"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

Diario

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mercoledì, 28 dicembre 2011Mediterraneo, visto al tramonto dal Monte Velebit

Il primo messaggio del mattino arriva poco dopo le 6.00. E' di Armando Stefani, presidente della circoscrizione dell'Argentario (la collina est di Trento) e amico, che si complimenta per la pagina pubblicata da L'Adige di oggi. Sono da poco passate le 8.00 ed un analogo messaggio mi giunge da Alberto Pacher. Altri ne arriveranno nel corso della giornata e un po' mi sorprende perché su un tema ostico e delicato come quello dell'"amore per la guerra" in genere non si ama parlare, preferendo avere a che fare con un male individuabile dal quale distinguersi.

E' l'idea consolatoria di un mondo diviso in buoni e cattivi, che può forse funzionare come visione semplificata del mondo e come alibi, ma che ci porta dritti dritti alla ghigliottina, dalla parte delle vittime come dei carnefici. Del resto, il fondamentalismo è uno dei tratti del nostro tempo. Certamente è più complesso indagare la guerra, quel lato del profondo di ognuno di noi che cerchiamo di non vedere o di rimuovere. Abbiamo paura dei conflitti, quando invece dovremmo imparare a vivere con essi, farcendocene carico, elaborandoli e prendendoli per mano.

Il testo completo dell'intervento di cui oggi L'Adige presenta una sintesi lo potete trovare nella "home page" di questo sito. Ma devo dire che la sintesi proposta è piuttosto efficace. E non corrisponde - è bene saperlo - a quel che il popolo della pace ama sentirsi dire.

E' questo l'inizio di una giornata di fine d'anno, quelle in cui desidereresti startene chiuso in casa, ma che invece dedico al lavoro di predisposizione del materiale informativo per l'evento conclusivo di "Cittadinanza Euromediterranea" (previsto l'11 e il 12 gennaio prossimi) e ad una sequenza di incontri di cui vi parlo più diffusamente.

Intanto mi vedo con Adel Jabbar. Intellettuale ed esule iracheno, Adel sta in Trentino da molti anni, insomma trentino acquisito a tutti gli effetti anche se in questi ultimi mesi sta a Bolzano. Negli ultimi mesi i nostri sguardi si sono spesso incrociati, senza infingimenti. Gli racconto degli incontri avuti la scorsa settimana a Roma e dell'idea di fare di "Mezzaluna fertile del Mediterraneo" una sorta di rete di pensiero per un mondo - arabo e non solo - in forte trasformazione. Adel è di cultura laica, ma insieme conveniamo che le correnti politiche islamiste che si vanno affermando dalla Turchia fino in Marocco sono, nell'attuale panorama politico, le più interessanti e quelle più in grado di recepire i nostri ragionamenti sull'autonomia e l'autogoverno, sulla valorizzazione dei territori, sulla cooperazione di comunità.

Nella divaricazione fra modernità e tradizione, la modernità era storicamente rappresentata dai partiti nazionalisti che sono stati al potere per mezzo secolo, non estranei ad una sinistra d'importazione e ad un "non allineamento" ormai fuori dal tempo. La tradizione rimaneva nei fatti relegata alla dimensione famigliare e religiosa, ma con la primavera che ha spazzato via i partiti nazionalistici, quella stessa tradizione è diventata motivo di appartenenza ideologica e politica. Uscire da questa anacronistica divisione, far vivere un dibattito che sappia ripartire dalla cultura della terra ma in un contesto globale, cercare nuove sintesi di pensiero: una sorta di canovaccio di lavoro che si pone in quella parte del Mediterraneo con particolare urgenza, affinché nelle primavere la dialettica politica sappia andare oltre il Novecento. Propongo ad Adel di essere parte di questa rete e rimaniamo d'accordo che ci vedremo nei prossimi giorni con Ali Rashid per parlare di questo e dell'idea di dar vita nel corso del 2012 ad un momento di confronto da realizzarsi in una città mediterranea coinvolgendo chi sarà interessato a questa lunghezza d'onda.

Di seguito mi vedo con Daniele Bilotta e Michele Manzana dell'associazione "Viaggiare i Balcani". Stanno preparando una serie di manifestazioni culturali per la prossima primavera attraverso le quali far conoscere l'associazione che, per inciso, ho contribuito  a costruire negli anni in cui parlare di turismo responsabile nei Balcani poteva sembrare un'operazione impossibile. Proprio l'indomani (giovedì 29 dicembre) Michele sarà in partenza per Sarajevo, per accompagnare uno dei tanti viaggi del turismo responsabile, incluso il capodanno nella capitale bosniaca. Ricoperta di neve, Sarajevo ha un fascino oltremodo particolare. Che nostalgia...

Se penso che la maggior parte delle persone in questi luoghi non ci sono mai state, non posso che pensare che manchi loro qualcosa di davvero straordinario. A giugno - luglio 2012 è anche previsto un viaggio sul Danubio, per il quale alcuni degli attivisti dell'associazione stanno lavorando da mesi. Davvero da non perdere. Ho viaggiato lungo il Danubio con il battello che nel 2003 (nell'ambito di una delle prime iniziative di OBC) ci portò da Vienna fino a Belgrado, facendo tappa nelle capitali danubiane come Bratislava, Budapest, Vukovar, Novi Sad. Un viaggio indimenticabile, fra paesaggi di una bellezza mozzafiato, nel silenzio del fiume interrotto dalle note della Detrani Taraf che ci accompagnava.

Poi la riunione al Forum per fare il punto sull'organizzazione e sulla comunicazione dell'evento "Caffè Sinan Pascià" dell'11 gennaio e sulla conferenza che realizzeremo il giorno successivo sul "Censimento del 1910", l'ultimo dell'impero austroungarico, e sulla "Piccola Europa" che - nell'intreccio di popoli e lingue che caratterizzava la migrazione interna all'impero - rappresenta uno spaccato di storia di questa nostra terra ai più sconosciuto. Di seguito, l'incontro con Federico Zappini che nel 2012 dovrebbe aiutarci nel percorso sulla cultura del limite, di cui s'incominciano ad intravedere le coordinate. E le sorprese non mancheranno di certo.

Abbiamo fatto sera. Mi staccherò dal computer di casa a notte inoltrata.

domenica, 25 dicembre 2011Creuza de mä, mulattiera di mare

Attendevo con ansia questi giorni di quiete. Cerco di starmene chiuso in casa, al tepore della stufa a legna e al riparo da eventi pubblici fino a dopo Capodanno. Per la verità non riesco a staccare completamente la spina, visto che anche nel giorno di Natale mi scopro a lavorare attorno all'evento che l'11 gennaio concluderà il percorso sulla Cittadinanza Euromediterranea del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani. Ci sono pochi giorni per preparare brochure e locandine, trovare qualche ultimo finanziamento, contattare gli "attori" di uno spettacolo che trasformerà il Teatro Sociale di Trento  in un caffè mediterraneo che avrà come protagoniste le creature di Creuza de mä, in omaggio a Fabrizio De André che proprio l'11 gennaio di tredici anni fa ha lasciato questo mondo. E noi più soli.

Sto anche predisponendo il programma del nuovo itinerario del Forum che nel 2012 sarà dedicato alla cultura del limite. Un argomento così vasto per il quale occorre definire il filo conduttore di un messaggio che vogliamo proporre alla comunità trentina e a cui ricondurre le iniziative delle associazioni e delle istituzioni che fanno capo al Forum. Anche quest'anno ci aiuta il contesto: la crisi richiede risposte non banali che investono i nostri modelli di sviluppo, la qualità dei consumi, il tema della sobrietà e della sostenibilità delle nostre scelte, collettive ed individuali. Ai lettori di questo blog, do una piccola anticipazione: inizieremo ai primi giorni di febbraio, con una serata dedicata a "La ginestra" di Giacomo Leopardi. Scritta a Torre del Greco nel 1836, "La ginestra" o "Il fiore del deserto", potrebbe essere definita il manifesto della cultura del limite. Uno straordinario monito, largamente inascoltato.

