"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

08/09/2011 -
Il diario di Michele Nardelli
Un\'immagine della manifestazione per lo sciopero generale a Trento
Strani giorni. Come sospesi fra una situazione che ormai rasenta il parossismo ed una via d'uscita di cui però ancora non s'intravedono idee e protagonisti. Che questo paese sia da un ventennio in balia di un apprendista stregone di cui ride il mondo intero risulta davvero incredibile. Com'è cambiata l'Italia... cos'è avvenuto sul piano culturale prima ancora che sociale...

Il giorno dopo lo sciopero generale il Senato vota l'ennesima fiducia (ormai si è perso il conto) come se nulla fosse. Ma non si capisce che anche così si scassa la democrazia? Se il più grande sindacato italiano porta in piazza milioni di lavoratori, giovani e pensionati per dire che la manovra è iniqua e inefficace e questo non ha alcun effetto, non diventa legittimo interrogarsi su quali sono gli strumenti della dialettica sociale?

Se quella politica è nei fatti paralizzata da un Parlamento dove le maggioranze si comprano grazie al "porcellum" che affida nelle mani del capo la scelta degli eletti a seconda del loro grado di fedeltà oppure a suon di improbabili sottosegretariati, la dialettica sociale - l'altra faccia della democrazia - diviene fondamentale. Ma se anche questa strada è spuntata, allora la situazione può diventare pericolosa. Quando si sfarina la dialettica democratica, gli esiti possono rivelarsi disastrosi.

Nel centrosinistra ci si affida al progressivo logoramento della maggioranza, è solo questione di tempo si dice, ma sono così forti gli interessi di un ceto politico più attento al proprio destino personale che altro, che paradossalmente i numeri in Parlamento sono più favorevoli di prima a Berlusconi, nonostante l'uscita di una delle sue componenti costitutive dal PDL.

Ma intanto un'alternativa non c'è. Né sul piano delle idee, né nella capacità di costruire un blocco sociale che possa esprimere questo cambiamento, né infine sul piano della credibilità dei luoghi della politica. Come ho scritto nell'editoriale di ieri, di fronte ad una situazione drammatica come quella che sta vivendo questo paese e non solo, manca un progetto alternativo, una narrazione diversa e una classe dirigente all'altezza del cambiamento.

Spero abbia ragione l'amico regista tunisino che accompagno a prendere il treno a Verona (come se a Trento le ferrovie non arrivassero più, altro miracolo di questo paese...) nell'affermare che quando la misura è colma ci pensa la storia ad accelerare i processi di cambiamento, anche generazionale. Intanto però nel centro sinistra che dovrebbe rappresentare l'alternativa non vedo granché di nuovo e quel che c'è non mi piace affatto.

Il PD, forse l'unico fatto nuovo di questi ultimi anni, è la giustapposizione di quel che c'era prima. Classi dirigenti inamovibili, ciniche, qualche volta persino corrotte. Forse vale ancora la pena di provarci, del resto fuori di qui la politica è soprattutto autoreferenzialità, demagogia, derive novecentesche. In attesa che l'agire/pensare locale/globale diventi progettualità politica. Peraltro, se la politica sta male, non è che la società civile goda di ottima salute. Tutt'altro.

Non ci resta che coltivare percorsi virtuosi. Qualcuno si ricorda che in questo paese si sono promossi, malgrado la politica, dei referendum di grande profilo culturale e politico che hanno raggiunto il quorum e che hanno cancellato il programma nucleare e la privatizzazione obbligatoria del servizio idrico?

Ne parlo con Roberto Antolini, uno dei protagonisti in Trentino di questa iniziativa. Per cercare di capire che cosa accadrà nei prossimi mesi a proposito di gestione pubblica dell'acqua nella nostra provincia e come prosegue la procedura di scorporo del ramo acqua da Dolomiti Energia. Il Comune di Trento ha affidato ad un gruppo di esperti lo studio sulla fattibilità dello scorporo, ora il documento è pronto e la strada ipotizzata di costruire un nuovo soggetto in house, interamente pubblico, per la gestione dell'acqua in Trentino è complessa ma fattibile. Decidiamo di seguire la cosa tenendoci in contatto, per evitare passi indietro e fughe in avanti.

