«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene
Campanili, minareti, sinagoghe
dal 16 al 21 aprile 2025
Una proposta di viaggio con Viaggiare i Balcani
Bosnia-Erzegovina, preziosa tessera del grande mosaico d’Europa! Un viaggio attraverso una terra carica di storia, impreziosita da genti di fedi religiose diverse e da culture e tradizioni che s’incontrano, si combinano e talvolta si scontrano. Un’occasione unica per ammirare questo Paese con i colori della primavera che illuminano fiumi e boschi ed avvolgono abitazioni e campagne, croci e mezzelune.
L’itinerario è mosso da profonda curiosità culturale e umana per una regione spesso scossa dalla Grande Storia, in cui si intrecciano complesse storie personali, familiari e di comunità. Anche se le vicende del XX secolo ne hanno messo a dura prova la specificità, la Bosnia-Erzegovina rimane un ambiente in cui il tessuto multiculturale e multireligioso si avvertono con forza; un luogo che riesce a trasmettere forti emozioni e a stimolare riflessioni.
Venerdì 21 febbraio 2025, alle ore 18.00
presso l'Officina dell'Autonomia della Fondazione Museo Storico del Trentino (via Tommaso Gar 29, Trento)
ci sarà la presentazione del libro di Simone Malavolti
«Nazionalismi e “pulizia etnica” in Bosnia-Erzegovina. Prijedor 1992-1995»
(Pacini editore, 2024)
Prijedor, cittadina bosniaca di quella che un tempo era la Jugoslavia, sale alla ribalta della cronaca internazionale per le terrificanti immagini dei corpi emaciati dietro il filo spinato di un campo di concentramento. E' solo la punta dell'iceberg di un progetto iniziato con l'occupazione militare della città da parte dei nazionalisti serbi nella notte del 30 aprile 1992. Un'escalation di violenza di massa che provocherà la fuga e la deportazione di migliaia di cittadini, l'internamento di circa 5000 persone, l'uccisione di oltre 3000 individui, la distruzione di interi villaggi e l'imposizione di una memoria pubblica unilaterale e negazionista.
Introduce e modera
Giuseppe Ferrandi, direttore della Fondazione Museo Storico del Trentino
Intervengono in dialogo con l'autore Simone Malavolti
Annalisa Tomasi, Associazione Progetto Prijedor
Marco Abram, Osservatorio Balcani Caucaso – TransEuropa
Michele Nardelli, scrittore, già presidente del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani
Incontro promosso dalla Fondazione Museo Storico del Trentino
Vi invitiamo all'inaugurazione della mostra allestita dal 15 al 28 febbraio presso lo Studio d'Arte Andromeda in Via Malpaga, 11 (Trento) alla presenza dei rappresentanti del collettivo MARSAM 301 che si svolgerà sabato prossimo 15 febbraio 2025 alle ore 18.00.
La mostra è il risultato di un laboratorio d'arte specializzato incentrato sull'incisione e sulla stampa come strumenti di espressione in tempi di difficoltà del Collettivo palestinese MARSAM 301, con sede a Betlemme.
In esposizione anche una selezione di opere disegnate da importanti artisti italiani: Altan, Crepax, Igort, Magnus, Manara, Pazienza, Benni, Vincino ecc. riunite nel 1988 nella cartella curata da L’Alfabeto Urbano: “KUFIA Matite italiane per la Palestina”, già esposte in quegli anni nella nostra precedente sede, questo per ricordare da quanto tempola "questione Palestinese” sia presente nelle nostre coscienze e quanto importante sia ricordare e trasmettere memoria.
Simone Malavolti
«Nazionalismi e “pulizia etnica” in Bosnia Erzegovina – Prijedor (1990 – 1995)»
Pacini Editore, 2024
«Nazionalismi e “pulizia etnica” in Bosnia Erzegovina – Prijedor (1990 – 1995)» è un libro di grande valore. Un lavoro rigoroso e raro, per la ricerca delle fonti e per l'accuratezza della ricostruzione di un passaggio storico manipolato dalla propaganda nazionalista e da narrazioni separate.
Scavare dentro i conflitti e le guerre non è mai un compito facile, richiede di prendersi una distanza anche emotiva dagli avvenimenti e dalla logica manichea che tende ad identificarsi con una parte. Questo non significa non saper distinguere fra aggressori ed aggrediti, senza però mai dimenticare che la guerra (come la sua fine, chiamata frettolosamente pace) non è mai giusta. In questo scavare dentro i conflitti (e le parole), con Mauro Cereghini parlammo di “equiprossimità”, il riconoscere la tragedia delle vittime a prescindere dalla loro appartenenza nazionale, religiosa o etnica1. A questo compito Simone Malavolti offre un contributo significativo, uno studio di caso per raccontare come sono andate le cose in una delle aree più segnate dalla “pulizia etnica” nella guerra dei dieci anni che ha segnato l'Europa alla fine del secolo scorso.