«Qui mira e qui ti specchia,
secol superbo e sciocco,
Che il calle insino allora
dal risorto pensier segnato innanti
abbandonasti, e, vòlti addietro i passi,
del ritornar ti vanti, e procedere il chiami»

In queste ore sto scrivendo una lettera alla comunità marocchina del Trentino. Sono circa cinquemila persone, la seconda dopo quella rumena. Perché quello che abbiamo iniziato sul tema dell'autonomia con la mia visita di metà ottobre a Casablanca è un percorso che vorrei li riguardasse e li facesse sentire partecipi di questa nostra comunità che mette a disposizione la propria esperienza di autogoverno come contributo non solo per cercare una soluzione ad un conflitto come quello che lacera il Sahara Occidentale da oltre quarant'anni, ma più in generale per rendere migliore un paese come il Marocco straordinariamente ricco di risorse e bellezze da valorizzare proprio grazie all'autonomia. Con alcuni rappresentanti di questa comunità abbiamo definito un percorso di incontri, di visite e di elaborazione che si svilupperà nel corso del 2012. Tanto che l'ambasciatore del Marocco in Italia, proprio in questi giorni, ha manifestato il desiderio di incontrare la comunità trentina. Si chiama "diplomazia parallela".

Faccio girare nella mailing list il Disegno di Legge sull'apprendimento permanente. Una delle prime cose pubblicate su questo mio spazio di comunicazione nel luglio del 2009 è stato l'ordine del giorno "Nella crisi aprire gli occhi e la mente". Quell'ordine del giorno - destinato a finire come tanti altri nel cimitero delle buone intenzioni  -  ha trovato via via applicazione grazie ad una serie di provvedimenti e di iniziative legislative che ho promosso in questi due anni e mezzo e quest'ultima ne rappresenta forse il completamento. Staremo a vedere come verrà accolto...  Non è facile far passare l'idea che la crisi si debba affrontare investendo sulla cultura e sulla conoscenza.

E poi uno spazio speciale in questi giorni lo voglio dedicare alla lettura. Sul tavolo da lavoro del mio studio ho postato questi libri: Antonio Cassese, L'esperienza del male e Martha Nussbaum, La fragilità del bene (parte di una ricerca che investe il mio impegno sulla pace); Vandana Shiva, Ritorno alla terra e l'ultimo lavoro dell'amico Tonino Perna, Eventi estremi (che presenteremo nel percorso sulla cultura del limite); Michel Pastourau, L'orso. Storia di un re decaduto (perché la paura verso questo animale è una sorta di paradigma del nostro tempo e poi perché ne invidio il lungo letargo); Zygmunt Bauman, Conversazioni sull'educazione (da poco uscito per i tipi della casa editrice trentina Erickson grazie all'impegno dell'amico Riccardo Mazzeo); e infine un paio di romanzi di Herta Müller, Il re s'inchina e uccide e In trappola, premio Nobel per il suo Il paese delle prugne verdi, straordinario affresco della Romania degli anni '80. Programma ambizioso. Intanto vediamo di non farci travolgere dal normale delirio del fare.

giovedì, 22 dicembre 2011Beirut. La statua dedicata a Samir Kassir, il protagonista della primavera libanese assassinato nel giugno del 2005

Un salto a Roma. E' notte fonda quando prendo il treno delle 6.10, è di nuovo notte quando rientro a Trento in tarda serata. Non amo andare nella capitale, nonostante ci abbia vissuto per quasi cinque anni. Ma era il secolo scorso, praticamente una vita fa. Ora questa città mi appare, almeno nella sua dimensione politica, il luogo di un rituale che si ripete nella sua autoreferenzialità, una rappresentazione fuori dal tempo e ciò nonostante ancora influente.

Negli incontri che ho programmato mi capita di passare dalla sede nazionale di SEL (Sinistra ecologia e libertà) a quella del PD. Mi scorrono nella mente immagini e sensazioni che conosco bene, ma che avverto lontane.

Con Ali Rashid abbiamo previsto un programma di incontri, in primo luogo per discutere fra noi delle attività dell'associazione Mezzaluna fertile del Mediterraneo. Così facciamo il punto sui progetti di cooperazione nel campo agricolo, dal Vino di Cana al Melograno. Con noi c'è anche Mario Zambarda che è da poco rientrato da una visita in Palestina proprio per monitorare la possibilità di qualificare la lavorazione di questo frutto straordinario (il melograno, appunto) che nella mezzaluna cresce spontaneamente, come arbusto selvatico. Potenzialità e saperi s'intrecciano, come dev'essere nella buona cooperazione. Ma è forse sul piano culturale e politico che s'intravvede la possibilità di svolgere un ruolo di raccordo fra pensieri ed esperienze interessanti nel contesto della "primavera", che pure faticano a dialogare fra loro.

Ali ne ha parlato recentemente a Beirut con Elias Khuri, il presidente della "Samir Kassir Foundation", rilevando la necessità anche da quella parte del Mediterraneo di nuovi pensieri. Ipotizziamo di mettere insieme, vedremo dove, gli esponenti di un'intellettualità che, attorno ai concetti di autogoverno, sviluppo locale, cooperazione euromediterranea, possa provare a delineare un pensiero comune ed originale, oltre una modernità d'importazione e una tradizione che diventa frustrazione per l'antico splendore perduto.  

Nella sede di SEL abbiamo un fugace incontro con Ciccio Ferrara, che di quel partito è un autorevole dirigente. Bastano poche battute per farmi capire quale sia l'attenzione verso i territori: nemmeno è sfiorato dall'idea che la sperimentazione politica trentina possa insegnare qualcosa, se non altro perché nell'arco alpino la nostra è l'unica regione che non è diventata preda del leghismo padano. I partiti nazionali sono così, refrattari ai territori che invece sorvolano. Mi dice che è stato recentemente a Trento, per una riunione di partito, ma evidentemente i suoi sensori parlano il suo stesso linguaggio.

Ci incontriamo a pranzo con Giulio Marcon, amico e compagno di tante battaglie, oggi responsabile di "Sbilanciamoci".  Con Giulio c'è una sintonia di pensiero che si è sviluppata fin dagli anni in cui Giulio era presidente dell'ICS (il Consorzio italiano di solidarietà). Parliamo dell'associazione Mezzaluna fertile del Mediterraneo, di quel che vorremmo fare, di una collaborazione possibile. E del suo coinvolgimento nel percorso del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani sulla cultura del limite. Ipotizziamo tre momenti significativi, la presentazione a Trento dell'indice Quars che misura la qualità dello sviluppo nelle regioni italiane, un'iniziativa sui quarant'anni dall'uscita del rapporto del Club di Roma sui limiti dello sviluppo a cui vorremmo invitare Enrico Giovannini, attuale presidente nazionale dell'Istat e uno dei referenti del Club di Roma in Italia, e infine un omaggio ad Enrico Zanzotto, circostanza nella quale vorremmo invitare Goffredo Fofi, che insieme con Giulio ha dato vita un paio d'anni fa alla casa editrice Edizioni dell'Asino.

Da Piazza Vittorio ci trasferiamo a Via del Tritone, alla sede nazionale dei focus del PD, dove abbiamo in programma un incontro con Stefano Fassina, responsabile economico dei democratici. I temi della cooperazione economica con l'area mediterranea sono il pretesto per una conversazione a tutto campo, che va dal Trentino all'Europa, dalla cooperazione trentina a quella internazionale, dalla crisi della politica alla forma partito. Un confronto interessante, una disponibilità all'ascolto forse inaspettata, persino un sentire comune tanto che attorno ai temi della cooperazione nel Mediterraneo e all'Europa come progetto politico proviamo a definire i contorni di una possibile collaborazione.

Anche in questa di sede, per la verità, ho l'impressione che i riti della politica non siano affatto estranei. L'amico Valentino Filippetti, che lavora con Fassina e che ci accompagna in questa occasione, coglie subito la distanza da quei riti di cui sono piene le sedi nazionali dei partiti e, partecipando alla nostra conversazione, lo vedo  soddisfatto di questa opportunità, quasi ne potesse venire uno sguardo diverso anche per quei luoghi.

