Lettere

Ciao Mursel
Mursel in una delle visite nei luoghi dove sorse il campo di Omerska

Nei giorni scorsi nell'ospedale di Banja Luka è morto a 68 anni Muharem Murselović, esponente della comunità bosniaco-mussulmana di Prijedor. Un ricordo

di Michele Nardelli

(15 giugno 2015) Se non ricordo male ho conosciuto Muharem Murselović nel 1998, ma non a Prijedor. Lui nella sua città non poteva farsi vivo perché gli effetti della pulizia etnica erano tutto intorno a noi (un anno prima, a guerra ormai finita da tempo, vennero fatte saltare decine di case appena ricostruite affinché i legittimi proprietari si dissuadessero a rientrare) e perché alla testa dell'amministrazione comunale c'erano ancora gli esponenti del Comitato di crisi che sei anni prima avevano organizzato il pogrom contro i “non serbi”, ovvero la maggioranza degli abitanti di Prijedor.

Perché Mursel (così veniva chiamato da tutti) era uno dei rappresentanti della comunità bosniaco-mussulmana che nei quasi quattro anni di guerra finì nei campi di concentramento, assassinata, stuprata, fatta sparire, espropriata di ogni cosa (le case incendiate, le abitazioni confiscate, i conti correnti spariti...) e infine cacciata. Un po' di persone, nelle ore tragiche della distruzione di Kozarac e della Ljeva Obala (la riva sinistra del fiume Sana), erano riuscite a scappare... Nei racconti dei superstiti il dramma di quei giorni della fine di aprile del 1992, il dolore delle vite e delle famiglie spezzate, la violenza del fazzoletto bianco di riconoscimento dei “balija” (come venivano chiamati dai serbi i bosgnacchi) e della cancellazione di una particolare storia europea facendo saltare con la dinamite in una notte quattordici moschee e tutto quel che poteva avere a che fare con i “non serbi”.

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La lettera di rinuncia di Luca Sommadossi
Il pane della Valle dei Laghi, uno dei progetti di rinascita della comunità

Luca Sommadossi è stato negli ultimi cinque anni presidente della Comunità della Valle dei Laghi. Mi permetto di dire un ottimo presidente di una Comunità che in questo tempo ha iniziato a darsi un proprio percorso di riconoscibilità e di autogoverno, attraverso le idee e la capacità di fare comunità, nel coinvolgimento di soggetti sociali che sono diventati i protagonisti di un significativo progetto di rinascita. La sua rinuncia (forzosa) alla ricandidatura rappresenta non solo un fatto negativo che lascia incompleto questo percorso, ma anche il segno di come quella che è stata una delle principali riforme istituzionali in questa terra e che avrebbe potuto dare nuovi poteri ai territori stia venendo affossata. (mn)

 

«Carissimi, la vita è bella perché non è mai scontata e perché si presenta sempre con strade nuove e inedite da percorrere.

Sapete tutti che stavo lavorando alla formazione di una lista a sostegno della mia candidatura per un nuovo mandato da presidente della Comunità della Valle dei Laghi. Una lista che fosse al contempo espressione delle amministrazioni comunali e rappresentativa della società civile con cui avevamo lavorato in questi 5 anni.

Eravamo ormai giunti alle soglie della presentazione (ringrazio tutti quelli che avevano dato la loro disponibilità). Le amministrazioni comunali non hanno sostenuto questa linea e hanno scelto una strada diversa con una nuova lista e un nuovo candidato presidente. Viste le nuove modalità di elezione indiretta tramite i rappresentanti dei consigli comunali introdotte dalla riforma del novembre scorso era chiaro che questo rendeva praticamente pari a 0 la possibilità di continuare in ulteriori 5 anni di mandato e una mia candidatura non avrebbe fatto altro che creare divisione all'interno della Valle senza alcun risvolto positivo.

 

Il programma che avrei presentato

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Export di armi: è ora di tornare alle buone prassi di Andreotti
Mostra mercato armamenti

 

di Giorgio Beretta *

Il 30 marzo scorso, il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Graziano Delrio ha inviato alle competenti Commissioni di Camera e Senato la “Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento” riferita all'anno 2014. Il documento, che non è ancora disponibile sui siti delle Camere (quando lo sarà, lo si troverà in queste sezioni del Senato e della Camera), è rilevante non solo per i suoi contenuti ma soprattutto perché è la prima Relazione di cui il Governo Renzi ha piena e totale competenza e titolarità.

