«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene

Ricerca politica

Presenti al nostro tempo
Luca Paolazzi e Fausto Raciti

di Luca Paolazzi

Introduzione alla Summer School di Politica Responsabile, Monte di Mezzocorona

Questa scuola, al pari dell'Associazione Politica Responsabile, nasce dalla necessità avvertita di riconnettere due sistemi, quello politico-istituzionale e quello socio-economico, al fine di coltivarne un confronto continuo. Lo scollamento tra questi due sistemi è alla base della difficoltà della politica di capire e raccontare il presente e i suoi cambiamenti, di farsi progetto collettivo, di pensare strategicamente, di capire i territori anziché sorvolarli, di promuovere una partecipazione sostanziale ed efficace, in grado di valorizzare le conoscenze diffuse (quella che Barca chiama mobilitazione cognitiva) nell'elaborare risposte condivise anziché risolversi in spesso vuoti esercizi di selezione del leader. Tale scollamento è anche causa della crescente delegittimazione di quei soggetti intermedi che del presente dovrebbero dare rappresentazione e guidarne lo sviluppo, ma che sono invece troppo spesso concentrati sui processi interni di costruzione del consenso e sull'affermazione autoreferenziale.

La crisi, che da fenomeno passeggero si sta trasformando sempre più in una nuova condizione di normalità, non è un fatto solo economico bensì anche sociale e politico. La crisi politica sta soprattutto nella difficoltà di istituzioni e corpi intermedi di elaborare norme, riferimenti culturali e visioni collettive. È crisi del sistema di rappresentanza basata sui partiti di massa e sulla loro attività di traduzione delle istanze e pulsioni locali e particolari in volontà e visione generale. Possiamo affermare che la crisi della politica è in primis difficoltà di interpretare il presente proprio nel momento in cui, come conseguenza di una globalizzazione e modernizzazione spesso non governata, le persone appaiono sono sempre più incapaci di orientarsi, spaesate e sole. È quindi indispensabile riuscire nel compito di ridare legittimità alla politica, alla sua forma e al suo agire, ripensando le forme della rappresentanza in quest'epoca caratterizzata dalla sfiducia e dal rancore, dalla solitudine e dalla metamorfosi dei processi e dei rapporti territoriali, sociali, economici, produttivi e culturali. Perché "noi, passeggeri di passaggio in questo Paese spaesato: abbiamo bisogno di Politica. Perché senza Politica è impossibile prevedere. È impossibile progettare il nostro futuro." (Ilvo Diamanti)

Verso un partito territoriale ed europeo
Michele Nardelli

(8 agosto 2013) In un'intervista sul Corriere del Trentino di oggi, il consigliere provinciale del PD del Trentino Michele Nardelli spiega l'idea di un progetto politico insieme territoriale ed europeo. Per questo è necessario ricercare risposte alte alla crisi della politica ma anche delle sue forme: nuove sintesi culturali e soggetti politici locali in reti sovranazionali.

leggi | 5 commenti - commenta | leggi i commenti
Del ruolo e della forma della politica. Da una chiacchierata con Fabrizio Barca.
Immagine Zappini

 

di Federico Zappini

(17 novembre 2015) Un mesetto fa, a margine di un suo impegno a Trento, ho avuto l’occasione di scambiare qualche chiacchiera (insieme al gruppo di territoriali#europei) con Fabrizio Barca. Un incontro interessante per molti aspetti, che provo in questo testo a elaborare lavorando per parole chiave, cercando tra esse un tratto comune utile a riflettere sul ruolo e sui modelli organizzativi della politica. Avendo seguito con attenzione il lavoro che Barca ha condotto prima presso il Ministero per la Coesione Economica (per chi non lo conoscesse ecco qui il sito di OpenCoesione), poi nell’attivazione e nello sviluppo di comunità (progetto Luoghi Ideali) e infine nel marasma del PD romano post-Mafia Capitale (per approfondire qui il rapporto finale dell’inchiesta) ero curioso di ascoltare le sue riflessioni e capirne l’efficacia soprattutto metodologica. Il metodo appunto è stato tema ricorrente nel tema passato insieme e così sarà per questa mia riflessione.

