"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
Jacques Bouveresse
Il mito moderno del progresso
filosoficamente considerato
a partire dalla critica di Karl Kraus, Robert Musil, George Orwell, Ludwig Wittgenstein e Georg Henrik von Wright
Neri Pozza Editore, 2018
«Intrisa di pensiero postmoderno, la nostra epoca potrebbe essere caratterizzata dal più completo scetticismo nei confronti delle grandi narrazioni della modernità, se una nozione non continuasse a dominare imperterrita la scena: la nozione di progresso. Non vi è discorso pubblico di uomini politici, tecnocrati, economisti, imprenditori e finanzieri in cui la parola "progresso" non ricorra come una speranza, un compito, un obbligo cui attenersi. Il dovere di servire il progresso è, insomma, la vera e propria parola d'ordine del nostro tempo, la fede da fare propria per non incorrere nell'esclusione da ogni agire pubblico».
Sabato 26 ottobre 2019, alle ore 10.30, presso la Libreria due punti di Trento, presentazione del libro Le radici psicologiche della disuguaglianza di Chiara Volpato (Laterza, 2019)
L'autrice Chiara Volpato dialoga con Ugo Morelli
Secondo il World Inequality Report 2018 dell’ONU la disuguaglianza nel mondo è aumentata ovunque. I ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Una porzione sempre più piccola di individui controlla una porzione sempre più grande di ricchezza. Ancora più grave, se possibile, è il fatto che siamo tacitamente disposti ad accettare questo stato di cose, come se fosse un fenomeno naturale, simile alla grandine o al terremoto. E invece non è così, anche se dobbiamo capire le ragioni per cui la disuguaglianza non suscita le reazioni che dovrebbe suscitare.
Nell'ambito del ciclo di incontri attorno al libro di Francesco Filippi "Mussolini ha fatto anche cose buone. Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo" (Bollati Borimghieri, 2019), giovedì 5 settembre 2019, alle ore 18.00, presso la libreria Due punti a Trento, in via San Martino 78, una conversazione fra l'autore e Michele Nardelli sul nodo cruciale dell'elaborazione del passato e sulla questione della colpa.
Marcello Flores
Mimmo Franzinelli
Storia della Resistenza
Laterza, 2019
La Resistenza in montagna e quella in pianura. La guerriglia nelle città. Il sostegno della popolazione e il rapporto con la "zona grigia". La collaborazione con gli Alleati e la guerra civile con gli italiani in camicia nera.
A 75 anni dalla Liberazione, finalmente una ricostruzione con l'ambizione di proporre uno sguardo complessivo su fatti, momenti e protagonisti che hanno cambiato per sempre il nostro Paese.
Sentirsi vicini. E dunque meno soli.
Grazie Vinicio.
«E ha visto che per l'uomo
Non può esserci unità
Non una cosa sola
Cattiva oppure buona»
Puoi vedere il video: https://youtu.be/IJMNgoyerak
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Il povero Cristo
è sceso dalla croce
per prima cosa ha appreso
la condizione atroce
Amar la vita e viverla
ed essere felice
Amar la vita e vivere
sapendo di morire
Ma invece di un fratello
vedere nel suo simile
il primo da affogare
se appena è un po’ più debole
Marianella Sclavi
Arte di ascoltare e mondi possibili
Come si esce dalle cornici di cui siamo parte
Bruno Mondadori, 2003
Questo libro di qualche anno fa eppure quanto mai attuale è stato ieri il sottofondo musicale del quarto appuntamento della Scuola degli spiazzi che si proponeva di indagare la parola "Cornici". Le cornici nelle quali viviamo, che ci aiutano a stare al mondo e che al tempo stesso possono diventare prigioni che ci impediscono di cogliere quanto accade intorno a noi, di cambiare, di mettere in discussione i nostri modi di pensare, le nostre appartenenze, gli orizzonti del nostro agire.
Mauro Cereghini – Michele Nardelli
Sicurezza
Edizioni Messaggero Padova, 2018
Il 12 luglio sarà presentato a Bolzano, il 13 luglio a Trento.
«Il Novecento è stato il secolo di Auschwitz e della violenza. Le guerre hanno contato milioni di morti, e l’umanità si è attrezzata per distruggere il pianeta che la ospita. Eppure nel secolo scorso la sicurezza non era quell’ossessione che oggi offusca lo sguardo. Ci siamo risvegliati dall’illusione del progresso e delle sue magnifiche sorti, scoprendoci aridi di pensiero e privi di futuro. Così l’incertezza si è tramutata in paura, e la paura in aggressività.
Per dare una nuova possibilità all’umanesimo occorre fare i conti con le grandi tragedie del Novecento. Elaborare il passato per promuovere un cambio di paradigma, capace di far propria la cultura del limite e la forza della nonviolenza. Occorre trasformare l’idea di sicurezza: non difesa dagli altri, ma cura dello stare assieme».
Esce in questi giorni un nuovo lavoro editoriale, come il precedente1 scritto a quattro mani da Mauro Cereghini e Michele Nardelli, su un tema che sembra avere effetti devastanti nella coscienza come nei comportamenti collettivi, la sicurezza.