La precedente Relazione inviata alle Camere lo scorso giugno, pur essendo stata firmata dal Sottosegretario Delrio, riportava infatti le operazioni autorizzate e svolte nel 2013, cioè le operazioni di cui erano stati titolari i governi Monti (in carica dal 16 novembre 2011 al 27 aprile 2013) e Letta (in carica dal 28 aprile 2013 al 21 febbraio 2014). Delrio inviò alle Camere quella Relazione relativa all’anno 2013, con un certo ritardo (fu consegnata a giugno del 2014) e nel periodo intercorso il governo Renzi avrebbe potuto apportare delle modifiche al testo: ma alla luce dei fatti – la principale relazione del Ministero degli Esteri riporta la firma del precedente Ministro degli Esteri, Emma Bonino – si può chiaramente dedurre che le modifiche siano state marginali.

 

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Forza Tonino
Tonino Perna

L'amico Tonino Perna, compagno di tanta strada di impegno civile, colpito da un infarto. Ora va un po' meglio.

(21 maggio 2015) Leggo una notizia di agenzia che mi lascia senza fiato. «Infarto per l’assessore al Comune di Messina Tonino Perna. La notte scorsa è stato colpito da un attacco di cuore mentre si trovava nella sua abitazione di Reggio Calabria. Trasportato d’urgenza all’ospedale “Bianchi-Melacrino-Morelli”, è stato sottoposto a un intervento in cui gli è stato applicato uno stent coronario. Si trova adesso ricoverato nel reparto di Terapia Intensiva dello stesso nosocomio. Le sue condizioni sono in miglioramento e non è in pericolo di vita. Nei prossimi giorni dovrebbe essere trasportato in un centro specializzato a Milano per un secondo intervento, con l’applicazione di un bypass. Dal 2009 Tonino Perna è Professore Ordinario di Sociologia Economica presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Messina e di Istituzioni di Economia presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Nel novembre 2013 è stato nominato assessore della giunta comunale messinese guidata da Renato Accorinti con le deleghe alla Cultura, Sviluppo Economico e Turismo, Politiche Giovanili e Decentramento».

Tonino è per me qualcosa di più che un amico. Lui di Reggio Calabria, io di Trento, le nostre frequentazioni erano quelle del comune sguardo inquieto ed esigente sul nostro presente, di una cooperazione internazionale da ripensare, di una guerra di là del mare. Un giorno – era il giugno del 1999 – ci siamo incontrati in un bar della Giudecca, a Venezia, e ci siamo detti che non se ne poteva più di un approccio emergenziale verso quella parte di Europa che era nei nostri cuori e abbiamo deciso così di costruire l'Osservatorio sui Balcani. Qualche matto come noi ci ha dato retta e ne è nata una delle cose più belle delle nostre vite.

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Ciao Enrico, amico fragile
Enrico Levati

(10 maggio 2015) Enrico se n'é andato nei giorni scorsi. Con Enrico Levati non ho mai avuto modo di coltivare l'amicizia, né di costruire insieme un particolare sodalizio, se non qualche breve percorso balcanico insieme agli amici di Ivrea o per l'attenzione verso l'amata Palestina. Anche nel tragitto comune di ICS (il Consorzio Italiano di Solidarietà), la mia frequentazione più intensa iniziò quando Enrico, per alcuni anni presidente, si era fatto da parte.

Eppure verso Enrico provavo una particolare tenerezza. Nelle ore seguite alla notizia della sua morte, mi sono chiesto da dove venisse questo sentimento, trovando forse qualche risposta. In primo luogo la sua fragilità, o almeno quella che io avvertivo come tale. Nel suo accostarsi ai problemi, nella curisosità con la quale si avvicinava ad un bicchiere di vino che non conosceva, nello stupore che provava di fronte ad una bella idea, c'era sempre in Enrico una particolare delicatezza che ora voglio associare alla bellezza delle cose fragili.

Quella stessa delicatezza con la quale Enrico si rapportava alle persone. Nelle poche occasioni che abbiamo avuto di stare insieme ho avvertito un'attenzione non comune. Non so se questo aveva a che fare con il suo lavoro che lo portava a stare in mezzo alle disgrazie degli altri, ma il suo chiederti “come va” non era mai di circostanza. Enrico ti scrutava, senza per questo metterti a disagio. Come a voler farsi carico, forse per trovare reciprocità.

A pensarci bene non so che cosa mi porta a scrivere queste parole, le nostre frequentazioni così rare, il nostro modo di essere così diverso, le nostre storie così dissonanti. Semplicemente voglio rendere omaggio ad una persona bella, che di rado incontri nel tuo cammino.

