«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene
di Abdulah Sidran
Guardo il cielo sopra Venezia. Niente è cambiato negli ultimi sette miliardi di anni. Lassù, c'è Dio. E' lui che ha creato l'Universo, nell'universo sette miliardi di mondi, in ogni mondo un'infinità di popoli, una molteplicità di lingue, e una sola, una sola Venezia per uno.
I popoli li ha fatti diversi, sussurrando alle loro orecchie: "adesso conoscetevi fra voi". Una miriade di lingue gli ha dato, per fargliele imparare, perché attraverso le lingue si conoscessero, gli uni dagli altri, e tutti, in questo modo, diventassero più ricchi, e migliori. E ha dato Venezia come ha dato gli uccelli e i pesci, perché gli uomini e i popoli credano in Lui, meravigliandosi delle opere Sue.
Guarda il cielo sopra Venezia. Lassù è dappertutto, c'è Dio. Uno. Che ha creato l'Universo, sette miliardi di mondi nell'Universo, in ogni mondo molte lingue e popoli, e una sola Venezia per uno. E un piccolo popolo ha fatto, in uno dei mondi, su un territorio che chiamano Europa, nella tribù degli Slavi del Sud. E' qui il Confine.
La Bosnia. La Bosnia. La Bosnia. Si toccano qui, e si combattono, la croce d'Oriente e la croce d'Occidente, nate da una sola Croce. Ma il popolo bosniaco è mite. Per questo è stato toccato dalla mano della terza Fede: in un solo Dio, che non è nato, né ha generato, ed è Signore dei mondi, e sovrano del Giorno del Giudizio.
Guardo il cielo sopra Venezia. I Signori della terra hanno deciso che il popolo bosniaco non c'è. Venezia affonda. L'Europa affonda. Affonda la culla, con il bambino che c'è dentro. Affondano i continenti. Affonda la rosa nel vaso di vetro di Murano. Affonda Murano. Affonda la stanza dell'albergo, e anche la Società dei poeti morti(1) affonda. Perché non deve esserci al mondo il popolo bosniaco? Fra i colori - un colore, fra i profumi - un profumo di meno? E perché al mondo non deve esserci - questa Venezia? Fra i prodigi - un prodigio in meno?
Guardo il cielo sopra il mondo terrestre. C'è una stella che, lungo un grande arco, precipita nell'abisso dell'Universo. Come se cadesse - in mezzo al Canal Grande. Il mondo terrestre, tra sette miliardi di mondi Cosmici, vuol restare più povero - di un intero Popolo. Questa è l'intenzione dei Signori della Terra. Nell'Universo, allora, precipita una stella. E' per questo che Venezia affonda. L'Universo sarà più povero - di un intero Mondo. E' questa la volontà del Signore dei Mondi. Questa è la volontà del Sovrano del giorno del Giudizio.
(Venezia/Sarajevo, agosto/settembre 1993)
(1) Dead poets socity (Società dei poeti morti): il film di Peter Weir diffuso in Italia con il titolo L'attimo fuggente.
"Purtroppo il popolo italiano, se deve scegliere tra il dovere e il tornaconto, pur conoscendo quale sarebbe il suo dovere, sceglie sempre il tornaconto. Così un uomo mediocre, grossolano, di eloquenza volgare ma di facile effetto, è un perfetto esemplare dei suoi contemporanei. Presso un popolo onesto, sarebbe stato tutt'al più il leader di un partito di modesto seguito, un personaggio un po' ridicolo per le sue maniere, i suoi atteggiamenti, le sue manie di grandezza, offensivo per il buon senso della gente e causa del suo stile enfatico e impudico. In Italia è diventato il capo del governo. Ed è difficile trovare un più completo esempio italiano. Ammiratore della forza, venale, corruttibile e corrotto, cattolico senza credere in Dio, presuntuoso, vanitoso, fintamente bonario, buon padre di famiglia ma con numerose amanti, si serve di coloro che disprezza, si circonda di disonesti, di bugiardi, di inetti, di profittatori; mimo abile, e tale da fare effetto su un pubblico volgare, ma, come ogni mimo, senza un proprio carattere, si immagina sempre di essere il personaggio che vuole rappresentare."
Nel Giorno del ricordo. "AestOvest. Storia, memoria e attualità di una terra di confine"
Grazie a testi, audio, video il DVD AestOvest permette di scoprire un confine europeo, la sua storia ed il suo presente
E' un prodotto OBC (Osservatorio Balcani e Caucaso)
Una splendida poesia di Cesare Pavese nell'interpretazione di Leo Ferrè.
«Non è possibile sapere se Léo Ferré e Cesare Pavese si siano mai effettivamente incontrati; ma un "incontro" è qualcosa che va ben al di là della semplice conoscenza personale. In questo senso, il fatto che Léo Ferré abbia deciso di mettere in musica e di cantare, nella lingua originale italiana, questa impressionante poesia di Cesare Pavese è un autentico incontro, e dei più fecondi.
La poesia dell'uomo solo, uscito dal carcere, e che nel carcere aveva lungamente sognato sensazioni, sapori (il pezzo di pane che sa di lepre, l'odore del vino nell'osteria)...in una parola, la vita perduta, quella che gli era stata preclusa dal potere che lo aveva rinchiuso in una cella. Una volta uscito, il recupero di queste sensazioni si rivela semplicemente impossibile: tutte le sensazioni di una volta se le sono prese gli altri. A lui non resta più niente. La prigione, fisica e forse anche dell'anima, s'è presa tutto quanto. Il pane non solo non sa di lepre, ma non sa più neanche di pane. Il vino sa di nebbia. Solo alla fine, assieme alla sua cagna su un argine, ritrova un barlume quando compare la lepre; ma è una lepre viva, che corre, che gli rammenta la vita...». (Riccardo Venturi)
https://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=3Sy1HQP8uJ8
«La tradizione della fede, una fede che "prevale sulle dottrine che la rappresentano", è una tradizione vivente. Per questo l'esperienza religiosa e la stessa indagine teologica non sono mai fini a se stesse, perché raggiungendo Dio raggiungiamo anche l'uomo e la sua storia...»
Herta Müller
Il paese delle prugne verdi
Keller, 2008
Difficile da leggere, bello da scoprire
di Mauro Cereghini
Dalla premio Nobel per la letteratura 2009 il racconto di quattro giovani della minoranza tedesca nella Romania anni Ottanta. Un romanzo sull'angheria ottusa del regime, in un paese che oggi è parte della costruzione europea.
E' difficile entrare nel mondo di Herta Müller. Un mondo di paure e gesti rarefatti, di personaggi silenziosi che hanno appreso a sopravvivere sotto uno dei regimi comunisti più permeanti e paranoici. "Il paese delle prugne verdi" è la Romania degli anni Ottanta, un sistema in dissoluzione eppure fieramente aggrappato al proprio potere. I personaggi sono quattro giovani della minoranza tedesca, controllati e angariati dalla Securitate proprio per il loro essere diversi. E per la storia dei loro nonni, molti arruolati nelle SS naziste. "Un sorriso svevo era come il padre che non mi potevo scegliere. Come la madre, che non volevo avere" (pag. 87-88).