"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

06/09/2011 -
Il diario di Michele Nardelli
Un\'immagine della serata sulla primavera araba
Lo sciopero generale della Cgil, la primavera araba. Una manifestazione che coinvolge tremila persone, una serata affollata ed intensa. Due immagini scattate lo stesso giorno, nella stessa città, messe a fuoco dal medesimo sguardo. Eppure ho la sensazione di una distanza profonda.
Mentre usciamo dalla sala del Caffè della Predara dove si svolge l'incontro con il regista Mourad Ben Cheikh, mi avvicina una signora che mi chiede di proseguire in questo lavoro di valorizzazione della primavera araba, per quanto ci trasmette di nuovo.
Siamo sempre molto allenati a leggere gli avvenimenti facendoli entrare a forza nel nostro schema interpretativo. Come a cercare conferme di quel che pensiamo piuttosto che a metterci in gioco. Basterebbe un po' di onestà intellettuale per accorgerci, anche ad occhio nudo, che lo straordinario movimento di donne e uomini che in pochi mesi ha cambiato e sta cambiando un'intera regione ha tratti del tutto inediti, forse la prima rivoluzione post-novecentesca. 
Il film "Mai più paura" prova a raccontarci proprio questo. Il carattere inedito delle mobilitazioni che nascono attraverso il passa parola degli sms e internet. Il protagonismo dei giovani, di ogni estrazione sociale, colti ed in rete con il mondo. Donne e uomini che non rivendicano cose materiali ma dignità. La scomparsa dei simboli del secolo passato. E che tutto ciò avviene in forme nonviolente, nonostante la repressione dei vecchi regimi. Come si può capire, la Libia è un'altra storia.
Rovesciare la piramide, dice Mourad. Non so quanto sia un auspicio o già realtà, ma non c'è dubbio che a rovesciare il regime di Ben Ali è stato un movimento senza leadership e bandiere. Anche se ora qualcuno prova a rispolverarle.
Quelle bandiere e quei simboli dei quali qui fatichiamo a liberarci. Cento piazze piene di gente a chiedere che la manovra non passi e che Berlusconi se ne vada. Ma non accade nulla e come se niente fosse la manovra si appresta ad essere approvata dal Senato, addirittura ponendo la fiducia. Scorgo negli occhi di Franco Ianeselli, giovane e sensibile dirigente della CGIL che incontro qualche ora dopo la manifestazione, tutto il senso di frustrazione che ne viene.
Forse che quei simboli corrispondono ad una divisione del paese che invece andrebbe ricomposta a partire da altre parole? Forse che gli strumenti che mettiamo in campo non riescono più a comunicare? Forse che le stesse rappresentazioni politiche non sono in grado di intercettare un tempo nuovo?
Il primo cambiamento che si richiede a tutti noi in un passaggio tanto complesso è quello di predisporsi ad ascoltare, con l'inquietudine certo ma soprattutto con la curiosità necessarie. La meraviglia non è forse la madre del pensiero?
Quando ci lasciamo, Mourad mi dice che abbiamo ancora tante cose da dirci.
 

0 commenti all'articolo - torna indietro

il tuo nick name*
url la tua email (non verrà pubblicata)*

Link ad altri siti

  • link al sito Sifr - la solitudine della politica
  • osservatorio balcani
  • viaggiare i Balcani
  • link al sito Forum trentino per la pace e i diritti umani
  • Sito nazionale della associazione Sloow Food
  • link al sito dislivelli.eu
  • link al sito volerelaluna.it
  • ambiente trentino
  • pontidivista
  • Sito ufficiale della Comunità Europea