«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene

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TuttoCittà2026 – Partire dalla mobilità per descrivere il futuro della città
Trento. Le arcate della linea ferroviaria della Valsugana

 

di Federico Zappini *

(20 luglio 2016) Sedici chilometri separano Lavis da Mattarello. Da solo il dato potrebbe apparire irrilevante, ma non si può dire altrettanto se lo si usa per comparare diversi agglomerati urbani. Sedici chilometri – metro più metro meno – è infatti la distanza che bisogna percorrere per andare dall’EUR allo Stadio Olimpico a Roma o dal sito di Expo all’Idroscalo a Milano. L’estensione longitudinale (direzione Nord-Sud) di una città di montagna – come Trento – equivale al diametro delle due principali metropoli italiane. Contesti certamente diversi che condividono la sfida organizzativa della mobilità.

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Una distruttività trascendente. Desiderio e paura
Distruttività-trascendente


di Ugo Morelli

(18 luglio 2016) La guerra cambia quando chi uccide non lo fa più per salvare se stesso. Diventa allora una finalità trascendente basata sulla distruttività come fine ultimo. Forse non si può più neppure chiamarla guerra, se non risponde a nessuno dei criteri con cui nel tempo è stato identificato quel fenomeno.

Si tratta con ogni probabilità di una "distruttività trascendente ", e a renderla tale concorrono molti fattori, il primo dei quali sembra essere, con molte probabilità, la simultaneità pervasiva e quasi metafisica della rete, con la sua incondizionata liberazione del desiderio fine a se stesso, con la spettacolarizzazione virale e la neutralizzazione del tempo e dello spazio.

La dimensione trascendente di quella distruttività è peraltro paradossale nel momento in cui l'efficacia e il riconoscimento della sua azione e soprattutto dei suoi protagonisti si situa nella reputazione immanente che genera. Fare un gesto per un cielo deserto di dèi con un occhio alla celebrità nel mondo terreno, trasformando quest’ultimo in un deserto di relazioni, sembra questa la finalità perseguita dal terrorismo suicida.

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Afghanistan, il movimento d'Illuminismo
Un'immagine delle grandi manifestazioni pacifiche di Kabul

di Razi e Soheila Mohebi

(3 agosto 2016) Durante la manifestazione pacifica del 23 luglio in Kabul, oltre 100 persone hanno perso la vita e più di 500 persone sono rimaste gravemente ferite. Erano studenti universitari, laureati e dottorandi, e appartenevano al movimento "enlightenment" ("illuminazione"). In queste righe provo a descrivere il movimento, la sua nascita e le sue speranze…

Dopo la caduta dei Talebani nel 2001, il popolo Hazara ha scelto la via della formazione e dell’educazione per superare la guerra e soprattutto la cultura della belligeranza che fino a quel momento avevano dominato l’intero paese. Dopo la prima conferenza di Bonn del 5 dicembre 2001, gli Hazara hanno percepito e vissuto in uno spazio limitato che comunque permetteva loro di mandare le proprie figlie ed i propri figli a scuola dopo gli anni bui della guerra civile e dei Talebani. Questo spazio ha permesso loro di fondare le prime scuole autofinanziate dai genitori e di mettere in piedi un modello sostenibile di educazione che riuscisse a sopravvivere anche di fronte alle miopie governative e alla precarietà degli aiuti internazionali.

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Dalla tempesta Vaia allo spillover nel mercato di Wuhan, il filo rosso che unisce le grandi calamità contemporanee
La prima di copertina del libro

«…resta pure sempre valido il monito espresso dall’immagine della ninfea che raddoppia quotidianamente le sue dimensioni, di modo che, il giorno che precede la copertura dell’intera superficie dello stagno la metà ne resta ancora scoperta, per cui quasi nessuno, alla vista di tanto spazio libero, è portato intimamente a credere all’imminenza della catastrofe.» Remo Bodei, Limite


di Roberto Burdese *

 

(28 maggio 2020) Ognuno di noi ha letto, nei mesi del lockdown, un gran numero di articoli e libri per cercare di comprendere questa pandemia: da dove viene, quali segni lascerà nelle nostre vite, come ne usciremo, che insegnamenti possiamo trarne.

In queste pagine digitali, nelle scorse settimane, vi abbiamo parlato di alcune di queste letture, cercando di metterle in relazione con l’esperienza di Slow Food, nel tentativo di comprendere meglio il cammino che ci attende, con l’auspicio di affrontarlo con il giusto atteggiamento. Io le pagine più utili a comprendere quanto ci è accaduto le ho lette poco prima del fatale 21 febbraio. Naturalmente quando mi sono capitate tra le mani non potevo immaginare che mi avrebbero guidato nella comprensione di quanto avremmo vissuto di lì a pochi giorni, tanto più che non parlano di virus influenzali. Ma andiamo per ordine.