Ci rimettiamo in treno per tornare verso nord. Quando siamo a Verona incontriamo Giorgio Tonini. E' un po' che non ci parliamo e nell'ora e mezzo in cui stiamo insieme - scorrendo gli avvenimenti di questi mesi - dobbiamo prendere atto che le nostre idee non divergono solo sulle questioni della pace. Narrazioni diverse, a conferma di come il PD sia un porto di mare e di quanto una sintesi nuova che ne era la scommessa fondativa sia ancora lontana.

mercoledì, 21 dicembre 2011conoscenza

Conclusa la maratona sulla legge finanziaria 2012, ci si riconnette sulla programmazione delle "normali" attività politico-istituzionali, ovvero le proposte di legge, mozioni ed interrogazioni, nonché sulla programmazione del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani.

Andiamo per ordine. Dopo un anno di gestazione deposito il Disegno di legge "Norme per favorire la nascita di autonome comunità di studio e per l'apprendimento permanente". E' il risultato di un lavoro che ha coinvolto un gruppo di una decina di persone che seguono per professione, interesse personale o passione il tema dell'educazione degli adulti e della conoscenza.

Quello dell'apprendimento permanente rappresenta un terreno importante di risposta alla crisi e, più in generale, per abitare un tempo in rapida trasformazione. Anche in questo caso si tratta di ripensare il modo con cui guardiamo alla formazione, non più appannaggio di una parte della nostra vita (quella giovanile) ma disteso sull'intera esistenza. Nella consapevolezza che se non vogliamo subire i cambiamenti che modificano il nostro quotidiano, dobbiamo attrezzarci con strumenti e chiavi di lettura sempre nuovi.

La proposta di legge (che potete trovare nella prima pagina) è fortemente innovativa e incardinata attorno alla valorizzazione e promozione dell'educazione informale, ovvero di tutte le forme di incontro spontaneo per il piacere di conoscere (circoli di studio, gruppi di lettura, gruppi di viaggio, giurie popolari...) e di confrontarsi collettivamente.

Metto a punto i dettagli per una mozione sulla Colonia Pavese, la storia infinita di un edificio di pregio in uno dei luoghi più belli del Trentino, sul lungolago di Torbole. All'inizio del Novecento era il Grand Hotel, poi un luogo di cura e preventorio, poi ancora ospedale di guerra, ancora colonia per bambini della provincia di Pavia e infine dismesso e lasciato in stato di abbandono dal 1975 ai primi anni del duemila, quando all'incuria si sostituisce un assurdo progetto di ristrutturazione, tanto costoso quando sbagliato. E così la Colonia Pavese è ancora lì, in stato di degrado nonostante l'intervento. La mozione che sto preparando sposa l'idea di farne uno stabilimento termale di qualità: le condizioni ci sono e, a quanto pare, anche le disponibilità dei soggetti economici della zona per farne un proposta di qualificazione turistica, ben diversa dai negozi cinesi che inevitabilmente farebbero capolino seguendo la vecchia ipotesi di ristrutturazione.

L'acqua termale, la valorizzazione di prodotti di qualità del territorio che hanno tra l'altro proprietà curative (l'olio e l'uva, tanto per cominciare), la possibilità di mettere a sistema i Comuni e due Comunità di Valle, ma anche il Parco agricolo del Garda, potrebbero farne un progetto di qualità sul quale richiedere l'accompagnamento della Provincia.

Sempre con maggiore frequenza emerge il tema del fare sistema territoriale. E', quello della coesione sociale, un altro nodo decisivo, al pari della conoscenza, per affrontare un tempo incerto che richiede valorizzazione dell'apporto di tutti, apertura mentale e approcci multidisciplinari. Riguarda ogni frammento sociale, la politica come la società civile. Ne parlo con il presidente Dellai in un colloquio sul dopo finanziaria. Se ne parla al Centro di formazione alla solidarietà internazionale con Marianella Sclavi, in occasione della presentazione del libro "Confronto creativo". Che affronta esattamente il tema delle nuove forme di partecipazione, a fronte della crisi dei corpi intermedi.

Insieme un metodo, che si avvale di tecniche di coinvolgimento e di partecipazione che vanno oltre il tradizionale principio di maggioranza, e un contenuto, ovvero la consapevolezza che a contesti nuovi devono corrispondere parole appropriate, la rivisitazione delle categorie interpretative, nuove sintesi di pensiero. Per prendere atto che su questo secondo aspetto c'è davvero molto da lavorare.
lunedì, 19 dicembre 2011autonomia

Si conclude a mezzanotte passata l'iter della Finanziaria 2012 per la Provincia autonoma di Trento. E' il sesto giorno di discussione, centinaia di votazioni su ordini del giorno, emendamenti, articoli. Il voto finale descrive la geografia politica dell'Assemblea provinciale: 21 favorevoli, 12 contrari, 1 astenuto. All'appello manca un voto della Lega Nord, assente.

Il clima, a chiusura dei lavori, è tutto sommato sereno. La pesantezza della situazione del paese si fa sentire attenuando i toni, almeno con una parte della minoranza. C'è stato un rapporto dialogante con le opposizioni, che pure non hanno rinunciato alla loro visione di un Trentino in preda ai peggiori mali. E la stessa dialettica nella maggioranza, che pure sconta l'incapacità di costruire nuove e più avanzate sintesi culturali, ha saputo smussare gli angoli. Ma questo non significa che la politica sia in buona salute.

Certo, il Trentino sa ancora esprimere una civiltà politica inimmaginabile in altre regioni del nord di questo paese. Come in occasione dell'approvazione dell'ordine del giorno sui diritti di cittadinanza dei bambini nati in Italia da genitori stranieri, proprio nei giorni in cui per le strade della civilissima Firenze un militante di estrema destra sparava addosso ad alcuni giovani senegalesi lasciando sulla strada due morti.

Ma occorre comunque riflettere sul fatto che il confronto nella massima istituzione dell'autonomia non sa esprimere grandi idee di futuro, a riflesso di una crisi della politica e delle classi dirigenti che va presa per mano con serietà.

L'ultima seduta del Consiglio del 2011 si apre con un minuto di silenzio in ricordo di Vaclav Havel, il drammaturgo diventato il simbolo della rivoluzione di velluto in una Praga che pure negli ultimi anni faticava a riconoscere, in preda di un vento antieuropeista che è la negazione del suo stesso passato. Perché se c'è stato un nuovo inizio del processo di costruzione europea, è avvenuto proprio sulle rive della Moldava, in una delle capitali che hanno saputo cambiare, con il dissenso dei loro intellettuali e la resistenza della sua gente, il corso del Novecento.

Mi chiedo perché questi paesi, il nostro compreso, non riescono più ad esprimere personaggi come Havel... Perché il dissenso (nelle sue forme più diverse) non è in grado di produrre pensieri altri? Sono i Renzi o le Serracchiani il massimo che riusciamo ad esprimere? Non me la prendo con loro, ma con una politica e una società civile che non esprimono nulla di davvero significativo. Non è un problema solo italiano, come si può ben comprendere.  

L'aula calda e polverosa della Regione esprime quel che c'è, ma non vorrei che questa fosse intesa come un'attenuante. L'occasione delle dichiarazioni di voto finali vorrebbe rappresentare quasi un tentativo di riscatto, che però dà la cifra di come siamo messi.

venerdì, 16 dicembre 2011burocrazia

Altri due giorni di maratona sulla finanziaria. Con ogni probabilità finiremo lunedì prossimo, ma l'accoglimento da parte della giunta di alcune delle proposte della minoranza spiana la strada al ritiro di gran parte dei 1.400 emendamenti.

Conclusa la discussione generale si attacca con gli ordini del giorno. I tre che ho presentato (su diritti di cittadinanza, Polo archivistico e Finanza di territorio) vengono approvati a maggioranza. Sul primo si svolge un confronto duro, le parole che vengono usate dalla Lega e dal PDL sono volgari e prive di un briciolo di umanità. Quel che un po' stupisce è che il rappresentante dell'Italia dei Valori Bruno Firmani decida di non partecipare al voto e che la consigliere del PATT Caterina Dominici voti apertamente contro.

Bisogna però dire che gli ordini del giorno più importanti e veri sono quelli che vengono assunti a stretta maggioranza. Quello sullo "ius soli" (il diritto dei nativi ad avere la cittadinanza) è sicuramente uno di questi. Corrisponde ad una campagna che si sta sviluppando a livello nazionale e sulla quale siamo impegnati come società civile e anche come PD del Trentino, per far sì che questa terra possa dare un segnale di civiltà.