Michele

Riflessioni e metafore
1992, la Biblioteca nazionale di Sarajevo in fiamme

Guardare l'Europa, attraverso i Balcani. Un pensiero dell'amico Emilio, attraverso le nostre discussioni di viaggio e l'attualità.

di Emilio Molinari

Se qualcuno in vista delle elezioni europee volesse capire qualcosa di più del lato oscuro dell'Unione Europea, del fiscal compat e del vincolo del 3%, di sicuro dovrebbe piantarla di “guardare” a Berlino. Dovrebbe prendersi una settimana di ferie e correre in Bosnia: a Zenica, Tuzla, e sopratutto a Sarajevo, dove la protesta, questa volta sociale ed operaia, attraversa le divisioni della guerra e della pulizia etnica.

Andare a Sarajevo viaggiando nella storia. Da dove 100 anni fa il colpo di pistola di Gravilo Princip dava il via alle due guerre mondiali (la seconda è il continuo della prima), partorite dall'Europa del “lassez fair capitalista”, dei nazionalismi e del fallimento delle socialdemocrazie.

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Cinque anni dopo l'uscita di «Darsi il tempo»
Darsi il tempo

Gentile Dr. Nardelli,

sono Licia Masi, volontaria di Tulime Onlus. Le scrivo perchè ho recentemente finito di leggere il suo libro Darsi il Tempo e mi è sembrato particolarmente vicino, oltre che molto utile alla riflessione che abbiamo avviato rispetto ad alcune iniziative che avremmo in programma e che trova meglio illustrate nel file allegato. 

Ci farebbe cosa gradita se volesse sostenerci nel cammino che intendiamo intraprendere, contribuendo con il suo punto di vista al riguardo.

Cordiali saluti

Licia Masi

Il testo della lettera

Dalla Palestina, per Michele
Wajeech Nuseibeh, Michele Nardelli, Ali Rashid

(25 ottobre 2013) In questo passaggio difficile della vita politico amministrativa trentina, vorrei esprimere la gratitudine e la riconoscenza della gente di Palestina per l'impegno che la vostra comunità non ha mai fatto mancare verso di noi.

Di questo impegno Michele Nardelli è stato spesso l'anima, tanto sul piano della sensibilizzazione dell'opinione pubblica, quanto nei rapporti con le istituzioni e, negli ultimi anni, in particolare attraverso l'azione del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani.

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Ho bisogno di capire...
Come in giostra volar...

(30 ottobre 2013) Il day after mi scombussola un po'. Le telefonate e i messaggi di stima fanno piacere ma la sconfitta personale brucia, non ci sono attenuanti. Molte le giustificazioni, certo. Potrei elencarle una ad una, ma il dato di fondo è che almeno la metà delle persone che mi avevano dato la loro fiducia cinque anni fa hanno scelto di togliermela. Nel 2008 avevo preso 2.599 preferenze, domenica scorsa sono diventate 1.911. Cinque anni di lavoro in Consiglio Provinciale, le leggi importanti che ho portato a casa, le iniziative ambientali, il Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani credo che un po' di voti nuovi siano venuti e allora questo significa che più della metà delle persone che mi avevano dato fiducia cinque anni fa non si sono sentite ben rappresentate.

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sabato, 14 settembre 2013 ore 16:30

Idee per il futuro. Ci vediamo oggi pomeriggio
Camalghe di Cadine

Con molti di voi ci siamo visti a metà di agosto, ma altri in quel frangente erano in vacanza o impegnati altrove. In ogni caso quel piacevole incontro è stato più l'occasione per rivedersi, indicare un primo bilancio della legislatura ed esprimere le ragioni che mi hanno portato alla scelta di riproporre la mia candidatura che un momento di confronto rivolto ai contenuti e all'organizzazione della campagna elettorale. Che ora sta iniziando ad entrare nel vivo e per questo avverto il bisogno di scambiarci un po' di idee e proposte nonché condividere l'impegno non facile che ci porterà al 27 ottobre.

Trento - Cadine, via delle Camalghe

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Dieci anni fa ci lasciava Massimo Gorla. Un ricordo.
Massimo Gorla e Emilio Molinari in vacanza

(20 gennaio 2014) Nei giorni scorsi ero a Milano. Nessun appuntamento politico, semplicemente una cena fra vecchi amici a casa di Joan Haim. Nulla da festeggiare, nemmeno un motivo specifico se non il desiderio di incontrarci dopo un po' di tempo, rivedere Emilio Molinari dopo l'ennesima prova a cui è stato sottoposto, sentire che quella comunità di sguardi della quale siamo stati parte – pur nell'opacità del tempo – mantiene ancora una sua vivacità. Riuscendo persino a non mandarci a quel paese.

