Mondo

Interdipendenze. Gli effetti sul clima della nostra insostenibilità, i processi di desertificazione in Africa e l'idea della Great Green Wall
La Great Green Wall

di Francesco Prezzi

(2 marzo 2019) Per inquadrare la grande questione delle trasformazioni dei luoghi in relazione al clima e al peso dell’ingerenza umana sull’ambiente, non è inutile risalire a contesti lontanissimi nel tempo.

In epoca protostorica, individuabile come fase delle gesta umane precedenti alla scoperta della scrittura, l’umanità aveva diretto rapporto con la natura fisica dei luoghi, il Sahara era verde, il ricambio tra piogge e periodi di secche non sbilanciava l’equilibrio naturale.

Di quell’epoca rimangono a testimonianza i disegni rupestri ritrovati dalle ricerche degli archeologi. In quell’ambiente si era evoluta la presenza e l’attività umana fino a giungere alla formazione di grandi città come Cartagine e con la conquista romana di Leptis Magna, entrate nella Storia con la grandezza delle loro gesta e dei loro monumenti. Erano dotate di un’enorme marineria per la quale servivano grandi risorse arboree. Ogni nave aveva bisogno di remi, ogni remo significava un intero albero abbattuto. Per ogni nave, serviva un piccolo bosco dei monti dell’Atlante dai quali provenivano anche gli elefanti con cui Annibale avrebbe attraversato la Spagna fino alle Alpi.

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Chico Mendes, trent’anni dopo
Chico Mendes

Il sogno dell’alleanza tra uomo e foresta, tra lavoro e ambiente, tra territorio e pianeta, è ancora più urgente e necessario. Non solo nel Brasile di Jair Bolsonaro, ma anche nel nostro paese

di Francesco Lauria

Uno degli slogan vincenti del candidato di destra Bolsonaro, ora presidente del Brasile è stato: “l’Amazzonia è nostra”. Con una lettura superficiale, in altri tempi, questa frase avrebbe potuto essere scambiata per un motto ecologista, un grido contro lo sfruttamento da parte delle multinazionali del più grande polmone verde del pianeta.

Nell’ultimo scorcio di 2018, epoca in cui il nazionalismo del “prima noi-prima io”, trionfa ad ogni latitudine, questa frase assume purtroppo un significato del tutto diverso: lasciateci sfruttare, distruggere per noi stessi, senza i freni inutili degli ambientalisti, siano essi brasiliani o di qualsiasi altro paese.

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Un umanesimo ipocrita e povero di mondo
Angelus Novus

(10 dicembre 2018) Come sappiamo, oggi è il 70° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (vedi pdf allegato). Non amo le giornate mondiali, né gli anniversari, carichi come sono di retorica e di richiamo formale. E anche questa scadenza, così in evidenza per quanto sta accadendo intorno a noi, non si sottrae. Perché mentre assistiamo, sotto ogni cielo, alla fine dell'umanesimo in nome del “prima noi”, non possiamo altresì non vedere quanto lo stesso umanesimo sia stato «ipocrita e povero di mondo». Ipocrisia alla quale non intendo dare il mio contributo nemmeno oggi, in questa giornata che ne potrebbe celebrare semmai il fallimento. O forse non ci siamo accorti che l'arancia blu sta diventando rossa in nome delle magnifiche sorti progressive dello sviluppo? E che una terza guerra mondiale è in corso che condanna ogni giorno all'oblio una parte consistente dell'umanità? Preferisco affidarmi a queste parole, tratte da “Il mancino zoppo” (Michel Serres, Bollati Boringhieri, 2016), nella speranza che ci aiutino a comprendere l'urgenza di un cambiamento profondo del nostro modo di pensare e di vivere. E di un «nuovo umanesimo».

La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani

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Costruire ponti di cooperazione internazionale e sindacale nel tempo dei muri, del risentimento e dell’iperconessione
Perù

Considerazioni a margine dell’incontro Anolf-Iscos Toscana, Firenze 22 ottobre 2018


(23 ottobre 2018) Si è tenuta ieri a Firenze una conferenza sulla cooperazione internazionale a partire dall'esperienza di co-sviluppo realizzata fra la Toscana e il Perù nel progetto Alpaca. Riporto qui le interessanti riflessioni di Francesco Lauria, responsabile formazione e progettazione europea della Cisl. A seguire, nei prossimi giorni, qualche mia considerazione sul convegno e lo stato dela cooperazione internazionale. (m.n.)