Più in generale i tredici ordini del giorno presentati dal PD del Trentino (li riporto in prima pagina) vengono approvati. Il clima anche nella maggioranza, rispetto a quel che si profilava nelle scorse settimane, si è rasserenato, quand'anche permangano aree di dissenso.

Nella riunione della maggioranza pongo con molta delicatezza la questione del finanziamento delle associazioni degli emigrati trentini all'estero, da anni in forte conflitto e motivo di tensione nelle comunità della diaspora trentina. Non è facile, perché il principio di un'unica forma di rappresentazione della Provincia verso le comunità trentine all'estero va tutelato anche se è altra cosa dal pluralismo associativo che c'è e, nel caso dell'Associazione delle famiglie trentine all'estero esprime un forte collateralismo verso il partito della stella alpina.

Non è accettabile che la Provincia operi all'estero in forme contraddittorie come non lo è che l'emendamento presentato dal PATT possa essere votato da una maggioranza trasversale. Il segretario del PATT nonché assessore Rossi fa la voce grossa. A dispetto di una sorta di diritto di veto, propongo una mediazione che avrà esito positivo.

I toni si alzano nella discussione sull'articolo 24. E' quello relativo alla riorganizzazione dell'assetto organizzativo della Provincia, anche in virtù della riforma che ha istituito le Comunità di Valle. Un progetto di snellimento dell'apparato provinciale e di trasferimento di poteri sul territorio che rappresenta in effetti uno dei punti più qualificanti della finanziaria 2012, particolarmente delicato perché mette in discussione un assetto burocratico consolidato. E fa specie che attorno a questa sfida anche fra noi possa talvolta prevalere la diffidenza piuttosto che la sostanza di un processo di riforma che necessariamente produce resistenze e lamentazioni dell'apparato.

Fra un voto e l'altro, cerco di seguire anche altri ambiti di lavoro, ma il ritmo incessante delle votazioni non ci concede molto spazio. Riesco comunque a confrontarmi con Carlo Basani sulle linee di fondo di un protocollo di lavoro fra il Centro di formazione alla solidarietà internazionale e il Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani. Vediamo cosa fare per ovviare all'impugnativa del precedente governo sul programma di cooperazione di sette regioni italiane verso l'area balcanica, disattendendo impegni e regole elementari fra soggetti istituzionali. E tante altre piccole cose che richiedono pazienza e tenacia. Preparo qualche appunto per le iniziative che dovrò seguire nella giornata di sabato dove si concentrano troppe cose.

Mentre nell'aula di piazza Dante votiamo la legge finanziaria, in Parlamento a Roma si vedono scene tristi che ricordano quelle del 1992. Qualcuno anche fra i soggetti che sostengono il governo Monti  e di una certa autorevolezza ipotizza il non completamento della legislatura. E in effetti l'autorevolezza dei professori effettivamente scricchiola.

mercoledì, 14 dicembre 2011vota antonio la trippa

Due giorni di confronto sulla manovra finanziaria e sulla relazione del presidente Dellai metterebbero alla prova anche la pazienza di Giobbe. Eppure la finanziaria rappresenta l'atto politico più importante di un anno di legislatura, nel quale le idee avrebbero la possibilità di esprimersi  con pienezza.

Il problema è che le idee qui dentro sono piuttosto pochine e che, ciò nonostante, c'è qualcuno che si prende un'ora intera, peraltro per ripetere cose già dette (spesso a vanvera) in aula. Da quei banchi arrivano anche interventi che si dicono d'accordo con la relazione di Dellai, tanto per descrivere lo stato confusionale che s'aggira nella minoranza.

C'è da dire che nella seconda giornata di dibattito, grazie soprattutto ad alcuni degli interventi dei consiglieri della maggioranza, qualche spunto interessante emerge. Ad esempio non è male che il consigliere Magnani si interroghi sullo stato del pianeta, fa piacere che il consigliere Lunelli proponga uno sguardo sul Mediterraneo o che il consigliere Anderle avverta - nel mio come in altri interventi - ragioni di rafforzamento della maggioranza.

Provo a dire quel che penso e lo trovate nella prima pagina. Un intervento che cerca di dare un orizzonte a quel che stiamo facendo e l'aula sembra meno distratta del solito. Dico cose esigenti. Ciò nonostante arrivano i complementi di molti, non solo del mio gruppo. Piccole soddisfazioni personali, se non altro ci si conquista un po' di stima. Il problema, però, è un altro. Quel che dovrebbe rappresentare il momento più significativo di confronto politico nel piccolo parlamento della comunità trentina si riduce purtroppo a pochi interventi ascoltabili e anche questo riflette lo stato attuale della politica. I giornali, il giorno dopo, si soffermeranno su altro.

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lunedì, 12 dicembre 2011Vinicio Capossela

Prende il via con la reazione del Presidente Dellai la sessione del Consiglio Provinciale dedicata alla Legge Finanziaria e al Bilancio triennale 2012-2014. Stringata, essenziale perché preceduta da più momenti di illustrazione. Indica scenari, interdipendenze, natura e prerogative dell'autonomia, priorità di intervento. E dà risposte convincenti alle problematiche emerse attorno alla questione del debito della Provincia e della riorganizzazione della struttura amministrativa.

Incombe tanto nell'avvio del dibattito consiliare sulla finanziaria, come nella riunione straordinaria del Consiglio convocata nel pomeriggio per discutere due mozioni delle minoranze sulla politica industriale della PAT, la situazione di incertezza che viene dalla manovra del governo Monti in ordine all'applicazione del Patto di Milano sulle nuove tasse che verranno pagate in Trentino e la quota da riservare all'erario. Denari la cui destinazione appare incerta ma sulle quali l'emendamento presentato dalla delegazione parlamentare trentina almeno tiene aperta la trattativa.

Accolta? Respinta? L'incertezza viene dipanata solo in tarda serata con l'accoglimento, il che però ci dà garanzie solo sulla trattativa mentre, nel frattempo, questi soldi verranno incamerati dallo Stato. Sono in ballo decine di milioni di euro che si aggiungono ai sacrifici imposti dalla manovra nazionale.

In queste stesse ore la città è attraversata da gruppi di lavoratori in sciopero contro la manovra del nuovo governo che si riuniscono davanti al Palazzo del Governo, numerosi insegnanti affollano (fino a non poterli contenere) la sala della cooperazione tanto da essere dirottati in Piazza Dante, altri lavoratori precari presidiano il palazzo della Regione: domina insomma l'incertezza sul futuro, fatta da criticità sociali acute ma anche stili di vita non negoziabili e sacche di privilegi. Perché è certo che se cresce la fatica a far quadrare i conti a fine mese, è altrettanto vero che decine di migliaia di persone affollano i mercatini e i centri commerciali, in una spirale consumistica che non ha niente a che vedere con la sobrietà che da più parti s'invoca.

La sobrietà non è sinonimo di miseria o di povertà, è stile e misura invece. L'eleganza non è un vestito costoso, è lo specchio del tuo animo. Quello che trasmette Vinicio Capossela agli studenti nella Facoltà di lettere parlando di Ulisse e delle creature degli abissi, in fondo al mare o nella nostra quotidianità. Quella che regala alle quasi mille persone che affollano l'auditorium Santa Chiara nel concerto serale nel cuore della balena. Che poi non è solo un concerto, è uno spettacolo teatrale e un recital di poesia. Che ti coinvolge nel fascino dei suoni e delle parole. Senza risparmio, in una cosa che cresce con lo scorrere della serata, fino a dopo mezzanotte quando ci regala il pezzo conclusivo, Le Sirene, che ti entra dentro e ti interroga sul senso delle nostre vite.

