"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Darsi il tempo

Idee e pratiche per un'altra cooperazione internazionale
Mauro Cereghini e Michele Nardelli
Editrice Missionaria Italiana, 2008, 13 euro


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La cooperazione internazionale allo sviluppo è una grande novità emersa nel ventesimo secolo. Guerre, povertà, catastrofi naturali, situazioni di abbandono avrebbero avuto un impatto ancora più grave se non ci fosse stata la risposta puntuale di persone, gruppi, organizzazioni e governi disposti ad intervenire. Grandi temi come il divario Nord Sud, la disuguaglianza dei mercati, il debito internazionale o le politiche ambientali sono entrati nelle nostre case grazie all’impegno di campagne e organismi della cooperazione internazionale. Ma tutto questo è passato. Oggi il mondo della cooperazione è in crisi e il concetto stesso di aiuto allo sviluppo appare superato. Crisi di senso, perché non si sa più verso quale sviluppo è realistico muoversi. E crisi di effi cacia, perché spesso conta più la visibilità dei donatori che il risultato per i benefi ciari. Occorre allora ripensare la cooperazione in un mondo che non è più quello del Novecento. Occorre fermarsi e riflettere. Darsi il tempo è un saggio sulla cooperazione internazionale, ma anche il racconto di idee
e pratiche raccolti in anni di esperienze sul campo. È un invito ad abbandonare la retorica dell’aiuto – perché nessuno è solo povero – e ad oltrepassare la logica dell’emergenza – perché agire responsabilmente signifi ca prendersi il tempo per conoscere. Un’altra idea della cooperazione, che esige un pensiero diverso. “In un mondo interdipendente non può esserci più cooperazione unilaterale”, scrivono gli autori, proponendo un cammino che chiamano cooperazione di comunità.
Un incontro fra territori e persone per conoscersi, arricchirsi reciprocamente e considerarsi parte di un comune destino. Con il rischio, o forse il merito, di dover ripensare anche se stessi e il mondo in cui si vive.

Cinque anni dopo l'uscita di «Darsi il tempo»
Darsi il tempo

Gentile Dr. Nardelli,

sono Licia Masi, volontaria di Tulime Onlus. Le scrivo perchè ho recentemente finito di leggere il suo libro Darsi il Tempo e mi è sembrato particolarmente vicino, oltre che molto utile alla riflessione che abbiamo avviato rispetto ad alcune iniziative che avremmo in programma e che trova meglio illustrate nel file allegato. 

Ci farebbe cosa gradita se volesse sostenerci nel cammino che intendiamo intraprendere, contribuendo con il suo punto di vista al riguardo.

Cordiali saluti

Licia Masi

Il testo della lettera

La dimensione civica della cooperazione internazionale. Una lettera.
Darsi il tempo

«... Non ti nego che "Darsi il tempo" è il vademecum che porto con me quando mi trovo a confrontarmi con i ragazzi nelle varie scuole, per cercare di suscitare in loro interesse per un ambito che purtroppo a lungo è stato connotato dall'alone fuorviante dell'assistenzialismo o, peggio ancora, vestito di un abito pletorico basato sul marketing impattante che sfrutta l'immagine dell'infanzia denutrita. Si tratta del marketing dei giorni nostri che cozza con i principi della cooperazione e che si presenta come la logica conseguenza del dominio culturale (che diventa politico) a cui la televisione ci ha abituato: un tentativo magro e scadente di smuovere le coscienze celato nel parapiglia degli sms solidali, dei farmaci salvavita abbinati all'acquisto di certi prodotti, del volto sorridente del testimonial che esorta i telespettatori ad essere buoni quanto lui. Così facendo si perdono di vista i valori, la genuinità, subentrano i secondi fini e sfugge la reale posizione della cooperazione auspicata nel libro, perfetta saldatura tra forma e contenuto inserita in una dimensione civica di costruire relazioni. Dimensione civica, ecco il cardine, che è, in ultima analisi, il carattere vincente del testo...»

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Spunti stimolanti e... destabilizzanti
Sarajevo, monumento agli aiuti umanitari

Gentili Cereghini e Nardelli,

mi chiamo Giovanni Lago, faccio l'insegnante; sono arrivato ai vostri indirizzi (e a Osservatorio dei Balcani) grazie al libro Darsi il tempo, ricco di spunti stimolanti (e a volte destabilizzanti). Da circa un anno faccio parte dell'associazione "Perchè no?" di Cittadella (Padova) che, all'interno del Comitato di sostegno alle forze di pace della provincia di Padova, fa attività di vario tipo in due villaggi bosniaci. Soko e Karanovac sono confinanti, separati solo dal piccolo fiume Spreca: Soko si trova nella municipalità di Gracanica (Federazione), Karanovac nella municipalità di Petrovo (Repubblica Srpska). L'estate scorsa grazie al lavoro svolto dai volontari "storici" negli ultimi anni, ho assistito a uno spettacolo che è stato per me (era la mia prima esperienza lì) sorprendente: nel teatro di Gracanica ragazzi di Soko e Karanovac hanno recitato, cantato e ballato insieme rappresentando una favola di Umberto Eco, I tre cosmonauti. Vi scrivo perchè la prossima settimana ospiteremo cinquanta ragazzi (età compresa tra dodici e venti anni) di Soko e Karanovac per rappresentare (con la collaborazione di altri due comitati di comuni vicini: Idemo e Unamano) due repliche dello stesso spettacolo (con le parti recitate tradotte ovviamente in italiano e recitate da noi). Vi invio in allegato le locandine delle due serate: so che per voi da Trento sarà un po' difficile raggiungerci, ma ci sarebbe utile se magari poteste girare l'iniziativa ai vostri contatti. Ci piacerebbe - in un prossimo futuro e compatibilmente ai vostri impegni - avere la possibilità di confrontarci con voi sulle attività che stiamo portando avanti, presentando anche Darsi il tempo. Credete sia possibile?

