Europa e Mediterraneo

Migranti. La sostanza e l'ipocrisia.
L'impronta ecologica nei continenti

«Tempi interessanti» (83)

Il dibattito, meglio sarebbe dire le grida, sul tema delle migrazioni sta occupando la cronaca politica in tutto l'Occidente. Di per sé potrebbe essere positivo, se almeno questo comportasse la volontà di farsi carico della vita di tante persone e insieme di comprendere le ragioni di un esodo che almeno in queste forme non ha precedenti. Ma purtroppo così non è, tanto è vero che il problema per le cancellerie è in genere come evitarne l'approdo dentro i propri confini nazionali e di come all'interno di questi cavalcare il mantra della sicurezza per trarne consenso. Lo scopo di questa nota non è quello di trattare la questione, ma più semplicemente di mettere in evidenza la sostanza del problema e l'ipocrisia con la quale lo si affronta.

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giovedì, 7 giugno 2018 ore 18:00

Parkour, oltre i muri
Gaza Parkour

L’arte di muoversi con salti mortali e acrobazie sui muri crivellati di colpi di Gaza. 

La riappropriazione di un territorio che è una prigione a cielo aperto.

 

 

ORE 15.00 -  attivita di parkour con Abdalah Inshasi, atleta palestinese e fondatore del Gaza Parkour Team, insieme al gruppo di parkour di Rovereto Natural-Style

ORE 18.00 -  Incontro con Meri Calvetti (cooperante in Palestina per ACS - Associazione Cooperazione e Solidarietà);  

Abdallah Inshasi (fondatore del Gaza Parkour Team); Emanuele Gerosa, (filmmaker). Coordina: Elisa Dossi (giornalista RAI)

Organizzano: C'entro Anch'io - Comunità Murialdo, Comitato delle Associazioni per la pace e i diritti umani di Rovereto, Cooperativa Smart, Natural-Style, Quilombo Trentino - Operazione Colomba, Pace per Gerusalemme onlus.

In collaborazione con: ACS - Associazione Cooperazione e Solidarietà, 100-one.

Rovereto, Parco Amico - SmartLab, viale Trento 47/49

L'intellettuale europeo e l'orologiaio catalano (1)
Cimitero Zagabria, l'ultima dimora di Predrag

 

 

Quello che segue è il primo di una serie di racconti brevi che prendono spunto dal percorso formativo “Ex Jugoslavia, una guerra postmoderna. Viaggio nel cuore dell'Europa” realizzato nel settembre scorso dall'Istituto storico di Modena e che ho avuto il piacere di accompagnare.

 

di Michele Nardelli

 

«Ho conosciuto ad Alessandria un Catalano,

di mestiere orologiaio,

che tentava di ricostruire,

sulla base dell'esiguo numero di dati a disposizione,

il catalogo della devastata biblioteca di quella città,

la più grande dell'antichità...»

 

Predrag Matvejevic,

Breviario Mediterraneo

 

Scrive Claudio Magris che Predrag Matvejevic – nella sua ricerca filologica sul Mediterraneo – aveva qualcosa in comune con quell'orologiaio catalano che non desisteva dalla sua impresa malgrado il carattere impossibile del suo proponimento. Predrag era così, un cuore mite che “viveva pericolosamente”, perché questo era il suo modo di stare al mondo..

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L'Italiano. Un romanzo sulla Tunisia come spazio mediterraneo
La prima di copertina del libro

Shukri al Mabkhout

L'Italiano

Edizioni e/o, 2017



L'Italiano è un romanzo dello scrittore Shukri al Mabkhout, ambientato nella Tunisia della seconda metà degli anni '80, in un passaggio cruciale di quel paese, fra il nazionalismo arabo baathista che segnò tutta la fase post coloniale e il prendere corpo dell'islamismo politico.