"Le sirene ti parlano di te
quello che eri
come fosse per sempre
le sirene
non hanno coda né piume
cantando solo di te
l'uomo di ieri
l'uomo che eri
a due passi dal cielo
tutta la vita davanti
tutta la vita intera
e dicono
fermati qua
fermati qua

le sirene ti assalgono di notte
create dalla notte
han conservato tutti i volti
che hai amato e che
ora hanno le sirene
te li cantano in coro
e non sei più solo
sanno tutto di te
e il meglio di te
è un canto di sirene
e si sente nel rimpianto
di quanto è mancato
quello che hai intravisto e non avrai
loro te lo danno
solo col canto
ti cantano di come sei venuto dal niente
e niente sarai

uhhhhhhhhhhhhhhhhh

le sirene sono una notte di birra
e non viene più l'alba
sono i fantasmi di strada
che arrivano a folate
e hanno voci di sirene

riempi le orecchie di cera
per non sentirle quando è sera
per rimanere saldo
legato all'abitudine
ma se ascolti le sirene
non tornarai a casa
perchè la casa è
dove si canta di te
ascolta le sirene
non smettono il canto
nella veglia infinita cantano
tutta la tua vita

chi eri tu
chi eri tu
chi sei tu

chi eri tu
chi eri tu
chi sei tu Mnemosynè? [nota: è uno dei Titani e la madre della Muse, la memoria]

perchè continuare fino a vecchiezza
fino a stare male
e già tutto qua
fermati qua
non hai più dove andar

le sirene non cantano il futuro
ti danno quel che è stato

il tempo non è gentile
se ti fermi ad ascoltarle
ti lascerai morire
perchè il canto è incessante
ed è pieno d'inganni
e ti toglie la vita
mentre la sta cantando

uhhhhhhhhhhhhhh"
venerdì, 9 dicembre 2011Olivetti

In attesa della settimana dedicata alla Finanziaria 2012, utilizzo queste giornate per preparare - fra un incontro e l'altro - gli ordini del giorno che intendo presentare durante il confronto sulla legge di bilancio. Contrariamente a quel che qualcuno potrebbe pensare, per quanto mi riguarda non ci sono ponti che tengano (lo dico con rammarico, perché ne avrei  proprio bisogno). 

Nessun piagnisteo, quella dei consiglieri provinciali è una condizione di privilegio. Anche quella di chi, come me, oltre alla riduzione delle indennità di 290 euro votata nei giorni scorsi e alle altre decisioni di sterilizzazione assunte in questa legislatura (e all'abolizione dei vitalizi decisa in quella scorsa), destina il 20% dello stipendio di consigliere al partito nelle cui liste è stato eletto e un altro 30% a progetti di partecipazione e formazione politica o di cooperazione internazionale (come da impegno con gli elettori).

E questo a prescindere dal fatto che, se una persona è coscienziosa, il lavoro è tanto. A volte, oltre ogni ragionevolezza. Questo stesso "Diario di bordo" ne dà un resoconto, oltre ad essere esso stesso una piccola grande fatica quotidiana, utile a me per fare mente locale su quel che sto facendo e spero a chi lo legge per conoscere quel che combino e quel che bolle in pentola nelle istituzioni locali e nei luoghi della politica. Un "diario" che è arrivato, incredibilmente, alla settecentesima puntata, almeno millequattrocento pagine di cronaca politica più o meno ragionata di questa legislatura e non solo.   

Penso fra me e me quel che, in questa giornata priva di eventi pubblici, vi posso raccontare, fra le piccole incombenze della vita quotidiana e gli incontri che ho in agenda con il presidente del Centro di formazione alla solidarietà internazionale Carlo Basani, con il vicepresidente del Consiglio regionale Marco Depaoli, con il direttore della Fondazione Museo storico del Trentino Giuseppe Ferrandi, con Federico Zappini che sta svolgendo il servizio civile al Forum, con Fabrizio Paternoster che è segretario del circolo PD della Val di Non e con il quale concordo una serata da realizzare a gennaio di presentazione della Proposta di Legge per la bonifica dall'amianto, con Stefano Albergoni per un piccolo restyling di questo sito, con Antonio Colangelo e Fausto Bonfanti per l'evento conclusivo di "Cittadinanza Euromediterranea".   

L'attenzione maggiore è per gli ordini del giorno che sto preparando sulla Finanziaria e di questo vi parlo brevemente. Il primo riguarda i diritti di cittadinanza dei minori nati in Trentino (o in Italia) da genitori "stranieri" che devono aspettare il diciottesimo anno di età per fare la richiesta di diventare cittadini italiani. Nel frattempo, se i loro genitori dovessero perdere il permesso di soggiorno (perché c'è la crisi e perché i primi a pagare nella perdita del lavoro sono loro), anche questi bambini o ragazzi, italiani a tutti gli effetti, perderebbero il diritto alla salute, allo studio, all'assistenza sociale... "Un'assurdità" l'ha definita il presidente Napolitano e nella Finanziaria propongo che venga assunto l'impegno affinché questi trentini, figli di nuovi trentini dalle tante diverse origini, abbiano le stesse garanzie sociali dei loro coetanei.

Un secondo ordine del giorno riguarda il tema del polo archivistico, considerato che oggi gli archivi della memoria (l'Archivio di Stato, l'Archivio della Provincia, l'Archivio Storico), complessivamente 35 chilometri lineari di documentazione, sono suddivisi in varie sedi non sempre adeguate e oltretutto molto costose. Quello della memoria è tema di grande rilievo culturale e politico, perché senza elaborazione del passato la storia tende a ripetersi e così le sue tragedie. Una proposta che viene dagli operatori del settore che amano il loro lavoro e al quale dedicano un'alta professionalità.

Un terzo ordine del giorno riguarda la Finanza di territorio. Un tema di particolare attualità e che mi sta molto a cuore. Già in sede regionale ho proposto una mozione affinché il Programma sulla previdenza complementare (PensPlan) dedichi una specifica attenzione nei suoi ambiti di investimento alle ricadute sui nostri territori. Analogamente, sarebbe bene che i soggetti finanziari a base locale mettessero in campo le proprie potenzialità per costruire una finanza di territorio capace di sostenere quei segmenti dell'economia trentina improntati alla qualità e alle vocazioni locali.

Altre proposte le sto verificando, in particolare sugli ambiti della Finanziaria che riguardano la valorizzazione dei prodotti locali e sui protocolli degli appalti. Quel che sta accadendo è che la logica del massimo ribasso che  pure la PAT vuole far uscire dalla porta rischia di rientrare dalla finestra, laddove i criteri qualitativi vengono dichiarati (ma non rispettati) facendo diventare il ribasso il criterio decisivo per l'aggiudicazione.

Un lavoro che mi impegnerà anche nel fine settimana, oltre all'incontro sull'agricoltura si sabato pomeriggio e la partecipazione al "Terra madre day" nel Primiero.  

mercoledì, 7 dicembre 2011Silvius Magnago a Castel Firmiano

Il primo appuntamento della giornata è alle otto del mattino con l'incontro fra il Presidente del Parlamento tibetano in esilio Penpa Tsering ed il Presidente Lorenzo Dellai. Grazie all'azione diplomatica di Roberto Pinter e degli amici di "Italia Tibet" la questione tibetana ha trovato in Trentino una particolare e proficua attenzione. Non di semplice e generica solidarietà, ma una relazione vera fondata sulla reciproca conoscenza e sull'elaborazione di un percorso con al centro il tema dell'autonomia. Nascono così la "Carta di Trento per autonomia del Tibet", le visite in Trentino del capo spirituale del popolo tibetano il Dalai Lama, i progetti di solidarietà, l'annunciata visita nella prossima primavera del primo ministro del governo tibetano in esilio. Il presidente del Parlamento tibetano invita il presidente Dellai a Dharamsala, dal 1960 sede del governo tibetano in esilio, il prossimo 10 marzo. Invito che mi viene esteso come presidente del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani. A seguire l'incontro con il presidente del Consiglio Provinciale Bruno Dorigatti e con gli organi di informazione.

Ci salutiamo e subito partenza per Bolzano dove alle 10.00 inizia il Consiglio Regionale. Lorenzo Dellai legge la sua relazione (che potete trovare nella home page). Un testo che disegna una nuova fase dell'autonomia verso "la regione europea del Tirolo" e che condivido. Il problema nasce piuttosto dall'inadeguatezza di un aula dove le posizioni si sono cristallizzate, dove idee e personaggi sono diventate le caricature di loro stessi, chi fermo a rivendicare un ruolo della Regione fuori del tempo, chi ad invocare un'autodeterminazione altrettanto anacronistica.

