"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

03/09/2011 -
Il diario di Michele Nardelli
9 Novembre 1993, la distruzione del vecchio ponte di Mostar

Un piccolo riassunto degli ultimi giorni della settimana. Vediamo un po'.

Giovedì se ne va fra "piccole" cose, quelle che possono interessare poco ma che, vi assicuro, accompagnano forse in maniera decisiva ogni evento. Ad esempio, far venire in Trentino il giovane regista tunisino autore del film "Mai più paura" comporta un lavoro tutt'altro che banale, così come la promozione degli eventi di sabato 3 a Rovereto (nell'ambito di Oriente Occidente) e martedì 6 a Trento (al nuovo spazio bar delle Predare, nel quartiere di San Martino).

Alessandro Branz è da qualche giorno il nuovo direttore quindicinale del sito http://www.politicaresponsabile.it con una tesi sulle forme della politica. Tema sul quale intendo portare un mio contributo alla discussione, ponendo la necessità di andare oltre la divaricazione fra "liquido e solido", cercando piuttosto di calare il tema nel contesto delle profonde trasformazioni che gioco forza investono anche le forme politiche, ad esempio partendo dal quel che accade nel Mediterraneo.

Come si può capire fra il film di Mourad Ben Cheikh e il dibattito sulle forme della politica non c'è poi molta distanza, o almeno così dovrebbe essere.

Mente scrivo mi chiama Tommaso Di Francesco, vecchia colonna del giornale "il manifesto" per dirmi che hanno dedicato l'intera ultima pagina del quotidiano oggi in edicola al mio pezzo sulla sentenza del Tribunale di Cagliari a proposito della morte del soldato Valery Melis causata dalla contaminazione con l'uranio impoverito. E' un po' che non lo sento e nel frattempo anche la distanza culturale con questo mio vecchio quotidiano è cresciuta. Gli è piaciuta la mia indignazione verso chi avrebbe dovuto in questi anni chiedere scusa. Lasciamo stare la discussione se sia stato giusto o meno intervenire in Kosovo senza un mandato dell'unica fonte del diritto internazionale, la si può pensare diversamente. Ma l'uso dell'uranio impoverito, non a caso considerato fuori legge dalle convenzioni internazionali, è una cosa grave a prescindere, della quale i responsabili del governo di allora guidato da Massimo D'Alema dovrebbero rispondere, magari semplicemente chiedendo scusa. Un gesto semplice, che richiederebbe un briciolo di onestà intellettuale. Ma così non è stato e non è, nemmeno a più di dieci anni di distanza. Facce di bronzo, insopportabili.

Perché la politica fa così fatica a tornare criticamente sui propri passi?

Venerdì è convocato in forma straordinaria il Consiglio Provinciale. All'ordine del giorno due mozioni presentate dall'opposizione sul funzionamento del servizio di emergenza sanitaria in Trentino. Basta leggerne i dispositivi finali per comprenderne il carattere demagogico e strumentale dell'iniziativa che avrebbe potuto trovare attenzione nel normale iter consiliare perché, com'è ovvio, la sicurezza dei cittadini che devono ricorrere a mezzi di soccorso 118 sta a cuore a tutti. La descrizione del sistema trentino di emergenza come allo sfascio fa davvero arrabbiare chiunque lo conosca, visto che è fra i più efficienti di questo disgraziato paese. Ciò ovviamente non significa che non ci possano essere criticità, ma questo modo di fare opposizione (che ci parla anche dell'egemonia leghista sul centrodestra) non può aprire di certo una dialettica positiva fra le parti. E infatti l'esito è la bocciatura del testo.

Non riesco a nascondere che questo rientro nell'attività consiliare dopo la pausa di agosto, in un brutto clima di "assedio" che svilisce il lavoro istituzionale, acuisce la mia distanza. 

Arriviamo a sabato. Sono a Sanzeno, in Val di Non, per il convegno "MenoMale" di cui vi ho già parlato nei giorni precedenti. Scelgo di seguirne i lavori almeno di questa seconda giornata, piuttosto che saltapicchiare da una parte all'altra del Trentino come farebbe chi vuol farsi vedere, vista la concomitanza di vari eventi ai quali sarei invitato. Nella Casa de Gentili, una sala gremita e attentissima segue le relazioni dedicate alle figure dei santi Sisinio, Martirio e Alessandro, di Etty Hillesum, di Francesco d'Assisi. Nel pomeriggio tocca a me e a Marco Boato, chiamato a parlare di Alexander Langer, testimone e profeta del nostro tempo. Le figure che attraversano il mio intervento non sono santi, mostri piuttosto, ma nella loro (e nostra) normalità. Perché il male di cui parlo (la guerra com'è cambiata nel corso del tempo, le guerre postmoderne e i lati inconfessabili della guerra) non è riconducibile al tiranno di turno ma a ciascuno di noi. E' la "banalità del male" di cui ci ha parlato Hannah Arendt ma che regolarmente rimuoviamo... è la "felicità della guerra" che preferiamo non vedere, rimossa perché chiama in causa la natura umana. Come potremmo altrimenti spiegare il fatto che, lungo 5.600 anni di storia scritta, vi siano state almeno 14.600 guerre? La guerra è la normalità e la pace sorge nel territorio della guerra. O comprendiamo questo oppure il pacifismo diventa la pace dell'ingenuità o, se volete, dell'ignoranza travestita da innocenza.

Sono temi complessi, non corrispondono esattamente a quel che in genere si vuol sentirsi dire. E anche il folto uditorio che ho davanti a me non so quanto intenda seguirmi su questa strada, preferendo forse la più rassicurante narrazione della vicenda dei giusti.

Fra questi, la figura di Alexander Langer che il 3 luglio 1995 decide di non poterne più, tanto "i pesi mi sono divenuti davvero insostenibili". Marco Boato ne parla appassionatamente, tanto la sua storia politica - loro così diversi - è intrecciata a quella di Langer. Una testimonianza di vita, attraverso le grandi questioni del nostro tempo affrontate con intuizioni straordinarie e posizioni coraggiose (e talvolta dolorose) ma infine travolto dal peso insostenibile "... me ne vado più disperato che mai, non siate tristi, continuate in ciò che era giusto".

Quel peso però ci interroga tutti su ciò che giusto non era. Ma di questo è più difficile parlare. Lentius, profundius, suavius scriveva Alex. Ci penso mentre corro a Rovereto dov'è previsto l'incontro con Mourad Ben Cheikh sulla primavera araba. Penso fra me che questo delirio di onnipotenza nel quale cadiamo quando crediamo di avere sulle nostre spalle i destini del mondo sia davvero insostenibile m anche sbagliato. E anche su questo il bel film "Plus jamais peur" ha qualcosa da dirci.
 

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