Fra queste due tendenze – la prima ancorata nell'apparato statuale del supremo combattente1, la seconda che ha come riferimento il movimento dei Fratelli mussulmani radicata attorno al potere religioso – una sinistra marxista incapace di rappresentare un'alternativa, un po' perché fenomeno poco radicato nella complessità del tessuto sociale, un po' perché legata agli schemi ideologici di un mondo che ha esaurito – per usare una terminologia di quegli anni – la propria spinta propulsiva.

Di questo mondo è espressione il giovane protagonista del romanzo, Abdel Nasser, l'Italiano, chiamato così per la raffinatezza dei modi e del vestire, dal fascino che gli viene dalle origini andaluse della madre e dall'alterigia della bellezza turca del padre. Leader universitario di belle speranze, abbraccerà casualmente la professione giornalistica nel maggiore quotidiano legato a doppio filo al potere politico tunisino, perdendosi poi fra disincanto, storie d'amore e malcostume.

Il romanzo prende il là dal funerale del padre di Abdel e dallo scandalo che genera quest'ultimo picchiando l'imam sheikh 'Allala mentre celebra il rito funebre. Da qui si srotola il racconto, un affresco della società tunisina e di quel passaggio di tempo.

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L'Unione Europea e l'altra Europa. Erdogan a Sarajevo
Sarajevo, notturno invernale

Il recente comizio elettorale che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha tenuto a Sarajevo ha messo in luce le difficoltà della Bosnia Erzegovina di oggi e le contraddizioni dell'Europa

di Ahmed Buric, Sarajevo *

(maggio 2018) A prescindere da come la storia ricorderà - se lo ricorderà - il comizio elettorale tenuto dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan a Sarajevo domenica 20 maggio, una cosa è certa: ci sono (almeno) due Europe. La prima è quella che comprende il territorio dell’Unione europea. L’altra Europa, non appartenente all’Unione, è tutt’oggi un territorio conteso.

Pescando nel torbido e giocando la carta del populismo, Erdogan è riuscito a trarre il massimo vantaggio dal fatto che in Bosnia si intrecciano i due “imperi”. L’Unione europea non vuole né può risolvere i problemi della Bosnia Erzegovina, e quest’ultima non può uscire da sola dalla trappola in cui è finita a causa del malgoverno e del perdurare di un sistema insostenibile.

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giovedì, 17 maggio 2018 ore 21:00

Intrecci criminali fra Italia e Balcani
Hummer dorata

All'interno di un programma più vasto dal titolo Balcani d'Europa - lo specchio di noi (un'idea di elaborazione di pensiero che parte dai vent'anni dal debutto del monologo su Srebrenica di Roberta Biagiarelli, vedi allegato), un dibattito sui legami mafiosi fra Italia e Balcani. La serata di svilupperà attraverso un dialogo fra Pierluigi Senatore e Michele Nardelli.

Formigine (Modena), magazzini San Pietro

La locandina degli eventi

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Passaggi
Particolare

«Tempi interessanti» (81)

... Sto parlando di Scicli, antico borgo barocco in provincia di Ragusa, noto negli ultimi anni per aver ospitato lo sceneggiato del Commissario Montalbano. Ma soprattutto per la sua storia infinita fatta di “passaggi” che ne hanno forgiato il carattere e i luoghi, dai greci ai cartaginesi, dai romani ai bizantini, dagli arabi ai normanni, dagli svevi agli aragonesi. E “Passaggi” è anche il titolo della mostra di opere d'arte fotografica che Carlo ha realizzato ritraendo i segni che il tempo ha fatto ai volti delle case, crepe apparentemente anonime che parlano di questa città più di tante banali promozioni turistiche e che nessuno sa più ascoltare...

Il servizio sul Giornale di Scicli

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Fra pericolose empatie e percorsi di autogoverno
Antica cartina del Friuli e dell'Istria

Uno sguardo alle elezioni regionali del Friuli–Venezia Giulia 2018

di Giorgio Cavallo

Sono ormai passati alcuni giorni dalle elezioni regionali F-VG del 2018. Spero sia passata l’onda emotiva in cui ero coinvolto per la presenza del Patto per l’Autonomia e l’attesa del suo risultato. Ma ora è fatta, e malgrado il mio algoritmo previsionale desse un finale del 3.95% dei voti di lista, la realtà è stata benevola e grazie al “benandante Sergio” è arrivato il 4,09% con due seggi nel nuovo Consiglio Regionale.