Stimolato dalla relazione di Dellai vorrei  prendere parte al dibattito, ma l'ostruzionismo di una parte della minoranza (in buona sostanza motivato dal fatto che nella finanziaria regionale viene recepito l'emendamento che raccoglie la mozione approvata il giorno precedente relativa ai costi della politica e alla riduzione delle indennità dei consiglieri) e le parole a vanvera dei leghisti trentini e della destra italiana di Bolzano rendono questo luogo davvero poco stimolante, tant'è che nessuno dei gruppi consiliari di maggioranza interviene nel dibattito. Un degrado che dà la misura della crisi della politica come dell'esaurimento di ogni residuale ruolo di questa istituzione. Mi riprometto di trasformare gli appunti in un intervento scritto sulle prospettive della Regione.

Di buono c'è che in pausa pranzo l'amico Pippo Oggiano ci accompagna a mangiare al Rafenstein, un'osteria tedesca che sta poco sopra Bolzano, un luogo vero, caldo ed accogliente, dove ti offrono i piatti della cucina contadina sudtirolese a prezzi popolari. Pippo ama il Sud Tirolo e insieme venimmo proprio qui, al Rafenstein, nell'estate del 1989, a festeggiare l'assoluzione al processo che ci vedeva imputati per aver manifestato a favore del diritto di opinione quando Eva Klotz, Pius Laitner ed altri esponenti del mondo tedesco vennero accusati di attentato alle istituzioni per aver rivendicato il diritto all'autodeterminazione del Sud Tirolo. Eva Klotz e Pius Laitner, oggi sono con me in Consiglio Regionale, ma la loro istanza quand'anche legittima appare uno stanco rituale ideologico che, come scrive Toni Serafini sul Corriere in questi giorni, sembra fuori dalla realtà visto che il Sud Tirolo è oggi considerato anche oltralpe una sorta di moderna "Austria felix".

Gli sgangherati interventi di una parte dell'opposizione, di Caterina Dominici e di Bruno Firmani, allungano i tempi in attesa di trovare un accordo su un emendamento che riguarda l'ordinamento dei Comuni. Ma il vero nodo del contendere è il nuovo taglio - dopo quello operato la scorsa legislatura con l'abolizione dei vitalizi e all'inizio di questa quando abbiamo sterilizzato le indennità dalla rivalutazione automatica sul costo della vita - di 290 euro alle indennità dei consiglieri regionali. Dove qualcuno dichiaratamente, altri chiedendo il voto segreto cercano di non farlo passare, facendo leva su qualche consigliere che di rinunciare a qualcosa non ne vuole sapere.

Si arriva così a sera inoltrata. Ci sono alcune assenze fra i banchi della maggioranza e questo incoraggia la Lega e una parte delle minoranze a far mancare il numero legale. O almeno ci provano, ma senza successo perché una parte della minoranza si dimostra responsabile e pur votando contro decide di rimanere in aula. Ma non oltre un certo limite. Siamo sul filo del rasoio, mancano diversi esponenti della SVP e quella che più risulta vistosa è l'assenza del presidente Durnwalder che della Regione è vice, cosa che mette tutti in grande imbarazzo. Manca anche qualche esponente della maggioranza trentina, Margherita Cogo e Caterina Dominici segnano così la loro distanza e qualche piccola vendetta personale. Sono le 23.00 passate quando arriva da Trento Alberto Pacher e così, grazie anche alla disponibilità dei verdi sudtirolesi, il numero legale è garantito e verso mezzanotte il bilancio approvato.

Ciò nonostante la Regione si conferma come istituzione da ripensare profondamente. La prospettiva non può che essere la rinuncia alle funzioni legislative residuali, pensandola come ancoraggio tematico fra le due province/comunità autonome ed immaginando una diversa dimensione regionale europea... ma di questo avremo modo di parlarne. Il tutto con la prudenza necessaria che si deve all'ancoraggio costituzionale della nostra autonomia. "Con coraggio e con prudenza" dice anche Dellai nella sua relazione e ci troviamo su una comune lunghezza d'onda.

Anche stanotte abbiamo fatto le due.

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martedì, 6 dicembre 2011Tibet

Sono giorni di grande tensione. Per quello che accade sul piano nazionale. Per le implicazioni su quello locale. Per la difficoltà di conciliare il cambiamento di stile con la continuità degli approcci. Per le tensioni che si scaricano sulla finanza locale. Per le diverse narrazioni che emergono dentro il gruppo consiliare. 

Nel diario di questo inizio settimana basterebbe scandire, senza nemmeno commentarli, gli appuntamenti, gli incontri, gli impegni istituzionali. Una prima difficile riunione della maggioranza sulla legge finanziaria nell'imbarazzo di non ritrovarmi nelle posizioni che il PD esprime in quella sede che mi costringe al silenzio. L'incontro del gruppo di lavoro della terza commissione legislativa chiamata ad unificare i Disegni di legge sull'amianto, con il varo di un nuovo testo che ricalca ampiamente la mia proposta originaria. La riunione con lo staff del Forum per fare il punto sul nostro rapporto con il Centro di formazione alla solidarietà internazionale, sugli ultimi appuntamenti relativi alla Cittadinanza Euromediterranea e sull'avvio del nuovo percorso sulla cultura del limite. La conversazione con Simone Casalini e gli amici di Pesaro che lavorano attorno ai viaggi della memoria nei Balcani, che spero abbia loro offerto uno sguardo diverso attorno ad un tratto di storia non ancora elaborato. Lo scambio di idee con Riccardo Mazzeo sulle sue conversazioni dei giorni precedenti con il filosofo Zygmunt Bauman. La riunione serale della Commissione ambiente del PD del Trentino in preparazione della conferenza programmatica di febbraio.

In mezzo a tutto questo qualche minuto per l'ultimo saluto a Milena Demozzi nel sagrato della chiesa di Sardagna affollata di amici e compagni, con gli occhi arrossati, i capelli bianchi e la tristezza che viene dalla consapevolezza di un altro pezzo della nostra storia se ne è andato.

Per rimettersi in moto di mattino presto del giorno seguente, nel documentare e commentare gli eventi che portano alla proclamazione delle prime ore di sciopero contro una manovra definita "salva Italia" del governo Monti, nel registrare che la logica delle trattative dentro la maggioranza non fa che approfondire le distanze, nel lavorare sugli ordini del giorno sulla finanziaria che ci occuperà ininterrottamente da lunedì prossimo 12 dicembre fino almeno a quello successivo, nel cercare un chiarimento con Luca Zeni affinché il capogruppo del PD del Trentino in Consiglio Provinciale tenga conto della pluralità di posizioni presenti nel gruppo facendosene carico, nello spostarsi verso Bolzano per il Consiglio Regionale dove finalmente viene approvata una mozione che impegna la Giunta Regionale ad articolare una nuova proposta sul tema della riduzione dei costi della politica che andrà poi recepita nella Finanziaria regionale, nel ritornare a Trento per partecipare all'incontro con il presidente del Parlamento tibetano in esilio Penpa Tsering a partire dal dramma delle monache e dei monaci tibetani che scelgono di togliersi la vita col fuoco come estrema forma di protesta verso la negazione degli elementari diritti di libertà ed infine per andare a Ravina dove nella sala della Circoscrizione parliamo insieme con Adel Jabbar della "primavera araba", delle sue suggestioni e degli scenari che si sono aperti nel Mediterraneo.

Non intendo descrivere ognuno di questi appuntamenti, ma solo l'incontro con il presidente del Parlamento tibetano in esilio. Tutti gli sforzi per trovare un tavolo di mediazione con il governo cinese sono risultati vani e anche la scelta del Dalai Lama di rinunciare alle cariche politiche non ha portato ad alcun risultato. Ed è la disperazione, la mancanza di prospettive, che provoca scelte tanto estreme. Nella drammatica alternativa fra uccidere e togliersi la vita, è il suicidio ad assumere le caratteristiche dell'azione nonviolenta.