Il caso Trentino
In attesa della primavera

di Michele Nardelli

(26 maggio 2013) Sul piano politico sono giornate convulse. In gioco è, semplicemente, il futuro del Trentino. Dovremmo, almeno così la vedo io, cercare di salvaguardare la coalizione che ha reso possibile quindici anni di governo del centrosinistra autonomista in Trentino. Che oggi viene messa alla prova da una molteplicità di fattori che vanno dall'incertezza sulla leadership ad una diversa narrazione su ciò che è stata questa terra nell'era del governo di Lorenzo Dellai.

Abbiamo a che fare, per la verità, anche con cose meno nobili, i personalismi, gli interessi, i rancori, le rivincite... che pure attraversano la politica. Al di là delle miserie, ci sono nodi veri che danno corpo a diverse idee progettuali per il Trentino che poi si sono tradotti nel confronto, forse improprio, fra continuità e discontinuità.

leggi | 2 commenti - commenta | leggi i commenti
L'avranno letto? Il Manifesto di Ventotene, in versione integrale.
Dedica di Altiero Spinelli

(22 agosto 2016) Oggi si incontrano a Ventotene Merkel, Hollande e Renzi per parlare di rilancio del progetto politico europeo. L'elemento simbolico di farlo nel luogo dove Eugenio Colorni, Ernesto Rossi e Altiero Spinelli scrissero nel loro esilio il Manifesto di Ventotene, ovvero la proposta degli Stati Uniti d'Europa, non è affatto banale.

Qualche anno fa, come presidente del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani, proposi che il Consiglio della Provincia Autonoma di Trento si recasse a Ventotene come segno di attenzione verso la necessità di rilanciare un progetto europeo in crisi ma non se ne fece nulla, testimoniando in questo modo come la crisi di visione investisse anche le nostre istituzioni locali.

In quell'occasione mi resi conto come il "Manifesto di Ventotene" fosse sconosciuto ai più (compresa la quasi totalità dei consiglieri provinciali) e la stessa sensazione ce l'ho anche in questi giorni dove pure quel "manifesto" viene continuamente evocato.

leggi | 1 commenti - commenta | leggi i commenti
Senza il vento della storia
La copertina del libro

Franco Cassano

Senza il vento della storia.

La sinistra nell'era del cambiamento

Laterza, 2014

 

A lungo la sinistra ha pensato che nelle sue vele soffiasse il vento della storia. Oggi che tutto è cambiato, che quel vento non le ha riconosciuto alcuna primazia, che anche il suo popolo non è più lo stesso, la sinistra sembra essersi ritratta in una posizione difensiva e risponde con sdegno all'accusa di conservatorismo.

In verità le sue ragioni sono tutt'altro che scomparse, ma per farle rientrare nella partita del mondo è necessario che smetta di sentirsi ospite innocente in un universo cattivo e abbandoni ogni nostalgia. Perché la globalizzazione non è solo una banale restaurazione, non è solo espropriazione e sradicamento, ma un gioco di dimensioni planetarie nel quale nuovi protagonisti si affacciano sulla scena della storia. E a questo gioco largo e imprevedibile, pieno di pericoli e di opportunità, non ci si può sottrarre.

Potere e contropotere nell'età globale
La copertina del libro

(4 gennaio 2015) Se ne è andato nei giorni scorsi all'età di settant'anni Ulrich Beck, uno dei principali pensatori del nostro tempo. Un piccolo omaggio attraverso la segnalazione di questo libro nella mia biblioteca.

 

Ulrich Beck

Potere e contropotere nell'età globale

Editori Laterza, 2010

 

«... Noi europei facciamo come se esistessero ancora la Germania, l'Italia, i Paesi Bassi, il Portogallo, ecc. E invece non ci sono più da un pezzo, poiché quelle riserve di potere che sono gli Stati nazionali chiusi in se stessi e le unità nazionali delimitate l'una rispetto all'altra sono diventate irreali al più tardi con l'introduzione dell'euro. Nella misura in cui c'è l'Europa nonesistono più la Germania, la Francia, l'Italia, ecc. (anche se questi paesi continuano a governare nelle teste delle persone e nei libri illustrati degli scrittori di storia), poiché non ci sono più le frontiere, le competenze e gli spazi di esperienza esclusivi sui cui si fondava questo mondo di Stati nazionali. Ma se tutto ciòè passato, se il nostro pensiero, le nostre azioni e le nostre ricerche si muovono all'interno di categorie-zombie, quale mondo si sta formando o si è già formato?...»