Il prof. Feltrin, da totale incompetente di questo mondo, parla dello “zoccolino duro dell’autonomismo”: ma lasciamolo pure dire. Il futuro chiarirà se questo segnale è altro e se i politologi italiani dovranno frequentare qualche corso di aggiornamento. Lo stesso istituto Cattaneo nelle sue analisi delle dinamiche del voto non si azzarda a capire o valutare il senso di questa presenza territoriale, ed è unicamente interessato alle dinamiche dei tre attori tragicomici che occupano la scena.

Per quanto mi riguarda quando analizzo i risultati di una elezione o un referendum lo faccio secondo una griglia particolare che cerca di interpretare l’evoluzione della crisi sistemica delle offerte politiche italiane nei loro rapporti con i cittadini ed i possibili riflessi sul percorso di decomposizione-trasformazione della Repubblica in cui viviamo.

 

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Una comunità di pensiero, per stare al mondo
Un momento della conversazione a Sant'Anna

Nella spettacolare cornice dell'antico monastero di Sant'Anna1 abbiamo cercato di restituire ad un folto gruppo di amici quel che il recente viaggio in Catalunya ci ha consegnato. Lo abbiamo fatto attraverso una serie di immagini/riflessioni che si sommano a quanto con Federico abbiamo già scritto. Metto quindi per esteso gli appunti che ho proposto introducendo la proficua conversazione di sabato scorso, chiedendo ai presenti di fare altrettanto, sviluppando in forma scritta le loro stimolanti considerazioni.

di Michele Nardelli

 

1. L'omaggio a Walter Benjamin, l'attualità del suo messaggio

Cominciamo dalla fine del nostro viaggio, la visita a Port Bou dove sorge il memoriale in ricordo di Walter Benjamin. Qui, nella notte fra il 26 e il 27 settembre del 1940, il filosofo tedesco stremato dal fuggire infinito dalla persecuzione nazista e devastato dalla decisione del governo franchista di chiudere il suo territorio ai “profughi illegali” decise di porre fine alla sua esistenza. Scrisse un biglietto: «In una situazione senza uscita, non ho altra scelta che farla finita. E la mia vita terminerà (va s'achever) in un paesino dei Pirenei in cui nessuno mi conosce. La prego di trasmettere i miei pensieri al mio amico Adorno, e di spiegargli la situazione nella quale mi sono trovato. Non mi resta abbastanza tempo per scrivere tutte le lettere che avrei voluto scrivere».

Nel promontorio a picco sul Mediterraneo dove l'architetto di origine ebraica Dani Karavan realizzò agli inizi degli anni '90 un memoriale per nulla retorico e di straordinaria efficacia comunicativa, a pochi passi dal cimitero di Port Bou, i flutti delle onde ci ricordano dell'infinito lottare per la vita. E della straordinaria attualità del messaggio che Benjamin ci ha lasciato, mettendoci di fronte alla critica del progresso con il suo celebre scritto sull'Angelus Novus di Paul Klee2, alla questione dell'umano nella storia in un tempo che con il “prima noi” sdogana la fine dell'umanesimo, alla condizione dell'apolide fra il diritto di cittadinanza di ogni essere umano e i confini degli stati-nazione all'origine delle grandi tragedie del Novecento.

Ragione quest'ultima che aveva portato Soheila Javaheri e Razi Mohebi – amici cari che hanno partecipato al nostro viaggio – ad immaginare da tempo di concludere proprio qui a Port Bou l'autobiografia della prima parte della vita di un apolide moderno come Razi. In quel bisogno imprescindibile di passare da una condizione di sopravvivenza vegetativa ad una vita che possa definirsi tale, ben rappresentata da quella piccola frontiera ancora oggi militarizzata che ci ferma e che mette Razi per l'ennesima volta di fronte al proprio status di “cittadino del nulla”. Non avremmo potuto immaginare una conclusione del nostro itinerario catalano più paradigmatica.