Percorsi virtuosi, dicevamo. Al Forum incontro Maria Rosa Mura, referente del "Gioco degli specchi", per sintonizzare le loro attività autunnali e le iniziative di "Cittadinanza euromediterranea" che in questa seconda parte dell'anno si preannuncia ricca di proposte al pari dei mesi scorsi. Di seguito ci vediamo con alcuni esponenti di "Ingegneri senza frontiere". Con loro stiamo già immergendosi nel tema che dovrebbe caratterizzare il programma del Forum nel 2012, la cultura del limite. A fine settembre ci sarà a Trento una due giorni per il decennale dell'associazione e proprio attorno a questo tema si svilupperà il confronto con i rappresentanti di ISF che verranno da varie parti del paese.

E infine abbiamo l'incontro del Consiglio del Forum. La nomina del nostro rappresentante del Consiglio di amministrazione del Centro di formazione per la solidarietà internazionale, alla cui crescente attività dedicheremo la prossima assemblea del Forum. La partecipazione alla marcia Perugia Assisi, ci sono già oltre seicento iscritti in Trentino, che decidiamo di caratterizzare sulla questione (quasi un tabù) del taglio alle spese militari. Il programma "Afghanistan 2014", cui dedichiamo una buona parte del confronto. Di Afghanistan si parla solo quando arrivano le bare dei soldati, per dividersi sulla presenza italiana in quel paese, oppure quando c'è una qualche tragedia da raccontare. Noi vorremmo dar voce all'Afghanistan che vive, studia, lavora, spera in un futuro diverso. E di farlo sin d'ora, immaginando quel che potrà accadere nel 2014 quando finalmente se ne andranno gli occupanti, nella consapevolezza che non sarà necessariamente una festa. Occorre costruire un progetto costituente di un nuovo Afghanistan, non lasciandolo nelle mani delle grandi potenze, né dei signori della guerra. L'idea è davvero interessante e l'emozione di Razi e Sohelia, trentini afgani come si definiscono, contagia tutti i presenti. Avremo modo di parlarne quando lo presenteremo, il prossimo 7 ottobre, in occasione del decimo anniversario dell'inizio della nuova occupazione di quel paese, questa volta da parte della coalizione occidentale.

Così si è fatta sera. Sulle ali delle idee e, appunto, dei percorsi virtuosi, anche lo spazio per una politica diversa - nel mio stato d'animo - appare forse più praticabile.
 

1 commenti all'articolo - torna indietro

  1. inviato da Carlo - Libreria "le sto il 10 settembre 2011 12:36
    Caro Michele
    Io non ho partecipato allo sciopero generale del 6 e non mi sorprende la mancanza di effetti che, sembra, essere il suo risultato pratico. Non ho partecipato per varie ragioni. Prima di tutto, perchè non penso sia economico utilizzare immediatamente lo strumento più impegnativo e oneroso che il sindacato può metter in campo nella sua attività. L'inopportunità di tale scelta è evidente se si pensa alla continuazione della sacrosatnta protesta. Voglio dire: adesso che abbiamo giocato la carta più importante, senza avere ottenuto nulla di concreto, che facciamo, ci fermiamo o andiamo avanti? E se, come penso, sia necessario andare avanti, in che modo rendiamo efficace la nostra azione: passiamo alla "critica delle armi"? Come se non bastasse, successivamente allo sciopero, il Governo è intervenuto nuovamente con l'approvazione di misure economiche ancora più pesanti, così come richiestogli dalla BCE e dal "nostro" Draghi. Ed ecco il secondo punto del mio dissenso allo sciopero: la scelta dell'interlocutore, dell'avversario da combattere. Mi spiego meglio, visto che le misure adottande sono TUTTE suggerite da BCE e Draghi non era il momento di evidenziarne e attacare le loro enormi responsabilità? Per farla breve e terminare: avrei partecipato alle sacrosante proteste se articolate nelle opportune e graduali modalità e, soprattutto se nella scelta degli avversari da combattere, accanto al Governo, fosse stata individuata la responsabilità precisa ed enorme di chi quelle misure le ha suggerite ed imposte. Il non vedere e considerare questo dato così evidente anche dalla cronaca giornalistica non mi mette di buona disposizione: mi fa pensare a qualche altra finalità non riconducibile agli interessi degli odierni proletari e nemmeno del nostro Paese e dell'Europa. Un saluto di simpatia e stima.
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