 

di Francesco Lauria *

1. L’illusione umanitaria. 2. “Darsi il tempo”. 3. Globali e solidali? 4. Cooperazione sindacale internazionale e sindacalismo glo-cale

L’illusione umanitaria

C’è una bella frase di Albert Camus che recita: “Il male che c’è nel mondo deriva sempre dall’ignoranza, e le buone intenzioni possono fare altrettanto danno della malevolenza, se mancano di discernimento.”. A queste parole si possono affiancare quelle di Saint Just: “Nulla somiglia tanto alla virtù quanto un grande delitto”. Entrambe queste citazioni sono contenute in un libro collettivo che è stato molto importante e per un’intera generazione di attivisti, cooperanti, ricercatori impegnati nel sociale. Si tratta del libro: “L’illusione umanitaria”, curato da Marco Deriu, opera collettiva di un gruppo denominato “AlfazetaObserver”, edito all’inizio del 2001 dalla EMI, l’Editrice Missionaria Italiana di Bologna.

Gennaio 2001 rappresenta, nei tempi super turbo veloci di oggi, un’era geologica lontana: dovevano ancora accadere Genova e l’attentato alle Torri Gemelle, le guerre “umanitarie” in Afghanistan e in Iraq, mentre eravamo appena usciti dagli interventi Nato nei Balcani, successivi al disastro europeo e globale del 1992-1995 nella ex Jugoslavia. La cooperazione internazionale aveva vissuto la crisi negli anni novanta dovuta alle inchieste giudiziarie e alla riduzione delle risorse pubbliche e il conseguente allargamento del campo dell’attività delle organizzazioni non governative. 

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lunedì, 22 ottobre 2018 ore 09:30

Co-sviluppo: strumento di partecipazione ed integrazione
Anolf Toscana

L'Anolf (Associazione Nazionale Oltre le Frontiere) e la Cisl Toscana organizzano un incontro sul tema del "co-sviluppo" nell'ambito del seminario/convegno dal titolo “Un filo conduttore: relazioni tessili e catene di valore tra Perù e Toscana”. L'incontro si svolgerà lunedì 22 ottobre 2018 (Ore 10.00) a Firenze, presso la sede regionale della Cisl Toscana in via B.Dei 2/a. Fra i relatori Michele Nardelli.

A seguire il programma della mattinata.

Firenze, sede Cisl Toscana, Via B.Dei 2/a

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venerdì, 12 ottobre 2018 ore 18:00

Il vicino oriente e il ruolo cruciale dell'Iran
Teheran

Il Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani promuove nel tardo pomeriggio di venerdì 12 ottobre 2018 (ore 18.00) un momento di riflessione sul tema: "Il vicino oriente e il ruolo cruciale dell'Iran", un interessante confronto sulla situazione in medio oriente con Modjtaba Sadria, filosofo di origine iraniana, teorico socioculturale e specialista di sviluppo della politica sociale internazionale. Modera Michele Nardelli, già presidente del Forum trentino per la pace e i dirittii umani. Introduce Massimiliano Pilati, attuale presidente del Forum trentino per la pace e i diritti umani

Modjtaba Sadria, professore, ha una particolare competenza nelle relazioni interculturali e negli studi dell'Asia orientale. Ha pubblicato oltre 50 libri e articoli, tra cui: "Società civile globale ed etica: trovare terreno comune" (Tokyo, 2003), "Le persone che vivono ai margini del mondo" (Tokyo, 2002), "Realismo: Trappola di Relazioni internazionali "(1994, in giapponese) e "Preghiera per oggetti perduti: un approccio non-weberiano alla nascita della società moderna "(2003, in persiano). È stato a capo della Think Tank for Knowledge Excellence dal 2009, a Teheran, in Iran. È stato consulente scientifico in Danimarca Nomad Academy, dall'estate 2011.

Richiamo qui un articolo del gennaio scorso che ho pubblicato su questo blog:http://www.michelenardelli.it/commenti.php?id=4051

Trento, Sala dell'Aurora, Palazzo Trentini, via Manci

Migranti. La sostanza e l'ipocrisia.
L'impronta ecologica nei continenti

«Tempi interessanti» (83)

Il dibattito, meglio sarebbe dire le grida, sul tema delle migrazioni sta occupando la cronaca politica in tutto l'Occidente. Di per sé potrebbe essere positivo, se almeno questo comportasse la volontà di farsi carico della vita di tante persone e insieme di comprendere le ragioni di un esodo che almeno in queste forme non ha precedenti. Ma purtroppo così non è, tanto è vero che il problema per le cancellerie è in genere come evitarne l'approdo dentro i propri confini nazionali e di come all'interno di questi cavalcare il mantra della sicurezza per trarne consenso. Lo scopo di questa nota non è quello di trattare la questione, ma più semplicemente di mettere in evidenza la sostanza del problema e l'ipocrisia con la quale lo si affronta.

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Il Messico al voto, per uscire dalla notte
Città del Messico. La storia della conquista. Palazzo Municipale.