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Ritrovare il tempo e la comunità smarrita
Antica bussola

Pensieri sparsi alla vigilia del viaggio a Bruxelles, promosso Usr Cisl Toscana e Istel, nell’ambito del percorso formativo: “I venerdì di Via Dei”, 18-20 aprile 2018

 

di Francesco Lauria *

 

  1. Chi deve interpretare il tempo che resta per ritrovare una bussola nella comunità smarrita?

Alla vigilia di un viaggio “sindacale” nel cuore dell’Europa, mentre in televisione o dagli schermi dei nostri smartphone osserviamo i missili occidentali delineare una possibile nuova “guerra umanitaria”, è questa la domanda notturna che risuona, analizzando quella che Aldo Bonomi ha definito, riecheggiando Baumann, “liquefazione spaziale”.

Questa perdita della solidità e relazione si ritrova anche a cospetto della rilevante perdita di capacità culturali, organizzative e normative, di trasformare il lavoro, nelle sue varie e non sempre catalogabili forme ipermoderne, in soggettività collettiva attiva e solidale1.

Lo sguardo, in particolare se si rivolge all’Europa strappata di questo tempo, rimane sospeso nelle “vicissitudini dell’io”, ripetuto nazione per nazione, incapace di rielaborare, uscendo da sé, un noi inclusivo, in cui riconoscersi, essere riconosciuto e, infine, riconoscere.

Ci perdiamo, naufraghiamo come singoli e collettività, nell’incapacità di ritrovarci, pensiamo a costruire nuovi recinti, nuove illusorie e falsamente rassicuranti comunità chiuse, a volte, le trasformiamo, persino in “comunità maledette”2, nonostante il monito che le guerre “fratricide” dei Balcani avrebbero dovuto imperituramente lasciarci.

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Interdipendenza e autogoverno
Manifesto

Questo piccolo saggio è apparso sul n.113 di "Protagonisti", la rivista dell'Istituto Storico Bellunese della Resistenza e dell’Età Contemporanea (Isbrec) dedicato al tema delle autonomie e della Regione Dolomiti.

di Michele Nardelli

«... E' pericoloso credere che un individuo o un gruppo possa essere libero solo a patto di essere anche sovrano. La famosa sovranità delle società politiche non è mai stata altro che un'illusione, che per di più può reggersi solo grazie agli strumenti della violenza, cioè con mezzi di per sé extra-politici. Data la condizione dell'uomo, determinata dal fatto che sulla terra non esiste l'uomo, bensì esistono gli uomini, libertà e sovranità sono così lontane dall'identificarsi da non poter neppure esistere simultaneamente. … Se gli uomini desiderano essere liberi, dovranno rinunciare proprio alla sovranità». Hannah Arendt, Tra passato e futuro

Hannah Arendt scrive queste parole nel 1954 ma il suo sguardo lungo giunge fino a noi, in questo tempo di “sovranismi” dove riecheggiano, malgrado le lezioni della storia, le rivendicazioni del “prima noi”, eco appunto di quel “Deutschland über alles” così foriero di sventura.

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mercoledì, 14 marzo 2018 ore 17:30

Dal libro dell'esodo
Una delle foto di Luigi Ottani

SCAPPARE LA GUERRA

14 febbraio / 14 marzo 2018

Mostra fotografica di Luigi Ottani / Reportage dal confine greco-macedone

Presentazione volume 14 MARZO 2018 ore 17.30

 

Si è inaugurata il 14 Febbraio scorso a Milano, presso la Galleria San Fedele (via Hoepli 3/), “Scappare la guerra”, un reportage fotografico dal confine greco-macedone di Luigi Ottani e Roberta Biagiarelli, tratto dal volume Dal libro dell’esodo (Piemme edizioni).

