«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»
Manifesto di Ventotene
Con le Comunità energetiche rinnovabili si è attuata una rivoluzione del mercato: l’energia è passata da essere un servizio di pubblica utilità a bene comune che si sottrae al mercato e al profitto, al quale tutti possono accedere. Alla base delle Cer c’è il principio della porta aperta che consente a tutti di parteciparvi nel rispetto delle condizioni stabilite.
di Alessandro Mengoli *
Quale elemento è più intimamente legato al vivente? Quale elemento è più necessario agli organismi viventi dell’energia? Che cosa provvede ad alimentare ogni minuto i processi metabolici? Persino l’ulivo di Cordova, che da mille anni non si è mai spostato, ha bisogno dell’energia del Sole. Lo stesso vale per il genere umano che alla fatica di vivere dell’ulivo aggiunge anche quella di spostarsi. Con il fuoco, che secondo la mitologia riceve in dono da Prometeo dopo averlo rubato agli Dei, l’umano compie la prima trasformazione volontaria dell’energia, scoprendo che può mangiare meglio, può riscaldarsi, può illuminare la notte.
E quando si stanca di cacciare e di spostarsi inizia a fare i conti con la fatica di coltivare la terra. Si guarda intorno e capisce che la fatica la può condividere con gli animali, anche se non glielo ha chiesto. La società progredisce e si organizza, ma è richiesto più lavoro, soprattutto lavoro “più intelligente” di quello animale, il lavoro che può compiere un suo simile a suo comando se lo rende schiavo. La società diventa più vorace di lavoro, c’è bisogno di inventarsi qualcosa, come le macchine e la loro capacità di compiere lavoro. È l’energia che le macchine trasformano in altre forme, utili al genere umano.
L’energia si trasforma da una forma a un’altra, ma si conserva. Questo principio fondamentale lo ricordiamo come ci viene insegnato a scuola: l’energia non si crea e non si distrugge. Meno nota invece è la seconda legge della termodinamica. Ci dice che con le trasformazioni l’energia totale rimane invariata come quantità ma cambia la qualità, si degrada, si trasforma in calore. L’energia nelle sue forme ha una scala di valore che dipende dalle possibilità di essere utilizzata. L’energia elettrica è quella che ha valore maggiore, che in natura non c’è, trascurando l’energia dei fulmini di difficile cattura e immagazzinamento.
Ci sono il carbone, il petrolio e il gas che, con l’ingegno umano, assumono le tinte perverse dei derivati dagli scismi bituminosi o dal fracking; c’è la forza dell’acqua, del vento e i raggi del sole. C’è la geotermia, l’energia che viene dalla terra. Ma non troviamo giacimenti di elettricità: la dobbiamo produrre attraverso trasformazioni chimiche, meccaniche e fisiche, delle forme che troviamo in natura. Con la combustione produciamo energia termica, il cui valore dipende dalla sua temperatura. È per questo che ad alta temperatura il vapore muove le turbine che producono energia elettrica; è per questo che poco calore concentrato in un pentolino fa bollire l’acqua che può cuocermi un uovo alla coque, cosa che non mi riesce con tutto il calore dell’acqua della piscina. “Ignorare il secondo principio della termodinamica equivale a non aver mai letto Shakespeare”, diceva lo scrittore Charles Percy Snow.
Che la conoscenza di questa legge non sia diffusa è origine di molti mali. Per riscaldare casa a 20 gradi, laddove è possibile, è da preferire la geotermia al calore prodotto dalla combustione del gas naturale, utilizzabile per molti altri usi energetici. In tempi di abbondanza scaldare l’acqua con lo scaldabagno elettrico o col pannello solare può risultare indifferente. In tempi di scarsità è cruciale non sottrarre l’energia elettrica agli usi per i quali è l’unico modo per farli funzionare.
L’energia deve essere intesa come un diritto strumentale per la piena realizzazione dell’essere umano, permettendo a esso un’alimentazione sana, la possibilità di studiare, di socializzare con i moderni dispositivi, un diritto da garantire per permettere di riscaldarsi e di curarsi. Per questa ragione, garantire a tutti l’accesso all’energia a prezzo accessibile è uno degli obiettivi dell’Agenda dello sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.