Il monito della ninfea è un libro pubblicato a fine gennaio 2020: quando l’ho ricevuto, fresco di stampa, il virus sembrava circolare liberamente solo in Cina e pochi altri Paesi dell’estremo Oriente, mentre il resto del mondo si illudeva di poterne restare immune. Michele Nardelli, che lo ha scritto assieme al sociologo Diego Cason, è un Consigliere nazionale di Slow Food Italia con un ricchissimo curriculum nella politica delle istituzioni e in quella della società civile. Il libro mi era stato anticipato da Michele con alcune telefonate, nelle quali mi raccomandava di fargli avere le mie opinioni dopo la lettura, convinto che questa potesse contribuire alle riflessioni perennemente in corso in seno alla nostra associazione. Certo nemmeno Michele immaginava, in quel momento, cosa sarebbe capitato da lì a poco…

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Salute e sostenibilità nell’uso dei pesticidi nella viticoltura trentina
Uva colpita dalla peronospora

In queste settimane sta crescendo un forte dibattito all'interno del settore vitivinicolo trentino attorno alle modalità per far fronte al diffondersi della peronospora che sta provocando gravi conseguenze sulla produzione viticola. Un dibattito per nulla estraneo all'annosa questione dell'uso dei prodotti chimici di sintesi nell'agricoltura, come se la diffusione della peronospora divenisse il pretesto per fare vistosi (e preoccupanti) passi indietro rispetto a quanto fin qui acquisito tanto sul piano normativo che sul piano della ricerca. (m.n.)

di Angelo Giovanazzi

L’agricoltura sostenibile è in grado di generare reddito per gli agricoltori, garantire la qualità e la sicurezza delle produzioni per i consumatori e per gli operatori agricoli nonché assicurare la durata delle risorse ambientali. Componente fondamentale di questa strategia è l’uso corretto, limitato e mirato dei prodotti chimici di sintesi, in primo luogo dei prodotti fitosanitari.

L’Istituto Superiore di Sanità vi ha contribuito sperimentalmente e continua a farlo attivamente mediante un progetto di ricerca, avviato in accordo con la Provincia autonoma di Trento (vedi lettera Assessore provinciale alla salute al Presidente ISS del giugno 2014 ) destinato a coprire il triennio 2014-2017.

Il territorio trentino presenta realtà agricole intensive e specializzate come la coltivazione della vite che alimenta una produzione vinicola di riconosciuta eccellenza. Questa attività agricola, di forte valore economico e con disciplinari dettagliati, richiede però l’utilizzo di pesticidi, in particolare insetticidi e fungicidi, di cui sono ben note le proprietà tossicologiche.

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I buoni. Un romanzo sulla banalità del bene. L'omaggio a Luca Rastello ad un anno alla sua scomparsa
La brochure dell\'incontro

Cambi di paradigma | 2

Venerdì 8 luglio 2016, ore 18.00
Bookique, Parco della Predara - Trento

Ne discutono

Mauro Cereghini, ricercatore e formatore sui temi della pace

Lorenzo Fazio, direttore editoriale Chiarelettere

Introduce e coordina

Federico Zappini, associazione territoriali#europei

La conversazione - intesa come una vera e propria presentazione del libro - arriva a un anno dalla morte del suo autore, Luca Rastello.

 

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Spagna, grande coalizione o governo delle sinistre?
Podemos

Dopo l’impasse delle scorse elezioni, domenica il Paese iberico ritorna alle urne. Unidos Podemos – l’alleanza tra la creatura di Iglesias e la sinistra radicale di Izquierda Unida – viene data sopra i socialisti, una prima volta assoluta. Due le strade possibili: una grande alleanza Psoe-Pp, come richiesto dall’Europa, o un esecutivo delle sinistre come vorrebbe Podemos. Tertium non datur.

di Steven Forti*

(21 giugno 2016) Domenica gli spagnoli tornano a votare dopo soli sei mesi. Nuove elezioni dunque, anche se Pablo Iglesias preferisce chiamarle “il secondo turno” del 20 dicembre. Secondo i sondaggi, il Partido Popular (PP) si confermerebbe primo partito, mentre Unidos Podemos potrebbe diventare la seconda forza nel Parlamento di Madrid, superando anche in seggi il Partido Socialista Obrero Español (PSOE). Saranno chiave i risultati di alcune circoscrizioni per determinare la correlazione di forze e le possibili maggioranze di governo. Due le opzioni al momento: o una grande coalizione o un governo di sinistra.

I comizi dello scorso 20 dicembre hanno cambiato radicalmente il panorama politico spagnolo figlio della transizione dalla dittatura franchista alla democrazia. Il bipartitismo imperfetto formato dal PP e dal PSOE, che ha governato il paese dal 1982, si è trasformato in un quadripartitismo a cui si sono aggiunti Podemos a sinistra e Ciudadanos a centro-destra. I risultati di dicembre non hanno permesso però la formazione di un governo a causa di una situazione estremamente complessa con un Parlamento quanto mai frammentato e di una serie di veti incrociati, a cui si è aggiunta la carente cultura del patto e degli accordi delle formazioni politiche spagnole. Il PP si è limitato a pretendere di poter governare in minoranza in quanto partito più votato, Podemos non ha ceduto alle pressioni per favorire un governo PSOE-Ciudadanos, mentre i socialisti si sono rifiutati di tentare la via di un governo alla portoghese con Pablo Iglesias grazie a un astensione degli indipendentisti catalani e non hanno nemmeno preso in considerazione un governo di grande coalizione con i popolari. L’impasse è stata totale. Dal labirinto spagnolo non se ne è usciti.

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