Il corpus di opere fotografiche, in bianco e nero, documenta il viaggio dei due autori compiuto nell’estate del 2015 sulla rotta balcanica dei migranti, a fianco delle famiglie di profughi siriani iracheni e afgani, durante l’esodo sulla via dei Balcani. Si tratta di un viaggio che porta la guerra e il dolore fin dentro il cuore d'Europa e che l'artista multidisciplinare Roberta Biagiarelli, con la sensibilità e l’attenzione acquisite attraverso l’esperienza del teatro storico sociale, e il fotografo Luigi Ottani, con lo sguardo empatico e penetrante di chi cattura attimi di storia, hanno documentato in un reportage intenso.

Milano, Galleria san Fedele, Via Hoepli 3/a

Il libretto di sala

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Dalla Catalunya al Trentino. Indipendenza e autonomia. Federalismo europeo. Sovranità da condividere e un pugno che deve farsi carezza.
Verso Barcellona

 

di Federico Zappini

(2 aprile 2018) Abbiamo deciso di intraprendere un viaggio dentro la crisi politica catalana dopo esserci chiesti – a metà dicembre scorso – quale potesse essere il ruolo dell’Autonomia nella delicata fase che sta vivendo l’Europa. Siamo arrivati a Barcellona mentre sei indipendentisti catalani entravano in carcere o erano costretti all’esilio. Sulla via del ritorno abbiamo appreso che Carles Puigdemont era in stato di arresto e si andavano formando le prime manifestazioni di solidarietà e protesta nelle piazze catalane.

Questo il contesto nel quale ci siamo mossi, tra incontri con partiti politici e conversazioni con soggetti sociali e culturali. Un contesto che, visto lo spropositato utilizzo della carcerazione preventiva da parte dello Stato spagnolo, rischia di veder chiudersi ogni possibilità di dialogo politico, favorendo una maggiore polarizzazione delle posizioni in campo e attivando una crescente radicalizzazione dei metodi di lotta da un lato e di tentativo di reprimerli dall’altro.

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Il gulag in mezzo al mare
La prima di copertina del libro

Giacomo Scotti

Il gulag in mezzo al mare

Nuove rivelazioni su Goli Otok

Lint editoriale, 2012

 

«Primo in Italia a rivelare le tristi vicende di quel gulag ... Scotti ritorna su quell'isola con questo libro. Stavolta però non si ferma soltanto sull'Isola Calva, ma ci porta nell'intero arcipelago concentrazionario jugoslavo della fine degli anni Quaranta e degli anni Cinquanta: isola di Sveti Grgur (San Gregorio), isola di Ugljan (prezzo Zara), Sremska Mitrovica in Serbia, Stara Gradiska e Nova Gradiska in Croazia, Bileca in Erzegovina; un variegato arcipelago di terra e di mare nel quale si consumò per circa un decennio uno dei crimini più orrendi contro l'uomo: la sua distruzione fisica e morale, la sua trasformazione da uomo libero in schiavo».

dalla prefazione di Predrag Matvejevic

 

 

Autonomia, quel cambio di sguardo che serve all'Europa
L'Europa delle Regioni

di Michele Nardelli e Federico Zappini

La questione catalana sembra essersi incagliata nella storia del Novecento. Se non sapremo proporre un approccio diverso, indicare nuovi scenari, immaginare paradigmi inediti, sarà ben difficile disincagliarla. E se l'orizzonte di ciascuna delle parti (ma anche dell'Europa e a ben vedere di ognuno di noi) rimane ancorato ai concetti di sovranità da un lato e di autodeterminazione dall'altro, sarà difficile venirne a capo. Può infatti sembrare paradossale, ma nella contrapposizione sulla Catalunya i principali protagonisti la pensano sostanzialmente allo stesso modo.

La situazione non è poi così diversa da ciò che avvenne nel 1999 nella crisi del Kosovo, oggi silenziata ma non per questo risolta, tanto è vero che per il diritto internazionale il Kosovo è ancora una regione della Serbia nonostante la sua indipendenza sia stata riconosciuta da 114 Paesi.

La pagina sul Corriere del Trentino

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