Mentre sulle fonti fossili si è esercitato il diritto di sfruttamento da parte dei proprietari dei fondi sotto cui giacevano le risorse naturali, la fonte solare non ha proprietari, è libera, anche se non di libero accesso, in quanto necessita di apparati per convertirla in forme di energia utilizzabile. La vera novità è che oggi può essere utilizzata in maniera accessibile. Con la tecnologia fotovoltaica, arrivata a un costo di produzione che la mette alla pari con i costi delle altre tecnologie convenzionali, è possibile autoprodursi l’energia elettrica anche con impianti di taglia minima, diffusi, realizzati in prossimità del luogo di utilizzo, di proprietà di chi li utilizza.
Ciò richiede la disponibilità di superfici dove collocare l’impianto, di un modesto investimento e una scelta di condivisione dell’energia tra cittadini che si mettono insieme per formare una Comunità energetica rinnovabile. Con le Cer si è attuata una rivoluzione del mercato: l’energia è passata da essere un servizio di pubblica utilità a bene comune che si sottrae al mercato e al profitto, al quale tutti possono accedere. Alla base delle Cer c’è il principio della porta aperta che consente a tutti di parteciparvi nel rispetto delle condizioni da loro stabilite, guidate da parametri di ragionevolezza e proporzionalità sulla base di criteri oggettivi e trasparenti.
I beni comuni rappresentano una forma proprietaria diversa che non corrisponde né a quella dello Stato, né a quella del mercato. Essi affondano le loro radici nella storia e nelle modalità partecipative e di autogoverno dei territori attraverso le Magnifiche comunità, le Regole, le Amministrazioni separate di uso civico. Nella definizione inglese di Commons troviamo non soltanto le risorse sulle quali la comunità vanta un diritto condiviso, come la terra o l’acqua potabile, ma anche la comunità di persone che si autorganizzano e le regole che si danno per gestire e proteggere le risorse. Beni comuni non sono solo le risorse naturali in quanto tali, ma anche i diritti collettivi d’uso da parte di una comunità, a godere dei frutti di quella data risorsa, diritti denominati usi civici.
È legittimo quindi affermare che bene comune è anche il diritto d’uso a godere della possibilità di utilizzo dei lastrici solari di proprietà pubblica, quelli di una scuola, di un mercato rionale, di un centro sportivo, per la produzione di energia rinnovabile, diritto esercitato collettivamente dalla comunità energetica. Il Sole diventa un bene comune quando, per affermare il diritto collettivo d’uso, si deve avere la disponibilità di una superficie di proprietà pubblica dove collocare l’impianto di trasformazione. La commissione Rodotà ha definito i beni comuni come cose che esprimono utilità funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali nonché al libero sviluppo della persona, e sono informati al principio della salvaguardia intergenerazionale delle utilità.
I Comuni devono predisporre gli strumenti amministrativi per affidare in concessione alle comunità energetiche in forma gratuita i tetti del patrimonio pubblico dei centri urbani. È ciò che ha fatto Roma capitale con l’approvazione del Regolamento per l’amministrazione condivisa dei beni comuni materiali e immateriali di Roma capitale.
La Cer, per definizione, è un gruppo di consumatori che agisce collettivamente con l’obiettivo principale di fornire benefici ambientali, economici o sociali a livello di comunità ai suoi soci o membri o alle aree locali in cui opera la comunità e non quello di realizzare profitti finanziari (art.31 D. Lgs.199/2021). Il diritto d’uso del bene comune (il tetto di copertura dell’immobile) sarebbe opportuno che fosse esercitato dalla Cer direttamente con impianti di proprietà, in quanto la Cer agisce per l’interesse della collettività senza realizzare profitti finanziari mentre l’impresa proprietaria dell’impianto che lo mette nella disponibilità della Cer agisce per il proprio interesse. Solamente con impianti di proprietà la Cer può realizzare integralmente i benefici a livello di comunità, consentendo di restituire parte di tali benefici all’azione di contrasto alla povertà energetica e in interventi ambientali sul territorio.
* Alessandro Mengoli è ingegnere. Da quasi cinquant’anni si occupa di energia, di come risparmiarla, di come impiegarla razionalmente e di come trasformarla dalle fonti rinnovabili. Dal 2023 è presidente della Comunità energetica rinnovabile e solidale “A Otto Minuti dal Sole”, a Sud di Roma. Fa parte del “Collettivo di scrittura” nato attorno a “Inverno liquido”. Con questa riflessione è iniziata una collaborazione del Collettivo con la versione online della rivista Altreconomia, attraverso la rubrica "Il nido del cuculo".
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