Per chi ha vissuto quella tragedia in prima persona, questo libro rappresenta una forma di risarcimento, nel riconoscimento del dolore delle vittime ma anche verso chi – a prescindere dalla propria appartenenza – si è opposto al delirio nazionalistico. Anche per questo, richiederebbe di venir tradotto in serbo-croato-bosniaco e presentato nei territori che facevano parte della Jugoslavia. Cosa non facile, se consideriamo che ancor oggi, a distanza di trent'anni dagli avvenimenti raccontati nel libro di Malavolti, ci sono aree nelle quali le autorità locali tendono a boicottare ogni narrazione diversa da quella ufficiale, ovvero quella di chi ha “vinto” nella separazione etnica della Bosnia Erzegovina. Ne sanno qualcosa quei pochi intellettuali che coraggiosamente hanno “tradito” le loro appartenenze o presunte tali.
di Giorgio Cavallo
(27 gennaio 2025) Sta rapidamente scemando l’interesse della pubblica opinione per il caso del generale libico ricercato dalla Corte Penale internazionale e riportato in patria dal governo italiano con un volo dedicato.
In uno stato di diritto come riteniamo sia l’Italia, ma anche in altre democrazie come ad es. Israele, siamo ormai abituati, quando serve qualcosa di particolare in termini di interpretazione di comportamenti “disumani”, a produrre normative che lo permettano. Sarà poi il sistema giudiziario e la verifica costituzionale a impedirne l’applicazione qualora si superino determinati limiti. In Italia il continuo tira e molla della legislazione (e della stessa regolamentazione) in materia di immigrazione ne è un esempio palese. Nessuno può mettere in dubbio che trasportare migranti in un porto lontano dall’area di ritrovamento è un atto “criminale” poiché diminuisce la quantità di ulteriori salvataggi di emergenza, ma fintanto che la norma non è contestata da una qualche magistratura abilitata, un dipendente pubblico pare costretto ad applicarla. E nessuno dubita che la norma esista (e probabilmente sia “valida”) perché c’è un popolo che democraticamente la sostiene in un quadro dove la “lotta alla immigrazione”, formalmente a quella clandestina ma di fatto in tutti i possibili campi di applicazione, è un elemento “identitario” della maggioranza eletta che governa l’Italia.
Incontro di presentazione del libro di Simone Malavolti
«Nazionalismi e “Pulizia Etnica” in Bosnia Erzegovina. Prijedor (1990 - 1995)»
Pacini Editore, 2024
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Martedì 21 gennaio 2025, ore 18.00
presso il Circolo ARCI – Vie Nuove
Viale Giannotti 13 - Firenze
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Un incontro dedicato alla storia e alla memoria di uno dei capitoli più drammatici della dissoluzione jugoslava. Prijedor, teatro di atrocità negli anni ‘90, diventa il centro di un’analisi che intreccia ideologia, violenza, media e geopolitica.
Intervengono
Simone Malavolti, autore e storico specializzato nei paesi jugoslavi
Luca Bravi, Dipartimento Forlilpsi, Unifi, esperto di memoria e Bosnia-Erzegovina
Michele Nardelli, scrittore e co-fondatore dell’Osservatorio Balcani e Caucaso
Partner dell’evento
Istituto Storico Toscano della Resistenza
Pacini Editore
Dubravka Ugresic
La volpe
La nave di Teseo, 2022
«... La maledizione della volpe sta nel fatto di non essere amata. (…) E' l'eterna passeggera clandestina, la migrante che con facilità attraversa i mondi, e quando la sorprendono senza biglietto inizia a girare le palline con la coda, a esibire i suoi trucchi da quattro soldi. Quell'attimo di ammirazione fugace che riceve, lei, accecata (ah, la fragilità di una volpe!), lo scambia per amore. Sono i suoi attimi di gloria. Tutto il resto è una storia di paure, di fuga davanti ai proiettili del cacciatore, di continuo abbaiare dei cani da caccia; una storia di persecuzioni, di botte, di ferite da curare, di umiliazioni, di solitudine e di una misera consolazione: un sonaglio fatto con ossa di gallina.» La volpe, pagina 373.
Le pagine scorrono inizialmente senza capire dove si voglia andare a parare. Poi, piano piano, cominci a riannodare i fili della trama. Infine, fatichi a staccartene. Scrivo due parole a matita sulle pagine bianche e lo ripongo con pudore. L'ultimo libro di Dubravka Ugresic ti consegna un'amara e forse non voluta autobiografia. Il soggetto di questo lavoro è la letteratura che sfuma e prende le sembianze incerte e mutevoli della volpe. Che attraversa con amara leggerezza il vissuto della giovane studiosa jugoslava, della dissidente verso un paese nel quale non riesce più a riconoscersi, della naufraga che ha perso ogni cosa e che deve reinventarsi per sopravvivere, della traditrice affermata e odiata, della scrittrice di economy class per magri compensi che spesso nemmeno arrivano, della persona che s'interroga sull'inadattabilità e su quel che rimane, della donna stanca che vorrebbe finalmente il calore di una casa, della persona calpestata dai tempi.