Domenica 1 luglio si vota per il Presidente e per il Parlamento del Messico. Una lettera da Città del Messico.

 

Querido Michele

Quedaron atrás los sueños en el "luminoso futuro de la humanidad" del que hablaba el viejo Marx. Hoy a lo mucho queremos salir del oscuro túnel.

Tu sabes que estoy lejos de ser un seguidor de AMLO, pero estoy más lejos de querer que el país siga en el "despeñadero". Podemos asistir a la desintegración de la nación y no porque AMLO llegue al poder sino porque quienes sí han ejercido el poder lo han degradado, cediendo a los delincuentes en asociación participativa extensas áreas que ya están desconectadas del cuerpo de Nación. El daño es inmenso y hay que frenarlo..

Restituir la confianza es una tarea titánica que a estas alturas parece apuntar a AMLO como posible. No sé si está configuración de fuerzas a su alrededor lo logren; PERO NO VEO A OTRO. darle el poder abrumadoramente puede ser el compromiso y el cauce para volver a tener gobierno por consenso no sólo por la imposición de mecanismos de compra venta que sin duda profundizarían la desintegración. Esta es la elección que viene.

Carlos

 

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E' il 24 maggio il giorno del superamento in Italia
Overshoot Day paese per paese

Il 24 maggio sarà l'Overshoot Day Italy, ovvero il giorno in cui, secondo i calcoli del Global Footprint Network, l'Italia supera la soglia della sostenibilità. O, per meglio dire, il giorno in cui avremo consumato ciò che gli ecosistemi di questo stivale d'Europa riescono a produrre in un anno considerato che insostenibili lo siamo in tutto l'arco dell'anno. Il deficit è così di 221 giorni su 365. Questo vuol dire che l'Italia, stando ai suoi attuali consumi, vive due volte e mezzo al di sopra delle sue possibilità, sottraendo risorse altrui1.

Perché di questa insostenibilità praticamente non se ne parla? E perché la cultura del limite non diventa un programma politico?

Overshoot Day paese per paese

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giovedì, 3 maggio 2018 ore 11:00

Prayer for Peace
Lung-Ta

Ad un anno di distanza dalla presentazione, il progetto “Prayer for Peace” finalmente vedrà la luce e sarà nel vento. La creazione di una grande “bandiera di preghiera” buddista (Lung-Ta) con opere di artisti di tutto il mondo è una realtà e l'opera collettiva verrà presentata per la prima volta al pubblico a Trento, il prossimo 3 maggio 2018 nell'ambito del Film Festival della Montagna, alla presenza di rappresentanti del Mart e del CAI- Club Alpino Italiano che ne hanno sostenuto l'idea.

E' un progetto emozionante, che ha ricevuto poche settimane fa l'approvazione ufficiale del Dalai Lama.

Il progetto “Prayer For Peace” ha avuto una vasta eco: le bandiere di preghiera tibetane (lung-ta) diffuse in Tibet e in tutto il mondo, sono ormai conosciute e viste da tutti come simbolo universale di pace e rispetto dell'ambiente.

Per questo l'Associazione "Trentino For Tibet" (la quale oltre a promuovere la solidarietà nei confronti del popolo tibetano è impegnata nella diffusione del messaggio spirituale di pace e nonviolenza del Dalai Lama) ha abbracciato con gioia la collaborazione con il “Bosco dei Poeti” e l'artista Lome Lorenzo Menguzzato. Da qui è nato il progetto culturale “Prayer for Peace”, per portare nel vento la speranza di pace nel mondo.

Trento, Fondazione Caritro, Via Garibaldi 33

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Zibaldone di un mondo alla deriva
Roma, Campo dei fiori. La statua di Giordano Bruno

«Tempi interessanti» (78)

(9 aprile 2018) Verrebbe da dire “fatemi scendere”. A scorrere gli avvenimenti di cui parlano le cronache quotidiane c'è di che ritrarsi inorriditi di fronte all'ordinaria stupidità con la quale improvvisate classi dirigenti e vecchi poteri affrontano gli esiti di un passato che incombe e di un presente che delinea i tratti di un'inquietante postmodernità ... E' proprio in questa incapacità di comprendere il mondo che alberga lo smarrimento del presente, la fatica di mettere a fuoco gli avvenimenti, l'opacità nel decifrare i segni del tempo. Tanto che ogni cosa si consuma nel susseguirsi di continue emergenze che, come ho avuto modo di scrivere recentemente su questa rubrica), peraltro non sono tali. Provo dunque a mettere in fila una serie di vicende annotate che sono scomparse dalla cronaca con la stessa velocità con cui si sono imposte per qualche ora. E qualche considerazione...

