«Il problema che in primo luogo va risolto, e fallendo il quale qualsiasi altro progresso non è che apparenza, è la definitiva abolizione della divisione dell'Europa in stati nazionali sovrani»<br/> Manifesto di Ventotene
di Ali Rashid
(settantacinquemila morti fa) Corre il tempo e cambiano le idee, i concetti fondamentali e i significati. Come fosse arrivato a compimento la negazione di ogni valore! Dio è morto. Viva l’eroica morte, giusto l’annientamento del “nemico”. Dilaga il nichilismo e trionfa la tecnica.
Vivono in me i racconti di mio nonno. Andava a Safad in Galilea per comprare un fulard di seta dalla comunità ebraica sfuggita all'inquisizione in Portogallo, avevano imparato la tessitura della seta dagli arabi in Spagna.
Mi ricordo di Khaiem, socio di mio nonno in una cava vicino a Gerusalemme. Khaiem non ha potuto salvare la mia famiglia dalla pulizia etnica, ma continuò a mandare alla nostra famiglia in esilio la parte del guadagno dell'impresa finché non morì.
Non ho notizie dei figli di Khaiem, ma ho seppellito mia sorella in Norvegia, un fratello negli Stati Uniti, un mio caro e stimatissimo zio una settimana fa a New York, mentre la salma di mio nonno giace in un anonimo cimitero di Amman.
Ilan Pappe
Storia della Palestina moderna
Einaudi, 2014
Posizionata come un ponte fra tre continenti, la Palestina è stata oggetto dell'interesse di tutte le potenze internazionali fin dall'Ottocento: dagli Ottomani all'impero inglese, ai sionisti europei, alle superpotenze del dopoguerra. Nel corso del Novecento il suo territorio - e Gerusalemme, città santa a tre religioni - ha finito col diventare la casa di due popoli, che hanno talvolta saputo collaborare, ma che più spesso hanno subito le conseguenze della politica aggressiva dei militari e di chi deteneva saldamente il potere.
In questo libro Ilan Pappe raconta la storia della Palestina, una terra per due popoli. E' un racconto forte, che "cerca di affiancare le narrazioni degli sfruttatori e degli sfruttati, degli invasori e di chi è invaso, degli oppressori e degli oppressi". Un libro accurato, basato su documenti scritti in ebraico, arabo e nelle lingue europee, che ha creato un dibattito internazionale infuocato sull'interpretazione del nodo più vulnerabile della politica mondiale.
di Vera Pegna *
Attualmente circolano due proposte di soluzione alla cosiddetta questione israelo-palestinese. La prima, quella dei due popoli due Stati sostenuta dall’intera diplomazia internazionale, attribuisce ai palestinesi non uno Stato sovrano bensì un territorio di circa il 20% della Palestina, collegato a Gaza con un tunnel e inframmezzato dagli insediamenti di 700.000 coloni israeliani comunicanti tra loro con dei cavalcavia di proprietà israeliana; per giunta, questo non-Stato sarebbe totalmente dipendente da Israele per la fornitura di energia elettrica, telefonia mobile, aeroporto e altri servizi essenziali; né avrebbe come capitale Gerusalemme est, bensì un sobborgo di questa chiamato Abu Dis. Avete capito, palestinesi? È prendere o lasciare.
Della seconda proposta, quella di un unico Stato per i due popoli, la diplomazia internazionale non parla, né tanto meno ne parlano i media. È radicalmente diversa dalla prima, in quanto parte dalla constatazione della realtà sul terreno, ovvero dal fatto che nel territorio della Palestina storica esiste un solo Stato, Israele – senza confini stabiliti – con a fianco e senza soluzione di continuità la Cisgiordania, cui si aggiunge Gaza; l’intero territorio è governato da un’unica autorità, il governo israeliano che, a suo piacimento, ne annette pezzi, erge muri e impone regimi politici diversi alle popolazioni ivi residenti: pieni diritti di cittadinanza agli ebrei, diritti minori ai palestinesi d’Israele (chiamati arabi d’Israele, cristiani, drusi, beduini sì da confondere la loro comune identità nazionale), apartheid per i palestinesi della Cisgiordania e ghettizzazione di Gaza.
Giovedì 20 maggio 2021, alle ore 18.30 sul canale you tube di Net Left
Sulla questione del conflitto in Israele e la striscia di Gaza, Net Left organizza un confronto fra Moni Ovadia, Ali Rashid, Michele Nardelli, Riccardo Agostini.
