"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Reinventare la Politica, insieme

da https://pontidivista.wordpress.com

di Federico Zappini

Provo a intervenire nel dialogo iniziato da Giuliano Muzio e dal direttore Paolo Mantovan sulle pagine de Il Trentino. Mi ha molto colpito il sondaggio proposto da La Repubblica nell’edizione di domenica. Un elettore su quattro si dice attratto dal “partito” delle Sardine. Lasciando da parte qualunque tipo di speculazione, è interessante interrogarsi sul significato della rilevazione statistica offerta da Ilvo Diamanti.

Che due settimane di mobilitazioni sanamente pre-politiche determinino un tale scostamento in termini di consenso – almeno potenziale – ci dice di un tessuto sociale frammentato e incerto, di un’opinione pubblica che reagisce in maniera adrenalica e scomposta a sollecitazioni che basano il proprio successo su quella che Anne-Cécile Robert chiama “strategia dell’emozione”. Una reattività umorale che mette in secondo piano – quando non lo esclude – il tempo necessario dell’analisi. E’ il primato della percezione. Il prevalere del “sentire” sul pensare, che prende il posto di un dialogo fecondo tra ragione e sentimento, di un vicendevole – e generativo – completamento tra le componenti fondamentali dell’essere umano.

Da questo dato più generale sorge un dubbio più specifico e preoccupante. Dobbiamo abituarci a comunità politiche che vivono e si attivano sulla base di shock (tanto benevoli quanto tossici, a seconda di come agiscono e di chi li induce) sempre più frequenti e polarizzati? Oppure crediamo sia necessario decifrare la sfida democratica che ci si propone e intendiamo impegnarci nel dotarci degli strumenti minimi per affrontarla e, se possibile, vincerla?

L’ultimo rapporto Censis parla di “muretti a secco” che evitano a un terreno già fragile di crollare. Piccoli o grandi gesti – in tutto e per tutto politici nel loro ripetersi quotidianamente – che contribuiscono a tenere insieme pezzi di società che altrimenti si disgregherebbero ancor più di quanto già succede. Associazioni e cooperative, parrocchie e centri sociali, spazi di coworking e piccole/medie imprese, comunità operose e singoli cittadini volenterosi. Incontri, come quelli iniziati dalle Sardine, di uomini e donne che si riconoscono nell’ansia per il crescente uso di linguaggi d’odio in politica e decidono di non rimanere in silenzio. Manifestazioni di giovani (e non) che sottolineano la centralità della lotta alla crisi climatica in corso. Appartengono a questo mondo che si impegna – per non fare di tutta l’erba un fascio – anche quegli amministratori locali e quelle sezioni di partito che continuano a darsi da fare, non abbandonando il campo. Artigiani della coesione che – se rimarranno ancora a lungo senza una cornice di senso che descriva i contorni di un futuro alternativo, desiderabile e credibile – rischiano di disperdere speranza e energia, dentro un presente che non passa e che anzi si avvita su se stesso.

Dalla consapevolezza di questo quadro ambivalente emerge una suggestione dedicata alla geografia politica più prossima, quella che ci avvicina alle elezioni comunali del 3 maggio prossimo. L’orizzonte più maneggevole per chi ambisce a reinventare la Politica, intesa come una “lunga pedagogia personale e pubblica”, è quello cittadino. Sfidiamoci quindi, discutendo e incontrandoci con maggiore regolarità e intensità. Le piazze, quelle riempite da Fridays for Future e dalle Sardine, siano luoghi di confronto continuo, formazione reciproca e progettazione collettiva. I partiti non abbiano paura a rivendicare il proprio ruolo (che nel bene e nel male continuano a svolgere) di connettori tra istituzioni e cittadini e mettano in gioco le idee che hanno elaborato e le competenze che hanno acquisito. Singoli cittadini e cittadine non rimangano in disparte e contribuiscano a un dibattito pubblico e a una campagna elettorale che per coinvolgere e convincere dovrà essere fatta quartiere per quartiere, strada per strada, casa per casa. Ristrutturando relazioni, abilitando alla Politica una platea più larga e competente, federando energie che oggi sono disperse.

Perché nessuno è necessario, ognuno è indispensabile.

da https://pontidivista.wordpress.com

 

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