"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Società dell'informazione e democrazia

Marco Poloni, Majorana Eigenstates, 2008

di Ugo Morelli

(14 agosto 2012) Le "norme per la promozione della società dell'informazione" proposte da Michele Nardelli e approvate dalla Provincia Autonoma di Trento creano le condizioni di un cambiamento che merita molta attenzione. La cibernetica, si sa, è la scienza del controllo e dell'ordine. L'informazione e la conoscenza sono la linfa vitale dell'economia, del funzionamento della società e del supporto a ogni decisione, oggi. Abbiamo non poche difficoltà a rendercene conto perché siamo immersi nella società dell'immateriale ma ancora densamente presi da una mentalità rivolta al materiale.

Oltre le considerazioni e i commenti di ordine tecnico ed economico sulla rilevanza decisiva della scelta normativa, può essere utile chiedersi quale sia una delle questioni cruciali per la riuscita e l'efficacia dell'applicazione della legge.

Ogni scelta riguardante l'informazione deve misurarsi e di fatto si misura con la questione del ritorno o feed-back. Siccome vi è una circolarità tra informazione e azione, quando l'azione rinforza l'informazione che l'ha avviata, il ritorno è detto positivo e si possono creare circoli viziosi in diverse direzioni.

Se, al contrario, il ritorno è negativo si genera adattamento e capacità di  soluzioni innovative in ambiente mutevole. La crisi economica che scuote oggi l'Europa ne è un buon esempio: quando le agenzie di rating declassano un paese, quest'ultimo taglia le spese pubbliche, provocando automaticamente una diminuzione dell'attività economica, il che porterà le agenzie a declassarlo di nuovo.

Al contrario, le cosiddette politiche anticicliche, che portano il potere pubblico a investire quando l'attività diminuisce, mostrano un feedback negativo dalle virtù stabilizzatrici. Un'esperienza che la legge Nardelli richiama è il primo vero incontro tra rivoluzione informativa e governo democratico, quello avviato nel novembre 1971 nel Cile di Salvador Allende. Quel progetto che prese il nome di CyberSin, ebbe tre anime decisive che conviene tenere presente. Se le tecnologie sono mutate non è cambiata l'esigenza di viabilità e di partecipazione popolare; non è cambiata l'esigenza di formazione alle competenze gestionali; non è cambiata l'urgenza di innovazione organizzativa. Se si può ipotizzare che la riforma spingerà nella direzione di queste tre prospettive, certo non lo farà da sola.

Se la norma è lo scheletro, ci vogliono muscoli, sangue e anima. Alla ricerca di un approccio scientifico alla valorizzazione delle informazioni e delle decisioni, sembra di particolare importanza l'insistenza del governo e dei tecnici cileni, primo fra tutti Fernando Flores, sulla necessità di rafforzarne gli aspetti di decentralizzazione, antiburocratici e atti a favorire la partecipazione popolare. Di fronte al cuore del dispositivo Allende esclamò: "Finalmente: il popolo!". Il progetto allora mostrò di funzionare in modo esemplare come è stato ampiamente documentato. Naturalmente fino a quando i cannoni di nota provenienza non abbatterono il palazzo de la Moneda. L

a valorizzazione della scelta di futuro fatta in Provincia di Trento può trarre vantaggio dall'analisi cibernetica. È importante perciò interessarsi all'azione performativa del progetto di per sé, e non in quanto pallido riflesso della rappresentazione. L'individuo, il cervello, il computer, l'animale o l'impresa non sono macchine che rappresentano il mondo, ma esseri che imparano ad agire sul proprio ambiente tramite sistemi ad anello chiuso detti anche sistemi a retroazione (il famoso feed-back).

 

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