Il dibattito sarà condotto da Valeria Noli
«Tempi interessanti» (114)
In queste ore mi chiedo come sia stato e sia possibile il capovolgimento della verità, tanto da far diventare aggressori gli aggrediti. Potremmo darci le solite risposte più o meno corrispondenti ai nostri schemi interpretativi, scomodando il ruolo delle grandi potenze piuttosto che l'azione degli apparati del consenso o dell'influenza delle lobbies economico-finanziarie. Che pure ci sono e non sono di certo estranee in quella che Nelson Mandela definiva la più grande questione morale del nostro tempo. Al tempo stesso credo che sulla tragedia che si consuma dal 1948 nella Mezzaluna fertile del Mediterraneo si possa misurare oltre ogni immaginazione la falsa coscienza dell'Occidente. O forse pensiamo che quel che sta avvenendo in queste ore nel Vicino Oriente sia dovuto all'odio primordiale fra arabi ed ebrei? No, non c'è nulla di più falso di questa contrapposizione di comodo.
Perché arabi ed ebrei, di comune origine semita, sono state nella storia popolazioni culturalmente affini. Protagonisti, insieme, delle antiche civiltà orientali, alle quali dobbiamo le prime forme di urbanità e di architettura civile, la nascita delle religioni monoteiste, le magnificenze e i saperi dell'età dell'oro che creò i presupposti – grazie all'espansione araba nel Mediterraneo e al grande movimento delle traduzioni1 – dello stesso rinascimento europeo. Semmai lungo questa storia comune arabi ed ebrei sono state vittime degli stessi oppressori che hanno esercitato nei loro confronti logiche di dominio, crociate e guerre di religione, colonialismo e suprematismo razziale. ...
«Tempi interessanti» (114)
In queste ore mi chiedo come sia stato e sia possibile il capovolgimento della verità, tanto da far diventare aggressori gli aggrediti. Potremmo darci le solite risposte più o meno corrispondenti ai nostri schemi interpretativi, scomodando il ruolo delle grandi potenze piuttosto che l'azione degli apparati del consenso o dell'influenza delle lobbies economico-finanziarie. Che pure ci sono e non sono di certo estranee in quella che Nelson Mandela definiva la più grande questione morale del nostro tempo. Al tempo stesso credo che sulla tragedia che si consuma dal 1948 nella Mezzaluna fertile del Mediterraneo si possa misurare oltre ogni immaginazione la falsa coscienza dell'Occidente. O forse pensiamo che quel che si consuma in queste ore nel Vicino Oriente sia dovuto all'odio primordiale fra arabi ed ebrei? No, non c'è nulla di più falso di questa contrapposizione di comodo.
Perché arabi ed ebrei, di comune origine semita, sono state nella storia popolazioni culturalmente affini. Protagonisti, insieme, delle antiche civiltà orientali, alle quali dobbiamo le prime forme di urbanità e di architettura civile, la nascita delle religioni monoteiste, le magnificenze e i saperi dell'età dell'oro che creò i presupposti – grazie all'espansione araba nel Mediterraneo e al grande movimento delle traduzioni1 – dello stesso rinascimento europeo. Semmai lungo questa storia comune arabi ed ebrei sono state vittime degli stessi oppressori che hanno esercitato nei loro confronti logiche di dominio, crociate e guerre di religione, colonialismo e suprematismo razziale. ...
Questo è un appello urgente alla mobilitazione in solidarietà con il popolo palestinese e per l'immediata fine delle violenze che stanno ancora una volta insanguinando la Palestina.
Pace per Gerusalemme, insieme a una serie di associazioni, persone e gruppi solidali invitano ad un presidio in occasione del 73° anniversario della Nakba,
Sabato 15 maggio alle ore 16.00 in Piazza Duomo, a Trento.
Ci ritroveremo, nel rispetto delle normative anti-Covid, per chiedere a gran voce:
-la fine dei bombardamenti e delle violenze contro i civili
-l’intervento deciso del Governo italiano, dell’Unione Europea e delle istituzioni internazionali per il rispetto dei diritti umani da parte di Israele
-la fine dell’occupazione e del regime di apartheid
-lo stop alla cooperazione militare tra Italia e Israele.
Vi aspettiamo tutte e tutti.
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