Immagini sclonvolgenti, quelle che ci vengono dal Tibet, che ci ricordano il sacrificio di Jan Palach nelle strade di Praga invase nel 1968 dai carri armati sovietici o quello, più recente,di Mohamed El Bouaziz che in Tunisia ha dato il là alla primavera araba. Non rivendicavano il pane, ma la dignità. Quella dignità che è via via diventata il tratto distintivo di una rivoluzione democratica che ha cambiato l'est europeo come il Mediterraneo.

Sul Tibet, invece, il regime cinese resiste ad ogni vento di cambiamento. Come in Cina, del resto. E le immagini di quel giovane che fermava con il proprio corpo i carri armati sembrano cancellate dalla memoria.

Il Tibet è e rimane la testimonianza dell'irrudicibilità della lotta per la libertà e la democrazia in Cina. Ed oggi sostenere la causa dell'autonomia per il Tibet corrisponde alla necessità di aprire una pagina nuova nell'impegno per l'autogoverno, la democrazia e la libertà in Cina ed in ogni parte del mondo.

Il presidente del Parlamento tibetano in esilio Penpa Tsering viene ricevuto in questi giorni dalle massime autorità politiche ed istituzionali trentine e nel far questo invoca la diplomazia delle Regioni. Quella stessa diplomazia che ha espresso nel 2009 la Carta di Trento per l'autonomia del Tibet e che ha fatto da battistrada nei mesi successivi ad altri percorsi attorno ai temi dell'autogoverno in aree di conflitto acuto.
sabato, 3 dicembre 2011Generazioni

Il sabato dovrebbe essere giorno per curare la casa e tirare il fiato almeno un po', così la domenica. Utilizzo il sabato mattina per aggiornare il sito mentre nel pomeriggio si sovrappongono un sacco di cose e per forza sono costretto a scegliere a quali partecipare e a quali no. L'elenco ci dice della vivacità di una terra: il doppio appuntamento con Zygmunt Bauman alla Cooperazione e alla casa editrice Erickson, l'assemblea degli iscritti al PD del Trentino, l'assemblea dell'Associazione Progetto Prijedor. Sarei invitato anche alla presentazione a Telve dei formaggi di malga, in quella Valsugana che richiede proprio di sapersi reinventare a partire dalle sue antiche vocazioni. Nel pomeriggio anche la triste sepoltura delle spoglie del consigliere provinciale Giovanni Battista Lenzi restituite dall'oceano Atlantico che l'aveva inghiottito con i suoi compagni di viaggio di ritorno dal Brasile.

Scelgo di andare nel primo pomeriggio all'assemblea del PD del Trentino. E' un appuntamento che non posso certo disertare e poi mi interessa molto capire come gli iscritti vivono questa particolare e delicata fase della vita del paese e della nostra provincia. Perché, a differenza di qualche giorno fa, ho la sensazione che andremo presto alle elezioni.

La sala del Museo tridentino di Scienze Naturali è piena e i posti a sedere non bastano, molta gente in piedi. L'incontro è introdotto da un breve intervento di Giorgio Tonini nella sua funzione di presidente dell'assemblea, in cui descrive il contesto in cui è nato e si trova ad agire il nuovo governo. Lo trovo molto appiattito sull'azione di Mario Monti e sulle tre parole d'ordine con il quale ha annunciato il suo programma: rigore, crescita ed equità. Il fatto è che nella manovra che si va profilando c'è molto rigore, ma ben poca equità e quanto alla crescita difficile dire se mai ci sarà e se sia poi così auspicabile.

Di tenore piuttosto diverso l'intervento del segretario Michele Nicoletti che, pur evocando un  parallelo con la ricostruzione del dopoguerra, prova ad indicare le linee guida di un partito europeo, che guarda al contesto globale e al mediterraneo, dove tutti sono chiamati a fare la propria parte ma che non nasconde la natura della crisi e le diseguaglianze sociali, che s'interroga sulla sostenibilità di un modello di sviluppo che ci ha portati in questa situazione, che richiede sobrietà anche da parte della politica.

A seguire gli interventi di circa trenta iscritti nel rigoroso rintocco uguale per tutti dei cinque minuti. Richiesta di sintesi più che mai opportuna proprio per favorire l'ascolto di chi ha meno di altri l'occasione di esprimere la propria opinione. Ragione per la quale decido di non intervenire, anche se qualcosa da dire ce l'avrei.

Devo dire che la prima cosa che emerge dagli interventi è una grande pluralità di voci e di opinioni, talvolta anche distanti fra loro, che testimonia certo una vivacità di posizioni ma anche la difficoltà di costruire sintesi  politico culturali. Quel che emerge più di ogni altro aspetto in questa assemblea, anche a registrare l'intensità degli applausi, è la proprio la preoccupazione di non appiattirsi sull'azione del nuovo governo, evitando quella che da più parti viene indicata come l'abdicazione della politica. E l'intervento di Laura Froner che di abdicazione della politica non vuol sentir parlare è forse quello che risulta più sconcertante e accolto più tiepidamente.

Non è ancora chiara la manovra del governo, ma gli interventi che nella sala parlano di iniquità sono molti (e quelli di Lorandi e Pinter in primo luogo). In serata le facce scure della delegazione del PD parlano da sole e quelle del giorno successivo delle organizzazioni sindacali sono ancora più eloquenti.

Interessante anche il fatto che in diversi interventi il concetto di limite nello sviluppo emerga come tema da mettere nella nostra agenda e questo forse qualcosa significa. Così come il richiamo nei brevi video che vengono proposti alla nonviolenza (Aung San Su Ki) e alla dittatura del PIL (Robert Kennedy).

Alle 17.30 mi sposto a Gardolo dove, nel grande salone affollatissimo della Erickson, è prevista la presentazione del libro di Bauman edito proprio  da quella casa editrice. L'artefice di tutto questo è Riccardo Mazzeo, persona squisita con il quale ho avviato in questi anni un dialogo culturale e politico a cui tengo molto. E' lui ad introdurre l'incontro con il vecchio filosofo e nelle sue parole c'è molto di questo nostro dialogo. Bauman lo ripaga con il dirgli che il vero autore del libro "Conversazioni sull'educazione" che lì si sta presentando insieme alla nuova libreria è proprio lui, Riccardo Mazzeo.

Zygmunt Bauman dice cose di buon senso in cui è facile ritrovarsi. Dice ad esempio ai ragazzi del Liceo da Vinci che lo interrogano che l'ingiustizia e la violenza di questo mondo non generano - come si è visto nel corso del Novecento - un diverso futuro ma solo campi minati. Dice che la quantità di informazioni non crea necessariamente conoscenza bensì apatia e nebbia in cui tutto si confonde e si giustifica. Dice che quel che si impara nelle università serve ben poco perché la rapidità delle trasformazioni richiede una formazione che sappia adattarsi e cambiare in corsa i propri strumenti interpretativi.

Ma per riprendere il dubbio di Paolo Ghezzi su L'Adige di oggi, Bauman appare ai miei occhi un grande poeta del vecchio mondo piuttosto che il profeta di quello nuovo. Anche perché i profeti non li si riconosce in vita, non godono di grandi onori, anzi di solito muoiono soli e inascoltati.

venerdì, 2 dicembre 2011Unimmagine di Milena Demozzi

Due giorni di Consiglio Provinciale basterebbero da soli a riempirti il diario, specie se il clima è quello di forte tensione dentro la maggioranza e dentro lo stesso gruppo consiliare del PD del Trentino. Ma la cronaca ci riserva dell'altro: la raccolta delle firme sulle leggi di iniziativa popolare per i diritti di cittadinanza, una riunione sul tema del credito allo sviluppo rurale nei paesi del Mediterraneo, l'incontro con il gruppo di lavoro che sta curando la preparazione dell'evento finale di "Cittadinanza Euromediterranea" ed infine la serata ad Avio nell'ambito dell'itinerario "L'Autonomia nell'epoca della crisi".

