di un’azione politica e simbolica. Se ho paura? Mi rifiuto di averla, l’obiettivo di Israele è paralizzarci, generare terrore nell’esprimere un’opinione.
Che dfficoltà incontra all’Europarlamento? Quanto il suo immobilismo è imputabile alle distanze tra gruppi e alle divisioni interne ai progressisti?
L’accordo di associazione tra Ue e Israele poteva essere sospeso subito: le violazioni dei diritti umani, come previsto all’articolo 2, erano già state documentate. Erano stati documentati apartheid, occupazione, detenzioni arbitrarie, omicidi, distruzione di villaggi. Solo adesso, dopo venti mesi e le grandi mobilitazioni di piazza, Kaja Kallas è riuscita a mettere insieme una maggioranza di stati per riesaminare l’accordo, non per sospenderlo. Alla commissione dove lavoro, quella per i diritti umani, ho provato di tutto per far per far approvare un testo sui diritti dei palestinesi, sui bambini, le infrastrutture civili distrutte…tutti bloccati dai gruppi progressisti.
Il collasso del Birch ha cambiato, nel giro di poche ore, il volto di una delle più pittoresche valli del Canton Vallese. Grazie al sistema di prevenzione delle autorità locali, i 300 residenti del paese sommerso dalla frana sono salvi. «Il crollo è un campanello d’allarme per tutti i territori alpini», dice Vanda Bonardo di Legambiente. L'alta montagna infatti è sempre più instabile. Un manifesto chiede la protezione degli ecosistemi glaciali e delle popolazioni locali.
di Elisa Cozzarini
È crollato il ghiacciaio del Birch, alle 15.24 di mercoledì 28 maggio, e ha sepolto gran parte del piccolo centro abitato di Blatten, nel Canton Vallese. La Lötschental, descritta dal Touring club italiano come una tra «le valli più autentiche delle Alpi svizzere», ha cambiato volto nel giro di poche ore. Il fiume Lonza, ostruito dall’enorme massa di detriti, fango e ghiaccio, ha formato un lago. Le scosse sismiche provocate dal crollo, di magnitudo 3,1, sono state avvertite in tutto il Paese. Al momento, per la grande instabilità dei versanti, nessuno può accedere ai luoghi. Non si sa come potrebbe evolvere la situazione. Per le autorità elvetiche, il rischio è che la catastrofe sia solo a metà: ci sono ancora centinaia di migliaia di metri cubi di roccia instabile e resta il pericolo di colate detritiche su entrambi i lati della valle, secondo quanto riporta la Radiotelevisione svizzera.
di Michele Nardelli
Domenica 4 maggio si andrà a votare per l'elezione dei Sindaci e dei Consigli Comunali nella quasi totalità dei Comuni del Trentino. Tranne 9 Comuni (Ala, Borgo Chiese, Caldonazzo, Campodenno, Fiavè, Lona Lases, Mezzolombardo, Predazzo e Rovereto) in cui si è votato nel 2024 e 3 Comuni (Capriana, Luserna, Madruzzo) nei quali non è stata presentata alcuna lista, tutti gli altri andranno a votare.
Il primo dato che balza all'attenzione è che in ben 82 Comuni (pressoché la metà) è stata presentata una sola lista e in quel caso la sfida sarà il raggiungimento del quorum del 40% degli aventi diritto affinché le elezioni siano ritenute valide e non si ritorni al voto (con una sola lista, il quorum sale al 50% nei Comuni sopra i 5.000 abitanti, come nel caso di Baselga di Pinè, Mezzocorona e Predaia). Ma questo dato non può nascondere un elemento preoccupante, ovvero il venir meno di una necessaria dialettica politica che non sia relativa alle preferenze espresse verso i candidati consiglieri dell'unica lista presentata. Nella difficoltà di credere che nella metà dei Comuni trentini vi sia un comune sentire sul presente e sul futuro nella gestione dell'amministrazione locale, questo dato ci racconta piuttosto di un crescente vuoto politico che di certo non fa bene allo svolgersi del confronto democratico. Vorrei sommessamente notare che non è sempre stato così.