"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli
di Alessandro Mengoli *
In questa estate calda anche alcuni temi sembrano aver risentito del clima. Si torna a parlare con insistenza delle scelte energetiche e come queste influenzino non soltanto le politiche degli stati ma anche le scelte individuali.
Traggo spunto da un articolo apparso sul Foglio, oramai diventato per me fonte di ispirazione. Si parla della bislacca idea di creare una APP personale per calcolare le proprie emissioni di CO2: sono queste proposte che portano la gente ad odiare qualsiasi politica di contrasto ai cambiamenti climatici. E aggiunge, rincarando la dose, come se non bastassero gli aumenti delle bollette.
Visto che l’articolo si appella alla logica, nel proporre soluzioni efficaci, non si capisce quale nesso logico accomuna la APP, che vuole spiare i nostri comportamenti, al costo dell’energia elettrica o del gas. L’unico nesso che vedo è la produzione di CO2, rispetto la quale si mostra il fastidio nei confronti dei tentativi di limitarla in qualsiasi modo, o con la APP o con l’aumento tariffario.
Senza tediare con la spiegazione dell’attuale costo dei vettori energetici che non riflette a pieno i costi, non considerando gli effetti delle esternalità negative, che gravano non su chi produce, acquista o beneficia del bene ma su tutta la collettività, si pensi che il meccanismo del prezzo è il classico meccanismo su cui si agisce per limitare il consumo del bene stesso. Si può discuterne come renderlo equo, ma fino a quando l’energia costa poco si avrà sempre un consumo elevato.
Se quindi ci opponiamo alla APP impicciona e se vogliamo pagare poco l’energia, quali altri modi ci rimangono per contrastare le emissioni? Ed infatti si sta elaborando la soluzione delle soluzioni: le emissioni non si contrastano, ma si catturano una volta prodotte.
A leggere il PNRR, aldilà di quello che dice il ministro Cingolani, i progetti sembrano delineare questa strada. Alla quale si sta aggiungendo un’appendice. La ripulitura reputazionale del nucleare come forma di produzione energetica pulita.
Appaiono sempre più articoli sullo sviluppo del nucleare pulito, che avverrebbe con gli impianti di IV generazione. Nelle intenzioni, si tratta di impianti di piccola taglia, dove non si avrebbero fughe di materiale radioattivo, e una produzione di scorie insignificante. Questa tecnologia si contende i fondi a disposizione con la CCS (Cattura e Stoccaggio CO2), per una fase di ricerca e di sviluppo che viene stimata in 30-40 anni. Con la possibilità di finanziare entrambe e lasciare le briciole al resto.
Inutile dire che già il nucleare di III generazione ancora non è decollato e, al 2018, presenta costi quintuplicati rispetto a quanto previsto. Il nucleare di IV generazione propone da 20 anni gli stessi progetti, ma nessuno dei sei progetti corrisponde al reattore descritto dal Ministro senza uranio arricchito e acqua pesante e peraltro a basso costo (evidentemente lungi dall’essere definito).
Discorso analogo si potrebbe fare per la CCS. A difesa del Ministro scende oggi in campo Chicco Testa che loda le sue doti (conoscenza di numeri e fatti) rammaricandosi del tempo in cui un Ministro si preoccupava prima di tutto dell’orso del Trentino: salvate l’orso e salverete il mondo dice con il massimo dell’ironia di cui è capace.
Nella testa degli ambientalisti ragionevoli e dotati di buon senso c’è l’individuazione di un avversario di comodo, che oscilla tra l’ambientalista radical chic e la macchietta ambientalista. Noi, ambientalisti ideologici, siamo anche dotati di senso pratico e viviamo nella speranza che l’orso sopravviva e possa mangiarsi Chicco Testa.
Chicco sostiene che il contributo delle rinnovabili sulla produzione mondiale sia insignificante (qualche punto percentuale). Evoca il nucleare che ad oggi contribuisce al 2% della produzione globale. In termini numerici si hanno 3100 TWh per solo eolico e solare (a cui si deve aggiungere l’idroelettrico), contro i 2750 TWh di nucleare. Ma soprattutto, ad oggi le rinnovabili gli permettono di inviare via mail l’articolo al giornale; se dovesse dipendere dal nucleare pulito dovrebbe portare l’articolo a piedi in redazione perché nessun reattore della IV generazione è oggi in costruzione.
Torniamo alla APP. Misurare le emissioni quando ogni cittadino usa l’auto, quando si riscalda (e quando si raffredda, aggiungo io), e quando fa la spesa, è un tentativo di criminalizzare i comportamenti. Oltretutto non solo si indaga sulle scelte individuali più intime (mi faccio un filetto o un piatto di lenticchie?), non solo si colpevolizza inducendo ad una visione pauperistica (questa volta anziché l’idromassaggio mi faccio una doccia), ma si propone di affidare a ciascuno di noi una quota di emissioni garantita che non bisogna superare, una sorta di plafond settimanale. Orrore. Il sogno di ogni stato totalitario: si vuol far pagare l’aria, che è di tutti e di nessuno. La stessa libertà non si reclama sulla tenuta del nostro conto in banca. In quel caso l’APP la tiene la Banca, a cui non interessa come spendi i soldi, ma solo il saldo a fine mese. La differenza è che, in questo caso, i soldi hanno un proprietario.
Sono anni che si cercano nuove soluzioni per contrastare la crisi ambientale in atto. Un filone su cui si cerca di agire è favorire il cambio nei comportamenti. Si è visto come sia positivo l’aumento della consapevolezza delle scelte individuali e di quello che queste comportano in termini ambientali. Ma si cerca anche di favorire l’accettazione di alcune scelte positive attraverso giochi che coinvolgano una ampia platea di partecipanti con l’obiettivo di migliorare i propri comportamenti per risultare vincitori nella competizione. E’ la spinta gentile, che deriva dal coinvolgimento delle scienze sociali nelle azioni in campo ambientale, per favorire comportamenti virtuosi. Attività che in altri paesi, USA , UK, sono ormai praticate da anni.
Si sa che il pensiero conservatore evoca i soliti fantasmi. Uno di questi è il Grande Fratello, ogni qual volta lo Stato decide di non essere semplice spettatore. Stante lo stato di cose esistenti, più che un pericolo da Grande Fratello mi sembra che lo spettro da evocare, nel caso della APP, sia più bonariamente quello di Pandozy, la mitica emettitrice automatica che comparve su alcune linee ATAC a Roma negli anni settanta, in sostituzione del bigliettaio. Con l’intento di intimorire, la scritta sulla macchinetta diceva: Pandozy vede tutto. Scritta che non ha di certo terrorizzato i portoghesi di tutte l’età, che anzi ne hanno riscontrato una certa utilità (rispetto al bigliettaio). Le persone non si intimoriscono con poco: se una APP è utile la useranno come fanno con WhatsApp.
Alla fine rimane un dubbio: ma perché non devo essere libero di accendere il condizionatore quando fuori ci sono 20°? La risposta me la dà una indovinello-barzelletta che raccontavo da ragazzo e che, nella sua stupidità, mi faceva tanto ridere. Insomma, che cos’è quella cosa che d’inverno ti ci riscaldi e d’estate la metti sull’albero? Ma come, non lo sai, è la stufa! E l’ascoltatore, inconsapevolmente partecipativo, chiedeva: ma perché la metti sull’albero? E io, col sorriso sornione rispondevo: perché la stufa è mia e ci faccio quello che mi pare!
* Ingegnere gestionale, si occupa da quarant’anni di energia e ambiente.
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