Prima però di entrare nel merito di tutto questo voglio ricordare Milena che nella notte fra giovedì e venerdì ha lasciato questo mondo a soli 52 anni. Milena Demozzi, dopo essere stata segretaria della Fiom, il sindacato dei metalmeccanici della Cgil, era compenente la segreteria confederale. Dopo l'esplodere del male che l'ha tormentata per un paio d'anni non ho più visto Milena ed il ricordo che ne ho è della donna combattiva di sempre, con i suoi begli occhi sorridenti. Mi piaceva pensarla così, anche quando nell'incontrare il suo compagno Ottorino leggevo sul suo volto la disperazione. E lo stesso voglio fare ora che il destino se le l'è portata via.

...

Sulla riunione del Consiglio pesa una forte tensione legata alla prossima finanziaria ma non solo. La questione su cui il nostro gruppo si divide non è solo legata agli emendamenti sul pareggio di bilancio o sul programma di riorganizzazione della Provincia. Nell'incontro del gruppo che abbiamo nella pausa pranzo di giovedì quel che emerge è proprio una diversa narrazione di questa prima parte della legislatura, di quel che si è fatto, del rapporto con la Giunta e il suo Presidente, dello stesso atteggiamento verso i rappresentanti del PD nel governo provinciale. Con questo non voglio certo dire che tutto fili liscio, se penso a quanto questa nostra maggioranza fa fatica ad esprimere un sentire comune e a trovare una sintesi culturale prima ancora che politica. Tanto che il capogruppo del PATT, in questa situazione complicata, non trova nulla di meglio da fare se non presentare un'interrogazione a risposta immediata (poi rapidamente ritirata) sul bilancio del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani come forma di ritorsione politica verso il PD, senza nemmeno comprendere che il Forum è un'istituzione della nostra autonomia. Miserie e incultura istituzionale.

Una diversa narrazione che corrisponde, sin dall'inizio della legislatura, ad un atteggiamento di conflittualità con il presidente Lorenzo Dellai, quasi ignorando il fatto che se in questa terra non ci fosse stato sin dai primi anni ‘90 un percorso di sperimentazione politica originale, tanto nell'area di centro come nella sinistra, non avremmo certo avuto a che fare con l'anomalia politica trentina in un arco alpino in preda alla destra. E del fatto che di questa sperimentazione originale Lorenzo Dellai è stato uno degli artefici. Non a caso chi ignora o non vuol vedere questa realtà si appella ancora oggi al PD nazionale, senza capire che l'assenza di una sperimentazione territoriale nei fatti impedisce al centrosinistra di uscire dalle proprie secche, diviso fra l'idea del PD come partito maggioritario e autosufficiente e quella della riedizione dell'Ulivo. E non per nulla ho insistito in questi giorni sulla necessità di riflettere sulla sconfitta spagnola, quale paradigma di un'alternativa inchiodata al Novecento.

Il fatto è che se le culture rimangono quelle di prima (DS e Margherita, ma anche i soggetti minori), anche il significato della nascita del PD viene meno. Purtroppo dobbiamo prendere atto che questa è la realtà, il PD visto non come il superamento dell'inadeguatezza delle culture precedenti di leggere e di abitare il cambiamento ma come l'ennesima escamotage per battere Berlusconi o, peggio, per rimanere a galla come ceto politico.

Nel frattempo i lavori del Consiglio procedono. Si avvia la discussione sul Disegno di Legge del consigliere Filippin sulla cultura della legalità e le infiltrazioni della criminalità organizzata sul nostro territorio. Il testo originario è stato notevolmente modificato e sul nuovo c'è un convergere pressoché unanime. La materia andrebbe sviscerata e per questo provo a dare un contributo con un intervento che riprende dati e ricerche sulla presenza della criminalità economica in Italia a partire dal dato della diffusione del riciclaggio del denaro sporco che investe le regioni del nord per il 47% del totale, in particolare nei settori immobiliare e del terziario attraverso la proliferazione dei centri commerciali. Il Trentino Alto Adige è toccato dalle segnalazioni a Bankitalia sul riciclaggio solo per lo 0,9%, ma è difficile distinguere legalità e illegalità laddove le operazioni immobiliari o gli appalti avvengono nel rispetto formale delle regole.

Sin dall'inizio di questa legislatura ho posto questo tema dell'infiltrazione della criminalità organizzata all'attenzione dell'aula e del Presidente Dellai con un ordine del giorno approvato in occasione della prima finanziaria, ma l'attenzione non è stata adeguata. Riprendo questi concetti oggi nel mio intervento e in diversi consiglieri, della maggioranza e dell'opposizione, vengono ad esprimermi il loro apprezzamento. E mi dispiace che quelli forse più distratti siano del mio gruppo, altrove affaccendati o a cercare maldestramente di far saltare l'accordo raggiunto malgrado le divisioni che si manifestano all'interno della Lega. Tanto che la tensione in aula si alza e anche in uno scontro verbale con Margherita Cogo che racchiude in sé tutta la nostra distanza.

Nell'intervallo corro con Luciana Chini alla palestra di Gardolo dove si svolge la preghiera musulmana del venerdì. Il presidente della comunità ci ha chiesto di andare lì come Forum a raccogliere le firme dei nuovi italiani sui due Disegni di legge di iniziativa popolare per i diritti di cittadinanza, quello per la cittadinanza dei bambini nati in Italia da genitori stranieri e quello sul diritto di voto per le elezioni amministrative dopo cinque anni di residenza. Sento molta vicinanza e riconoscenza di come il Forum si sta muovendo sulla primavera del mediterraneo ed anche per quest'ultima iniziativa e davvero in molti si fermano a firmare facendo la fila nonostante la fretta di rientrare al lavoro.

Riprendono i lavori d'aula e il clima si è un po' stemperato anche grazie al presidente Dorigatti ed il voto sul Disegno di legge è unanime. Questo passaggio mi fa però arrivare in ritardo alla riunione alla Federazione della Cooperazione Trentina con i rappresentanti di Microfinanza con i quali stiamo ipotizzando un lavoro sul credito rurale con la Palestina e la Tunisia. Per strada Paolo Tonelli mi riassume quel che si è deciso e quindi ritorno in Consiglio dove si discute la legge sull'artigianato, sulla quale la Lega aveva chiesto il non contingentamento del tempo, quasi un avvertimento di ostruzionismo. Ma non sarà così e alla fine dei lavori si approva anche un altro disegno di legge sulle caratteristiche organolettiche dell'acqua del rubinetto presentato dalla Lega. Un unico articolo concordato con la maggioranza dove si impone la trasparenza sui componenti minerali dell'acqua che beviamo. Speriamo che questo sia di buon auspicio per la finanziaria.

Il tempo per incontrare fra le 18.30 e le 19.30 il gruppo di lavoro che sta preparando l'evento conclusivo di "Cittadinanza Euromediterranea" dove siamo alle prese con il crescere del coinvolgimento di soggetti e le compatibilità economiche, per poi partire alla volta di Avio dove dopo cena (si fa per dire) è programmato uno degli incontri dell'itinerario "L'Autonomia nell'epoca della crisi". Alessandro Olivi e Luca Zeni non ci sono e il pubblico si deve accontentare della presenza mia e di Andrea Rudari. C'è un clima che un po' risente della situazione particolare di Avio, dove l'UPT si è alleato con il Patt e il PDL come a sperimentare un possibile assetto politico alternativo a quello provinciale. La Lega qui fa il pieno ed esprime un deputato. E il PD locale, che ha ottenuto nelle elezioni amministrative il minimo storico con ripercussioni interne non certo favorevoli, si sente un po' abbandonato da Trento. Le osservazioni critiche e le domande sono incalzanti, investono il nostro rapporto con Dellai e l'UPT che qui ha fatto scelte diverse con l'avvallo dell'assessore Mellarini, ma anche questioni più generali come il pareggio di bilancio, i costi della politica, le spese dell'assessorato alla solidarietà internazionale in Cina. E infine le questioni più strettamente locali.

Credo che davvero parlare sia importante, perché su tutte queste cose le risposte che forniamo e le considerazioni che escono dalla serata stemperano il clima iniziale e alla fine vediamo apprezzamento. Finiamo a bere un buon bicchiere di vino, in una realtà vocata alla produzione vitivinicola ma che anche in questa situazione risente della crisi e delle difficoltà della locale cantina sociale.

Avio è la "periferia" alle porte con il Veneto e così oggi si avvertono. Ma forse, dopo questa sera, si sentono un po' meno soli.