Era passato il giorno di Natale, in quel dicembre di dieci anni fa. Proprio a casa di Joan cenammo con Massimo, un po' malandato, certo, ma niente lasciava presagire che quello sarebbe stato il nostro ultimo abbraccio. Stavamo partendo per Città del Messico e nemmeno il tempo di rientrare che già Massimo ci aveva lasciati. Nella sua poltrona, come avesse deciso che era ora di staccare la spina.

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Un bilancio che vorrei condividere
Approdi

Se volete condividere una riflessione sul presente e sul futuro della politica trentina, a cominciare da un primo bilancio della legislatura e del mio lavoro in Consiglio provinciale, l'appuntamento è per venerdì 9 agosto 2013, alle ore 17.30. Vi aspetto nella nostra casa di Cadine, in via delle Camalghe 9. Si tratta di un primo incontro preliminare in attesa di un incontro con tutti gli amici e sostenitori che vorrei realizzare nei primi giorni di settembre.

Un primo bilancio di questa legislatura

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Sentire comune
Enrico Bolognani
di Giuseppe Ferrandi

Due protagonisti della storia trentina del '900 ci hanno lasciato nella stessa giornata. Ugo Tartarotti, partigiano, leader dei contadini e dirigente del Partito comunista, ed Enrico Bolognani, autonomista democratico, sindacalista, lungamente impegnato nella DC.

Ambedue appartengono a quello che considero il mio album della mia esperienza politica e del mio impegno civile. Ho avuto più occasioni per incontrarli e cogliere, nella diversità delle personalità e della loro collocazione, quello straordinario sentire comune costituito da convinzioni, concezioni del mondo, idee della politica. A costo di apparire un po' retrò e sicuramente démodé rivendico che quel sentire comune è anche il mio. Immagino che qualcuno scomoderà la logora categoria del catto/comunismo. Io, ovviamente, preferisco riferirmi al grande spessore etico dal quale scaturivano e si alimentavano quelle esperienze politiche organizzate. Preferisco riferirmi a quello che ho sempre ritenuto l'intuizione iniziale che ha dato vita al Partito Democratico, soggetto potenzialmente capace di fare sintesi tra le culture politiche del popolarismo, del movimento operaio e riformista, del liberalismo. Preferisco, in nome di Ugo e di Enrico, che l'autonomismo e il riferimento ai nostri territori non sia estraneo all'idea del Trentino laboratorio politico originale.

Addio a Ugo Tartarotti, il papà dei partigiani
Ugo Tartarotti

È morto a 93 anni, aveva fondato l'Anpi e anche l'Alleanza Contadina. Il suo impegno politico per l'autonomia nelle file del Partito Comunista

di Enrico Paissan

Proprio nei minuti in cui le istituzioni dell'autonomia e i suoi compagni partigiani ricordavano il sacrificio di Gian Antonio Manci ci ha lasciati a 93 anni Ugo Tartarotti, uno degli ultimi esponenti storici della sinistra trentina. Parlare della sua vicenda umana significa ripercorrere le battaglie e le aspettative delle componenti più umili della nostra gente, quella gente per la quale Ugo ha speso tutta la sua esistenza.

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Quella comunità che si mise in gioco...
Žute dunje iz Stambola

(8 maggio 2013) Questa mattina abbiamo dato l'ultimo saluto a Sandro Regazzola. Di quel collettivo di persone che nel 1991 diede vita alla Casa per la Pace di Trento, Sandro è il primo che se ne va. Un pezzo di noi, insomma. Quello che segue è il saluto che ho rivolto a Sandro durante la cerimonia.

Caro Sandro,

ti ho conosciuto quando eri già in là con gli anni, quando decidesti che una parte importante del tuo tempo, dopo quello dell'amarezza, l'avresti dedicato al volontariato per la pace.

Costruimmo così un'avventura collettiva, sì collettiva, insisto su parola desueta, perché di questo si trattò, un'esperienza di impegno civico e di ricerca mai banale, anche perché ci trovammo di fronte ad un contesto inedito, laddove la fine di una storia (quella del Novecento) apriva un capitolo non meno inquietante, guerre diverse da quelle che avevamo fino a quel punto conosciuto ma non meno crudeli e sulla porta di casa. La guerra era in casa, entrava nelle nostre vite.

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