«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene

Migrazioni

Dalla storia dell’immigrazione al futuro dell’integrazione
Migrante
Giovedì 28 maggio 2015 • 18.00 - 20.30
Le Gallerie di Piedicastello, Trento
 
Presentazione documentario sugli ultimi 25 anni di immigrazione
a cura di Federico Zappini, Francesca Bottari, Stefano Rubini
 
Dall’accoglienza all’integrazione • Massimiliano Tarozzi, Università di Bologna
Vulnerabilità oggi e domani, non solo immigrazione • Giuseppe Sciortino, Università di Trento
25 più 25: passaggi di Atas • Francesco Colato, Presidente ATAS onlus
 
Conduce Raffaele Crocco, giornalista RAI
 
Il tutto accompagnato da aperitivo e buffet.
 
L'incontro è proposto quale evento finale del progetto Intrecci di Comunità, in occasione dei 25 anni di ATAS onlus. Il progetto è realizzato grazie al contributo della Fondazione Caritro da ATAS onlus in partenariato con Il Gioco degli Specchi, Kaleidoscopio, ACLI, Caritas, Trentini nel mondo onlus, Fondazione Museo Storico del Trentino.

Bauman: che errore sovrapporre il terrorismo all’immigrazione
Zygmunt Bauman

Lo studioso e filosofo polacco spiega che le prime armi dell’Occidente per sconfiggere Isis sono inclusione sociale e integrazione: «Solo la società nel suo insieme può farlo»

Intervista a cura di Maria Serena Natale*

(25 marzo 2016) Professor Bauman, nel dibattito europeo terrorismo e immigrazione si sovrappongono in una distorsione ottica che fa il gioco dei populisti e ostacola la percezione dei profughi come «vittime». Un meccanismo che sposta il discorso sul piano della sicurezza e legittima i governi a sbarrare le porte, come ha annunciato Varsavia subito dopo gli attentati di Bruxelles. Quali sono i rischi di questa operazione?

«Identificare il “problema immigrazione” con quello della sicurezza nazionale e personale, subordinando il primo al secondo e infine fondendoli nella prassi come nel linguaggio, significa aiutare i terroristi a raggiungere i loro obiettivi. Prima di tutto, secondo la logica della profezia che si auto-avvera, infiammare sentimenti anti-islamici in Europa, facendo sì che siano gli stessi europei a convincere i giovani musulmani dell’esistenza di una distanza insormontabile tra loro. Questo rende molto più facile convogliare i conflitti connaturati alle relazioni sociali nell’idea di una guerra santa tra due modi di vivere inconciliabili, tra la sola vera fede e un insieme di false credenze. In Francia, per esempio, malgrado non siano più di un migliaio i giovani musulmani sospettati di legami con il terrorismo, per l’opinione pubblica tutti i musulmani, e in particolare i giovani, sono “complici”, colpevoli ancor prima che il crimine sia stato commesso. Così una comunità diventa la comoda valvola di sfogo per il risentimento della società, a prescindere dai valori dei singoli, da quanto impegno e onestà questi mettano in gioco per diventare cittadini».

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