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martedì, 20 marzo 2018 ore 17:00

Nowruz 2018, festa della primavera
Nowruz

E' gradito portare un fiore con sé.

Perché il Nowruz è la festa di primavera. Quella di quest'anno in particolare sarà la V edizione del Nowruz che viene è festeggiata anche a Trento secondo una tradizione persiana celebrata e che corrisponde all'inizio del nuovo anno in molti paesi come Iran, Afghanistan, Kurdistan, Turkmenistan e altri paesi dell'Asia centrale, ma anche in paesi europei come Albania, Bosnia Erzegovina, Georgia.

Si svolgerà a partire dalle ore 17.00 e fino alle ore 23.00 presso la Bookique  di Trento, in via Torre d'Augusto 29. L'ingresso è gratuito. Il programma nella locandina allegata.

Trento, Bookique, via Torre d'Augusto 29

Locandina del Nowruz

La cooperazione malata. Su angeli che diventano demoni, bambini esibiti per impietosire e ordinaria insostenibilità
Incidente?

«Tempi interessanti» (77)

(23 febbraio 2018) Sono passati quasi dieci anni dall'uscita di “Darsi il tempo”, saggio nel quale con Mauro Cereghini ponemmo il tema di un cambio profondo nell'intendere la cooperazione internazionale. La tesi che ponevamo con quel pamphlet era, in buona sostanza, che nella globalizzazione la tradizionale divisione fra paesi sviluppati e sottosviluppati (o in via di sviluppo) era ormai obsoleta, che i luoghi di massima deregolazione (la guerra in primo luogo) rappresentavano il terreno più funzionale alla finanziarizzazione dell'economia, che nel tempo dell'interdipendenza tali processi entravano nella nostra quotidianità a prescindere dalla nostra collocazione geografica, che – infine – la costruzione di relazioni (e non l'aiuto allo sviluppo) avrebbe dovuto rappresentare la nuova frontiera di una cooperazione fra comunità parte – loro malgrado – di un destino terrestre.

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Il Signor Guardia
Teheran

di Soheila Mohebi *

(Gennaio 2018) Non ricordo come si chiamava. Noi lo chiamavamo il “Signor Guardia”. Abitavamo in un condominio di sessantasei appartamenti nel centro – nord di Teheran, e lui viveva in una piccola stanza davanti al cancello. D'estate era un forno e in inverno faceva invece freddissimo. Per il bagno doveva correre nei parcheggi dove c’era un appartamentino per l'amministrazione, la stessa che poteva licenziarlo con una semplice riunione di condominio presieduta dal capo dell'amministrazione.

Era un tipo silenzioso, pochi capelli, con un forte accento, rispondeva con frasi brevi, molto brevi e poi si rifugiava nel suo silenzio, sotto la sua coperta, stesa nella sua stanzetta di due metri per due. Certe volte rimaneva anche quaranta giorni senza cambiare il turno, e poi andava a trovare la sua famiglia che viveva lontano dalla capitale.

Una notte, dopo il terremoto, siamo tutti scesi in strada. Avevano detto che sarebbe stata la via più saggia per proteggersi, ma l’abbiamo fatto anche per istinto e abbiamo passato la notte fuori, nelle automobili, sui marciapiedi.

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Per vivere meglio dobbiamo imparare a ridurre
Wolfgang Sachs

di Giuliano Battiston *

Dalla petroliera alla barca a vela. Con questa metafora Wolfgang Sachs spiega il passaggio che abbiamo di fronte. Un passaggio obbligato, se vogliamo sopravvivere: dalla modernità espansiva alla modernità riduttiva. Da una società fondata sull’accumulo, sull’accelerazione, sull’espansione senza limiti, sulla dipendenza da un flusso crescente di materie prime finite, a una società che sappia razionalizzare i mezzi in modo efficiente e soprattutto interrogarsi sui propri fini, sulle proprie aspirazioni, sul “quanto basta?”.

Allievo di Ivan Illich, già membro del Club di Roma e dell’Intergovernmental Panel on Climate Change, sociologo del Wuppertal Institute for Climate, Environment and Energy e animatore di molte utopie concrete, da decenni Sachs studia come conciliare giustizia sociale ed ecologica. Pensatore di riferimento dell’ecologismo politico europeo, è arrivato a una conclusione: lo sviluppo della civiltà euro-atlantica è dovuto a circostanze storiche uniche e irripetibili, ed è incompatibile con la finitezza della biosfera. Se aspiriamo a una civiltà capace di futuro, quel modello di modernità espansiva va archiviato. Per farlo, occorre mettere in questione innanzitutto la nozione di “sviluppo” che ne è alla base. Da lì siamo partiti, nell’intervista concessa all’Espresso.

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