«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»
Manifesto di Ventotene

Cerchiamo ancora. La proposta di una comunità di studio a Trento

La copertina del libro di Filippo La Porta «Maestri irregolari»

Lo siamo in tanti e, pur in maniera diversa, si sente in maniera diffusa la solitudine di un tempo nel quale i corpi intermedi arrancano alle prese con la propria sopravvivenza piuttosto che con l'esigenza di comprenderne i motivi: ascrivibili a ragioni diverse, prima fra tutte «un paradigma di “semplificazione” che ci separa illusoriamente dalla natura, ci rinchiude nei confini nazionali, frammenta i saperi, irrigidisce le identità»[1].

Da più persone e trasversalmente alle legittime appartenenze viene il bisogno di riempire questo vuoto, per darsi un tempo disteso e luoghi di studio e confronto collettivo. In passato avremmo forse potuto catalogare questo bisogno come una dimensione prepolitica, ma a chi scrive appare invece in tutta la sua politicità.

E lo è ancora di più in questi giorni, laddove la distanza fra i luoghi che ci ha consegnato il Novecento e il sentimento di indignazione che ha portato in piazza milioni di persone richiede di abitare con intelligenza lo spazio fra il “non più” e il “non ancora”. Da quando Gaza – come ha scritto Alessandro Baricco – è divenuta una soglia invalicabile e il nome di un certo modo di stare al mondo.

Da qui la proposta di una Comunità di Studio, come forma di resistenza e di rinnovamento culturale che considera l'apprendimento permanente lungo l'intero arco della vita essenziale per essere presenti al proprio tempo.

Butto lì anche una proposta di nome, “Cerchiamo ancora”, che prende spunto da un libro di Claudio Napoleoni, uscito postumo per i tipi della Editori Riuniti nell'ormai lontano 1990, curato da Raniero La Valle che ne scrisse l'introduzione[2].  Quel lavoro può ben essere considerato una sorta di testamento politico di una delle figure più interessanti e politicamente esigenti del “pensiero laterale”[3].

Ad una Comunità di Studio non si aderisce, si partecipa. Non ci sono decisioni da prendere che non siano quelle connesse all'attività di ricerca. Nel parlarne con alcuni di voi, mi è stato detto di avanzare una proposta, a mo' di sperimentazione, per avviare una Comunità, piccola o grande che sia. Ci ho pensato e la proposta che mi è venuta sarebbe quella di partire da un libro che ho letto un po' di tempo fa e che mi è parso davvero stimolante. S'intitola “Maestri irregolari” ed è stato scritto da Filippo La Porta (Bollati Boringhieri, 2007).

I “maestri irregolari” che La Porta propone di prendere in considerazione sono undici pensatori critici, la maggior parte dei quali hanno attraversato il Novecento in solitudine ma non per questo inascoltati e il cui pensiero – malgrado un tempo che ne irride il valore – continua a fornirci interessanti rotte di navigazione. Sono Hannah Arendt, Albert Camus, Nicola Chiaromonte, Arthur Koestler, Ivan Illich, Chirtopher Lasch, Carlo Levi, George Orwell, Pier Paolo Pasolini, Ignazio Silone, Simone Weil.

Altri avrebbero potuto a pieno titolo rientrare in questa categoria di inaffidabili maestri ma, almeno per il momento, l'idea è quella di inoltrarci nel loro pensiero, a partire dalle analogie che li hanno accomunati in esistenze così diverse e lontane: critica dell'esistente e amore per la realtà; il limite; l'inganno del futuro; il bisogno di ripensare la nostra civiltà; fratelli maggiori; irriducibilmente individui; mistici della democrazia; educatori, non indottrinatori; religiosità senza fede; un agire poco visibile; quasi sempre anticomunisti e poco affidabili; saggisti, scrittori senza genere e senza mestiere.

Come lo faremo sarà l'oggetto del nostro primo incontro che vi propongo di realizzare

Sabato 18 ottobre 2025, ore 10.00

alla Bookique, di via Torre d’Augusto a Trento

Chi fosse interessato alla cosa dovrebbe segnalarcelo rispondendo a questa mail. Chi fosse interessato ma impossibilito a partecipare al primo incontro può telefonarmi al 347 4098578. Da parte mia cercherò l'amico Raniero per dirgli che quell'esortazione con la quale titolò il libro di Napoleoni riesce a muovere ancora l'agire collettivo, trentacinque anni dopo.

Michele Nardelli

 

[1]M.Ceruti – F.Bellusci, Abitare la complessità. Mimesis, 2020

[2]Claudio Napoleoni, Cercate ancora. ER, 1990

[3]Scrive Napoleoni: «Il luogo in cui io cerco, come posso, di stare e da cui provo, come posso, a parlare, è la politica, è una dimensione politica (...). Io non avrei in vita mia mai affrontato una questione teoretica se non fossi stato spinto a farlo da un interesse politico (...) E posso dire, mi arrischio a dire, che questa forza che ha avuto la politica come luogo in cui stare e da cui parlare, è naturalmente derivata dal fatto che la politica era qui concepita come lo strumento di una liberazione». 

 

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