Grazie intanto per l'attenzione e la disponibilità

Giovanni Lago

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I dieci No della cooperazione internazionale
tramonto

di Fabio Pipinato

(18 febbraio 2011) Anche le trasmissioni più intelligenti come Vieni via con me o Che tempo che fa  possono scivolare nella semplificazione in tema di cooperazione internazionale allo sviluppo. Bambini che piangono, farmaci che salvano, sms che ridonano una vita, adozioni che resuscitano, partite del cuore e tanta felicità. Senza volerlo ed in assoluta buona fede si dà voce solo alle ong/aziende più conosciute che già sono  marketing oriented e che sanno come bucare lo schermo per loro conto o stressare i passanti nei centri storici.

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Riprendere il dialogo a partire da "Darsi il tempo"
Gran Sasso
Cari Michele e Mauro, è passato davvero molto tempo dall'ultima volta che vi ho scritto, e di questa assenza vi chiedo scusa, ma alcuni eventi familiari e lavorativi mi hanno "costretto" a volgere lo sguardo altrove. Mi piacerebbe riprendere con voi il dialogo iniziato a partire dal vostro libro Darsi il tempo, che per la nostra neonata ong è diventato una sorta di bussola per orientarci e da alcune idee progettuali che ne sono scaturite. Come vi dicevo in precedenza il libro è stato una folgorazione mentre non è stato proprio folgorante l'incontro con il mondo della cooperazione. Poco attento alla realtà e alla dimensione umana e in perenne adorazione idolatrica dell'emergenza. L'idea che con il tempo ci è cresciuta dentro, infatti sono anni che frequentiamo questi luoghi ormai depressi, è quello di mettere in relazione dei piccoli paesi situati all'interno del Parco Nazionale Gran Sasso Monti della Laga e altre comunità simili che si trovano dall'altra parte dell'Adriatico.  Volevamo ripartire dalle città, dal lavoro di animazione territoriale con le comunità e dal dialogo per far rivivere gli ambienti rurali e di montagna e per dar vita a modelli sostenibili che favoriscono lo sviluppo di città a misura di bambino e di uomo.  Gli unici contatti che abbiamo sono con alcuni amici sloveni ed è con loro che abbiamo sovente parlato di questo. Inoltre l'Abruzzo ha dei programmi di cooperazione transfrontaliera. Che ne dite possiamo confrontarci e parlarne con voi? Purtroppo ho perso i vostri numeri di cell a causa di un virus e comunque possiamo sentirci anche via skype. Il mio numero è questo 3389334024  id skype adriano.ferroni Un abbraccio Adriano

La richiesta di Tulime onlus
copertina

Caro Michele,
mi chiamo Francesco Picciotto e sono il Presidente di un'associazione con sede legale in Sicilia ma con sedi operative in diverse parti d'Italia che si chiama Tulime (http://www.tulime.org/) e che si occupa di cooperazione internazionale. Ho da pochissimo concluso la lettura del tuo libro "Darsi il tempo", lettura per me particolarmente illuminante e confortante. La nostra è un'associazione abbastanza giovane con una visione che coincide in più punti con quelli che sono i principi espressi nel vostro libro. Il 2, 3 e 4 luglio saremo presenti alla Festa Multiculturale di Parma e in quell'occasione abbiamo deciso di organizzare per quest'anno il nostro Meeting Nazionale. Mi chiedevo se fosse possibile avere in quella sede l'opportunità di fare un incontro con te. Nella data e della durata che preferisci, per noi sarebbe un onore oltre che un piacere.
Aspetto tue notizie.
Francesco Picciotto per Associazione di Cooperanti Tulime

Una chiave per ripensare il mondo e la politica
lupo

"Darsi il tempo. Idee e pratiche per un'altra cooperazione internazionale" Emi, 2009 pp 221 euro 13.00

Le esperienze di  cooperazione internazionale come una chiave per ripensare  il mondo e la politica oggi. Un libro che illustra i fallimenti dovuti al persistere dei  vecchi modi di  guardare  e  di ascoltare.  Che narra come gli autori  hanno capito  di  dover darsi il tempo di  osservare e ascoltare le stesse cose da una molteplicità di punti di vista, di accogliere altri modi di vedere e sentire, di inventare risposte inattese e spiazzanti.  Superare l'ansia e l'ossessione del controllo e del progetto da realizzare  e dare il tempo non a pochi operatori, ma a intere comunità, la "nostra " e la "loro" di incontrarsi, di saggiare le resistenze e diffidenze e di costruire terreni comuni grazie a progetti impensati e impensabili (prima). 

( a cura di Marianella Sclavi )

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